Uscire dall’Euro significa condannarci definitivamente alla povertà

Scritto il alle 09:30 da Danilo DT

La discussione tra NoEuro e quelli invece continuano a vedere l’Euro come unica possibilità per il futuro accende da mesi i talk show, le discussioni ed i siti, tanto che molti personaggi utilizzano il malcontento della gente, sfruttano la situazione e si travestono da paladini della rivoluzione italica, promettendo che con il ritorno alla sovranità monetaria, abbandonando l’Euro e l’Unione Europea, tutto andrà molto meglio.

Inutile guardarsi indietro, sono stati fatti errori madornali all’atto della costituzione dell’Unione Europea, di questo ne siamo BEN coscienti.

Occorre guardare avanti, e soprattutto bisogna trovare delle soluzioni che siano il più possibile credibili, realizzabili e soprattutto POSITIVE per l’Italia e gli italiani.
In questo trattato ho provato a fare un sunto proprio a questo proposito, cercando di smontare alcuni miti che riempiono le bocche di tanti personaggi ben noti alla rete, che vogliono convincere il mondo che con le loro ricette antieuropeiste e NoEuro salveranno l’Italia dalla catastrofe. Peccato che il ritorno alla Nuova Lira significherebbe realmente mettere le basi alla nostra deriva economica.
Ovvio, è il mio parere e non è una “Sacra Scrittura” ma ho cercato di rendere difendibile ogni mia affermazione.
Per poter visualizzare il mio punto di vista cliccate qui sotto:

€urodilemma

Buona visione.

STAY TUNED!

Danilo DT

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46 commenti Commenta
gilles27
Scritto il 12 Maggio 2014 at 09:46

…secondo me il problema non si pone.
Se ci sarà rottura dell’euro, sarà la Germania ad uscire e crearsi il nuovo marco.

kry
Scritto il 12 Maggio 2014 at 09:48

Uscire dall’Euro significa condannarci definitivamente alla povertà causa una guerra civile. Es. Svizzera e Svezia non sono euro, non sono grandi e non stanno male. Con qualche macro regione ex italia si potrebbe ottenere le stesse cose.

kry
Scritto il 12 Maggio 2014 at 09:49

gilles27@finanza,

Si agganciato al rublo.

gilles27
Scritto il 12 Maggio 2014 at 10:12

kry@finanza,

….al limite il rublo agganciato al nuovo marco. (ma perché poi?) 🙄

draziz
Scritto il 12 Maggio 2014 at 10:20

…se fosse una moneta per tutti potrei anche tentare di farmi nuovamente convincere (ero un fervente sostenitore dell’Euro !), ma poiché ne hanno fatto una moneta per pochi, gestita dagli appetiti egemoni di una o due nazioni, e manovrata ad arte da un’oligarchia di “tecnici” allora dico NO!
Voterò contro fino a che non ci sará un vero spirito comune e la possibilitá di svalutare come fanno tante altre nazioni e finanche un sistema fiscale ed un mercato del lavoro uniformi che diano a tutti le stesse possibilitá.
Vi garantisco che non sono il solo a pensarla così.
Mi spiace DT, ma ne hanno approfittato troppo, quindi adesso “purga”, ma per tutti!

reragno
Scritto il 12 Maggio 2014 at 10:31

Caro Danilo, mi ricordo perfettamente di un articolo pubblicato dal tuo amico Andrea nel lontano 2012 in pieno caos finanziario in cui riportava uno studio molto approfondito di Bank of America – Morgan Stanley, in cui si analizzava cosa sarebbe successo se tutti i paesi avessero abbondonato l’euro per tornare alle valute locali.

Risultato: i paesi che avrebbero avuto i danni maggiori OOOPS!!!!!! GERMANIA E OLANDA
Quelli che avrebbero tratto il maggior beneficio: OOOOOOOOOOOOPSS!!! ITALIA E IRLANDA.

Ecco perchè la Sig.ra Merkel sta facendo di tutto per distruggere la manifattura italiana.
Il 25 maggio si avvicina………………….

gilles27
Scritto il 12 Maggio 2014 at 10:35

kry@finanza,

…quindi?

john_ludd
Scritto il 12 Maggio 2014 at 10:38

Visto che l’Italia ha sottoscritto il fiscal compact che comporta il rimborso di 800 miliardi di euro nei prossimi 20 anni si è già condannata alla povertà, con certezza aritmetica. Per evitarlo sarebbe necessario 1) abolire il fiscal compact. Impossibile perché è un patto esplicitamente richiesto dai paesi del nord, quindi o fiscal compact oppure no euro 2) avere crescita economica il 3% superiore alla crescita del debito in media ogni anno per 20 anni. Impossibile perchè negata dalla demografia, dall’esaurimento delle risorse energetiche a basso costo, dalla maggiore competitività delle nazioni extra OCSE… d’altra parte non siamo soli, NESSUN paese OCSE sta crescendo nè crescerà mai più a questi ritmi 3) Rilanciare l’inflazione in modo che la crescita nominale sia elevata anche se quella reale è nulla, mantenendo costante ai valori attuali il costo del debito. Impossibile e se anche lo fosse, determinerebbe automaticamente l’impoverimento progressivo delle nazione. Ne concludo che per rimanere nell’euro 1) il paese attraverserà una crisi dopo l’altra con il tentativo di imporre patrimoniali permanenti nell’ordine del 2% del PIL ogni anno con conseguente impoverimento 2) dovrà comprimere le retribuzioni per mantenere un saldo positivo sull’estero con conseguente impoverimento.

