SOLUZIONI condivise per il Grande Rinoceronte Bianco!

Scritto il alle 10:35 da Danilo DT

Credo che ormai saprete tutto su quella che oggi tutti definiscono bolla immobiliare cinese e che non era assolutamente una sorpresa, visto che abbiamo più volte denunciato questo “schema Ponzi” che poi è esploso vistosamente nelle ultime settimane con la vicenda Evergrande.

Su questo blog ho spiegato che un eventuale default di Evergrande non sarebbe paragonabile al fallimento di Lehman Brothers, ma che comunque l’effetto contagio soprattutto sul settore immobiliare cinese non si può escludere. E tantomeno non si può negare l’attivismo della PBoC che si sta muovendo da giorni per “arginare” quelli che sono gli eventuali effetti collaterali da default di Evergrande.
Ma ora siamo in fase di “time out” o se preferite “periodo di grazia” (selective default), occorre aspettare i 30 fatidici giorni e poi capiremo.

Intanto cerchiamo di capire cosa potrebbe comportare a livello sociale il default di Evergrande. E la cosa non sembra di poco conto. Innanzitutto quantifichiamo il peso del settore immobiliare in Cina. Beh signori, mica poco. Vale quasi il 30% del PIL, un peso che è enorme se rapportato a quanto possiamo vedere con altri paesi.

Ma non solo, ribaltiamo il ragionamento non sui conti pubblici ma sulle tasche dei cinesi (e qui, signori, abbiamo un problema serio). Quanto pesa, quindi, il settore immobiliare nelle tasche dei cinesi? Risultato molto preoccupante, visto che il collasso di Evergrande porta per forza un collasso anche dei prezzi degli asset cinesi.

E qui il divario con gli altri stati è veramente enorme. E allora spostiamo il problema un attimo a livello locale. Provate ad immaginare VOI STESSI cosa potrebbe significare per l’economia in genere una situazione in genere.

Innanzitutto significherebbe non solo la scomparsa di milioni di posti di lavoro, ma una catastrofe economica a livello di consumi e ricchezza. Anche perchè non sarebbe irrilevante l’effetto contagio che toccherebbe banche e investitori cinesi, principali creditori del “grande rinoceronte bianco” (Evergrande).

Parliamo inoltre di 200.000 dipendenti diretti e circa 4 milioni di posti di lavoro indiretti che ruotano attorno alla società. E poi centinaia di migliaia di acquirenti che hanno comperato case in costruzioni dalla società più indebitata al mondo non sanno se avranno casa o i soldi versati indietro. La crisi di liquidità potrebbe avere un effetto domino economico non solo sull’economia cinese ma sull’economia mondiale?

A questa domanda non so ovviamente rispondervi, ma una domanda me la voglio porre e chiedo anche a voi un parere, se avrete voglia di commentare. E’ evidente che per molte persone significherà perdere lavoro, investimenti, soldi, futuro. Ma dal punto di vista sociale, il cinese continuerà a subire passivamente il regime oppure alzerà la testa?
Oppure le stesse autorità cinesi, soprattutto per questi aspetti, decideranno di intervenire e sanare il sanabile?

(…) Anche per questo ultimo aspetto si pensa che questo alla fine, le autorità cercheranno di evitare una crisi economica pesantissima ed anche una crisi sociale dei proporzioni epocali. La priorità sarà quindi quella di garantire che in una debacle di Evergrande, i più protetti siano i piccoli investitori e gli acquirenti di case. Ed in secondo luogo evidenziare che non ci sarà alcun crollo dei prezzi degli immobili a causa della sfiducia del pubblico che vorrà investire nel mattone. (…) [AI] 

Tutto questo mi pare utopico e in troppo semplificato. Nel libro dei sogni del Celeste Impero si può anche pensare di raggiungere questi risultati, ma il rischio che tutto si trasformi in un enorme fallimento (anche di sentiment) non è così remoto. E se così fosse, possiamo pensare che sia altrettanto facile mantenere la crisi circoscritta alla Cina, anche solo agli occhi di speculatori in cerca da tempo di un Cigno Nero da usare come ariete per giustificare una correzione “importante”?

Non sottavalutiamo il problema. Di certo ad alti livelli si saranno già parlati più paesi e magari ci sono già anche delle “exit strategy”. La cosa importante è che si giochi di squadra e non si inventi, ognuno per conto proprio, una barriera protettiva. Sarebbe un sicuro insuccesso. Ma si riuscirà a fare una VERA strategia comune con la Cina?

STAY TUNED!

Danilo DT

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1 commento Commenta
Scritto il 27 Settembre 2021 at 11:23

Flash Reuters

I mercati sembrano valutare Evergrande come un risultato completamente controllabile che non si estenderà dai confini della Cina.

Ed ecco alcuni numeri del Chief Economist del Gruppo UniCredit Erik Nielsen, a sostegno di questa visione poiché pensa che il travagliato imprenditore immobiliare cinese non sarà “un’altra Lehman”.

Le obbligazioni societarie cinesi rappresentano appena l’8% circa del totale in essere di un benchmark significativo come l’indice diversificato JP Morgan CEMBI (che replica la performance delle obbligazioni denominate in dollari USA emesse da entità societarie dei mercati emergenti).

Sulle azioni, le società cinesi rappresentano circa un terzo dell’indice dei mercati emergenti MSCI. Tuttavia, l’indice è inclinato verso la tecnologia e i finanziari, mentre il settore immobiliare è trascurabile.

All’interno dell’MSCI China, il settore immobiliare pesa meno del 5%, mentre i finanziari rappresentano quasi il 15%.

Tuttavia, è probabile che il flusso di notizie negativo acceleri i deflussi dalle azioni cinesi, “portando potenzialmente a una perdita più indiscriminata di posizioni”, afferma Nielsen in una nota di ricerca.

“Il rischio per la crescita cinese è notevole anche se ci sarà una risposta politica su larga scala. E una crescita cinese più debole avrà un impatto sostanziale sul commercio e sulla crescita globali e sui prezzi delle materie prime”, aggiunge Nielsen.

https://www.lse.co.uk/news/-live-markets-no-worries-about-evergrande-yes-but–iwt3eb7e34fv5iv.html

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