Politica monetaria: exit strategy e miracoli

Scritto il alle 14:53 da Danilo DT

bernanke-miracolo

Wall Street sale. Protagonisti ancora le trimestrali e in particolar modo il settore tech, esente dai subprime e da mesi con “una marcia in più” rispetto al mercato benchmark, lo S&P 500.
Ieri è stato anche il giorno del ritorno in piazza (per così dire) dell’amico Ben Bernanke, il boss della FED, alias Federal Reserve, che è tornato a parlare sia di economia che di politica monetaria.
Cosa mai avrà detto di rivoluzionario il buon capo della FED. Bernanke non ha detto nulla di nuovo, in sostanza. La Federal Reserve dice che l’economia si sta stabilizzando e che la politica monetaria continuerà ad essere espansiva. Ciò significa che il tasso zero continuerà ad essere una realtà ancora per un po’, in quanto non esiste per un bel po’ di tempo un pericolo inflazione. Quindi politica monetaria ancora “straordinaria” per tempo indefinito.Ma attenzione, la FED prevede anche un’inflazione “galoppante” con picchi massimi anche nel 2011.
A questo punto però il discorso si fa interessante in quanto, se la politica monetaria dovesse cambiare a causa dell’inflazione in arrivo, Ben Bernanke ha detto di utilizzare delle “exit strategy” , delle operazioni quindi per drenare denaro dal mercato, cercando però di tenere i tassi sempre a livelli accomodanti, in quanto se si dovessero alzare i tassi a causa di un esagerato incremento dell’ inflazione, si taglierebbero le gambe alla ripresa economica.
E’ la storia della coperta corta.
Evviva le “exit strategy” quindi…. Però c’è un piccolo problema, che poi tanto piccolo non è.

 

Exit strategy: come ? dove? quando?

Da un report di RBS, risulta che queste benedette exit strategy sono si fattibili, ma per un importo pari al 10% dell’ammontare totale da dover potenzialmente riassorbire, ovvero solo 100 miliardi di dollari su 1.000 miliardi (bei numerini eh?).
La verità è che la stessa FED sta navigando su territori inesplorati, vaga nel buio, vive lei stessa di previsioni e di speranze. Era la stessa Federal Reserve che in passato aveva ammesso di guradare fondamentalmente al presente, mettendo le toppe dove più ce n’era bisogno, e poi, per il domani…qualcuno ci avrebbe pensato.

Un trattamento d’urto per combattere con energia e decisione la malattia, sottovalutando volutamente gli effetti collaterali, di cui, ahimè, nessuno conosce esattamente quali potrebbero essere i reali effetti e conseguenze.
La cura , di per sé, ha avuto comunque un effetto positivo (ricordate questo post  sulla politica monetaria?) e quindi si è scongiurato il rischio di ritorvarci in casa da subito un nuovo 1929.
Una gestione “psicologica” sta tutt’ora facendo il possibile per portare positività ai consumatori, cercando di incentivare i consumi e mantenendo alto l’entusiasmo. E tutto questo è purtroppo fondamentale ed importante, proprio per evitare che la crisi si avviti su se stessa, inchiodando in modo catastrofico i consumi e tutto il resto (con un nuovo devastante 1929, tanto per cambiare).
Ma ora, occorrerà fare i conti, prima o poi con gli effetti collaterali della cura. Effetti dalle potenzialità sconosciute e sulla carta devastanti.
Non posso io e non può nessun altro tracciare un quadro chiaro e trasparente del futuro, che come ben sapete, secondo me sarà a tinte molto fosche. Occorre aspettare gli eventi ed incorciare le dita, con la speranza che le Banche Centrali ed i Governi abbiano la possibilità di intervenire altrettanto tempestivamente e far si che questi effetti collaterali non portino ad una nuova crisi nella crisi.

Conclusioni: un discorso decisamente controverso

 

Ma se poi tracciamo le conclusioni delle parole dette da Bernanke, ci si rende conto che alla fine non solo non ha detto nulla di nuovo, ma che anche molte cose sono contrastanti. Tanto per cominciare io continuo ad essere convinto che non si può parlare di ripartenza seriai dell’economia con un tasso di disoccupazione in aumento. Inoltre la exit strategy è veramente un punto interrogativo sia nella struttura che nelle potenziali dimensioni. Insomma, dire che Bernanke mi ha convinto, non è certo dire la verità. E quindi secondo me il teatrino continua…

Il costo della crisi

 

Intanto il Governo USA ha conteggiato qual è il conto che presenterò la crisi al Governo stesso.
La crisi economica costerà agfli USA la modica cifra di 23.700.000.000.000 di dollari, ovvero 23.700 miliardi. Il commento dell’autore dello studio è stato splendido: “nemmeno se il governo avesse speso un miliardo di dollari al giorno dalla nascita di Cristo, a oggi si arriverebbe a questa cifra”.
Esatto, il riferimento a Cristo è corretto, nel senso che, senza ombra di dubbio, ci vorrebbe un miracolo per risanare questa situazione.

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