Dentro questa gabbia, così com’è ora, il paese diverrà al 100% ogni anno più povero. D’altra parte ne converrete che il paese è già molto più povero di 15 anni fa e anche in questo caso non è il solo; ci si illude globalmente sul falso in bilancio globale che non vengono contabilizzate le perdite perché l’intero sistema è un castello di carta a partire dai dominanti USA e Germania. Da noi ci sono tuttavia seri elementi che impediscono una rinascita e fanno intravedere un futuro particolarmente fosco, ma non sono di natura economico/finanziaria. Questo è un paese che vede l’istruzione come un costo, taglia gli investimenti o, caso recente, addirittura “rema contro” quei soli settori che rappresentano il futuro unico possibile, energie rinnovabili e riciclaggio (non del denaro sporco, in quello siamo maestri). La green economy in Italia è ostacolata tanto quanto l’istruzione. In queste condizioni il paese diverrà sempre più povero, con o senza euro.

kry
Scritto il 12 Maggio 2014 at 10:44

gilles27@finanza,

La risposta te l’ha già scritta Reragno. La germania non uscirà mai dall’euro di sua volontà. L’aggancio al rublo era in parte una battuta per dire che così tiene il nuovo marco debole e può continuare a fare scambio con la russia importando gas e continuare ad esportare i suoi prodotti.

gilles27
Scritto il 12 Maggio 2014 at 10:53

kry@finanza,

…”La germania non uscirà mai dall’euro di sua volontà.”

…infatti ho scritto io ” se ci sarà rottura dell’euro….”

ronin2
Scritto il 12 Maggio 2014 at 10:54

Forse l’autore dell’ articolo non vede la realtà…. la gente muore, le aziende chiudono miglialia
di persone sono disperate e non si vede alcuna luce in fondo al tunnel.

Scritto il 12 Maggio 2014 at 10:56

ronin2@finanzaonline,

Questo articolo che tu hai citato è il classico testo populista dove si generalizza in modo ridicolo. Se si pensa che uscire dall’Euro significa verametne questo, allora prego, accomodiamoci al patibolo.

kry
Scritto il 12 Maggio 2014 at 10:59

john_ludd@finanza,
….e riciclaggio ( riciclo). Con i costi d’estrazione in continuo aumento vedo le multinazionali minerarie scavare GRATIS nelle nostre discariche degli anni ’70 con la scusa di risanare il territorio. Non c’è che dire siamo dei fenomeni!

john_ludd
Scritto il 12 Maggio 2014 at 11:38

kry@finanza,

che l’euro così com’è non funzioni lo ha detto pubblicamente anche Bolkenstein e lo sanno tutti i governi dell’eurozona e pure gli altri ma NON SANNO come e cosa fare a causa dei vincoli esterni e interni entro i quali sono ingabbiati. PUNTO. Questo è un fenomeno più generale. In USA sanno che le cose non vanno bene ma non sono capaci di cambiare, in Cina sanno che le cose non vanno bene ma non sono capaci di cambiare, in Giappone sanno di essere a un passo dal disastro ma non sono capaci di cambiare. Quando la complessità diventa estrema, in genere diventa indomabile ed è essa a dominare noi in modo imprevedibile e improvviso. Personalmente sono diventato agnostico, il disastro è già avvenuto. Le conseguenze di una decisione importante errata non si possono eliminare, mai. Non sono in grado di sapere se fuori dall’euro l’Italia possa recuperare come affermano con buoni argomenti alcuni economisti. Certo alcuni fautori del “fuori dall’euro” sono di una ingenuità incredibile. Mi limito quindi a osservare gli eventi e a tentare di comprendere non tanto ciò che è giusto e sbagliato, dato che storicamente questo è irrilevante, ma come le reazioni agli eventi evolvano. Irrazionalità, estrema alternanza di paura e momenti di euforia, negazione della realtà… i segni sono lì davanti a tutti, qui e altrove. Per me oggi l’uomo è totalmente fuori armonia con la natura e quindi con se stesso, euro, globalizzazione, sfruttamento estremo delle risorse naturali e umane… tutte le azioni dei vari esponenti di questa o quella fazione politica o pensiero economico non toccano nessuno degli aspetti di cui sopra ma tentano di agire solo sui sintomi, mantenendo gli elementi cardine di una struttura socio/economica lineare basata sull’espansione infinita, limitandosi a combattersi tra loro per definire il peso relativo dei diversi attori. Non è modo giusto di agire quindi non è il momento di agire, è il momento di aspettare che l’equilibrio si ristabilisca.

