WTI vs Brent: spread alle stelle ma il Baltic Index non reagisce

Scritto il alle 14:28 da Danilo DT

Ammetto di aver dimenticato per un momento il movimento divergente tra WTI e Brent ed il relativo spread che ne deriva.
Ma un amico lettore (Thanks to GordonGekko) mi ha segnalato la cosa e quindi credo opportuno parlarne, visto che lo spread è a livelli record. Siamo quasi a 22$! E la cosa curiosa è che a costare di più non è il WTi, che è di qualità migliore, ma il grasso Brent del mare del Nord.

In realtà, occorre anche guardare i fondamentali. In Europa il petrolio light sta scarseggiando e questo crea distorsioni sulle valutazioni di borsa. Infatti a causa dei sabotaggi in Nigeria e della crisi libica, i rubinetti continuano ad essere praticamente chiusi. Quindi in Europa il petrolio Light scarseggia e allora…tutti a comprare il Brent (e qui si tratta non di speculazione ma di acquisti reali). Se poi aggiungiamo i margini, la speculazione, e tutti gli altri fattori emotivi… il gioco è fatto. A rincarare la dose, poi, sono alcuni problemi di estrazione su diverse piattaforme del mare del Nord. A sto punto, tutto torna: Brent sempre più raro ma necessario e che quindi continua a lievitare, e WTI che non ci dà la corretta valutazione dell’asset “petrolio” in quanto troppo scostante e speculativa. Ma non possiamo certo dire che il Brent possa, oggi, sostituire il WTI in questa missione delicata. Oltre a tutto questo, il ben noto problema del Cushing già discusso in passato e ripreso recentemente in un report da Goldman Sachs…

…In particular, the WTI-Brent spread set its prior record low in February of this year when the opening of the Keystone pipeline into Cushing and a string of unplanned refinery outages in the US midcontinent led to the dislocation of the US midcontinent crude oil market from the rest of the word crude oil market. Further, the logistical issues surrounding Cushing also seem to bear responsibility for the WTI-Brent spread remaining wider than we anticipated from March through May. However, the recent June decline of $7.77/bbl in the WTI-Brent spread has been primarily driven by the weakening of the US Gulf Coast light-sweet crude oil prices relative to Brent crude oil prices, not a Cushing bottleneck.

Grafico Spread WTI vs Brent


Per farla breve, il WTI “abbonda” dove però non è troppo richiesto, e la speculazione influisce in modo violento sulle quotazioni.
Ma…il Baltic Index allora come è messo? Infatti la logica mi fa pensare che se lo spread è così ampio, conviene senza dubbio noleggiare petroliere e farsi portare il petrolio da paesi lontani… ma ecco il sorprendente risultato.

Grafico Baltic Index e velocità navi

Il Baltic Dry Index continua ad essere molto depresso (solo in marginale ripresa) e la velocità delle navi è sempre più bassa. Non mi sembra di vedere l’entusiasmo sui mercato dei noli marittimi, oppure mi sbaglio? Segnale in più che forse, questa volta, ad essere sopravvalutato non è solo il petrolio ma i particolar modo il Brent. E se poi ha ragione Rosenberg, secondo il quale la possibilità di andare in recessione nel 2012 è pari al 99%…

STAY TUNED!

DT

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6 commenti Commenta
Scritto il 15 Giugno 2011 at 14:45

Il Baltic Index cozza un po’ con i dati di ottima crescita di ieri della Cina. Vedremo come va a finire…

jt_livingstone
Scritto il 15 Giugno 2011 at 22:13

Sempre bravissimi, se posso permettermi, visto che lo spread lo trado spesso in intraday, e avendo buona esperienza nel campo energetico, vorrei aggiungere un paio di cose.

