La tecnologia porta disoccupazione?

Scritto il alle 14:45 da Danilo DT

Il mondo del lavoro è in profonda evoluzione. Ma la tecnologia è un bene oppure un male? E soprattutto, il progresso tecnologico porta aumento del tasso disoccupazione? E quale sarà il destino dei tanti lavoratori? Saranno destinati come delle bestie ad un mercato dove saranno trattai come merce di seconda qualità, uno scarto della società? E quali impatti tutto questo potrebbe portare sul tessuto sociale? Vi lascio un interessante articolo scritto da uno dei miei preferiti, ovvero Kenneth Rogoff, professore dell’Università di Harvard e noto economista.

Sin dagli albori dell’era industriale, ricorre la paura che il cambiamento tecnologico generi disoccupazione di massa. Gli economisti neoclassici predissero che ciò non si sarebbe verificato, perché le persone avrebbero trovato altri lavori, anche se dopo un lungo periodo di adattamento doloroso. In linea di massima, la previsione si è rivelata corretta.
Duecento anni di innovazioni straordinarie fin dagli albori dell’era industriale hanno prodotto l’aumento del tenore di vita della gente comune in gran parte del mondo, senza alcuna tendenza ad un forte incremento della disoccupazione. Si, ci sono stati molti problemi, in particolare periodi di impressionanti disuguaglianze e di guerre sempre più terribili. A conti fatti, però, in gran parte del mondo, le persone vivono più a lungo, lavorano un numero di ore molto inferiore, e in generale conducono una vita più sana.
Ma non si può negare che al giorno d’oggi il cambiamento tecnologico ha avuto un’ accelerazione, che potrebbe portare a dislocazioni più radicali e profonde. In un articolo molto citato del 1983, il grande economista Wassily Leontief si preoccupava del fatto che il ritmo della moderna evoluzione tecnologica sia così veloce da far diventare molti lavoratori, incapaci di adeguarsi, semplicemente obsoleti, come i cavalli dopo l’avvento dell’automobile. Milioni di lavoratori sono forse destinati a diventare merce di scarto come una volta i cavalli destinati alle fabbriche di colla?
Poiché i salari asiatici aumentano, i dirigenti industriali stanno già cercando l’opportunità di sostituire gli impiegati con dei robot, anche in Cina. Dato che l’avvento degli smartphone a buon marcato alimenta il boom dell’accesso ad internet, gli acquisti online elimineranno un vasto numero di posti di lavoro nella vendita al dettaglio. Un calcolo approssimativo suggerisce che, in tutto il mondo, il cambiamento tecnologico potrebbe portare facilmente alla perdita di 5- 10 milioni di posti di lavoro ogni anno. Fortunatamente, fino ad ora, le economie di mercato si sono dimostrate incredibilmente flessibili nell’assorbire l’impatto di questi cambiamenti.
Un esempio particolare ma forse istruttivo proviene dal mondo degli scacchi professionisti. Negli anni settanta e negli anni ottanta, molti temevano che i giocatori sarebbero stati sorpassati se e quando i computer fossero stati in grado di giocare a scacchi meglio degli esseri umani. Alla fine, nel 1997, il computer dell’IBM Deep Blue sconfisse il campione del mondo Gary Kasparov in una partita lampo. Ben presto, i potenziali sponsor degli scacchi cominciarono a tirarsi indietro dal pagare milioni di dollari per ospitare partite di campionato tra esseri umani. Non è il computer il campione del mondo, chiedevano?
Oggi, i pochi giocatori al top ancora guadagnano molto bene, ma non il massimo. Allo stesso tempo, in termini reali (al netto dell’inflazione), i giocatori di secondo livello guadagnano molto meno da tornei ed esibizioni di quanto non facessero negli anni ‘70.
Nondimeno, è avvenuta una cosa curiosa: oggi più che mai, molte più persone si guadagnano da vivere come giocatori professionisti di scacchi. Grazie anche alla disponibilità di programmi per computer e partite online, c’è stato un piccolo boom dell’interesse per gli scacchi tra i giovani di molti paesi.
Molti genitori vedono gli scacchi come una valida alternativa ai video giochi senza cervello. Alcuni paesi, come l’Armenia e la Moldova, hanno effettivamente legiferato l’insegnamento degli scacchi nelle scuole. Di conseguenza, al giorno d’oggi, migliaia di giocatori guadagnano sorprendentemente bene insegnando gli scacchi ai bambini, mentre prima del Deep Blue, solo poche centinaia di giocatori potevano guadagnare come professionisti.
In molte città americane, per esempio, gli insegnanti di scacchi di buon livello guadagnano fino a 100- 150 dollari l’ora. Lo scacchista vagabondo disoccupato di ieri può portarsi a casa un reddito a sei cifre se lui -o lei- è disposto ad accettare abbastanza lavoro. In realtà, questo è un esempio dove la tecnologia può aver contribuito alla parificazione dei redditi. I giocatori di secondo livello, se sono dei bravi insegnati, spesso guadagnano quanto i migliori giocatori dei tornei – se non di più.
Naturalmente, i fattori che regolano il mercato dei redditi degli scacchi sono complessi, ed io ho semplificato molto la situazione. Ma il punto fondamentale è che il mercato ha un modo di trasformare posti di lavoro ed opportunità secondo traiettorie che nessuno può prevedere.
Il cambiamento tecnologico non presenta solo aspetti positivi, e le transizioni possono essere dolorose. Un operaio dell’auto disoccupato di Detroit può essere pienamente in grado di riqualificarsi per diventare un tecnico ospedaliero. Eppure, dopo aver svolto per anni il proprio lavoro con orgoglio, potrebbe essere molto riluttante ad effettuare il passaggio.
Conosco un Gran Maestro di scacchi che, 20 anni fa, si vantava del suo successo nel vincere soldi con i tornei. Giurava che non sarebbe mai finito ad insegnare ai bambini “la mossa del cavallo” (il riferimento è al cavaliere, chiamato anche cavallo). Ma ora fa esattamente questo, guadagnando di più con l’insegnamento “della mossa del cavallo” di quanto abbia mai fatto da giocatore di scacchi competitivo. Tuttavia, fa male essere mandati al macello.
Naturalmente, questa volta il cambiamento tecnologico potrebbe essere diverso, e bisogna fare attenzione ad estrapolare l’esperienza degli ultimi due secoli per i prossimi due. Per prima cosa, con l’accelerazione della tecnologia l’umanità si troverà ad affrontare questioni economiche e morali più complesse. Eppure, anche se il cambiamento tecnologico accelera, niente lascia intendere un massiccio incremento della disoccupazione nei prossimi decenni.
Naturalmente, un certo aumento della disoccupazione come esito di un più rapido cambiamento tecnologico è certamente probabile, specialmente in posti come l’Europa, dove una pletora di rigidità inibisce aggiustamenti armoniosi. Per ora, comunque, gli alti livelli di disoccupazione degli ultimi anni possono essere attribuiti principalmente alla crisi finanziaria, e in ultima analisi dovrebbero ritirarsi verso i livelli di riferimento storici. Gli esseri umani non sono equini.

