ITALIA: ora Renzi rischia di affondare

Scritto il alle 08:41 da Danilo DT

eba-silenzio-banche-italianeIl nostro Premier si concentra in queste giornate soprattutto sull’esito del referendum, diventato ormai una questione personale. Anche perché secondo molti una sconfitta alle urne referendarie potrebbe avere forti conseguenze politiche,
Ma il buon Matteo Renzi rischia di affondare non solo per questo aspetto. Anzi, tanto per essere onesti, il referendum rappresenta lo specchietto per le allodole che dovrebbe “legittimare” il ruolo di Premier “Rottamatore”. Ma a parte questo, forse sarebbe meglio concentrarsi un po’ di più su quanto accaduto ieri.

Non sto parlando del drammatico episodio del barcone da 600 persone al largo delle coste libiche e tantomeno della voragine apertasi sul lungo Arno a Firenze anche se qualche paragone con la nostra economia potrebbe anche essere fatto, soprattutto in virtù proprio degli ultimi dati usciti ieri che sono stati un po’ “silenziati”.

Vi trascrivo l’articolo de IlSole24Ore che vi spiegherà meglio a cosa mi sto riferendo.

Un mese poco brillante per la produzione, peggiore per le vendite. A marzo i ricavi dell’industria italiana cedono l’1,6% su base mensile destagionalizzata, il 3,6% in termini annui, peggior dato da agosto 2013. Una caduta in entrambe le misurazioni Istat legata soprattutto alla frenata sul mercato interno, dove il fatturato cede il 4,4% rispetto allo stesso mese dell’anno precedente.

La frenata dei Bric’s e il rallentamento del commercio mondiale sono visibili nei numeri dei ricavi legati all’export, giù del 2,2% su base annua, positivi di appena un decimale nel confronto mensile.

FATTURATO INDUSTRIA
Marzo 2014-marzo 2016, indici destagionalizzati e medie mobili

Una caduta corale in termini di macro comparti, con l’unica eccezione positiva nei beni di consumo durevole, in progresso del 4,6%. Altrove solo segni meno, con l’energia a realizzare ancora una volta la peggiore performance: -24,8%.

Tra i settori, crescono solo farmaceutica, gomma-plastica, elettronica e mezzi di trasporto (non le auto), ma queste performance positive sono oscurate dalle cadute realizzate altrove, con cali superiori al 9% per metallurgia e tessile-abbigliamento e segni meno anche per macchinari, alimentari, chimica ed apparati elettrici.

ORDINATIVI INDUSTRIA
Marzo 2014-marzo 2016, indici destagionalizzati e medie mobili

Per la prima volta da dicembre 2013 – rileva l’Istat – il fatturato dell’industria degli autoveicoli è in calo, in frenata del 6,5% rispetto all’anno precedente. Per il settore auto è negativo anche il bilancio dei primi tre mesi dell’anno, con i fatturati in contrazione del 3,3%.

Gli unici segnali confortanti, per la verità parziali, arrivano dal lato degli ordini. Su base mensile calano del 3,3% (soprattutto per la frenata del 5,8% oltreconfine) ma nel confronto annuo c’è almeno una tenuta: +0,1% grazie al mercato interno, spinto al rialzo soprattutto dalle commesse dei mezzi di trasporto (anche in questo caso, non le auto), in crescita del 30,7%.

FATTURATO E ORDINATIVI DELL’INDUSTRIA
Marzo 2014-marzo 2016, variazioni percentuali tendenziali (Fonte: Istat)

I dati negativi di marzo portano in rosso il bilancio dei ricavi dell’industria del primo trimestre, un calo dell’1,5% che allontana i target posti per l’intero 2016 (+0,9% la stima di Prometeia-Intesa Sanpaolo in valori correnti), raggiungibili a questo punto solo in presenza di una decisa accelerazione nella seconda parte dell’anno. (IlSole24Ore)

Credo ci sia BEN opoco da dire. Anche ils ettore Auto che ha trainato la “ripresina” ha perdendo i colpi. Da italiano ed appassionato di economia e finanza, sono MOLTO più preoccupato di questi dati e non certo di una sconfitta politica che definisco “indiretta”. Ma è chiaro, è tutta una questione di poteri. La storia insegna, è sempre bello avere un posto in prima fila.