Lukas
Scritto il 12 Maggio 2014 at 11:40

reragno@finanzaonline,

La signora merkel sta facendo di tutto per distruggere la manifattura italiana?

Ed i tangentisti incalliti dell’ Expo dove li mettiamo? gente che ha depredato per anni le casse pubbliche nazionali…..creato un debito pubblico abnorme…..da finanziare oggi con una tassazione crescente ed insopportabile per il sistema produttivo italiano.

L’ho detto e lo ripeto : le accuse all’euro, alla Merkel, etc etc….sono solo pretesti per tentare di perpetuare disperatamente il sistema mafioso italiano……..ossia il triangolo delle bermude nazionale…MAFIA- POLITICA- AFFARI.

zanella51
Scritto il 12 Maggio 2014 at 11:41

secondo me questo è un punto chiave
Voglio solo farvi vedere questo grafico. Il classico grafico che potrebbe avere come sottotitolo: “un grafico vale più di mille parole”.
Illustra la crescita del PIL per persona (quindi traducibile come aumento di ricchezza per i singoli cittadini) dal 1999 ad oggi.
Quindi da quando l’Euro è nato al 2014.
Non potendo avere la macchina del tempo, nessuno potrà mai dire con certezza cosa sarebbe successo all’Italia SE non fosse entrata nell’Euro.
Possiamo solo basarci sui dati “a posteriori”. E questo documento apparentemente semplice è molto importante.
Cosa notate? Solo l’Italia ha perso i colpi. Gli altri no. E quindi?

Significa che l’Euro è razzista contro gli Italiani o forse c’è dell’altro?

O forse allora ha ragione il buon vecchio Dream, alias Danilo DT?
E cosa dice Danilo DT? Dice che se non ci fosse stato l’Euro l’Italia oggi sarebbe un paese del terzo mondo. Il motivo NON è economico ma politico. Siamo stati governati in questi anni da una banda di mentecatti che ci hanno portato alla distruzione. E se non c’era l’Euro era anche peggio.

secondo me questo è vero solo in parte.
noi siamo stati l’unico e dico unico paese al mondo che poteva realmente competere con la germania.
lei lo ha capito subito e ci HA COSTRETTI AD ENTRARE NELL’EURO.
IL CAMBIO FISSO CI HA DISTRUTTI A SCAPITO DEI TEDESCHI.
comunque tra la CERTEZZA DI MORIRE e la seppur piccola probabilità ci avere una chance preferisco la seconda.
tu pensi che la germania cambierà atteggiamento e modificherà in qualche maniera le condizioni (es. euro bond? ecc.), sei un grande illuso.
pensa che i tedeschi del sud (i più ricchi, Baviera) non vogliono condivedere i debiti con i yedeschi del nord (i più poveri).
ma tu pensi che vogliano condivederli con i paesi del sud europa???????.
siamo in guerra e per la terza volta i tedeschi stanno tentando di conquistare l’europa.
CI RIUSCIRANNO????

john_ludd
Scritto il 12 Maggio 2014 at 12:15

zanella51@finanza,

buffo come la gente inventi le cose… un classico dei momenti difficili… la Germania non ha costretto nessuno a entrare nell’euro anzi la BuBa era apertamente contro ma contava poco o niente allora e conta poco anche oggi malgrado gli sforzi di Jens di recuperare l’antico potere (il ragazzo è sveglio e ha una buona tattica, potrebbe farcela alla lunga). Sono i politici italiani ad avere fatto l’impossibile per entrare subito nell’euro e, ricordo bene, tutto avvenne nel tripudio generale. Poi l’omino a Wa D.C. ha detto sì e così fu. Al contrario oggi la Germania è impegnata nel fare in modo che nessuno esca dall’euro a costo di scaricare centinaia di miliardi di euro sui contribuenti europei, quelli del suo paese in primis dato che sono il paese più grosso. La Grecia era già fuori dall’euro, furono i tedeschi e i francesi ad avere l’ideona che ha permesso a quel paese e ai parassiti che l’hanno governato (e lo governano) a mantenere potere e ricchezza personale (in euro). L’eurozona è costruita su errori compiuti per ovviare ad altri errori in una spirale suicida.

reragno
Scritto il 12 Maggio 2014 at 12:25

Lukas,

La piccola e media impresa italiana ha poco a che vedere con le corruzioni dell’Expo.
La Germania fa solo i suoi sporchi interessi a meno che anche i signori di Bank of America siano degli incompetenti…….
Un paese dove, per decenni in tantissimi hanno negato l’olocuasto, non è in grado di dare lezioni di morale agli Italiani.
I problemi di disonestà e mafia in Italia sono noti,ma non è certo l’euro la soluzione.

