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DIAMANTI NEL MIRINO: come volevasi dimostrare…
Leggendo gli ultimi articoli sui diamanti mi sono ricordato quanto scritto circa un anno fa. Da una parte una certa soddisfazione per aver annusato la chiara “bidonata” che si propinava agli investitori, ma dall’altra anche amarezza perché, come sempre accade, nessuno ha fatto nulla per cercare di frenare o quantomeno normare correttamente queste forme alternative di investimenti.
Era proprio ottobre 2016 quando ne parlai in modo MOLTO esplicito, prima in QUESTO POST in modo più ampio (si parlava di “buona consulenza”) e poi in QUESTO ARTICOLO che dal titolo “Conviene investire in diamanti?” sono andato dritto dritto sull’argomento.
E cosa è successo oggi? Ecco qui cosa si evince dagli articoli apparsi nel weekend sul Sole 24 Ore.
(…) Le somme allocate si collocano in prevalenza fra i 15mila e i 40mila euro per investitore, ma non mancano importi maggiori. Il Sole 24 Ore è in possesso di “posizioni di investimento” o “posizioni cliente” in diamanti, documenti che Idb e Dpi inviavano periodicamente ai propri clienti. Si tratta di “rendiconti” che riportano tipologia delle pietre acquistate e loro valore, sia al momento dell’investimento che a quello della rendicontazione. Documenti che non mancano di segnalare “l’incremento medio annuo” del valore delle pietre, secondo la terminologia utilizzata da Dpi, o addirittura di definire come “rendimento” la variazione dei prezzi tra “capitale investito” e “valore attuale”, secondo la terminologia che emerge dai documenti di Idb. (…)
Quindi sembrerebbe proprio che da questi documenti, i diamanti possano essere stati per questi investitori una manna dal cielo. Costante e progressivo incremento del valore. Mi viene alla mente la rendicontazione dei fondi Ponzi…
(…) Ma dopo averli acquistati, oggi molti non riescono a rivendere i propri diamanti. I risparmiatori così ricorrono alle associazioni dei consumatori: da luglio le richieste di aiuto di acquirenti di diamanti si sono impennate. Solo quelle pervenute all’associazione Aduc superano le 200. (…)
Sulla carta i diamanti sono stati un business, ma poi nel concreto la situazione è un po’ diversa… Viene riportato anche un caso come esempio.
(…) I risparmiatori coinvolti sono così in mezzo al guado. Secondo Giuseppe D’Orta, responsabile per la tutela del risparmio di Aduc, «il settore può essere definito un mercato solo all’ingrosso, cioè tra i broker. Per i piccoli investitori invece non è tale perché non esiste possibilità di scambi diretti a livello retail o certezza di prezzo: i listini dei diamanti di Idb e Dpi sono autoprodotti, manca una rilevazione ufficiale. (…)
Ma tu guarda. E non dite che non ve l’avevamo detto. Ennesimo caso che DEVE ricordare a tutti che PRIMA di fare qualsiasi tipo di investimento, bisogna sapere BENE cosa si sta facendo. Solo fidarsi della grande e solida banca potrebbe non essere sufficiente. Anche perché in questo caso la banca faceva da “tramite”, ovvero collocava senza prendersi responsabilità (Consob ovviamente non pervenuta per la tipologia dell’investimento) anche se poi, per motivi reputazionali, ha dovuto dovuto ugualmente agire per sanare i più estremi.
In questo caso però non voglio criminalizzare nella fattispecie la banca che ha colpe oggettive. Forse sarebbe meglio focalizzare l’attenzione, ancora una volta, su chi dovrebbe controllare e tutelare i risparmiatori, che spesso si perde in questioni non così fondamentali, mentre dove dovrebbe essere presente…latita.
STAY TUNED!