PS: chissà come mai Matteo però twitta solo cose belle e che ci devono rendere orgogliosi. Per carità, è giusto e fa morale, ma un po’ di sano realismo no? Eh no, perchè politicamente fa male…

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Danilo DT

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23 commenti Commenta
ob1KnoB
Scritto il 26 Maggio 2016 at 11:38

Trova le differenze
– tra un cervello in fuga ed un migrante economico
– tra twittare o piantare un cedro giapponese con la stessa camicia
– tra lo Yemen e la Siria
– tra Ciro e Pietro Savastano e qualcuno dei 7 (chissa’ perche’ sono in nove) a scelta
– tra shintoismo e bomba atomica
– tra la Carta di Parigi ed il TTIP
– tra i crudisti integrali ed i produttori di burrata
– tra fare debito con le Banche centrali o con la nuova reaganomics
– tra Brexit e sbagliare il candeggio
La real politik ha la capacità di trovare molti più punti di contatto che differenze.
Ps ma qual’è la reale differenza tra real politik e la politica del discount?

lucianom
Scritto il 26 Maggio 2016 at 11:53

Situazione molto seria, ma quello che mi preoccupa di più è che se Renzi perde il referendum tutto tornerà come prima e andranno al governo FI,,Lega,,vecchio PD ecc.. esattamente quelli che hanno portalo l’ Italia in questa situazione e che ora fanno gli ingegnanti. Gli unici incolpevoli sono i 5 stelle. Siamo proprio messi male!!!!!!!

paolo41
Scritto il 26 Maggio 2016 at 16:47

lucianom,

infatti occorre pensare a dove potremmo essere senza l’attivismo dell’attuale governo. Ed è ostacolato da tutte le opposizioni, incluse quelle che, quando erano al governo, proponevano ciò che oggi cerca di attuare.
Quanto ai 5 stelle, l’altra sera, ho sentito Di Maio a Porta a Porta. Grande parlatore ma troppo critico, poco concreto sui fatti ma con le sole parole non si va avanti…….

Scritto il 26 Maggio 2016 at 21:07

Sì può essere d’accordo o meno con le idee di Renzi però bisogna ammettere che qualcosa ha fatto. Negli ultimi 30 anni c’è stato solo immobilismo!

gainhunter
Scritto il 27 Maggio 2016 at 08:42

Ma voi credete ancora che le azioni dei governi abbiano un forte impatto sull’economia?
Se è vero che il governo Renzi è così bravo, come mai l’economia non si riprende e il debito pubblico aumenta? Non vi viene il dubbio che l’impatto delle azioni del governo in un mercato capitalista, tendenzialmente liberista, globalizzato e per di più che ha ceduto sovranità a un organismo in cui ha meno potere decisionale, sia piuttosto limitato?
(è solo un invito a riflettere, non voglio imbarcarmi in discussioni politiche, le lascio ai frequentatori di bar)

gainhunter
Scritto il 27 Maggio 2016 at 09:42

Sempre per stimolare i neuroni, vorrei invitare a non usare solo la memoria di breve termine ma anche quella di lungo termine quando si tratterà di votare la riforma costituzionale togliendo potere alle regioni per darlo allo stato (mutande verdi vs Poggiolini, De Lorenzo & co.), giusto per dire che non è togliendo potere all’ultimo ente che ha amministrato male per darlo a un altro (che quando lo aveva aveva anche lui amministrato male se non peggio) che si migliora l’amministrazione.

ob1KnoB@finanzaonline,
Le stesse che ci sono tra prosciutto e occhiali?