Lukas
Scritto il 12 Maggio 2014 at 12:46

reragno@finanzaonline,

” I problemi della disonestà e mafia in Italia sono noti, ma non è certo l’euro la soluzione. ”

E quale sarebbe la soluzione?……O vuoi forse continuare a conviverci per altri 200 anni ? Fai finta di non capire che qui lo Stato non c’è più…….sostituito da uno occulto e parallelo che tutto divora ?……Vuoi forse ritornare alla liretta ed all’inflazione a 2 cifre?…..inflazione che sgonfierebbe il debito…..e permetterebbe alla cosca politico-mafiosa di perpetuare il loro immondo sistema per un altro secolo?…….eppoi dici che la piccola e media impresa ha poco a che fare con la corruzione……meglio tacere và 🙄

Lukas
Scritto il 12 Maggio 2014 at 12:51

reragno@finanzaonline,

Hai letto che pure i tangentisti dell’Expo……si erano adeguati alla deflazione…..e chiedevano tangenti a prezzi di saldo….solo l’1%….invece del 4/5 % degli anni 80 e 90…… per me altro benefico effetto ascrivibile all’euro :mrgreen:

ob1KnoB
Scritto il 12 Maggio 2014 at 13:00

http://economia.ilmessaggero.it/economia_e_finanza/apple_fisco_italiano_tasse/685071.shtml http://www.hwupgrade.it/news/apple/apple-rivela-le-applicazioni-piu-scaricate-del-2013-vince-candy-crush-saga_50213.html
il mio parrucchiere evasore è nel dilemma se licenziare la sciampista o pagarla in nero perchè gnafa’. Antiquato. La soluzione è una app innovativa ‘barbershop on line’ o pagare le royalties su un esclusivo e brevettato taglio di capelli ‘GDF style’ chiaramente in Irlanda.

lukeof
Scritto il 12 Maggio 2014 at 13:08

john_ludd@finanza:
zanella51@finanza,

buffo come la gente inventi le cose… un classico dei momenti difficili… la Germania non ha costretto nessuno a entrare nell’euro anzi la BuBa era apertamente contro ma contava poco o niente allora e conta poco anche oggi malgrado gli sforzi di Jens di recuperare l’antico potere (il ragazzo è sveglio e ha una buona tattica, potrebbe farcela alla lunga). Sono i politici italiani ad avere fatto l’impossibile per entrare subito nell’euro e, ricordo bene, tutto avvenne nel tripudio generale. Poi l’omino a Wa D.C. ha detto sì e così fu. Al contrario oggi la Germania è impegnata nel fare in modo che nessuno esca dall’euro a costo di scaricare centinaia di miliardi di euro sui contribuenti europei, quelli del suo paese in primis dato che sono il paese più grosso. La Grecia era già fuori dall’euro, furono i tedeschi e i francesi ad avere l’ideona che ha permesso a quel paese e ai parassiti che l’hanno governato (e lo governano) a mantenere potere e ricchezza personale (in euro). L’eurozona è costruita su errori compiuti per ovviare ad altri errori in una spirale suicida.

In realtà la soluzione esisterebbe pure. Ovvero andare a Bruxelles e mettere un ultimatum.

O si allinea la fiscalità e la normativa, e quindi si recupera “automaticamente” la parità reale con le imprese tedesche, oppure SI LIQUIDA IL DEBITO e buonanotte al secchio, non c’è nemmeno bisogno di “uscite dall’Euro” e quant’altro, la moneta è un puro strumento.

E per liquidazione del debito chi mi legge dovrebbe aver capito a cosa mi riferisco.
lukell.altervista.org/UnasoluzioneallacrisiEsiste.pdf

Pero’ occorrerebbe avere qualcuno con le palle al titanio da mandare a Bruxelles, cosa che ovviamente non è.

reragno
Scritto il 12 Maggio 2014 at 13:10

Lukas,

Sono contento per te se credi che l’euro abbia sostituito le tavole della legge.

Il mio Dio non si chiama Euro e non sarà certo tramite l’euro che in Italia scomparirà la mafia e

la disonestà.

Lukas
Scritto il 12 Maggio 2014 at 13:20

reragno@finanzaonline,

vedremo….con la lira, l’inflazione ed il debito….sono prosperate a dismisura…….oggi invece per le restrizioni imposte si vedono già…..meno appalti…..tangenti a prezzi di saldo…..ed a mio avviso il bello deve ancora venire !!!!

john_ludd
Scritto il 12 Maggio 2014 at 14:02

ormai l’euro è un dettaglio di un gioco più ampio condotto da una ristretta oligarchia di padreterni…

