Quanto “COSTA” investire in un titolo di Stato?

Scritto il alle 14:30 da Danilo DT

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Diventa quasi ridicolo spiegare al risparmiatore che un BTP a 5 anni oggi dà un rendimento NETTO pari a circa lo 0.10%. Si, avete letto bene, 0.10%. A dire il vero il rendimento netto è pari allo 0.30% ma se poi ci togliete l’imposta di bollo (chiamiamola col suo nome, ovvero mini imposta patrimoniale coniata da Monti) dello 0.20%, allora quanto resta in tasca al risparmiatore è pari appunto allo 0.10%.
Certo che vincolare il denaro per 5 anni a questi tassi, senza poi dimenticare che l’emittente è la Repubblica Italiana, beh, la cosa fa pensare non poco.
Ma fa pensare ancora di più questa slide.

Ho provato a mettere su un grafico la curva dei rendimenti dei principali paesi a livello globale. Troverete il Giappone, la Svizzera, gli USA, la Germania, il Regno Unito e anche l’Italia. Ho lasciato fuori i paesi emergenti, dove avremmo trovato delle curve distorte che poco hanno a che fare con questo discorso, anche se teoricamente hanno del valore da esprimere.

Curve dei tassi: tutti (o quasi) sotto zero

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La linea di demarcazione è quella dello zero. Bene, potete vedere che solo USA e Gran Bretagna si trovano con tassi a breve sopra lo zero. Per tutti gli altri invece, investire “costa”.
ITALIA: rendimenti negativi fino a 2 anni
GIAPPONE: rendimenti negativi fino a 12 anni
GERMANIA:rendimenti negativi fino a 9 anni
SVIZZERA: rendimenti negativi fino a 18 anni
Ovvio, se poi comprate questi titoli, non dimenticate di togliere la ritenuta fiscale del 12.5% e poi l’imposta Monti dello 0.20%. Allora vedrete che il tasso di rendimento netto effettivo vede la positività solo a scadenze inenarrabili. Se poi volete farvi del male fisico, includete ancora un po’ di inflazione e la fregatura è servita.

Non credo di aver detto nulla di nuovo, se non snocciolare dei numeri aggiornati che fanno quasi sorridere ma ahimè sono molto realistici.

Proviamo però a guardare l’altra faccia del problema.
Da sempre la componente obbligazionaria rappresenta, nei portafogli degli investitori italiani, la cosiddetta parte “core”, ovvero lo zoccolo duro che difendeva i risparmi e garantiva una bassa volatilità.
Mi spiegate, oggi, cosa può difendere un portafoglio costruito con titoli da rendimenti cosi insignificanti?
E quali sono le alternative? Può essere una soluzione “accettare”un rischio maggiore e spostare i portafogli su prodotti con una componente di volatilità maggiore, quindi con maggiore esposizione su valute, corporate, emergenti e azionario?
Questo è il grande problema che crea non poche problematiche ai risparmiatori ma anche ai consulenti.
Se volete, possiamo discuterne tutti insieme nell’area commenti.

Riproduzione riservata

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Danilo DT

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13 commenti Commenta
albertopletti@gmail.com
Scritto il 1 Aprile 2016 at 14:44

Direi che la cosa che preferisco è la liquidità finchè non si creeranno occasioni migliori. In ogni caso da noi non è da preoccuparsi della perdita di potere d’acquisto causata dall’inflazione, per ora.

michele.lov
Scritto il 1 Aprile 2016 at 15:03

Direi che accettare un rischio maggiore non mi sembra una soluzione… io propendo per polizze di ramo I a gestione separata, finchè durano questi tassi offrono rendimento maggiore e nessun rischio tassi avendo il capitale garantito (semmai il problema è trovarle e a costi competitivi).

virussingolo
Scritto il 1 Aprile 2016 at 15:03

Finchè ufficialmente FANNO APPARIRE l ‘inflazione a ZERO o la DEFLAZIONE:…
Un dato di fatto e che l’ inflazione REALE non è negativa visto che nella vita quotidiana i prezzi aumentano eccome…nonostante sia calato il petrolio e le materie prime pertanto…non si tratta più di investire nei TdS bensi di non perderci…per me…alla larga!
e…si salvi chi può!

puma1974
Scritto il 1 Aprile 2016 at 15:08

OBBLIGAZIONARIO GOVERNATIVO PAESI EMERGENTI CON COPERTURA RISCHIO CAMBIO
http://it.investing.com/rates-bonds/government-bond-spreads

