ROUBINI: deflazione e scenario W-shaped

Scritto il alle 15:15 da Danilo DT

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Inutile negarlo, chi segue il blog da più tempo sa benissimo che uno dei personaggi che più ho ammirato negli ultimi anni è quel personaggio conosciuto universalmente come Doctor Doom, ovvero Nouriel Roubini, il professore della Stern Business School presso la New York University e presidente della Roubini Global Economics.

Fino a qualche mese fa, Roubini era”uno dei tanti”, oggi invece è visto da tutti come un vero e proprio oracolo dei mercati, anche se forse, ultimamente, ha acquisito una notorietà tale che lo “costringe” ad esporsi troppo e troppo spesso.
Ma andiamo al dunque.

Per chi non lo sapesse, Nouriel Roubini è anche un editorialista di Forbes,  e proprio su Forbes  ha rilasciato delle interessanti dichiarazioni che vedrò di sintetizzare qui di seguito.
La cosa interessante è che molte cose dette dal prof. Roubini, sono state più e più volte discusse sulle pagine di questo blog, il che va a sottolineare la qualità presente, non tanto dei post scritti dallo scrivente (il quale lascia a voi l’insidacabile giudizio, con le impietose stelline al fondo degli articoli), ma soprattutto sulla eccellente qualità espressa dia commenti dei lettori/frequentatori del blog.

Ecco in sintesi il Roubini pensiero espresso recentemente.

Le economie stanno reagendo in modo positivo agli stimoli governativi, generosi e voluminosi, ma questo non riuscirà a sanare lo scenario recessivo da qui a fine anno. Le previsioni sono per un PIL 2009 a -2% con un recupero nel 2010 pari al 2-3%, con un conseguente recupero del prezzo delle materie prime.
In questo scenario la Cina acquisterà sempre più importanza ma non riuscirà a prendere la postazione di comando. A comandare ci saranno sempre loro, gli Stati Uniti. E di conseguenza due sono gli elementi da tenere in salda considerazione per il futuro, due sono gli indicatori che ci forniranno i dati essenziali per capire come e quando saremo veramente fuori dalla recessione e si tornerà a crescere dignitosamente. E questi due elementi sono (
indovinate un po’? ndr) il tasso disoccupazione e consumi.
Tasso di disoccupazione che però rischia di arrivare all’11% l’anno prossimo, con conseguente riflesso sui consumi. Se l’americano perde o rischia di perdere il lavoro, non solo consumerà di meno, ma incrementerà la percentuale di risparmio.
Se poi a questi elementi, andiamo a sommare l’eccesso di capacità produttiva e la saturazione del mercato dei beni, si capisce che il rischio maggiore per l’economia, l’anno prossimo, potrebbe non essere l’inflazione, come spesso si è detto, bensì la deflazione.

La deflazione che non è nient’altro che l’inverso dell’inflazione.

Cos’è la deflazione?

 

La deflazione deriva dalla debolezza della domanda di beni e servizi, cioè un freno nella spesa di consumatori e aziende, i quali poi attendono ulteriori cali dei prezzi, creando una spirale negativa. Le imprese, non riuscendo a vendere a determinati prezzi parte dei beni e servizi, cercano di collocarli a prezzi inferiori.
La riduzione dei prezzi si ripercuote per le imprese sui ricavi, anch’essi generalmente in calo. Ne deriva il tentativo da parte delle imprese di ridurre i costi, attraverso la diminuzione dei costi per l’acquisto di beni e servizi da altre imprese, del costo del lavoro e tramite un minor ricorso al credito.
Gli effetti negativi della deflazione tendono a diffondersi nell’economia, provocando una situazione di depressione economica. Lede quelle fasce di lavoratori che si vedono ridotto il reddito a seguito della riduzione dei salari.
Come potete ben capire quindi, la deflazione metterebbe a rischio lo scenario di crescita economica, rendendo sempre più realistico lo scenario ad L o di tipo giapponese. Questo è il rischio più grande, secondo Roubini, ma la realtà dei fatti, ad oggi, ci porta orientativamente non ad uno scenario “L-shaped” ma a W, questo perché non tutti i problemi sono stati risolti, ma perlomeno, il rischio di un collasso globale dell’economia sembra defilarsi.

E sulle borse?

 

In merito ai mercati azionari, bisogna fare molta attenzione, in quanto, secondo Nouriel Roubini, buona parte dei rally a cui abbiamo assistito fanno parte degli effetti della massiccia dose di liquidità potenzialmente presente sul mercato ma assolutamente non circolante (altrimenti l’inflazione sarebbe protagonista, ndr), e proprio questa liquidità potrebbe diventare un elemento destabilizzante se non controllata , nel lungo periodo.

Sul sistema bancario

 

In merito al sistema bancario, Roubini dice che molto è stato fatto, ma non tutto è risolto. In particolar modo in Europa, dove la leva finanziaria è ancora molto presente e il risanamento bancario è sicuramente meno avanzato, rispetto a quello americano, senza poi dimenticare gli effetti sull’esposizione all’Europa dell’Est, esposizione che potrebbe portare non pochi problemi nel medio periodo.

Conclusioni

 

Sarà molto interessante vedere gli utili delle società nei prossimi mesi a venire, soprattutto sarà interessante stabilire se i tassi di crescita previsti saranno mantenuti , oppure se ci sarà una nuova contrazione. E questo scenario, secondo Nouriel Roubini, sarà decisamente possibile. Quindi, rischio concreto di correzione non solo sul mercato azionario, salito troppo in fretta e senza basi fondamentali solide, ma anche per i titoli corporate societari, con un graduale ritorno dell’aumento del rischio finanziario.
Il ritorno alla normalità è quindi remoto, la strada da percorrere sarà ricca di insidie e di problematiche e prima di poter dire di essere definitivamente dalla crisi finanziaria ed economica degli ultimi anni, ci vorrà ancora molto tempo.
Scenario a W, per il professore. E se così sarà, oggi abbiamo solo visto la prima parte, la V, manca la seconda parte, con tonfo correttivo allegato.

Questo è il Roubini pensiero, che mi sento di condividere proprio perché va a ripercorrere la gran parte dei discorsi fatti in questo blog. L’unica cosa che resta da dimostrare è quello che accadrà a livello di inflazione / deflazione. E questo elemento sarà senza dubbio un “effetto collaterale” della politica monetaria generosa delle banche centrali, Federal Reserve e BCE in primis, che condizionerà non solo la situazione dei tassi di interesse ma anche le sorti del futuro dell’economia stessa. E come sempre, col tempo, vedremo come andranno le cose e se anche questa volta il Professore Nouriel Roubini è stato un buon profeta.

STAY TUNED!

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