JPMorgan Hires Italy’s Former Finance Minister Grilli. Vittorio Grilli joins JPMorgan as chairman of corporate and investment bank in Europe, Middle East and Africa…

maddichestateaparlarenonvedeteinchemondovivete

idleproc
Scritto il 12 Maggio 2014 at 14:16

john_ludd@finanza,

Concordo e sottoscrivo in toto i tuoi commenti.
Sottolineo solo che non è solo una questione monetaria e di chi stampa un pezzo di carta ma sono tutti i trattati, la sovranità, la politica estera etc, etc, puoi uscire da un sistema monetario, entrarci, rimanerci venendo massacrato comunque.
Attualmente è il nostro destino certo con questa classe dirigente.
Siamo destinati all’esproprio e ci fregheranno anche le riserve auree oltre al resto.
Basta togliersi la benda, la nostra è una posizione coloniale da un punto di vista strategico e con una classe dirigente tipica di una colonia.
Ci sono molti modi di cadere, cadranno anche molti altri ma noi abbiamo scelto il modo peggiore.

idleproc
Scritto il 12 Maggio 2014 at 14:22

PS. Un plauso personale a DT, rispetto le tue convinzioni con le quali sei stato sempre coerente anche presentando ipotesi alternative e ragionate a quelle main stream.
Per dirla chiara, non sei uno di quelli…

angiglio
Scritto il 12 Maggio 2014 at 14:24

Concordo in pieno con quanto detto da Danilo DT. Aggiungerei solo un rimando ad un report dell’UBS che uscì proprio in quei giorni, per la precisione il 6 settembre 2011: Euro break-up – the consequences. Lo trovate su internet se volete leggerlo.
Così come sono andato a rileggermi lo studio di BofA: What if Greece exits the euro? e non ho proprio per nulla trovato quanto detto da “Reragno”. Se ne vuole una copia l’ho tenuta da parte ed è anche tradotta, così evitiamo di dire falsità.

Ed in ultimo: caro Danilo, sicuramente sia tu che il sottoscritto se l’Italia dovesse uscire dall’Euro, se si dovessero creare due euro (uno del nord e l’altro del sud) oppure se ognuno dovesse andare per i fatti suoi, sapremmo come salvare i nostri risparmi. Anzi: probabilmente li incrementeremmo in maniera significativa nei successivi 12 mesi. Chi pagherebbe tutto sono tutte quelle persone che, magari in buona fede, vanno predicando l’uscita dall’Euro.
Noi, e forse quei datori di lavoro che lavorando per l’estero inizieranno a farsi pagare su conti esteri, ovviamente in valuta forte e non certo nella nuova lira, senza far arrivare neanche un centesimo in Italia. Ma non vi ricordate di cosa succedeva? Eppure sono passati solo pochi anni da quando chi poteva si faceva pagare in marchi e lasciava i soldi fuori!

reragno
Scritto il 12 Maggio 2014 at 15:15

Io non scrivo panzane riporto l’articolo.

ABBANDONARE L’EURO CONVIENE

Secondo un rapporto della banca Merrill Lynch, l’Italia potrebbe trarre dei vantaggi dall’uscita dalla moneta unica.
L’Italia trarrebbe un grande beneficio da una maggiore competitività nelle esportazioni.

E’ l’Italia, non la Grecia, il paese che ha più motivi per abbandonare l’euro. Lo dice un rapporto della Bank of America Merrill Lynch diffuso in questi giorni.
Il rapporto della Merrill Lynch sostiene che italia e Irlanda sono i due paesi che avrebbero più da guadagnare ad abbandonare l’euro. Il 13 luglio 2012 David Woo,coautore del rapporto,ha dichiarato che l’Italia è il paese da tenere d’occhio con più attenzione. Nel rapporto realizzato da Woo e Athanasios Vamvakidis non c’è scritto che l’Italia uscirà dall’euro o che dovrebbe farlo,c’è solo una classifica dei paesi che hanno più motivi per lasciare la moneta unica, e in cima alla lista ci sono Italia e Irlanda. Ma perchè l’Italia?
Innanzitutto perchè potrebbe approfittare di una maggiore competitività nelle esportazioni.
Inoltre, a differenza di altri paesi in difficoltà, l’Italia potrebbe organizzare un’uscita dall’euro relativamente ordinata, grazie a un lieve avanzo primario ( la differenza tra entrate e uscite).
Il problema è che l’Italia importa più beni e servizi di quanti ne esporti, e così s’indebita con i paesi esteri e ha continuamente bisogno di capitali stranieri per pagare i conti. L’ipotetica crescita guidata dalle esportazioni è solo uno degli elementi da tenere in considerazione per un’eventuale uscita dall’euro. Nel rapporto si dice anche che abbandonando l’euro i paesi periferici,specialmente Grecia,Portogallo e Irlanda, ridurrebbero sensibilmente i costi perchè potrebbero pagare i loro debiti stampando moneta ed evitare di fallire.
Secondo Woo, in caso di uscita ordinata dall’euro, gli investitori perdonerebbero presto l’Italia.
Lanalista cita il caso della Russia che,nel 1990, è andata in default del debito pubblico e appena un anno dopo aveva uno dei mercati azionari più vivaci al mondo. “Il mercato ha la memoria molto corta.Se porti avanti le politiche giuste e gli investitori hanno l’opportunità di fare soldi , va tutto bene”, spiega Woo.
Senza la moneta unica i paesi debitori come l’Italia beneficerebbero inoltre della ridenominazione del debito in una valuta locale meno forte. A patto,però,che l’Italia possa dichiarare che 100 euro di debito si sono trasformate in 100 lire di debito. Un procedimento del genere “non porterebbe per forza a un default”, perchè le regole che governano le emissioni di titoli di stato concedono ai governi ampi margini di manovra per ristrutturare le loro obbligazioni.
Se l’Italia ha pochi motivi per restare nell’euro, Berlino ne ha molti per convincere Roma a non abbandonare la moneta unica, visto che ora la Germania è il paese più avvantaggiato nelle esportazioni.
Ma la Germania sarebbe in grado di “corrompere” l’Italia e farla restare nell’euro?
Il rapporto conclude ” l’Italia ha più incentivi della Grecia ad abbandonare volontariamente la zona dell’euro, e per la Germania sarebbe molto più costoso mantenere l’Italia nell’euro. Quindi l’Italia potrebbe essere più riluttante della Grecia ad accettare le dure condizioni imposte per restare all’interno dell’euroclub”.
Se è così, l’euro potrebbe sfaldarsi molto più rapidamente di quanto si possa pensare.

