Yellen davanti al Congresso: confermato il polso duro ma…se arriva la sorpresina?

Scritto il alle 09:39 da Danilo DT

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La prima volta della Yellen davanti al Congresso era attesa un po’ da tutti. Per carità, era sbagliato attendersi delle nuove verità filosofiche da questo incontro. Non era né il luogo e tantomeno era l’occasione adatta. Senza poi dimenticare che il programma Trump deve ancora entrare nell’effettivo. Ed è per questo che attendiamo ansiosi il budget di bilancio USA a fine febbraio, in quanto sarà la cartina tornasole e ci aiuterà a capire quanto invasivo e concreto sarà il progetto della Trumponomics.
La Yellen tutto questo lo sa e quindi era inutile e controproducente esprimersi prima di avere in mano qualcosa di più concreto (dati e budget).
E allora perché l’incontro al Congresso era interessante? Perché volevo valutare l’atteggiamento della Yellen e capire, dalle sue parole, quanto ha preso di petto la situazione e come la vuole gestire. Perché volevo sentire se lanciava qualche frecciatina a Donald Trump. Perché mi interessava capire se pubblicamente faceva intendere una sua opposizione al nuovo Presidente degli USA.
E devo ammettere che… l’attesa non è andata delusa.

“L’economia americana continua a compiere progressi verso gli obiettivi della Fed: la banca centrale potrebbe considerare un aumento dei tassi nei prossimi incontri. Nonostante l’aumento dei tassi di interesse in dicembre, la politica monetaria resta accomodante sostenendo il rafforzamento del mercato del lavoro e un ritorno dell’inflazione al 2%”.

Fino a qui nulla di nuovo. Successivamente aggiunge:

“Inoltre attendere troppo a lungo per una stretta, sarebbe imprudente perchè potenzialmente richiederebbe alla Fed di alzare poi i tassi rapidamente con il rischio di problemi sui mercati finanziari. Anche perché l’economia, con una stretta accelerata, potrebbe scivolare in recessione”.

In questa frase apparentemente neutra c’è scritto molto della volontà di “combattere” un eventuale Trump in versione eccessivamente spavalda. Se si esagera con gli stimoli fiscali e l’inflazione parte, la Yellen non vuole ritrovarsi nella condizione di dover rincorrere il mercato. Sarebbe pericolosissimo proprio perché la FED perderebbe il controllo della situazione e una recessione sarebbe una possibile realtà. Una recessione che ovviamente andrebbe a vanificare tutti gli sforzi fatti.

Interessante anche la sua frecciatina sul muro e sulla politica sull’immigrazione. Come degno di nota la sua convinta volontà di andare avanti con il suo mandato fino alla fine. Ma di certo con uno spirito battagliero di cui non faceva sfoggio nel periodo di convivenza con Obama.

Quindi possiamo dire che la Yellen starà all’erta, nella consapevolezza che prima c’era una sorta di “pilota automatico”. Mentre oggi c’è un pilota abbastanza rivoluzionario che potrebbe portare a conseguenze inaspettate. Ed in tal caso, Janet non si farà prendere dalla paura ed interverrà anche oltre a quello che si possa pensare.

DOMANDA: ipotizziamo che in effetti, Trump voglia generare nuovi investimenti, come detto, pari a 1000 miliardi di USD, tagliando tasse ed imponendo dazi. Tutto questo dovrebbe portare inflazione. Quindi la Yellen sarebbe costretta ad aumentare i tassi in modo più “generoso”. Se la matematica non è un’opinione, si genererebbero le condizioni ideali per un rafforzamento dell’USD. Cosa che però è stata CHIARAMENTE dichiarata NON gradita da Trump.
Guerra valutaria in vista? E quale sarà il ruolo della FED a quel punto?

STAY TUNED!

Danilo DT

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