ORO: il barometro settimanale

Scritto il alle 14:49 da Roy Reale

GUEST POST: Gli avvenimenti più importanti della settimana e il ruolo dell’oro nei portafogli di investimento. Sarà il ritorno del “Gold Standard a porre fine all’attuale guerra valutaria?

E’ negativo Il sentiment di breve periodo sull’oro a causa di un “forzato” ottimismo su una possibile ripresa economica globale. Gli investitori pertanto si sono concentrati sull’azionario anche questa settimana. La settimana prossima potremmo assistere a un rimbalzo del prezzo dell’oro in vista del “ritorno in campo” degli investitori cinesi. Resistenza posta a $1.645,00, mentre il supporto di breve posto a 1.590,00.

I dati sul PIL europeo, inferiori alle attese, dipingono il Vecchio Continente in preda a una forte recessione. Gli investitori sono in attesa delle decisioni e le conclusione della riunione del G20 che si terra’ a Mosca questo fine settimana. Il G7 a meta’ settimana aveva diramato un comunicato con il quale si sono ribadite tutte le preoccupazioni per le conseguenze della guerra valutaria in corso (currency wars) mirate a indurre una forte svalutazione competitiva delle monete per favorire l’export e la ripresa.

Le autorita’ politiche e monetarie di Cina e Corea del Sud si sono espresse preoccupate per la dirompente politica super-espansiva adottata dal Giappone (nella speranza di risollevare il proprio export). Entrambe le due nazioni potrebbero “rispondere” all’attacco valutario giapponese con ulteriori svalutazioni delle proprie valute. Il mercato dell’oro fisico e’ risultato essere particolarmente debole (causa anche l’assenza degli operatori cinesi dovuta dalle festivita’ dell’anno nuovo lunare). Secondo i dati del Rapporto emesso dal World Gold Council inerenti il quarto trimestre 2012, la domanda globale di oro negli ultimi tre mesi del 2012 ha raggiunto le 1.195,90 tonnellate metriche, in rialzo del 4% rispetto allo stesso periodo del 2011.

Il livello della domanda del quarto trimestre dell’anno scorso risulta essere secondo, dopo il top toccato nel terzo trimestre del 2011. La medie statistiche confermano che la domanda di metallo giallo, negli ultimi cinque anni, e’ risultata essere ai massimi di sempre (e trainata da India e Cina).

Grafico ORO

Gli acquisti da parte delle Banche Centrali sono risultate in aumento del 29% nel Q4 2012, rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente. Gli acquisti di metallo giallo come riserve, da parte delle Banche Centrali, sono ai massimi dal 1964.

In india la domanda globale di oro nel 2012 e’ in calo del 12% ma nel Q4 (quarto trimestre) del 2012 ha avuto un incremento del 41% a 261,90 tonnellate metriche. La domanda di oro da gioielleria e’ risultata in rialzo del 35% (media anno-per-anno). La prospettiva di un incremento delle imposte sull’acquisto di oro ha indotto gli indiani ad acquistare forti quantitativi di oro da gioielleria e da investimento per anticipare il rialzo dei prezzi.

In Cina la domanda di metallo giallo nel 2012 e’ risultata in leggera flessione (media anno- per-anno) a causa della recessione globale. Comunque, rispetto al Q4 2011, la domanda e’ in rialzo dell’1% a 202,50 tonnellate. La domanda di oro da gioielleria e’ in crescita dell’1% rispetto al terzo trimestre 2011, esattamente a 137,00 tonnellate metriche. Anche la domanda di oro da investimento e’ in rialzo, del 2% rispetto al Q4 2011, esattamente a 65,50 tonnellate metriche. I dati dimostrano che i cinesi ritengono che la recessione nel paese del Dragone sia piu’ breve delle previsioni degli analisti. Le Banche Centrali hanno incrementato le riserve in oro del 17%, nel 2012, rispetto all’anno precedente.

Il totale acquisito e’ pari a 534,60 tonnellate metriche (il piu’ alto livello di acquisti dal 1964). Addirittura nel quarto trimestre 2012 il totale degli acquisti ha toccato il livello astronomico di 145,00 tonnellate metriche, in rialzo del 29% rispetto al Q4 2011.

“In 6000 anni di storia l’oro e’ sempre stato denaro, la valuta rimane carta” intevista a Ron Paul

Ron Paul, intervistato dalla televisione Bloomberg, ha affermato che tutto il mondo economico e finanziario sta attraversando una grande guerra valutaria iniziata da decadi a questa parte, ma in intensificazione negli ultimi tempi. Ron Paul ha precisato che i Governi sono sempre in competizione tra loro scatenando guerre valutarie e che queste ci sono state anche nel periodo in cui vigevano gli accordi di Bretton Woods (nonostante detto periodo fosse caratterizzato da tassi fissi tra cambi).  Paul ha sottolineato che le svalutazioni competitive sono sempre state attuate come forme di protezionismo in modo tale da incentivare la produzione tramite l’export (nel caso la domanda interna di un paese ristagni).

Il Dr. Paul, nell’intervista, ha esortato gli americani a non prendersela con il Giappone e la Cina per le loro politiche di svalutazione ma di fare attenzione all’evoluzione del debito negli Stati Uniti. “La Banca Centrale giapponese sta tentando di favorire la crescita della propria nazione dopo anni di deflazione e crescita debole“.