di Peter Coy – Bloomberg Businessweek

angiglio@finanza,

idleproc
Scritto il 12 Maggio 2014 at 15:37

reragno@finanzaonline,

Condivisibile ma penso un po’ vecchiotto, ho letto qualcosa di simile un po’ di tempo fa.
In strategia e quindi in economia&finanza i tempi sono essenziali.
Fino a quando avevamo una certa indipendenza in politica estera e avevamo quanto ereditato anche dalle politiche del “doppio binario” come il rapporto privilegiato con la Libia e non erano ancora stati firmati alcuni trattattati, la cosa era fattibile con una relativa facilità.
Non sono stupidi e c’è chi ci ha venduti per garantirsi la sopravvivenza come casta.

john_ludd
Scritto il 12 Maggio 2014 at 15:39

reragno@finanzaonline,

Tanto più elevato è l’avanzo primario tanto meno costa l’uscita dall’euro. E’ banale aritmetica. Quindi, le politiche di austerità volute dalla Germania stanno avvicinando e non allontanando il punto critico. Al contrario di quanto si trova scritto, non è la Grecia ad avere un avanzo primario in quanto quei dati sono falsi come spiegato da Yannis Varoufakis nel suo blog (ed è greco nonchè economista di assoluta eccellenza) ma è l’Italia per quanto modesto. Il clima ostile che monta ogni giorno di più è la benzina della prossima euro crisi, ma chi ha un avanzo primario ha una carta importante in più. Resta il fatto che in caso di euro crisi sarebbe opportuno rileggersi le ultime due righe del famoso report di UBS che sono poi le sole da salvare, il resto è gioco dei dadi. Resto dell’idea che sebbene ci siano le condizioni economiche non ci sono quelle politiche perché questo è davvero un paese parte del pianeta Mediocristan. Guarderei quindi altrove, neppure tanto lontano, è l’unica cosa di cui i guardiani hanno una paura pazza e fanno bene. La storia è severa maestra.

angiglio
Scritto il 12 Maggio 2014 at 15:42

David Woo e Athanasios Vamvakidis pubblicarono intorno ai primi giorni del luglio 2012 un’analisi su cosa sarebbe successo nel caso di un ritorno di tutti alle valute nazionali. Tralasciando che l’inflazione ipotizzata era pari per l’Italia all’11%, lo studio si intitola: Game theory and euro breakup risk premium (quindi chi vuole può andare a leggerlo di prima mano!)
Cioè si rifà per la valutazione delle conseguenze alla teoria dei giochi ed in particolare al dilemma del prigioniero.
Che questa teoria sia particolarmente interessante posso concordare sia con te che con i due autori, ma che si debba decidere sulla parmenenza nell’euro in base all’efficienza paretiana o all’equilibrio di Nash …

ilcuculo
Scritto il 12 Maggio 2014 at 15:51

Sebbene sia evidente che l’Italia avrebbe un vantaggio ad operare su i mercati con una moneta più debole dell’euro non è affatto evidente che la transizione sia tecnicamente possibile.

Una transizione da una moneta forte ad una moneta debole non si riesce tecnicamente a fare senza passare per un bank run e quindi un default delle banche e quindi un default generale.

Oppure si può impostare in maniera autoritaria bloccando per un periodo la possibilità ai cittadine ad alle imprese di accedere al proprio denaro. Cosa che conduce immediatamente a disordini di tale portata da essere ingestibili.