paolo41
Scritto il 27 Maggio 2016 at 11:38

gainhunter,
non puoi sperare che 50 anni di nefandezze possano essere risolte in 12 mesi. E’ comunque importante cominciare a muoversi in una direzione che abbia un minimo di razionalità anche se tutto non riesce alla perfezione. Anche cercare di scrollarsi di dosso la prepotenza tedesca ha qualcosa di positivo e il fatto che ci sia un dialogo più aperto con Moscovici e C. è un passo avanti. Poi concordo con te che i risultati finora sono stati molto limitati, ma allora il discorso andrebbe allargato sulla situazione mondiale di cui il nostro paese è un piccolo… spicchio….

gainhunter
Scritto il 27 Maggio 2016 at 14:06

paolo41,

50 anni di nefandezze in cui l’Italia è diventata la seconda industria d’Europa, e non sono stati i governi a portarla a questo livello. Quando l’economia globale andava bene, l’economia italiana andava bene, ora che l’economia mondiale va male l’Italia va male. Il debito pubblico è aumentato sempre, il debito/pil è sceso tra il 94 e il 2007 sotto tutti i governi in contemporanea al rallentamento dell’economia; mediamente l’economia italiana è cresciuta di un 1.5% (se non erro) costante meno della media europea sotto tutti i governi (secondo il S24H).
Solo politiche forti come il New Deal in USA e la svalutazione salariale tedesca (possibili in situazioni particolari e non fattibili in altre epoche e altre situazioni) hanno avuto impatti importanti relativamente agli altri paesi.

Non critico Renzi appunto perchè ritengo che qualsiasi cosa un governo occidentale faccia, in bene o in male, non può avere grandissimi effetti specialmente per un paese dell’UE. Né pretendo di vedere risultati in poco tempo, anzi SO che anche se avessimo il miglior governo possibile non basterà.

Mi sono abituato a giudicare i provvedimenti, le leggi, le riforme, non i governi:
Jobs act: male, riduce ulteriormente la domanda interna creando inattività strutturale (in passato ho sbagliato, dicevo disoccupazione strutturale) e precarizzazione a tempo indeterminato; l’unico impatto positivo è arrivato dagli sgravi fiscali
Riforma costituzionale: male, serve a portare il Nord al livello del Sud togliendo autonomia alle regioni per darle allo stato, puntando sulla demagogia (1. le regioni sprecano; perchè, lo stato no? 2. le province non servono; visto che regna l’ignoranza sulle loro competenze e la pigrizia di chi ha votato per l’acqua pubblica e vuole gli eletti invece dei nominati ma non pensa che dare la gestione dell’acqua alle regioni è impensabile e se la dai a un ente pubblico togliendo le province la dai ai nominati amici degli amici; 3. meno parlamentari e senato regionale, ok ma anche la devolution del 2009 lo prevedeva e gli Italiani l’hanno bocciata; 4. giustizia: non ho approfondito ma anche la devolution la riformava); e poi, quale impatto dà all’economia?
Lotta all’evasione fiscale: come i governi precedenti, né più né meno
Lotta alla corruzione: come i governi precedenti, né più né meno
80 euro: va bene, ma cosa cambia rispetto ai governi precedenti? Sul mio reddito ho avuto cali dell’irpef sia da Berlusconi sia da Prodi sia da Renzi
Tasse sul capital gain: male, sia perchè era già aumentata poco tempo prima sia perchè ha aumentato le tasse sulle rivalutazioni delle rendite pensionistiche
Spending review: non pervenuta, come i governi precedenti
IMU: bene, esattamente come Berlusconi
Semplificazione: non pervenuta, come i governi precedenti

Di contro, da un sondaggio recente, l’opinione pubblica apprezza le misure spot:
– gli 80 euro -> anche Berlusconi aveva ridotto l’irpef ai redditi più bassi
– Cantone all’anticorruzione
– IMU -> idem per Berlusconi