Ancora con riguardo al Giappone, Ron Paul ha affermato che non intende giustificare la politica del paese del Sol Levante. Puo’ comprenderne le ragioni, anche se, ha aggiunto, portera’ le masse giapponesi a perdere fiducia nella propria valuta in quanto creera’ il potenziale per un forte ritorno di tensioni inflazionistiche.  Ron Paul ha aggiunto che anche gli investitori internazionali potrebbero perdere fiducia verso lo yen travasando capitali in altre valute come il dollaro o il franco svizzero. Paul ha chiuso dicendo che le masse, a causa della guerra valutaria in corso, finiranno per abbandonare il credito che ancora nutrono verso le valute per poi riversarsi su assets “reali e fisici”, come oro e argento.  L’intervistatore ha chiesto al Dr. Paul: “Lei ritiene che questa forma di protezionismo condurra’ al collasso del sistema monetario internazionale“? Paul ha risposto che “niente di buono potra’ scaturire da questa guerra valutaria. Sebbene potranno esserci benefici di breve termine, nel lungo termine prevarra’ la debolezza delle economie che hanno fatto ricorso alla svalutazione e tensioni inflazionistiche.

La svalutazione non e’ un modo per risolvere i problemi. Inoltre tutti i governi spendono troppo e male. Il debito pubblico mondiale e’ elevato e i governi cercheranno di ridurlo tramite il combinato disposto della svalutazione e dell’aumento della pressione fiscale“.  L’intervistatore ha fatto notare che anche nell’era in cui dominava il “gold standard”, il sistema      non era comunque immune da crisi finanziarie.   Il Dr. Paul ha risposto che “se lei analizza i periodi storici in cui era in vigore il gold standard, nelle sue varie forme, esso manteneva stabile il valore del denaro, delle valute a cui facevano riferimento.

Gli sconquassi sono venuti dalle guerre mondiali. Certo, non tutto era perfetto, ma ora ne sappiamo  molto di piu’ e se una qualsivoglia forma di gold standard fosse attuata sarebbe gestita al meglio“.  Paul ha fatto notare all’intervistatore che “non vede la possibilita’ di avere una Federal Reserve piu’ saggia perche’ la Fed e’ un monopolio privato per la manipolazione e pianificazione del credito nazionale. Non illudiamoci dunque che un miglior Dipartimento del Tesoro possa risolvere la situazione e i nostri problemi.”  Ron Paul ha chiuso l’intervista affermando che “per ben 6000 anni l’oro e’ stato denaro: le monete di carta rimangono quelle che sono, carta senza alcun valore“.

Sarà il ritorno del “Gold Standard a porre fine all’attuale guerra valutaria?

Trish Regan e Adam Johnson di Bloomberg, hanno intervistato l’analista di TCW Group’s Komal Sri-Kumar e Michael Woolfolk di Bank of New York Mellons’. L’intervista aveva per argomento i rischi globali derivanti dall’attuale guerra valutaria.

Trish Regan ha chiesto ai due analisti se “prevedete forti tensioni inflazionistiche in tutto il mondo nei prossimi anni, derivanti dall’attuale guerra valutaria?” La risposta e’ stata affermativa con l’aggiunta di una probabile perdita definitiva di ogni credibilita’ da parte delle Banche Centrali.  Komal Sri-Kumar ha aggiunto che una risposta al nodo della guerra valutaria e’ semplice ma allo stesso tempo drastica: il ritorno al sistema aureo (Gold Standard). Kumar ha sostenuto che se tornasse in auge il Gold Standard esso non sarebbe tanto diverso da quello in vigore dal 1945 al 1971. “Il sistema aureo funzionava alla perfezione; c’era crescita economica, prospettive di prosperita’ globale, certezza e stabilita’ nei tassi di cambio”. “Anche sul breve termine non c’e’ nulla da guadagnare dalle svalutazioni competitive. Sono una boccata d’ossigeno temporanea per molte economie ma i danni collaterali finiscono per essere superiori ai vantaggi”. Anche Stati Uniti e Giappone stanno sperimentando politiche di svalutazione monetaria. “Ma con risultati economici insostenibili sul lungo periodo”.

Secondo Kumar, se si ritornasse al sistema del Gold Standard il prezzo dell’oro dovrebbe essere fissato sopra i $1.675,00 l’oncia. Michael Woolfok ha invece sostenuto che il prezzo dell’oro sarebbe valutato a livello astronomico perche’ non vi sono riserve ne’ capacita’ estrattiva a fare fronte all’offerta di moneta.

Woolfolk ha anche sostenuto che un ritorno al sistema aureo globale farebbe precipitare il mondo in una stabile recessione. Kumar si e’ detto in profondo disaccordo con Woolfolk, affermando che invece il sistema dei cambi fissi impedirebbe un ritorno delle tensioni inflazionistiche e vi sarebbe una crescita globale molto piu’ ordinata dell’attuale con tassi di produttivita’ mondiale piu’ elevati. Proprio come avvenne durante il periodo dal 1945 al 1971.

Riccardo G. – Deshgold

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