Quindi tra la teoria e la pratica c’è in mezzo un salto quantico non fattibile

idleproc
Scritto il 12 Maggio 2014 at 16:49

Cmq. DT e pro-euro, l’euro salta solo se salta l’europa come concezione strategica e geopolitica anche verso est, tutta la baracca delle eurocolonie che chiamno EU, un investimento di lungo termine anche per le connesse implicazioni sul trattato di “libero scambio” con gli US che non guarderanno tanto per il sottile come hanno già dimostrato di saper fare anche in Ucraina.
Salterà se ci saranno cambiamenti anche in US dovuti alla rimozione di chi ha dato la linea a non importa quale etichetta delle presidenze US degli ultimi decenni.
Salterà solo se si innesca un conflitto sociale molto forte con conseguenti cambiamenti di direzione politica reale. Pure io penso ai cugini ma la vedo dura.

lukeof
Scritto il 12 Maggio 2014 at 16:52

Grilli assunto a JP Morgan.

Chissà perchè.

gilles27
Scritto il 12 Maggio 2014 at 17:07

ilcuculo@finanza,

…bravo, per questo motivo sarà la Germania a farsi una nuova monete (più forte).
Può quindi gestire il passaggio con somma tranquillità… e cosa importante può gestire la nuova massa monetaria… :mrgreen:

idleproc
Scritto il 12 Maggio 2014 at 20:07

Comunque… guardatela in faccia la cosiddetta europa… non sta in piedi da un punto di vista giuridico ed è un insulto a tutte le Costituzioni più o meno liberali degli stati “membri” in senso proprio e in senso lato.
Se fossero dei dominions o altro sistema coloniale, lo stato giuridico sarebbe più consistente, definito e l’appartenenza più dignitosa.
Esiste un’immagine dell’europa mantenuta dalla propaganda e una realtà squallida sub coloniale.
Legittimamente ciascuno individualmente si orienta sui suoi interessi ma la realtà è sempre bene guardarla in faccia.
Si evita di esserne sorpresi.

idleproc
Scritto il 12 Maggio 2014 at 21:35

http://ronpaulinstitute.org/home.aspx

Nel bene e nel male sarà lo scontro politico in atto in US da tempo a determinare il futuro delle vicende europee.
Non mi pare che da queste parti si vada oltre le partite truccate e il gioco di rimessa.

yaldus
Scritto il 12 Maggio 2014 at 22:03

Complimenti DT,
ci voleva questo tuo solare intervento sulla questione euro /non euro. Purtroppo temo abbia ragione l’ottimo John Ludd, siamo in una spirale suicida dove non c’è via d’uscita. Il vero dramma poi, in Italia, è costituito da questa Pubblica Amministrazione centrale, forte di oltre duecentomila posizioni dirigenziali, che paralizza permanentemente qualsiasi possibilità di rinascita economica di un tessuto imprenditoriale sano e moderno. Poveri noi, cerchiamo comunque di restare ottimisti !

Scritto il 12 Maggio 2014 at 22:17

Come temevo questo post ( più la pagina dedicata) ha scatenato discorsi articolati e complessi.
John dice che siamo in una spirale suicida. Come ho scritto nell’approfondimento http://intermarketandmore.finanza.com/eurodilemma siamo “prigionieri” di un meccanismo che abbiamo peggiorato con le nostre mani.
Io però NON accetto il fatto che non ci sia via d’uscita. MA per uscirne NON bisogna perdere tempo in discorsi POPULISTI. Occorre concretezza SUBITO.
Ora, con le elezioni alle porte, forse la Germania prenderà coscienza del fatto che in Europa sta prendendo piede una pericolosa fazione anti Euro.
Forse è il momento buono per rifare l’Europa.

idleproc
Scritto il 12 Maggio 2014 at 22:29

Danilo DT,

Okkey se la vuoi rifare da zero, cancellando tutte le attuali cosiddette istituzioni partendo da quelle finanziarie che sono tutte fuori dal controllo democratico, fare una Costituente con referendum non consultivi aprrovati dai popoli europei e non che ci vogliono stare.
Ovviamente fuori dalla NATO che è rimasta solo come controllo geopolitico insieme al sottostante non dichiarato. Può starci chi vuole, anche chi sta dall’altra parte dell’Atlantico e a Est e chi non vuol starci non viene massacrato con golpe hard o soft.
Non è tanto difficile e non credo che sia “populismo”.

gilles27
Scritto il 13 Maggio 2014 at 08:35

Danilo DT,

…ciao Danilo, io un tempo ero come te Fiducioso.

…ora non più, troppi esempi negativi hanno logorato il mio ottimismo, ultimo l’enorme SCHIFEZZA (non uso parole piu’ pesanti) in merito alla gestione dell’Expo 2015.
…mancano 11 mesi all’inaugurazione e siamo solo e forse neanche alle fondamenta…. e sono 7 anni che sappiamo che l’Expo deve aprire i battenti al 01 maggio 2015!!!!
Ma tu fossi un tedesco, cosa penseresti?
Io fossi un tedesco, approfitterei fintanto posso della situazione (Euro/moneta unica) poi mando tutti Affanculo.