Insomma, quando leggo che i governi precedenti non hanno fatto niente invece Renzi… a me non sembra, né che non abbiano fatto niente, né che ci sia tutta questa differenza, NEI FATTI. A meno che si voglia bere la storia che Deutsche Bank e Blackrock vendeva i titoli di stato italiani perchè Berlusconi faceva i festini (vedi spread a 500 con Monti).
Quindi se per gli Italiani contano di più la credibilità, l’immagine, la fiducia, ben venga Renzi al posto di Berlusconi, ma non venitemi a dire che rispetto agli altri governi, ripeto NEI FATTI, sia cambiato qualcosa. E tantomeno che l’azione di governo è fondamentale.
Ricordo che le stesse cose (l’immobilismo dei governi precedenti, gli altri ci hanno portato qui, ora invece si cambia) si dicevano di Berlusconi nel 1994 e di Monti nel 2011.

paolo41
Scritto il 27 Maggio 2016 at 14:34

gainhunter,
…ti rispondo nel week-end, se ce la faccio. Comunque in alcune delle tue osservazioni sono d’accordo, sul discorso in generale meno.

x_maurizio
Scritto il 27 Maggio 2016 at 17:54

La cosa importante è : SE CADE RENZI l’ITALIA VA AL DIAVOLO E CON ESSA L’EURO ?
SE la risposta fosse SI, allora se cadesse Renzi va bene.

kry
Scritto il 28 Maggio 2016 at 01:40

x_­mau­ri­zio@fi­nan­za,

La risposta è comunque NO.
Renzi cade perchè nel momento che gli si fa lo sgambetto circola già il nome di chi lo sostituisce … è già successo a Berlusconi con Monti.

gainhunter
Scritto il 28 Maggio 2016 at 08:21

kry@finanza,

Schäuble? 🙂

kry
Scritto il 28 Maggio 2016 at 21:01

gai­n­hun­ter:
kry@​finanza,

Schäuble?

Quello che non può fare gli sgambetti in maniera tradizionale visto che per qualche motivo s’è preso 3 pallottole?

lucianom
Scritto il 29 Maggio 2016 at 13:30

Mi è piaciuta la frase di Cacciari (vedi WSI) “Dopo 40 anni di fallimenti ora chi ha fallito si ribella per questo motivo voto SI”.

paolo41
Scritto il 29 Maggio 2016 at 17:56

gainhunter,

ti avevo promesso un commento alle tue osservazioni. Vedi se ti ci ritrovi.