Kenneth Rogoff – Project Syndacate

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DT

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8 commenti Commenta
atomictonto
Scritto il 3 Ottobre 2012 at 15:19

Dream,
mio padre che faceva il dirigente aziendale mi ha sempre detto “ogni robot che installiamo fa si che abbiamo bisogno di 3 operai in meno ma anche di 2 tecnici in più”.
In sostanza nella manifattura la tecnologia in teoria porta evoluzione delle mansioni di lavoro ed una riduzione delle mansioni più basilari…purtroppo questa cosa i sindacati hanno fatto finta di non capirla e invece di fare le “lotte” per avere corsi di formazione interni per gli operai le hanno sempre fatte per mantenere lo status quo difendendo fesserie come la pausa-caffè di 10 minuti invece di 5, evitando il riodino turni che avrebbe portato un aumento medio dell’orario di 7 minuti a settimana (ATM di Milano, sciopero del 2001 con disagi simili a ieri), o per avere 3 tipi di dolci in mensa invece di 2 (sciopero IBM di Vimercate del 1992).

Purtroppo i nostri sindacati, rispetto ad esempio al Tedesco IGMetall che ha lottato per anni per avere corsi di formazione ed ora ha più iscirtti che sono specializzati, tecnici o quadri, hanno sempre giocato la partita dello “scontro col padrone” per una michetta in più senza mai agire guardando al futuro.

