Il report di finanza indipendente

Scritto il alle 12:30 da Danilo DT

La BRI (Banca dei Regolamenti Internazionali) , universalmente conosciuta come BIS (Bank of International Settlement) è sicuramente molto sottovalutata dalla comunità degli analisti internazionali. Forse perché è l’unica istituzione che ha il coraggio di dire veramente cosa pensa ed ha la volontà di mettere nero su bianco qual è la reale situazione della finanza globale.

Sissignori, finanza indipendente e realistica. Merce rara di questi tempi, soprattutto quando si tratta di banche e di analisi finanziarie.

The Bank for International Settlements (BIS) is an international organisation which fosters international monetary and financial cooperation and serves as a bank for central banks.
The BIS fulfils this mandate by acting as:

• a forum to promote discussion and policy analysis among central banks and within the international financial community
• a centre for economic and monetary research
• a prime counterparty for central banks in their financial transactions
• agent or trustee in connection with international financial operations

 

Source: BIS

Cosa significa? Che la BRI non è proprio un’istituzione di secondo livello. E’ praticamente la Banca Centrale delle Banche Centrali.
Vi sembra poco?

Però, fate ben attenzione. Non è sui giornali ( o comunque lo è molto poco),pochi sanno cosa fa e cosa dice, e pochi sanno che la BRi dice veramente quello che pensa, con indipendenza e trasparenza. Credo dunque sia assolutamente importante mettere in forte evidenza l’ultima relazione annuale (che è già stata segnalata da un lettore giorni fa) emessa dalla BRI, la numero 80.
Ed è veramente notevole poter leggere tante, troppe cose che noi stiamo difendendo da tempo immemore. Un piccolo premio morale che ci certifica un fatto. Abbiamo preso la strada giusta, abbiamo difeso dei ragionamenti e dei discorsi che sono assolutamente difendibili, abbiamo ipotizzato scenari che oggi diventano realistici.
E oggi questo report, certifica il tutto in modo evidente.

 Alcuni stralci dell’80° relazione annuale della BRI

 

“…Le politiche di sostegno macroeconomiche hanno dei limiti. Le recenti reazioni di mercato mostrano che quelli dello stimolo fiscale sono già stati raggiunti in vari paesi. In molte economie industriali occorrono subito misure volte a riequilibrare in tempi ravvicinati le finanze pubbliche. Tali misure devono essere accompagnate da riforme strutturali per favorire la crescita e garantire la sostenibilità a lungo termine dei bilanci. Quanto alla politica monetaria, malgrado la fragilità macroeconomica e il livello contenuto dell’inflazione di fondo nelle maggiori economie avanzate, è importante non dimenticare che un
periodo troppo lungo di tassi ufficiali prossimi allo zero, in condizioni di liquidità abbondante, comporta distorsioni e crea rischi per la stabilità finanziaria e monetaria.
È necessario portare a termine la fondamentale riforma del sistema finanziario affinché esso poggi su basi più solide e possa sostenere in futuro una crescita elevata e duratura. Anzitutto, il processo di riforma dovrebbe produrre politiche più efficaci di regolamentazione e vigilanza che si inscrivano in un quadro di riferimento integrato. Nel nuovo assetto globale per la stabilità finanziaria dovrebbero confluire i contributi delle politiche regolamentari, prudenziali e macroeconomiche. Con il sostegno di solidi dispositivi di governance e della cooperazione internazionale, tale assetto promuoverebbe il perseguimento congiunto degli obiettivi di stabilità finanziaria e macroeconomica.

 
 
 

(…) Durante la crisi le banche centrali hanno abbassato drasticamente i tassi ufficiali al fine di stabilizzare il sistema finanziario e l’economia reale. Questi tagli essenziali, integrati da misure non convenzionali di politica monetaria adottate per far fronte alle disfunzioni dei mercati finanziari, sono riusciti a evitare il tracollo economico. Ma la politica monetaria non può restare espansiva indefinitamente. Un basso livello dei tassi di interesse altera le decisioni di investimento. Vanno vagliati attentamente anche i rischi per la stabilità finanziaria derivanti dal prolungato periodo di tassi ufficiali estremamente bassi.
Questa situazione può incoraggiare i mutuatari ad accorciare la durata media delle loro passività, favorire l’assunzione di posizioni rischiose a crescente leva finanziaria e ritardare la necessaria correzione dei bilanci. Sebbene sia possibile e auspicabile che le autorità affrontino tali rischi con altri strumenti, sussiste comunque l’eventualità che la politica monetaria debba essere inasprita prima di quanto giustificato da considerazioni basate sulle sole prospettive macroeconomiche.