Scritto il 1 Aprile 2016 at 16:06

<a href="mailto:albertopletti@gmail.com">albertopletti@gmail.com</a>@finanza,

Sono abbastanza d’accordo anche se per molti investitori è irritante mantenere la liquidità. QUestione di cultura finanziaria. Capiranno anche lore quanto invece è IMPORTANTE e STRATEGICA.

michele.lov@finanza,

Siamo proprio così sicuri che siano matematicamente così sicure? Probabilmente faranno l’impossibile per mantenerle tali, ma in realtà non è tutto così “ovvio”

virussingolo@finanzaonline,

Si, in modo magari progressivo meglio sottopesare secondo me i TdS

puma1974@finanza,

E’ è che una parte del ptf ma non puoi certo farmi il 30% di questa asset class, non ti pare? ok, per un 10% (poi dipende dalla profilatura of course)

ddb
Scritto il 1 Aprile 2016 at 16:13

michele.lov@finanza:
Direi che accettare un rischio maggiore non mi sembra una soluzione… io propendo per polizze di ramo I a gestione separata, finchè durano questi tassi offrono rendimento maggiore e nessun rischio tassi avendo il capitale garantito (semmai il problema è trovarle e a costi competitivi).

Falso, purtroppo. Anche lì c’è rischio (forse anche maggiore, se unico investimento).
Per la previdenza, e a maggior ragione per loro (gestione separata), i tassi negativi sono un “lento veleno”.
Dove trovano (troveranno) la differenza tra il rendimento effettivo percepito dal gestito e quello garantito?
E’ una situazione sostenibile?
Se (o quando) Allianze, Generali, Axa & co iniziano ad avere difficoltà a pagare le “pensioni”, la situazione diventa tremenda!

michele.lov
Scritto il 1 Aprile 2016 at 19:05

ddb
stiamo sul pezzo, le gestioni separate ormai da parecchio non garantiscono rendimento, ma “solo” il capitale. Lo fanno perchè contabilizzano i titoli a costo storico, e questo è il motivo per cui oggi, potendolo fare, conviene entrare (a scapito di chi è da tempo dentro e non può realizzare le plusvalenze sui titoli sottostanti.
Ovvio che i tassi negativi sono dannosi anche per le gestioni separate che infatti hanno rendimenti calanti, ma pur sempre interessanti rispetto ai tassi di mercato

michele.lov
Scritto il 1 Aprile 2016 at 19:09

Danilo DT
Siamo proprio così sicuri che siano matematicamente così sicure? Probabilmente faranno l’impossibile per mantenerle tali, ma in realtà non è tutto così “ovvio”

Magari fossi sicuro… 😉 ma a tuo parere cosa c’è di meglio a parità di rischio o di rendimento??

perplessa
Scritto il 2 Aprile 2016 at 06:08

dove li vedi tu sti prezzi in aumento?mi ricordo anni fa molti ormai, cena+ballo 35 euro e la gente faceva la fila. adesso si parla di 20 o 25 e la gente fa la fila per le apericene da 6 euro, abbigliata con le robine dei cinesi usa e getta da pochi euro. quello che è cresciuto è gas,luce e soprattutto acqua, a cui la gente non può rinunciare, mentre rinuncia ai divertimenti, e i prezzi calano, e le imprese chiudono. nei super e ipermercati ci sono in continuazione offerte speciali, e promozioni fantasiose, per accaparrarsi i clienti, e facendo la spesa con quelle, il costo del carrello diminuisce molto, orde di massaggiatori, parrucchieri, pizzerie, gelaterie, e generi vari svendono le loro prestazioni sui vari siti tipo groupon, che si sono moltiplicati a dismisura. non è necessario fare calcoli esatti, quello che sto citando è percepibile empiricamente da chiunque

vi­rus­sin­go­lo@fi­nan­zaon­li­ne,

perplessa
Scritto il 2 Aprile 2016 at 06:14

la cosa migliore è spendere i quattrini a questo punto, vacanze, week end con voli a 10 euro, massaggi scontati 2 v la settimana, farsi le meches con deal tutti i secondi, ristoranti a gogo…

albertopletti@gmail.com
Scritto il 2 Aprile 2016 at 09:45

L’economia va come va, ma se non ci fossero le donne sarebbe veramente disastrosa, 🙂
per­ples­sa@fi­nan­za,

kry
Scritto il 2 Aprile 2016 at 13:02

TITOLO
Quanto “COSTA” investire in un titolo di Stato?

RISPOSTA
Quale categoria di persone LO PUO’ ANCORA FARE ?

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