Non possiamo paragonare quanto è successo negli ultimi 50 anni con quanto si è sviluppato in Italia nell’ultimo decennio; anzi esserci seduti sugli allori e non aver capito cosa avrebbe comportato la globalizzazione sono stati i fattori che ci hanno portato alla situazione attuale (ricordo che il primo post che scrissi per il blog fu proprio sugli effetti della globalizzazione; si parla di anni fa quando il blog stava compiendo i primi passi e Danilo, anticipando gli eventi, prevedeva la crisi del 2007). Le responsabilità degli errori suddetti non è ascrivibile al solo governo che non ha mai avuto una politica industriale che non fosse quella di guardare in casa propria (vedi i grossi colossi industriali come IRI, Montedison, Eni, Telecom/Sip, Enel, etc. tutte a controllo statale, super affollati e dispendiosi, super indebitati , assunzioni e carriere per nepotismo e raccomandazioni, mazzette a go-go) e in secondo luogo, per ragioni politico-elettorali e per interesse personale, sempre pronti a elargire pesanti finanziamenti alle aziende private. La politica industriale equivaleva alla difesa dello status quo e del territorio contro le importazioni della concorrenza. Ci dimentichiamo che la FIAT aveva nel ’95 ancora il 60% del mercato italiano, che, detto per inciso, le vetture importate sopra i 2000cc di cilindrata erano costrette a pagare il 30% di IVA, che lo stabilimento di Melfi è stato tutto pagato da finanziamenti di Stato. Porto l’esempio della Fiat ma situazioni analoghe erano nella Ignis e nelle fabbriche del bianco, tutto il mondo industriale, salvo rare eccezioni era nella stessa situazione; e non dobbiamo sottovalutare le responsabilità del sindacato, miope ogni oltre limite, che dopo gli anni di piombo sono assurti a potere decisionale nelle scelte aziendali con i capi, fare il sindacalista diventò un mestiere ben retribuito e parecchi capi sono divenuti personaggi storici (senza far nomi) che giravano in lussuose berline con autista e oggi vivono con lussuose pensioni. Quando ci siamo accorti che la globalizzazione allargava più o meno rapidamente i confini dei mercati, sia la classe politica che gli imprenditoria e tanto più i sindacati non si sono rilevati all’altezza della situazione; “piccolo è bello” non funzionava più, l’automazione tagliava i posti di lavoro, se volevi esportare dovevi produrre prodotti di nicchia e di elevata qualità perché i prodotti “standard” della concorrenza costavano meno ed erano di migliore qualità. Dio solo sa quante migliaia di miliardi sono costati allo Stato snellire e o vendere le aziende statali e quante aziende private sono fallite o sono state cedute ad acquirenti stranieri; Dio solo sa quante persone hanno perso il lavoro e oggi sono costrette a vivere con misere pensioni (aggravate in termini di potere di acquisto dall’entrata nell’euro):è stato un massacro. Ma non è ancora finito, perché se vuoi sopravvivere devi avere un prodotto appetibile, competitivo nei costi e con la produzione localizzata nei mercati più economici e non basta : devi applicare la massima automazione, devi vivere in tutti i modi nel mondo del Q4 !!! Nei miei ultimi anni di consulenza industriale (ho chiuso nel 2002) in un’azienda di Chieti in Abruzzo quattro managers (gente con le palle) ha introdotto un Q4 (allora si chiamava semplicemente automazione integrata) che copriva tutte le fasi di produzione, dagli acquisti agli ordini del cliente, alla movimentazione automatica del magazzino, al trasporto del materiale tramite carrelli alle stazioni di lavoro, allo scarico del materiale, al caricamento sulle macchine, al prelievo del prodotto lavorato con destinazione ad altra stazione o al magazzino del prodotto finito con tutte le fasi monitorate in continuo. Personale: un tecnico ogni 5 stazioni di lavoro a supervisionare ed eventualmente risolvere eventuali intoppi nel processo e una decina di carrellisti all’entrata e all’uscita del magazzino. Siamo nel 2000/2001. Oggi leggevo che in Cina la fabbrica che produce gli smartphone per Apple licenzia 100.000 ( dico 100.000) persone a tutti i livelli perché sta introducendo il ….. Q4. Questa è la spiegazione del JOBS ACT: rendere flessibile il lavoro, migliorare in continuo la produttività, rendere minimali i contratti sindacali nazionali e far pesare di più i contratti aziendali, premiare i più bravi. E’ una legge di sopravvivenza. Sono d’accordo che ci sono dei punti da rivedere e/o migliorare (i voucher innanzitutto) ma siamo ben lontani dallo “schiavismo” tedesco dove permettono a personale esterno (ormai superano i 4.000.000 di lavoratori) di lavorare alle linee di montaggio con una retribuzione di circa € 850 senza benefici sociali. Se sei un imprenditore e se sei sicuro di avere un prodotto all’altezza della concorrenza devi inseguire la domanda, ovunque essa si generi o prevedi che si possa generare. E devi investire nell’innovazione continua e finanziare la ricerca,e non aver paura a stringere joint con altri partner, italiani o stranieri che siano, perché solo la dimensione della produzione, la sua qualità e la rapidità con cui puoi immettere sul mercato nuovi prodotti permetteranno di sopravvivere. Chi ha le carte in mano per giocare questo ruolo è l’imprenditoria; il governo, nei suoi limiti professionali, può creare agevolazioni fiscali ma non può andare oltre.
Veniamo a Stato, regioni, province, non mi metto a discutere quale sia la soluzione migliore; so solo che rubano tutti, o meglio, quasi tutti. C’è troppa gente e pochi professionisti nel vero senso della parola perché continuano a prevalere gli interessi politici e le faide collegate. Nel Sud, dove lo Stato latita, alle faide collegate gli hanno dato un nome: mafia, camorra, ndrangheta, etc. ora c’è anche mafia-capitale e chissà quante altre sparse in tutta Italia. Possiamo solo sperare che Cantone, magistrati e finanza intensifichino il loro mandato, ma è importante che poi le punizioni siano elevate e penalizzanti (con confisca dei beni) e non si conceda la minima attenuante.
La mia opinione è che se cade Renzi in questo momento, cadiamo nel caos globale perché fuori dall’attuale governo c’è un ammasso di pavoni e menestrelli che pensano di avere la bacchetta magica per risolvere la cancrena che attanaglia il sistema Italia, salvo poi ritrovarci a subire le angherie e i misfatti che abbiamo sperimentato quando ci hanno imposto, a livello Europa (ops, Germania) governi che pensano solo all’austerity e a taglieggiare i cittadini. Teniamoci quel poco o tanto che è stato fatto fino a oggi ed è solo con la politica dei piccoli passi che riusciremo a raggiungere ulteriori traguardi.