Lukas
Scritto il 13 Maggio 2014 at 10:26

Altro che euro si euro no

Tangenti e imprese. Rapporto in crescita

Il 25% delle PMI, una su quattro, ha pagato una tangente.

La corruzione – Lo Stivale racchiude in sé migliaia di piccoli mondi che, in alcuni deprecabili casi, confinano, se non addirittura si addentrano, con l’inespugnabile universo dell’illegalità. Uno di questi mondi è quello regnato dalla corruzione, del quale ne abbiamo avuto ampio assaggio con le recenti vicende che hanno coinvolto non pochi dirigenti e funzionari dell’Expo 2015. La corruzione è tuttavia presente in diversi livelli dell’universo economico italiano, siano essi di ampia entità o di modeste mire e dimensioni. Una corruzione che fa rima con tangenti, appalti falsati e commesse truccate. Un contesto finanziario che muove somme di diverso spessore e influenza.

Le tangenti – Tangenti, queste sconosciute? Sarebbe facile poter dire di non conoscerle, poter affermare che il tessuto imprenditoriale italiano sia esente da questi tributi illegali quanto impietosi, eppure è chiaro che così non è. Le tangenti ci sono, tant’è che il fenomeno si sta tristemente diffondendo anche tra le attività imprenditoriali afferenti alla piccola e media distribuzione. Da una recente ricerca effettuata tramite diverse associazioni d’impresa, è infatti emerso che la metà delle piccole e medie imprese interpellate ha rifiutato almeno una richiesta di denaro per concludere un affare nel corso dell’ultimo anno, tuttavia il 25%, vale a dire una su quattro, ammette di aver pagato una tangente, sotto una qualsiasi forma e il 45% vive col timore che possa presentarsi questa eventualità nel futuro. I dati così rilevati sono stati poi messi al confronto con quelli emersi in occasione della medesima indagine svolta lo scorso anno, individuando un aggravamento della situazione. L’incremento delle percentuali è essenzialmente dovuto a una ripresa delle attività, in particolare nel settore dell’edilizia, che in precedenza aveva fortemente risentito della difficile congiuntura economica. Cosa c’entra questo rapporto? Ebbene, essendo aumentati gli appalti, sono contestualmente aumentate le tangenti o le richieste delle medesime.

Calo della fiducia – Gli obiettivi positivi raggiunti con le più eclatanti indagini in merito ai casi di corruzione non sono serviti a incoraggiare gli imprenditori, che hanno dimostrato e continuano a dimostrare una scarsa fiducia nei confronti dei sistemi di tutela, nonché nella possibilità di ristabilire la legalità. Da cosa si evince, in particolare, questa scarsa fiducia dimostrata dai titolari delle imprese? Ebbene, uno dei fattori che ha alimentato una simile convinzione è sicuramente il dato inerente alle mancate denunce. Sul punto, si consideri infatti che solo il 10% delle imprese che hanno ricevuto richieste di denaro ha sporto regolare denuncia presso le forze dell’ordine. Il sistema della corruzione è pertanto solido, perché la paura genera paura che poi si trasforma in rassegnazione. Gli imprenditori quindi, oltreché sfiduciati, sono anche rassegnati. In merito a ciò, si consideri che ben otto aziende su dieci sono convinte che le proprie possibilità di concludere buoni affari dipendano essenzialmente da tangenti pagate ad altri loschi soggetti.

Una voce di costo – Le tangenti sono divenute quindi delle vere e proprie voci di costo. Un’impresa che vuole crescere deve mettere in conto che per poterlo fare sarà costretta, prima o poi, a cedere alle richieste di funzionari et similia. Lo scenario, in un contesto economico quale si presenta quello dell’Italia in recessione, non è dei più incoraggianti. Poche sono le aziende disponibili a tirarsi indietro, se questo andrebbe a significare la perdita di affari o contratti redditizi. Il 45% delle piccole e medie imprese non esclude di dover ricorrere a una tangente nel prossimo futuro, dichiarando che sarebbe disposta a scendere a simili compromessi qualora fossero utili a incrementare il proprio volume degli affari. Insomma, lungi dal voler giustificare un’azione deprecabile che è origine di corruzione, ma è evidente che un Paese che vuole crescere deve prima estirpare tali mali, tuttavia pare proprio che questi siano talmente radicati al punto da illuderci che la crescita non possa prescindere dagli stessi. La speranza è che il futuro possa regalarci prospettive diverse e migliori.

ilcuculo
Scritto il 13 Maggio 2014 at 15:04

gilles27@finanza,

SI lo scenario in cui la germania si stacca è tecnicamente più realistico, non credo poerò che avverà poichè non sarebbe economicamente conveniente.

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