paolo41
Scritto il 3 Ottobre 2012 at 18:09

Farei una distinzione fra tecnologia di prodotto e tecnologia di processo. Quest’ultima, in linea di massima, sia attraverso l’automazione sia con l’adozione di nuovi materiali e metodologie innovative tende a ridurre la richiesta di lavoro in assoluto e a richiedere, comunque, tecnici specializzati.
La tecnologia di prodotto, sostenuta dalla R&S, porta prodotti nuovi e, il più delle volte, è uno dei fattori più importanti del cambiamento sociale.
Guardiamo ai fenomeni dell’Ipod, tanto per rimanere sugli eventi più recenti, o alle immense risorse che vengono dedicate all’evoluzione delle nuove fonti energetiche per la trazione veicolare.
Sono esempi banali, ma danno un’idea di come sta muovendo il mondo della comunicazione e di come potrebbe invece evolvere un settore maturo (e inquinante) come l’auto….
Sono innumerevoli i settori in evoluzione che offrono possibilità di nuovi lavori a tecnici e laureati sempre più specializzati e qui sorge spontanea la domanda: è il nostro sistema scuola/ università adeguato ?? sono i nostri giovani coscienti dei fattori che condizioneranno il futuro del loro vivere e delle tecnologie che ne sostengono l’evoluzione?

lucianom
Scritto il 3 Ottobre 2012 at 21:28

Io non so se la tecnologia porta disoccupazione, ma una cosa è certa, nessuno la può fermare, come il fiume che scorre verso il mare..I problemi che l’ umanità nel futuro dovrà affrontare sono ben altri, si incominciano a vedere le prime avvisaglie….

ilcuculo
Scritto il 3 Ottobre 2012 at 22:00

La tecnologia che automatizza, velocizza, semplifica i processi produttivi e che in alcuni casi rende possibile ciò che prima non lo era è la prima, anzi l’unica sorgente di quella produttività tanto auspicata. Andare a cercare qualcuno che lavori più ore per meno soldi non è una forma di produttività sana e neppure etica.

E l’aumento della produttività è quello che permette l’aumento di ricchezza della nostra società, a parità di lavoro si produce più ricchezza.

Quindi al di la dei problemi di adattamente la tecnologia è in linea di principio un fatto positivo anche in un’ottica occupazionale visto che il livello di occupazione è normalmente più alto nelle società ricche rispetto a quelle povere perchè nelle oscietà ricche crescono e si sviluppano i servizi di pari passo con la qualità della vita.

I servizi sono molto meno automatizzabili della produzione e quindi sempre più costosi , quando comperate un iPhone, una lavatrice o un’automoile acquistate un numero esiguo di ore uomo, una babysitter o una badante dedicano ad una sola persona molte ore uomo.

lampo
Scritto il 3 Ottobre 2012 at 23:30

C’è anche l’altro aspetto da valutare attentamente: a quale prezzo?
Provate a leggervi questo rapporto (credetemi merita)…
http://micgadget.com/29723/the-undercover-report-on-how-the-new-iphone-5-is-made-inside-foxconn-factory/

Siamo proprio sicuri che il prezzo sia corretto?

littled
Scritto il 4 Ottobre 2012 at 11:00

Ho letto vari articoli di Rogoff su Project Syndicate e altrove, francamente questo mi lascia un po’ deluso ,per valutare anche sinteticamente un tema così immenso ci vuole altro che parlare del mondo degli scacchi.

lukeof
Scritto il 4 Ottobre 2012 at 13:43

Credo occorra leggere qui il buon Uriel http://www.keinpfusch.net/2012/10/lera-del-sorpasso-ovvero-un-post-h.html piuttosto che stare ad ascoltare Rogoff.

Con tutto il rispetto ovvio per Rogoff, ma stiamo parlando di dinamiche ben diverse da quelle degli scacchi.

ilcuculo
Scritto il 4 Ottobre 2012 at 14:01

lampo,

Magari qualcuno vi dirà che un iPhuck 5 costa “solo” 600$ perchè è prodotto in questo modo da gli schiavi.

E’ falso, Voi che comprate iPhuck spendete un sacco di soldi per premiare gli eredi di Steve Jobs, gli azionisti della Apple e gli azionisti dell Foxconn, sono gli unici che ci guadagnano.

Comunque il ragazzo cinese ci racconta che per 2$/ora fa 4 segni con un pennarello ad olio sul retro del telefono per eseguire una mascheratura e fa 300pz/ora.
Una semplicissima macchina per fare in automatico a cadenza doppia la stessa operazione, in modo più preciso e ripetibile potrebbe costre $ 15.000 ovvero si ripaga in meno di 4000 ore ovvero in 160 giorni.

Quante cose storte, un’inotile sofferenza per pochi soldi per produrre un inutile iPhuck

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