gainhunter
Scritto il 29 Maggio 2016 at 23:14

La globalizzazione ha sicuramente inciso sulla crescita economica, ma la situazione attuale è il risultato del trasferimento di una parte non indifferente della nostra economia alla Germania, come conseguenza della svalutazione interna tedesca in presenza di cambi fissi, che è stata possibile per la compresenza di forte lobby dell’industria + minore potere dei sindacati + afflusso di lavoratori dall’Est.
A tale svalutazione ha corrisposto di contro un’ingente spesa pubblica a sostegno/compensazione dei lavoratori, modo subdolo e ingegnoso per dare quegli aiuti di stato proibiti dall’UE e che l’Italia aveva dato nei decenni precedenti alle imprese; in pratica la Germania ha fatto dopo quello che l’Italia aveva fatto prima, con risultati non molto dissimili (crescita economica negli anni 70/80 in Italia pur non disponendo di materie prime e aumento importante del debito/pil in riferimento al punto di partenza, crescita economica in Germania e aumento importante del debito/pil in riferimento al punto di partenza).
Questa è stata non solo la reazione della Germania alla globalizzazione ma anche alla sua crisi dei primi anni 2000. La conseguenza è la situazione attuale di tutti i paesi europei e dell’Italia in particolare nel settore dell’industria in quanto principale concorrente. In pratica, il concorrente numero uno per la nostra industria è l’industria tedesca, non quella cinese (oggi o nel prossimo futuro magari sì, ma negli anni 00 non lo era di certo).
Che poi ci sia stata poca lungimiranza, scarsa o assente pianificazione industriale è sicuramente vero, che abbiano sprecato tanto anche, ma cosa bisognava fare per rispondere alla globalizzazione? In pratica si doveva cambiare radicalmente il modello economico, dal “piccolo è bello” bisognava passare alle multinazionali (guarda caso in Europa chi ha resistito di più alla svalutazione tedesca è l’Olanda, che ha un’economia piuttosto ricca di multinazionali).
Responsabilità ci sono, ma ci sono anche fattori che non hanno niente a che vedere con l’azione del governo, con le capacità dei manager, con la corruzione e il sistema politico, ma con le caratteristiche dell’economia italiana.
Per fortuna e purtroppo l’automazione e la tecnologia da un lato semplificano e migliorano la qualità della vita per il consumatore e i profitti per il produttore, ma per forza di cose riducono la domanda di lavoro (una parte si sposta in nuovi lavori più moderni, ma solo una parte). Quindi gestire con più o meno decisione la modifica del sistema del lavoro significa bilanciare le esigenze della modernità con l’offerta di lavoro per evitare da una parte di restare indietro nella competizione internazionale e dall’altra di creare disoccupazione che porta recessione. Nei primi anni 2000 quando si iniziava a parlava di globalizzazione c’è stata la riforma Biagi che ha portato un po’ di flessibilità e anche un po’ di precarizzazione. niente in confronto all’inferno Hartz della Germania, ma ripeto in Germania c’era una situazione diversa sia sul mercato del lavoro sia sulla curva dell’evoluzione del debito e del debito/pil (non dimentichiamo che l’industria tedesca è cresciuta con le materie prime in casa e nel 45 aveva debito pubblico pari a zero, oltre che successivamente i debiti di guerra azzerati).
Meno spingi più devi fare protezionismo, ma questo con l’UE, l’euro e il WTO è saltato, e in ogni caso l’Italia sarebbe partita in svantaggio per le peculiarità della sua economia.