.(…) Il livello del debito pubblico in molti paesi industriali ha imboccato un sentiero di crescita insostenibile. Gli attuali disavanzi di bilancio, in parte ciclici e in parte gonfiati dalle misure di contrasto alla crisi, sono elevati in rapporto al PIL. Per giunta, la spesa collegata all’invecchiamento della popolazione è destinata a crescere considerevolmente nell’arco dei prossimi decenni. I recenti sviluppi in Grecia e in altri paesi dell’Europa meridionale mettono in evidenza la rapidità con cui i dubbi degli investitori sulla sostenibilità delle finanze pubbliche possono propagarsi da un paese all’altro. Inoltre, i livelli elevati del debito pubblico rischiano di deprimere la crescita economica a lungo termine e in definitiva di mettere in pericolo la stabilità monetaria. Siffatti rischi evidenziano l’urgenza di adottare misure credibili per ridurre i disavanzi di bilancio correnti in vari paesi industriali. Al fine di contrastare gli squilibri fiscali a lungo termine sono necessarie riforme strutturali che accelerino la crescita del prodotto potenziale e contengano l’aumento futuro degli esborsi collegati all’età. Tali misure possono avere effetti negativi sulla crescita nel breve periodo, ma questi sono di gran lunga preferibili all’alternativa di dover far fronte a un’improvvisa perdita di fiducia del mercato. Un programma di risanamento dei conti pubblici, che riduca i disavanzi di vari punti percentuali in rapporto al PIL nell’arco di alcuni anni, apporterebbe considerevoli benefici in termini di tassi di interesse a lungo termine bassi e stabili, minore fragilità del sistema finanziario e, in definitiva, migliori prospettive di investimento e di crescita nel lungo periodo.

(…)  La crisi ha messo in luce le gravi carenze di alcuni modelli operativi delle società finanziarie.

(…)  La stabilità del sistema finanziario è messa a repentaglio da incentivi distorti e da effetti di retroazione prociclici.

(…)  Le turbative finanziarie della prima metà del 2010 hanno messo in risalto la fragilità del sistema finanziario del mondo industriale: uno shock di dimensioni anche modeste rischia di farci rivivere gli accadimenti di fine 2008-inizio 2009. La crisi del debito sovrano greco sta chiaramente ostacolando l’incipiente ripresa dell’Europa dalla recessione provocata dalla crisi precedente. Diversamente da allora, tuttavia, il margine di manovra disponibile è pressoché nullo. I tassi ufficiali sono già a zero e i bilanci delle banche centrali sovradilatati. Sebbene il debito del settore privato abbia cominciato a calare, quello del settore pubblico ne ha preso il posto, e in molti paesi le finanze dello Stato hanno già imboccato un sentiero insostenibile. In breve, la politica macroeconomica si trova oggi in una situazione assai peggiore di quella di tre anni fa, con scarsi mezzi per combattere un’altra crisi: qualora si ripresentasse un’emergenza sarebbe infatti difficile trovare le risorse per un’ulteriore azione di contrasto. Per le politiche macroeconomiche la priorità è pertanto quella di riacquistare la capacità di reagire alle crisi economiche e finanziarie riportandosi su sentieri sostenibili.

(…)  A tre anni dallo scoppio della crisi le speranze di ripresa e di riforma restano grandi, ma la pazienza si sta esaurendo. Le autorità sono alle prese con un pesante retaggio: gli effetti collaterali delle misure di sostegno finanziario e macroeconomico in atto, combinati alle vulnerabilità non risolte del settore finanziario, minacciano di bloccare la ripresa, e la serie completa di riforme necessarie a migliorare la resilienza del sistema finanziario non è stata ancora ultimata.

 

 

Avete capito? La Banca Centrale delle Banche Centrali che dice “ la pazienza si sta esaurendo”… Un atto di accusa violentissimo che, come sempre, è passato inosservato da…pressoché tutti gli operatori.

La morale finale di questa lunga relazione però è la seguente: il mondo è in fase di profonda difficoltà, è stato fatto molto, ma non sono che rattoppi in un colabrodo che continua a fare acqua da tutte le parti. Ci vuole però un impegno diverso della classe politica e delle banche per riemergere dalla situazione. C’è ancora spazio per rimettere in piedi al situazione e per dare un futuro all’economia. Ma occorre intervenire ora, subito. Personalmente ho visto che comunque questo comportamento condiviso manca totalmente. Gli interessi economici di un pugno di banche che la BRI definiva “troppo grandi per fallire ma anche troppo grandi per esistere” dominano ancora il mercato. Fin quando non cambia questa mentalità, non faremo altro che avvicinarci al baratro. Occorre cambiare prima che sia troppo tardi.

Amen.

Per scaricare il report completo cliccate qui sotto. Credo sia un eccellente documento che merita la giusta considerazione.

Source: BIS)

 

 

STAY TUNED!

DT

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