Il salto verso i -22.00 e’ stato dovuto a due “rumours”
1) Cushing starebbe finendo lo spazio per stoccare il WTI o qualsiasi cosa consegnata a Cushing e prezzata a WTI. Piccola nota, se leggete nel contratto future WTI noterete che e’ possibile consegnare anche Brent che pero’ riceve uno sconto di 30 centesimi di dollaro (viene da ridere visto che ora il Brent sta a 15-20$ a premio). A causa del nuovo oleodotto Keystone che trasporta oil dall’Alberta fino a Cushing, e che non ha pero’ uno sbocco verso il GOM dove si trovano la maggiorparte delle raffinerie USA e a causa della decisione di non invertire il flusso del Seaway (altro oleodotto che va dal GOM a Cushing), ci troviamo nella situazione di non poter tirar fuori che pochi barili dalla simpatica cittadina di Cushing (mi pare non arrivi nemmeno a 30mila abitanti che pero’ custodiscono piu di 40milioni di barili di petrolio). I canadesi sono ben contenti di vendere oil a 100$ visto che il loro costo di estrazione potrebbe essere al massimo di 40$-50$ nel caso di olio da scisti. Ora mi domando e’ mai possibile che nessuno noleggi un’autocisterna, la riempia di WTI, e la venda alle raffinerie del GOM per un lauto profitto? Ho letto che il costo di trasporto via autocisterna si aggirerebbe sui 15$ a barile, quello su rotaia (ma qua ci sono i limiti imposti dal basso numero di terminali attrezzati a ritirare petrolio) si aggirerebbero sui 6-10$. QUindi lo spread non dovrebbe trovare vita facile sotto i -15, invece siamo arrivati a -22. Io credo che sotto -20 sia sempre meglio longare lo spread, ma occhio a non innamorarsi.

2) Il secondo “rumour” arriva dall’Arabia Saudita, infatti da quello che il ministro saudita AliNaimi come il peggiore meeting OPEC di sempre, non e’ uscito nessun accordo tra i paesi membri. Pare infatti che Iran e altri non schierati con l’occidente, abbiano opposto resistenza alla richiesta dell’Arabia di alzare le quote. Il fatto e’ che esistono sospetti sulla reale spare capacity dichiarata dall’Arabia e, a mio avviso si stia cercando di capire quale potere abbia in effetti l’Arabia Saudita per calmierare i prezzi. Girano voci sulla’incapacita’ della Arabia di aumentare la produzione tanto quanto dichiarato, in quanto ci sarebbero delle infiltrazioni di acqua in alcuni giacimenti (generalmente l’acqua viene usata per spingere ulteriormente fuori petrolio da giacimenti in fase calante , mmm… che l’Arabia Saudita sia stata troppo ottimista con le sue riserve.

Sul punto 2) come dice giustamente DT pesa il fatto che il Brent e’ il principale benchmark per i petroli non americani, anche se oramai anche in Sudamerica e in Louisiana stanno prezzando i propri oli a Brent. Il Louisiana sweet (trasportabile via nave) e’ a premio sul WTI di 20$ e passa.

Insomma finche non finiranno l’oleodotto Keystone da Cushing al GOM (2013???) o non decideranno di invertire il flusso del Seaway, mi sa che il Brent sara’ sempre a premio sul WTI.

Se volete trovare maggiori informazioni su questo spread mi permetto di consigliarvi l’articolo che ho scritto sull’ultimo numero di “Nuova Energia”.

Mi scuso ancora per l’intromissione

Buon lavoro e continuate cosi’!

jt_livingstone
Scritto il 15 Giugno 2011 at 22:17

Un’ultima nota, vi consiglio inoltre di guardare il prezzo delle VLCC per i noli sul petrolio. Lo trovat pubblicato su Argus e Platt’s oppure a gratis sul sito dell’IEA (non EIA) nell’Oil Market Report, ma li vi dovete accontentare di un paio di mesi di ritardo.

Ho notato infatti che il Baltic Dry e il nolo VLCC non si muovono in perfetta correlazione, anch’io prima usavo Baltic come indicatore per oil, ma devo dire che non funziona molto bene.

Scusate di nuovo per la pignoleria

Scritto il 15 Giugno 2011 at 22:18

Beh… definirla intromissione è una follia. Sei sempre il ben accetto vista la tua grande competenza in materia.

A presto! 😀

nervifrank
Scritto il 15 Giugno 2011 at 23:15

jt_livingstone,

Dream Theater,

Più intromissioni di questo livello!
😀

ivegotaces
Scritto il 16 Giugno 2011 at 08:44

Quoto Nervifrank al 100%!!! 😉

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