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PETROLIO: come mai è così importante per i mercati finanziari?
In questi giorni ci sentiamo un po’ tutti “schiavi del barile”. Sembra infatti incredibile, ma i mercati finanziari sono fortemente correlati proprio con l’andamento dell’oro nero e, conseguentemente, con la sua volatilità.
Negli ultimi giorni c’era la speranza che arrivasse un accordo tra i produttori. Il grande “sponsor” dell’iniziativa è il Venezuela, uno dei principali produttori mondiali ma allo stesso tempo uno dei paesi che più patiscono gli effetti del crollo del prezzo del petrolio.
I maggiori produttori di petrolio (Bloomberg)
L’ultimo schiaffone, il mercato, lo ha ricevuto proprio in queste ultime ore, con un comunicato in cui l’Iran definisce “ridicola” la proposta di tagliare la produzione. Si, l’Iran, quel paese che per anni è rimasto tagliato fuori dal mercato e che oggi vuole tornare assolutamente protagonista. E allo stesso tempo l’Arabia Saudita ha comunicato la sua decisione di non tagliare la sua produzione nel breve periodo.
Risultato: il petrolio torna a scendere violentemente, confermando una crisi nera, una “nuance” che si addice per la verità molto bene alle caratteristiche di questa commodity. Ovviamente la definizione iraniana della proposta (“ridicola”) sotto intende un “non se ne parla proprio”. Il che butta nel cestino tutte le belle intenzioni che poteva avere il Venezuela per risollevare il prezzo del barile. Non escluderei che, anche in questo caso, ci sia dietro una strategia ben precisa da parte dei paesi arabi. Se il primo attacco al prezzo del petrolio era indirizzato alle società USA di “shale oil”, questo secondo attacco potrebbe essere diretto proprio ai produttori più tradizionali, lasciando quindi che il mercato faccia il suo corso, consentendo solo ai più solidi di reggere l’onda d’urto dei ribassi.
Ma quello che la gente spesso non capisce è perché il petrolio è diventato così determinante per i mercati. Insomma, siamo onesti. Un petrolio così basso permette ad un paese come il nostro una bella boccata d’ossigeno essendo grandi importatori. Ma nel mondo della finanza e dell’economia ci sono degli equilibri che stanno traballando.
Ho provato a sintetizzarne alcuni.
A) Innanzitutto è una questione di consumi. Il petrolio è sceso molto a causa di un evidente rallentamento globale. Ma sia ben chiaro, l’oro nero non è solo in questo crollo che ha invece interessato tutte le commodity industriali.
B) Il crollo del petrolio comporta un peggioramento dei bilanci di tutte le aziende bancarie che sono esposte nei confronti del mondo dell’energy. In primis quindi le banche USA sullo shale oil, ma anche altre grandi istituzioni finanziarie
C) La crisi dei prezzi porta molti fondi sovrani a dover “tappare le falle” dei pozzi diventati meno remunerativi, liquidando una parte degli investimenti in altri prodotti finanziari (in particolare si tratta di esposizioni su grandi borse e grosse società che poi, ovviamente, trascinano al ribasso i titoli ed i mercati minori, come Piazza Affari). Gli arabi hanno le spalle molto larghe ma il dover vendere asset sui mercati in questa fase, significa contribuire significativamente ad enfatizzare la fase di ribassi
D) Come già accennato, molti paesi produttori hanno fatto, fanno e faranno affidamento sul petrolio per poter reggere una situazione finanziaria molto complessa. Il caso del già citato Venezuela è emblematico. Dal grafico prima postato, vedete che è tra i primi produttori. Un paese estremamente corrotto e fragile che sta rischiando seriamente il default a causa del crollo delle entrate fiscali (drasticamente diminuite per il crollo dell’oro nero). E come il Venezuela, molti altri paesi (vedi anche Russia) si ritrovano in difficoltà. Tenendo conto di quanto sia importante la globalizzazione e di come siano interconnesse le economie di tutti i paesi del mondo, diventa quasi naturale subirne indirettamente gli effetti dell’indebolimento
Previsioni inflazione e prezzo del petrolio (Brent)
E) E’ inoltre chiarissima la correlazione tra petrolio e tasso di inflazione. Se il petrolio non riparte, il mondo resta a rischio deflazione e le banche centrali si ritrovano in forte difficoltà nel gestire un quadro dove intervenire diventa sempre più complesso (non basta pompare denaro nel sistema, tanto per intenderci).
F) Il petrolio infine è dal punto di vista speculativo un importante strumento con cui tanti trader operano anche per operazioni di breve periodo. Pensate che in un solo giorno di trattazione a New York viene scambiato un quantitativo di sottostante pari a tutto il consumo mondiale di un anno. Quindi risulta evidente il peso della speculazione di un asset class che è evidentemente paragonabile all’azionario (avendo una forte correlazione con esso) e con il sentiment del rischio. Quando quindi arriva la paura, il petrolio viene venduto, e come un effetto domino, il mercato scende. Viste le dichiarazioni iraniane, diventa difficile vedere nel breve un colore diverso dal nero (parlo del sentiment, questa volta).
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Ovvio Lukas, non mi sono impantanato nella geopolitica sennò non ne venivo più fuori….
Salve.
Sarò fuori moda ma penso che alla fine il mercato dovrà trovare un equilibrio ad un livello di prezzi più alto di quello attuale.
