ITALIA COME NEL 1959. Ma ora è peggio perchè non c’è crescita economica!

Scritto il alle 09:00 da Danilo DT

1959

La crescita economica, questa sconosciuta… Dopo mesi in cui speranzosi politici cercavano di indorarci una pillola amara, e anche complice una Brexit che non era tra gli scenari previsti, ecco che pian piano la verità viene a galla. La crescita economica non c’è. Non che ne avessimo la certezza, per carità, ma la situazione addirittura rischia di essere peggio di quanto si possa immaginare.
Tranquilli, siamo in buona compagnia, anche se è evidente che come spesso accade, siamo l’ultima ruota del carro. Ecco le previsioni sul PIL italico e non solo, in attesa nelle prossime giornate dove avremo le conferme del caso.

(…) secondo le stime dei modelli a breve dell’Ufficio parlamentare di Bilancio (UpB), a fine anno la sua crescita resterebbe al di sotto dell’1%. Siamo tra i due e i tre decimali in meno rispetto alle previsioni del Governo. E lo scenario di una ripresa meno dinamica verrebbe confermata anche nel 2017, con un “effetto Brexit” che impatterebbe negativamente tra lo 0,2 e lo 0,4%, a seconda della severità delle ripercussioni sui mercati finanziari e sull’offerta di credito.

In attesa delle prossime stime Istat (12 agosto) sul secondo trimestre, l’UpB vede un aumento del Pil tra aprile e giugno dello 0,2% (contro lo 0,3% del primo trimestre) mentre nel terzo trimestre si scederebbe a un +0,1%. (IS24H)

PIL: i dati previsionali di Bloomberg per il 2017

bloomberg-consensus-gdp

Nulla di bello, oserei dire. Ma come dicevo e come potete vedere, il rallentamento sarà globale e non solo italiano, anche se noi dobbiamo SEMPRE distinguerci…

Consensus su crescita globale

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Ma come vedrete più tardi (nel post che segue), il problema della crescita asfittica non è “Made in USA”…
Intanto però per la nostra economia i segnali di rallentamento si moltiplicano. A partire dai dati sui consumi. Il sito LaVoce  ci racconta che nei primi cinque mesi dell’anno le vendite al dettaglio sono cresciute solo dello 0,3 per cento in valore e sono scese dello 0,2 per cento in volume rispetto al 2015. Poiché lo stesso dato era un +0,7 per cento in valore e in volume nei primi tre mesi dell’anno, se ne deduce che in aprile e maggio è arrivata una gelata dei consumi. L’andamento deludente dei consumi ha una spiegazione immediata: si chiama perdita di fiducia. Dopo aver raggiunto un valore massimo a fine 2015, l’indice di fiducia dei consumatori è crollato nei primi sei mesi del 2016, rimangiandosi tutto l’aumento dell’ultimo anno. Il calo ha controbilanciato in negativo la crescita del reddito disponibile dei primi mesi del 2016. Come mostra il grafico, la discesa della fiducia è avvenuta più o meno quando le borse mondiali sono cadute e l’entrata in vigore bail-in ha scoperchiato i problemi nascosti sotto il tappeto di grandi e piccole banche italiane. Ben prima che i sostenitori del “Leave” prevalessero nel referendum britannico di giugno.

crollo-fiducia-italia

Se mi chiedete le ricetta che sarebbe necessaria per risollevare le sorti dei consumi e quindi dell’economia italiana, io ve la ripeto, ma ormai ho perso ogni speranza, nemmeno per la cattiva volontà della classe governante ma per l’impossibilità di attuazione visto che ci sono dei vincoli comunitari e la fatidica “coperta è corta”. A cosa mi rierisco? Semplice: ad una fase di espansione della politica fiscale. Quindi taglio delle aliquote a tutti i livelli, sia per imprese e lavoratori, e soprattutto questi ultimi devono vedersi una detassazione della busta paga. Unica via per riprendere a consumare. E che non si pensi che con il QE si possa ancora fare qualcosa, se non gonfiare la bolla della finanza. Anzi, quello che può succedere si chiama DEFLAZIONE. C’è chi parla di un deja vu nel 1959 Però almeno a quei tempi un po’ di crescita c’era. E ora?