Vedo che sei d’accordo con me sul fatto che il governo non può andare molto oltre le agevolazioni fiscali, ovvero con i vincoli europei e la situazione attuale può fare molto poco. Il problema del Jobs Act è che ha funzionato solo nelle agevolazioni fiscali: è naturale…
Era l’industria che doveva investire e modernizzarsi? Ok, può essere. Non è successo, e quindi cosa possiamo fare oggi?
Da questa situazione non si può uscire con nessuna azione di governo all’interno dell’UE e con l’euro perchè non sarebbe sufficiente. O anche se fosse sufficiente richiederebbe comunque decenni di trasformazioni. Intanto però una parte dell’industria e dell’economia se n’è andata, migliaia di aziende sono saltate e continueranno a saltare nel frattempo.
Serve uno shock, ma non nel senso di un reset né tantomeno l’arrivo della troika auspicata da quelle che io ritengo menti criminali; da una parte uno shock tipo una svalutazione per recuperare velocemente competitività (e l’unico modo per farlo nei confronti della Germania è la svalutazione), e dall’altra le regioni che già sono più competitive devono essere messe in condizione di correre più velocemente, cioè la riforma costituzionale deve andare nella direzione opposta a quella proposta e approvata dal PD.

Sulla questione della suddivisione territoriale, è vero che tutti rubano ma più ripartizione c’è più le somme sono basse. Quello che serve è la trasparenza, e avvicinare le spese ai cittadini. E non si può dire “facciamo come la Germania che funziona” (o la Svizzera) e poi si fa il Jobs Act in materia di lavoro ma in materia di amministrazione non si copia il federalismo tedesco o svizzero, al contrario si toglie agli enti locali per dare più potere allo stato. In Germania, in Svizzera, in Francia ci sono regioni, province (chiamati distretti o dipartimenti), comuni e hanno molta più autonomia, in particolare fiscale. La Baviera ha un residuo fiscale di 3 miliardi all’anno, la Lombardia 55! Veneto, Emilia un po’ meno. Se non si lasciano correre queste dove vuoi che vada l’Italia?

Se cade il governo Renzi la colpa è di Renzi che ha voluto legare il suo futuro all’esito del referendum, dimostrando (per la seconda volta: “io faccio le leggi, i giudici le applicano”) di non aver rispetto della costituzione, e tutto nel silenzio di quell’altro traditore della costituzione (oltre a Napolitano) che è Sergio Mattarella (traditore come qualunque europeista favorevole a cessioni di sovranità non previste e non consentite dalla costituzione, ma lui in prima persona in quanto dovrebbe essere servo della costituzione).
Tanto per chiarire, io non auspico la caduta del governo, sia perchè almeno non sta facendo dei gran danni (1000 volte Renzi piuttosto che Monti) sia perchè tanto non risolverebbe nulla, che ci sia o che non ci sia un’altra possibilità di governo. Io spero che non passi la riforma costituzionale perchè è sbagliata, se poi Renzi si dimette per questo è solo colpa sua. Solo un cittadino irrispettoso della costituzione può votare a favore o contro la riforma perchè è a favore o contro Renzi: non siamo all’asilo o allo stadio, sono cose serie.
Io vedo solo una possibilità ormai, la secessione delle regioni più competitive, ma purtroppo per il brainwashing scolastico prima e televisivo poi (“la mafia c’è anche in Lombardia quindi la Lombardia è come la Sicilia”, idem per corruzione, sprechi, evasione, mentre la realtà per chi vuole approfondire seriamente è diversa) troppi cittadini di queste regioni sono contrari. D’altronde siamo arrivati a un punto in cui noi non possiamo più permetterci di portarci dietro certi pesi, abbiamo la necessità di alleggerirci, in modo drastico. E Renzi non sta andando in questa direzione né ne ha l’intenzione, anzi (basta vedere dove sono indirizzati gli incentivi di Invitalia).

