La recessione è finita, andiamo in pace

Scritto il alle 14:21 da Danilo DT

Fosse così semplice tutti i problemi sarebbero risolti e finalmente la famosa “luce in fondo al tunnel” diventerebbe realtà.
Bisogna però essere realisti. L’Istat ci comunica che la lunga recessione è finita. Ma facciamo due conti:

L’Italia esce dalla recessione: nel quarto trimestre 2013, il Pil ha segnato un +0,1% rispetto al trimestre precedente. Lo comunica l’Istat, precisando che, secondo le prime stime, su base annuale il prodotto interno lordo è invece diminuito dello 0,8%. Nel computo complessivo dei 12 mesi, l’economia italiana si è contratta dell’1,9% contro il -2,5% registrato per l’intero 2012.

Ecco, tanto per cominciare la rilevazione trimestrale è positiva su un dato, su base annua che resta chiaramente negativo. Senza poi dimenticare che, dopo una serie di batoste, è normale un po’ di rimbalzo. Infatti non dimentichiamoci che in sei anni il Pil è sceso del 9 per cento e i disoccupati sono raddoppiati. Ma questo l’ISTAT ovviamente non ce lo ricorda. Per carità, essere ottimisti è necessario, ma come dicevo prima, ancor più è improtante essere realisti.

A gennaio sono stati chiesti 81 milioni di ore di cassa integrazione, equivalenti a 440.000 lavoratori a zero ore. Lo sottolinea la Cgil rielaborando i dati Inps. Il reddito complessivo perso è stato pari a 311 milioni di euro, ovvero 700 euro in meno in busta paga per ogni lavoratore in cig a zero ore. «È ancora drammatica emergenza sul fronte lavoro – dice il segretario confederale Cgil, Elena Lattuada – il prossimo Governo dia un segnale di decisa discontinuità rispetto al passato mettendo al centro dell’agenda il lavoro». (Corsera)

Sempre più disoccupati, con una popolazione sempre più vecchia meno produttiva, con costi sociali, per forza, maggiori. Ma di questi dati, nessuno ne parla? Guardate questo grafico. La Grecia è messa peggio di noi, ma la popolazione è più vecchia. In compenso il Giappone è al top come longevità. Però ora grazie all’Abenomics anche laggiù c’è crescita economica.

Cosa è stato fatto a livello di riforme? Un bel niente. Le speranze si aggrappano su Renzi, colui che a parole cambierà il mondo italico. Ma tra dire e fare, spesso ci passa di mezzo non il mare, ma la Via Lattea, quando parliamo del sistema politico-economicco del Bel Paese.

La lunga recessione lascia un segno drammatico nell’economia e nella società italiana  . Il Pil è oggi a meno 9 per cento rispetto al suo livello di fine 2007. Il numero dei disoccupati è raddoppiato a 3,2 milioni. Il numero degli individui in povertà assoluta era già salito a 4,8 milioni nel 2012 ed è certamente aumentato nel 2013.

Combattere le lobby, abbattere i diritti acquisiti, distruggere quelle logiche che hanno mandato in malora il nostro sistema economico. Mettere mano al sistema sociale. Si, perché molto lo stanno sottovalutando. Lo dicevo prima, i disoccupati sono a livelli record. E questo DEVE preoccupare. Il sistema economico italiano è a rischio implosione se non si interviene.

Per carità, fa piacere il “sorprendente” giudizio positivo di Moody’s (che ovviamente segue il trend di entusiasmo sui BTP e ci promuove, veramente ridicoli) ma il valore dei loro pareri non cambia certo el cose, visto che sono sempre “a posteriori”.

E da New York arriva un’altra piccola notizia positiva per l’Italia: l’agenzia Moody’s ha confermato il rating dell’Italia a Baa2 e ha portato l’outlook da negativo (ultima previsione del 26 aprile 2013) a stabile.

Secondo me, ormai non abbiamo scelta. Letta ha dato le dimissioni, partirà a breve il Governo Renzi.
Speriamo che sia “L’uomo della svolta”, anche se ho l’impressione che alla fine, sia sempre la stessa minestra riscaldata. Incrociamo le dita.

Intanto eccovi il meglio della settimana. Da condividere a VS contatti. Grazie della fiducia e delle Vs visite a I&M che viaggia a circa 12000 pagine viste al giorno.