(…) Andando avanti così a fine anno si registrerà una variazione dei prezzi negativa, per la prima volta negli ultimi 57 anni, spiega la Cgia di Mestre.
Con una sostanziale differenza: se nel 1959 il Pil italiano viaggiava a un ritmo del +7%, oggi dopo la recessione e la lunga crisi, la crescita economica si presenta debole e a rischio come dimostrano le analisi dei centri studi e degli organismi internazionali che stanno rivedendo al ribasso le prospettive per il 2016, per tassi di crescita sotto l’1%. (…) (SoldiBlog) 

Se poi ci aggiungiamo la crisi di fiducia di cui vi parlavo prima e il quadro non proprio idilliaco sulle banche italiane, beh, inizia veramente difficile sperare in qualcosa di buono. E il fatto di essere in buona compagnia, sinceramente, non mi rincuora affatto.

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4 commenti Commenta
atomictonto
Scritto il 27 Luglio 2016 at 10:07

I consumi non crescono…per forza è in atto una DEFLAZIONE SALARIALE allucinante, ormai anche per posizioni manageriali medio-alte scartano d’ufficio tutti quelli sopra i 45 anni (!!) perchè x esperienza e qualifiche non possono pagarli 1000 euro al mese (si…vogliono manager medio-alti al prezzo di un operaio di 25 anni fa…).
Tra 10-15 anni gli ITaliani guadagneranno 1/3 dei loro padri e nonni e i consumi crolleranno del 40-50% mandando tutti in malora.
Questo della deflazione salariale estrema è il Terzo Step del suicidio industriale Italiano: 1° Step la rinuncia al nucleare negli anni ’80, 2° Step il raddoppio pernicioso dei prezzi con l’entrato in circolazione dell’Euro nel 2002, 3° Step finale verso la DEINDUSTRIALIZZAZIONE DRAMMATICA è questa stupida, infanti e come sempre “shortsighted” deflazione salariale operata dalle imprese.

Scritto il 27 Luglio 2016 at 10:27

atomictonto@finanza,

Non sottoscrivo sennò poi dicono che sono troppo un pessimista… LOL….

atomictonto
Scritto il 27 Luglio 2016 at 10:45

HAhahaha…eh ma è cosi. Io sono Long per natura ma ormai, dopo 30 anni, penso sia abbstanza finita, le scelte generali della popolazione Italiana sono e sono state DISASTROSE, non gli resta che prendersela con la politica per i futuri scenari (dico “gli” perchè io e la mia famiglia stiamo prendendo le misure necessarie per andarcene definitivamente dall’ITalia nei prossimi 3-4 anni, e guardarci il collasso da fuori).
Da­ni­lo DT,

draziz
Scritto il 27 Luglio 2016 at 12:41

ato­mic­ton­to@fi­nan­za,

Mi permetto di far notare che la deflazione salariale viene attuata a causa di un eccesso di costi imposti dal sistema politico-sindacale, da una magistratura del lavoro non solo faziosa ma spesso improntata al disprezzo del bene comune rappresentato dalle imprese, sempre penalizzante nei confronti del sistema produttivo, anche in casi eclatanti di torto marcio da parte del “povero” lavoratore…

Dai e dai il risultato finale finalmente si vede: tassare anche contro il raziocinio (prendi l’IRAP: è un’imposta delinquenziale, applicata oltre il sistema di diritto fiscale classico), spolpare le imprese a tutti i costi, inventarsi situazioni fiscali inesistenti per fare cassa in ogni modo…
Adesso che ci sono un bel po’ di macerie ci si accorge che qualcosa non va…
E chi sa come far funzionare il capitale…sposta la sede sociale in Lussemburgo, in Olanda…delocalizza in Polonia, Repubblica Ceca, Romania, Bulgaria…

Vogliamo proprio trovare un colpevole? Suvvìa…certe responsabilità sono molto chiare…smettiamola di prendercela con i soliti e di avere un Parlamento popolato da gente che accumula avvisi di garanzia ed offese al Codice Penale…
Il sistema della caccia all’untore è vecchio di qualche secolo…ma il gregge ci casca sempre…

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