L’Algeria sta per saltare, il Venezuela pure, la Russia non se la passa benissimo, ci sono fin troppi interessi legati ad un fair value del greggio (che non è il prezzo di estrazione dei sauditi!). Una cosa mi incuriosisce. Ma sti iraniani del kaiser…. a che prezzo il loro petrolio vale qualcosa!??!? Non è che stanno facendo ammuina solo per guadagnare quote di mercato E ANCHE perché c’é una guerra in corso SUNNITI (i sauditi) contro SCIIITI (gli iraniani) !?
Ciao Danilo, fra gli elementi di potenziale squilibrio aggiungo anche ll’impatto che un basso prezzodel greggio ha sui bilanci delle ccompagniedi estrazione e quelle di raffinazione e trasporto, anche se possono aall’occasione coincidere.
il drastico calo del fatturato occorso in più di un anno di prezzi calanti e soprattutto ATTESI in stallo o in ulteriore calo, comporta minor sostenibilità del debito obbligazionario, il cui spread aumenta con conseguente aumento dei costi di provvista e conseguente riduzione dei margini sugli investimenti sia di nuovi giacimenti sia di rinnovo e miglioria degli impianti esistenti.
Minori investimenti hanno quindi impatto su tutta la filiera che dal petrolio dipende: le società di professionisti per la ricerca e innovazione, le società che forniscono mezzi e aattrezzature per le estrazioni e quelle della logistica e trasporti.
Assolutamente vero Andrea, il tuo ragionamento era un po’ “tra le righe” ma hai fatto bene a sottolinearlo! 🙂
Buongiorno..
vorrei parlare della “supposta” correlazione tra petrolio e mercati azionari che fu per di più l’argomento della tesi della mia laurea.
Mi viene da ridere quando negli ultimi tempi sento i media finanziari ed i vari commentatori affermare..” i mercati scendono a per il forte ribasso del petrolio..” ..” oggi i mercati rimbalzano grazie al prezzo del petrolio in rialzo” ecc..in sintesi in questi ultimi mesi sembra che secondo i vari commentatori, i mercati salgono grazie al petrolio che sale e viceversa.
DICO CHE mi viene da ridere IN QUANTO NEL 2008, quando il petrolio era a 150 dollari al barile si sentivano le frasi opposte e cioè a forti rialzi del petrolio sembrava che tutti si spaventassero per l’inflazione che avrebbero portato per il rallentamento dell’economia che ne sarebbe conseguito e pertanto sembrava che i mercati azionari reagivano negativamente al rialzo del petrolio , esattamente l’opposto di quello che sembra accadere oggi.
IN SINTESI ESISTE UNA CORRELAZIONE?
NO
se mettete a correlazione i principali benchmark azionari (s&p 500 o dax 30)
su un periodo di 30 anni l’indice di correlazione che viene fuori salta in maniera erratica tra -1 e +1 senza alcuna logica quindi la correlazione non esiste e quando sembra esserci è solo un caso.
Questo anche per dire che i mercati hanno i loro trend e cercare di prevederli seguendo notizie e storie finanziarie non serve a nulla.
Quindi scusa dream ma la correlazione tra azionario e petrolio non c’è…
graficamente è difficile dire che non ci sia una certa correlazione; anch’io ho postato tempo fa che il calo del prezzo era una manna per i paesi importatori, però è difficile trascurare le conseguenze per i paesi produttori e in particolare per i consumi che trascinano le loro vendite di oro nero. Fra l’altro occorre sottolineare che stiamo uscendo dalla stagione fredda ed è quindi prevedibile un calo della domanda e un ulteriore aumento delle scorte. Questo significa un altro calo del prezzo del petrolio????? e allora calano anche le borse?????
Per esserci una correlazione tra due variabili , se le metti in analisi di correlazione deve uscire fuori un indice di correlazione intorno a 1 o -1.
Tra petrolio ed azioni questo indice di correlazione , su un periodo abbastanza lungo ( 20- 30 anni o più)salta tra -1 e 1 in maniera erratica quindi la correlazione non esiste.
INFATTI ci sono stati periodo in cui:
-LE AZIONI SALIVANO E PETROLIO SALIVA
-LE AZIONI SCENDEVANO ED IL PETROLIO SCENDEVA
-LE AZIONI SALIVANO ED IL PERTOLIO SCENDEVA
-LE AZIONI SCENDEVANO ED IL PETROLIO SALIVA
La correlazione non esiste e la dove si verifica è casuale….
Dal sito mercatisottolalente.blogspot.it
IL PETROLIO ANTICIPA SEMPRE DI 10 ANNI L’SP500…..QUINDI I PROSSIMI MESI/ANNI DOVREBBE ESSERE COSI’…..
Il Petrolio anticipa di 10 anni (non si sa per quale motivo) i top ed i bottom del mercato azionario, come da grafico allegato
Da 20 anni è così: sembra paradossale ed incredibile ma è così
Nulla è incredibile, è lì’intermarket…
Ma è anche vero che, dalla teoria più classica, occorre prendere un pochino le distanze in quanto il quadro di mercato, oggi, risulta distorto dagli interventi espansivi all’inverosimile delle banche centrali.
Appena riesco magari ci scrivo due righe…
Per me su distanze decennali il petrolio sale quando, dopo un periodo di prezzi bassi, non s’è investito ( perchè col prezzo basso non conviene) in nuovi giacimenti/metodi di estrazione/nuove fonti d’energia e viceversa ( vedi la discesa del prezzo dopo il “nuovo” shail oil ). Lo scritto come pane e peperoni, ma l’idea è valida 🙂
Ottimo post Danilo, che spiega alla perfezione l’attuale situazione sui mercati.
Aggiungerei solo che dietro questa guerra dei prezzi del Oil si nasconde e si cela una guerra di carattere geopolitico di più vasta portata…di cui la guerra in Siria è l’emblema più evidente.