Source: LaRepubblicaLaVoce

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6 commenti Commenta
draziz
Scritto il 15 Febbraio 2014 at 16:58

…e con questo, del prossimo lunedì, a quanti Governi siamo arrivati dall’inizio della Repubblica?
65 ?
Non c’è che dire… se i risultati sono quelli sotto gli occhi di tutti può sorgere il legittimo dubbio che il sistema politico in Italia sia la causa del marciume che sfascia il Paese…
Cosa? Come? Un altro “ganzo illuminato” che ha già le soluzioni giuste per far ripartire la nazione?
E con questo fanno… 65 ?
Ecco perchè la gente va meno a teatro da un po’ di tempo… gli basta lo “spettacolo” quotidiano dei guitti della politica… solo che il prezzo del biglietto è troppo salato e non si può nemmeno scegliere tra posti in platea o loggione…

gioc
Scritto il 16 Febbraio 2014 at 00:39

Adesso ve lo dico alla Razzi. E’ inutile continuare a fare articoli di questo tenore. Come è inutile che la TV continui a farci vedere servizi sui disoccupati e chi si suicida. Questa è una crisi da sovrapproduzione come nel 29. Se riprendete qualche testo di filosofia del Liceo e vi rileggete il caro e tanto vituperato vecchio Marx trovereste le chiavi per capire quello che sta accadendo ne mondo. Per quanto riguarda l’Italia “Combattere le lobby, abbattere i diritti acquisiti, distruggere quelle logiche che hanno mandato in malora il nostro sistema economico.” sono tutte misure utili ma non necessarie. Quando poi sento parlare di riforme strutturali io traduco “Deflazione salariale. E’ questo che si vuole per tornare ad essere competitivi? Tagliamo i servizi e cinesiziamo il lavoro . Non Basterà perché così facendo ridurremmo e finiremo con l’ammazzare del tutto il mercato interno e ci sarà sempre nel mondo uno schiavo del III mondo che costerà di meno di un lavoratore italiano. C’ è solo una cosa da fare quanto prima , una cosa necessaria , anche se non sufficiente : uscire dall’euro e riprendere la sovranità monetaria rimettendo sotto controllo del Tesoro la Banca d’Italia. Quando c’è un incendio in casa non ci si preoccupa se la lavatrice è rotta o il pavimento dissestato , prima si spenge l’incendio poi si aggiusta la casa, non si può fare il contrario. Chi ha le idee chiare è la Le Pen in Francia , non è un caso che gli ultimi sondaggi la diano al 34% alle elezioni prossime europee. Se non si ha il coraggio di trarre le debite conseguenze questi articoli non servono a nulla.

paolo41
Scritto il 16 Febbraio 2014 at 18:21

gioc@finanzaonline,

quanto hai espresso l’ho cominciato a scrivere 5 0 6 anni fa su questo blog e sono molti quelli che sia in questo blog che su altri la pensano allo stesso modo, senza contare movimenti e partiti in Italia ed in Europa che hanno sposato la tesi di abbandonare l’euro (vedi appunto La Pen). Sono prossime le elezioni europee e quello è un momento molto delicato perché ci sarà senz’altro un aumento degli antieuropeisti. Comunque benvenuto nel gruppo.

Lukas
Scritto il 16 Febbraio 2014 at 18:33

gioc@finanzaonline,

Coniugare Marx e la Le Pen, per sostenere l’uscita dall’euro, testimonia a priori l’infondatezza…e la sicura irrealizzabilità della tesi :mrgreen:

idleproc
Scritto il 16 Febbraio 2014 at 18:44

gioc@finanzaonline,

paolo41,

Io pure.

Voglio ricordare solo quanto segue:
Marx dà una soluzione antisistema e di superamento del sistema alle crisi di sovrappoduzione di lungo periodo alle quali va aggiunta la caduta tendenziale del saggio di profitto e il livello di concentrazione del capitale con la riduzione della base sociale e la progressiva pauperizzazione dei ceti intermedi.
E’ anche pienamente attiva ed estremizzata una “legge precapitalista” riveduta e corretta in funzione degli oligopoli attuali: quella dello “scambio ineguale” tra realtà socioeconomiche geografiche diverse.
Il capitalismo come la sua espressione politica liberal-democratica si fonda sulla concorrenza e sul capitale “distribuito”, oggi sta derivando per motivi socioeconomici verso l’usura parassitaria monopolista con un mercato pilotato. E’ la fine del “capitalismo” tradizionale come viene propagandato.
Fanno ridere i liberisti, sono liberisti in periferia e monopolisti al centro in funzione di ulteriore concentrazione del capitale come sta accadendo oggi..
Non dimentichiamo che però Marx è un economista di sistema, descrive il sistema, ciò che verrà dopo nel caso della “rottura” del sistema non è automatico come sta nella subcultura stalinista.
Per inciso, un buon impreditore tradizionale, è sempre un buon marxista magari inconsapevole.
Si stanno ribellando anche gli imprenditori tradizionali, l’esproprio è anche verso di loro.
Il blocco sociale che hanno contro è enorme, stanno in piedi solo con la propaganda e le bombe.

idleproc
Scritto il 16 Febbraio 2014 at 18:53

Lukas,

Guarda la cosa con distacco.
Il motivo è che la “sinistra” ha fatto una scelta politico economica asservita ai livelli più alti di concentrazione del capitale e gli ha fornito la base sociale di massa (fino a quando se la sono bevuta) al loro programma globale.
L’autodifesa socioeconomica contro questo processo è forzatamente nazionale in quanto gli organismi sovranazionali sono tutti nelle mani delle forze anche conflittuali ma con interessi generali comuni che hanno guidato e guidano il processo di globalizzazione.

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