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WALL STREET: continua la lateralità ma non si torna al passato
Non cambia il quadro presentato la settimana scorsa, ma con le tante incognite presenti sul mercato, non sarà semplice ritornare nel mondo perfetto a cui eravamo abituati. Analisi del COT report prodotto dal CFTC [Guest post]
Cari amici, nella settimana appena trascorsa, i mercati finanziari internazionali, aldilà del solito ed inutile rumore di fondo, hanno probabilmente fornito importanti indicazioni sia per ciò che concerne le tendenze di breve termine, che per le prospettive a più lunga scadenza. Per il breve termine è del tutto evidente che i mercati, dopo l’enorme volatilità del mese scorso, cerchino dei nuovi punti di equilibrio. Ricerca non ancora conclusa, ma sicuramente già a buon punto. Per ciò che concerne invece il medio – lungo termine, appare sempre più probabile che la nuova politica fiscale Usa non avrà effetti taumaturgici sulla crescita americana, potrà infatti solo allungare ulteriormente la durata di questo anomalo ed interminabile ciclo economico, ma non servirà ad evitare una recessione che s’annuncia ormai molto probabile per il 2019.
Indicazioni, dunque, importanti, desumibili da un esame attento dello scenario intermarket. In particolare, il dollaro Usa, pur avendo arrestato la sua discesa, non inverte con decisione il suo trend. Il deprezzamento degli ultimi dodici mesi resta infatti ancora pari al 10 %. E’ davvero strano, e non proprio coerente, che un Paese che s’attende un’accelerazione della sua crescita, abbia nel contempo una moneta così debole. Molto probabile, pertanto, che le attese di maggior crescita economica siano disattese e si rivelino col tempo infondate, quantomeno parzialmente. Il deprezzamento del dollaro, peraltro, non riesce nemmeno a favorire un almeno equivalente apprezzamento del valore delle commodities. Le stesse, infatti, in termini reali, risultano anch’esse in calo del 7,4 % negli ultimi dodici mesi. Ciò costituisce un ulteriore elemento che induce a diffidare sulle prospettive di crescita futura dell’economia, non solo Usa, ma mondiale. Sino alla scorsa settimana il mercato obbligazionario manifestava invece maggior ottimismo. Nell’ultima ottava anch’esso sembra però ricredersi. I rendimenti dei bond decennali Usa, arretrano infatti di 5 bps, e tornano a quota 2,85 %. Nel contempo lievitano, di 4 bps, i rendimenti dei bond a 2 anni che raggiungono quota 2,31 %.
Registriamo dunque un ulteriore appiattimento della yield curve, e questa settimana è previsto un nuovo aumento dei tassi a breve ad opera della FED. Se tale imminente aumento dei tassi appare ancora sopportabile, gli altri ( 2 o 3 ? ) già annunciati per il proseguo dell’anno, appaiano allo stato del tutto ingiustificati e probabilmente non sopportabili per l’economia Usa. Se non rivedono le loro ottimistiche aspettative sulla politica fiscale, e non ci ripensano, è molto probabile che sia la FED a determinare la prossima recessione dell’economia americana. Anche le recenti fibrillazioni dei mercati azionari sono espressione di tali incertezze e contraddizioni, ma gli stessi rimangono, nonostante tutto, ancora i più solidi ed i più forti dell’intero scenario intermarket. Il nostro benchmark azionario mondiale, l’S&P 500, infatti, presenta ancora un saldo annuo positivo, ossia un incremento pari al 2,93 %, mentre dollaro, commodities e bonds registrano tutti delle perdite.
Ciò premesso, passo ad esaminare i nuovi dati del COT REPORT settimanale, pubblicati venerdì sera dalla CFTC (Commodity Futures Trading Commission), concernenti i valori aggregati dei Futures e delle Options su tutti gli indici azionari USA, che risultano essere i seguenti:
Commercial Traders : – 57.643
Large Traders : + 46.674
Small Traders : + 10.969
Si conferma e s’assesta ulteriormente la volatile configurazione del mercato dei derivati azionari Usa. In quest’ultima ottava registriamo, infatti, variazioni nelle posizioni dei diversi operatori, pari 15.913 contratti. In particolare, in quest’ultima ottava, sono gli Small traders a prender paura ed a cedere l’intero lotto dei 15.913 contatti long. Gli stessi, però riducono ma non invertono la loro posizione, che resta Net Long. I Large Traders, invece, acquistano altri 2.823 contratti long e consolidano la loro ancora pingue posizione Net Long. I Commercial Trades, infine, acquistano la gran parte del lotto, ossia 13.090 contratti long, e riducono la abituale posizione di copertura, Net Short. Le movimentazioni di quest’ultima settimana, di entità nettamente inferiore a quelle registrate nel mese scorso, ci dicono che la volatilità è in diminuzione e che il mercato cerca con fatica un nuovo e più stabile equilibrio.
Escludo però il ritorno in un ambiente Goldilocks, come paventato dal mio amico Danilo. Troppe infatti le incertezze e le contraddizioni che già da alcuni mesi gravano sui mercati. Inoltre, l’imminente rialzo dei tassi ad opera della Fed, seppur già scontato dal mercato, non favorirà di certo il ritorno ad un contesto di bassa volatilità. Il mercato azionario resta, tuttavia, come già detto, il mercato più solido e più forte dell’intero scenario intermarket. Le preoccupazioni, infatti, sono ancora tutte esterne allo stesso, come ben testimoniano gli indicatori interni, tutti ancora molto positivi e forti. Per tale specifico motivo non prevedo a breve nuovi forti scossoni. Il contesto generale è divenuto dunque alquanto incerto, ma non è, sinora, riuscito a scalfire la solidità e la forza dell’azionario che rimane in trend lateral – rialzista. Scenario, tuttavia, non proprio facile per l’attività di trading. Bisognerà operare con molta cautela ed armarsi di grande pazienza per ottenere delle performance.
Futuro prossimo che si prospetta, quindi, ancora moderatamente positivo ma volatile per i mercati azionari, che cercherò, comunque, di tradare con il mio originale trading system, fondato sullo sfruttamento e sulla valorizzazione dell’effetto “LONG TERM MOMENTUM“, descritto negli studi e nelle ricerche dei professori Jegadeesh e Titman, ed illustrati nel mio sito http://longtermmomentum.wordpress.com/. In questo alquanto movimentato inizio d’anno, il mio portafoglio, denominato “ Azioni Italia – LTM “, ha conseguito una lieve perdita, pari allo 0,19 %. Performance inferiore a quella realizzata dal Ftse All Share, pari nel contempo al + 3,90 %. Una sotto-performance del 4,09 %, che evidenzia le difficoltà operative di quest’ultimo periodo, ma che non fa venir meno la fiducia nel mio trading system, che negli ultimi 5 anni ha conseguito una sovra- performance media annua pari al 16 %. Ciò detto, in coerenza con l’analisi sopra esposta, questa settimana innalzo cioè dal 67,5 al 77,5 % le mie posizioni long e riduco dal 32,5 al 22,5 % le mie posizioni short, assumendo di conseguenza una posizione Net Long pari al 55 % del mio portafoglio. Chi desiderasse approfondire e ricevere maggiori informazioni sul mio trading system e sulla composizione del portafoglio “ Azioni Italia – LTM “ può consultare, se vuole, direttamente il mio sito.
Vi ringrazio per la vostra stima e fiducia, ed auguro a TUTTI gli amici di Intermarketandmore buon trading.
Lukas