Stati Uniti d’Europa (a rischio default)

Scritto il alle 14:35 da Danilo DT

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La gente non si rende conto del fatto che il mondo è in continua evoluzione. E quanto sta accadendo nell’area Euro è più che un’evoluzione, una vera rivoluzione. Certo, sulla carta non è ancora successo nulla, ma, vedrete, qualcosa succederà.

Proprio in questi giorni mi è capitato di leggere diversi pareri (ho postato tantissimi link sulla tematica “crisi Grecia” ) su come viene e verrà gestita le crisi dell’area Mediterranea dall’Unione Europea. Tra i vari commenti letti, uno dei più autorevoli è sicuramente quello di Paul Krugman, premio Nobel di qualche anno fa, il quale, tra le tante cose dette, ha espresso una grande verità.

“L’Unione Europea paga oggi la presunzione dei fondatori. Niente svalutazione competitiva ma nessun beneficio da una unione politica
incompiuta” (Paul Krugman)

La critica che muove Krugman contro chi ha creato l’Euro è di aver fatto le cose senza pensare propriamente a tutto. E quindi è quasi un atto di accusa di immaturità dell’UE e della sua valuta.
Possiamo dargli torto?
Secondo me no, anche perché proprio in questo periodo, quando le cose stanno andando male, si scoprono i limiti e le falle del sistema Euro.

E’ solo una mia impressione oppure siamo tutti cittadini europei quando ci fa comodo, mentre siamo italiani, francesi, tedeschi quando invece le cose di vanno bene?

Ho la sensazione che l’Euro sia stata una novità che ha fatto comodo a molti e a cui si ricorre quando c’è bisogno dell’esercito della salvezza. Quanto sto scrivendo è frutto di un parere personale (e ad essere sincero, colgo così l’occasione di rispondere ad un paio di amici lettori che mi chiedevano pareri sull’argomento). Ciò che manca è fondamentalmente una vera coesione.

Alcune domande

Cosa è stato fatto in Europa, concretamente, per combattere la crisi? Cosa concretamente è stato effettuato nell’ambito del deleveraging e del monitoraggio della leva finanziaria delle banche? Quali sono le mosse preventive che sono state fatte per poter prevenire una crisi che, si sapeva, sarebbe arrivata, prima o poi, a scoppio ritardato rispetto agli USA, come spesso accade?
E quali sono le prese di posizioni ”comuni” tra i vari stati per difenderci dal peggio che potrebbe ancora arrivare?
Resta secondo me molto presente quel senso di “incompiuto”. Vogliamo fare l’Europa Unita senza però avere le basi per poterlo fare. E forse senza nemmeno volerlo E la moneta di questa nuova organizzazione , l’Unione Europea, è quindi incompiuta come matematica conseguenza.

Tornando a Paul Krugman, ci viene ricordato che la Spagna ad esempio è un po’ come la Florida d’Europa. Rapida crescita, boom immobiliare e del credito… ma poi scoppio della bolla e così via. Cosa sarebbe successo a questo punto se la Spagna non era nell’Euro. Semplice: svalutava. Cosa che oggi non può fare. E cosa fare in alternativa? Ben poco: subire al deflazione e aspettare…aspettare… aspettare che il tempo rimetta in sesto le cose, con l’ausilio di alcuni accorgimenti politici ed economici, soprattutto di natura fiscale. Se invece l’Unione Europea fosse una federazione vera come gli USA, la Spagna verrebbe sostenuta da casa madre (UE) e verrebbe col tempo rimessa in piedi, come farà probabilmente mamma USA per la California.
Se poi parliamo di Grecia, ovviamente le cose si complicano ulteriormente, visto che qui, in Grecia, la crisi è veramente grave.
Cosa dovrebbe fare quindi l’Unione Europea per sistemare al meglio questa situazione. Ancora Krugman:

“In questa situazione, c’è un’unica via di fuga per l’Euro e per l’Unione Europea: occorre una vera unità politica, e ci vuole coesione, condivisione di obiettivi con l’idea di lavorare seguendo un modello federativo. Come insomma succede negli USA”.

Insomma un’ipotetica costituzione degli Stati Uniti d’Europa.

Chi la fa, l’aspetti…

Lasciando da parte le ipotesi che sono destinate, secondo me, a rimanere tali, andiamo a veder cosa potrebbe succedere ora: tanto per cominciare c’è un dato di fatto. Sorridevamo in modo beffardo quando vedevamo il sistema bancario USA andare a rotoli e ci lodavamo perché qui da noi, in Europa, una Lehman Brothers non si era vista.
Viceversa ora gli Americani ci ridono dietro nel vederci in crisi per un paese che per entrare in un sistema economico ha fatto carte false.

Morale: la crisi or è arrivata qui da noi. Altro che fine della crisi. Qui si inizia a ballare sul serio. E non illudiamoci. Il caso Grecia non sarà isolato e le ripercussioni saranno notevoli. E se poi dopo la Grecia iniziassimo ad avere problemi con la penisola Iberica? Come riusciremo a gestire problemi ben più grandi (a livello dimensionale) di quelli attuali? Sarà necessario uno sforzo notevole di tutti, e l’Euro non potrà che risentirne.

Ed è altrettanto certo che questa più altre crisi reali o potenziali comporteranno un cambiamento dei pesi politici all’interno dell’Area Euro. Chi riesce a stare in piedi da solo senza chiedere la ciambella di salvataggio, acquisterà punti e si andrà verso una spaccature dell’Unione Europea in UE di serie A (ovvero quella che conta) ed un’ UE di serie B (quella che si prostrerà davanti a quella di serie A ogni volta che sarà necessario). Posso solo augurare che l’Italia possa avere l’onore di far parte del primo blocco. Non voglio fare previsioni in merito. Lo scopriremo col tempo.

Intanto, forse, la classe governante dovrebeb prendere in esame, seriamente , la proposta di Giancarlo Corsetti, lo pseudonimo con cui scrive Pierre Werner Chair, professore Universitario e consulente anche del Fondo Monetario Internazionale.

Anche se l’Europa Unita è apparentemente giovane, è già l’ora di fare delle serie riforme, e il suo articolo “Cambiamo il patto di stabilità” indica l’ipotetica strada che si potrebbe percorrere.

Il Patto europeo di stabilità e crescita così com’è ha ormai esaurito il suo ruolo e il recente caso della Grecia ne è la prova. Come rinnovarlo per far sì che funzioni? Il tema è delicato. Soprattutto perché è nell’interesse dei paesi in crisi cavalcare il timore del contagio e della debolezza europea per ottenere di più. Ma una riforma è urgente, perché non è detto che si possa contare su una ripresa per ridurre i disavanzi.

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