gainhunter
Scritto il 29 Maggio 2016 at 23:39

paolo41,

Una domanda: secondo te se non ci fosse stato l’euro, oppure se la Gernania non avesse svalutato il lavoro, la globalizzazione ci avrebbe portato alla situazione attuale?

paolo41
Scritto il 30 Maggio 2016 at 08:34

gainhunter,
guarda che credo di essere stato il primo in questo blog a dire che la Germania ci avrebbe distrutto e che bisognava abbandonare l’euro. Ma si parla di anni fa , poi mi sono stancato di ripeterlo. Danilo mi è testimone!!!!!

gainhunter
Scritto il 30 Maggio 2016 at 13:31

paolo41,

Lo so benissimo, e allora concorderai che:
1. l’impatto della globalizzazione è ben poca cosa rispetto all’impatto di Germania+euro
2. l’impatto degli sprechi, dell’evasione e della corruzione è inferiore rispetto all’impatto di Germania+euro
3. qualsiasi governo può fare ben poco per recuperare la competitività persa nei confronti della Germania, ovvero del nostro concorrente principale
Se concordi, allora che ci sia Renzi, Salvini, Di Maio, Pippo o zio Paperone cambia poco… non trovi?

gainhunter
Scritto il 30 Maggio 2016 at 13:48

DIci che nell’ultimo decennio il governo ha dormito sugli allori, ma cosa doveva fare se l’unica possibilità per contrastare il guadagno di competitività della Germania era abbandonare l’euro? Magari se avessero attuato una politica industriale, se i sindacati fossero stati più collaborativi, ecc. ecc, la situazione sarebbe un filo migliore, ma non possiamo dire che l’Italia non sarebbe finita comunque in una recessione di questa portata.
E’ questo il senso del mio discorso: dare meno peso e meno importanza alla politica di quanto gliene viene data.

ob1KnoB
Scritto il 30 Maggio 2016 at 18:01

gai­n­hun­ter: E’ que­sto il senso del mio di­scor­so: dare meno peso e meno im­por­tan­za alla po­li­ti­ca di quan­to glie­ne viene data.

Verissimo. Peccato che forse anche solo questo dovrebbe bastare per esprimere un giudizio pesantemente negativo sull’operato di chi, più o meno direttamente, determina legiferando la qualità della nostra vita. Galileo teorizzando il ‘metodo scientifico’ determinava l’esperienza e i riscontri sperimentali quali capisaldi per perseguire la realtà ‘oggettiva, affidabile,verificabile, condivisa’ delle cose. Non ha colore politico la mia constatazione. Le esperienze e i riscontri hanno il sapore delle alchimie di Cagliostro, casuali ed improvvisate. La realtà riportata dall’informazione non è oggettiva (sa tanto tanto di propaganda sistematica) ne affidabile (balle su balle reiterate senza vergogna) ne verificabile (guai a sfiorare certe informazioni) ne tanto meno condivisa (che sarebbe il meno). Ma ormai siamo abituati a tutto. Non è questione del solito ‘benaltrismo’ ma un sistema efficiente si basa sulla fiducia. La fiducia è una cosa seria e si fonda sulla trasparenza non sulle balle. Dal piccolo amministratore di condominio ai massimi agglomerati globali. Posso avere simpatia per la visione romatica Cagliostro ma non gli affiderei i miei figli. Io non ho più fiducia e di questo qualcuno è responsabile. Io (!)

ob1KnoB
Scritto il 30 Maggio 2016 at 18:05

Ps. risposta corretta. La stessa differenza che c’è tra prosciutto ed occhiali.

gainhunter
Scritto il 30 Maggio 2016 at 20:40

ob1KnoB@finanzaonline: Verissimo. Peccato che forse anche solo questo dovrebbe bastare per esprimere un giudizio pesantemente negativo sull’operato di chi, più o meno direttamente, determina legiferando la qualità della nostra vita.

When in doubt, blame the government?
“determina legiferando la qualità della nostra vita” mi sembra decisamente eccessivo, a meno di vivere in Cina…

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