Non si tratta di un semplice taglio dei tassi

Scritto il alle 10:06 da Danilo DT

E finalmente ci siamo. Dopo tanti discorsi e tante parole, siamo arrivati al fatidico 18 settembre, data in cui la FED dovrà decidere che direzione dare ai tassi. La media degli analisti sconta un taglio del base-rate da 5,25% a 5,00% e con alcune grosse banche d’affari che prevedono un taglio addirittura di 50 basis points. Se vogliamo parlare di statistiche, eccovi i dati che possiedo:

per il 51.4% degli analisti si tratterà di un taglio di 25 bp, per ben il 41.1% si tratterà di un taglio di 50 bp. E sempre per statistica c’è anche qualche buontempone che crede in un rialzo di 25 bp (2%) oppure in un ribasso di 75 bp (5.5%). Ovviamente le ipotesi più credibili sono le prime due.

Taglio dei tassi della FED: una questione di immagine?

Ma fino a che punto è corretto tagliare? Qual è il prezzo per dare questo stimolo alla ripresa economica? Come ho già detto diverse volte in altri post, anche i tagli dei tassi hanno un prezzo: l’inflazione. E questa volta il prezzo da pagare, con gli agguerriti consumatori cinesi ed indiani sarebbe forse molto caro. È lecito per le banche centrali tenere i tassi molto bassi per favorire uno sviluppo economico che poi si rivela inflazionato, subendo l’onta di fallimenti evitati solo grazie ad interventi straordinari come capitato a Countrywide Financial e Northern Rock, minando alla base la credibilità delle banche centrali? Pensiamoci un attimo. E’ poi così corretto utilizzare mosse artificiose solo per sanare situazioni limite, cercando di migliorare la fiducia ed il sentiment, mettendo però a rischio nel lungo periodo il sistema ?
L’inflazione ha lo stesso effetto sulla ricchezza di una contrazione economica: cioè distruttivo. Il disastro finanziario che l’Inghilterra sta vivendo con Northern Rock e Alliance & Leicester impone alle banche centrali l’utilizzo di politiche di credito molto più accorte e difensive, anche a dispetto di una crescita più lenta o di una decrescita misurata, onde evitare che il gioco della macroeconomia virtuoso si spezzi. E questo era anche il progetto che aveva in mente la FED. Il cosiddetto “soft landing”, ovvero un insieme di manovrine atte ad “accompagnare” la crescita economica, portandone i dovuti aggiustamenti. In un simile frangente con l’impennata del credit-risk e dell’interbank-risk ancora in atto e con l’inflazione in agguato, le banche centrali dovranno fare i conti anche con il rallentamento. E quindi ci sarà da scegliere una strada, o per lo meno una delle due sopra descritte.

  1. Da una parte una mossa ad effetto, ma rischiosa per il futuro,

  2. dall’altra una scelta che nel breve potrebbe essere accolta negativamente ma che nel lungo periodo potrebbe essere profittevole.

Questo almeno secondo il mio punto di vista…
Quindi capite bene che, secondo me, oggi la FED ha un compito veramente difficile, senza dimenticare che oggi sarà un’ottima occasione per salvaguardare una cosa estetica ma importantissima: la sua reputazione.

In arrivo le prime semestrali chiave

Giorni fa ho parlato dell’importanza delle semestrali che sarebbero uscite in questi giorni. Mi riferivo alle semestrali di alcuni importanti istituti di credito USA. Perché sono così importanti? Semplice, perché da questi dati si potrà iniziare ad avere il polso dell’impatto dei derivati sui bilanci delle banche. Oggi sono attesi i dati di quattro colossi: Goldman Sachs, Morgan Stanley, Lehman Bros e Bear Stearns, ovvero la banca che per prima ha denunciato la problematica sui derivati. Immaginatevi lo sconquasso che avviene se i dati di bilancio saranno fortemente peggiori delle attese…

La curva dei tassi è sempre meno curva…

E con l’occasione, andiamo a “rispolverare” un grafico che mette a confronto le 3 curve dei tassi, ovvero i benchmark di USA, UK e Euro. Ormai parlare di curve è puramente un eufemismo.

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In Europa è meglio parlare di “sogliola”, come anche negli USA, mentre invece in UK si tratta di curva invertita. A livello storico non è un gran bel segnale. Notate nella parte breve che le curve si impennano per poi tornare a scendere. La causa è la crisi di liquidità che c’è sul mercato ed ha portato i tassi a breve ad un repentino aumento. E per evitare ulteriori rincari, le banche centrali hanno iniettato nel sistema quella valanga di liquidità che già conoscete. E proprio ieri la FED ha provveduto ad iniettare ulteriori 16.7 miliardi di $. E, ripeto, tutto questo non è normale, ed è accaduto solo (parlando di tempi recenti) nel periodo della crisi Asiatica degli anni ’90 e dopo il crollo delle Torri Gemelle… Due momenti economicamente non certo felici.

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