Il grande dilemma sul mondo del lavoro

Scritto il alle 13:12 da Danilo DT

Parlare di solo tasso disoccupazione è scorretto. Provate a guardare questo grafico e poi dietmi voi che ne pensate dello stato di salute del mondo del lavoro e dell’economia USA in generale.

Lavoro USA.
Preso di mira come elemento totalmente condizionante per la politica monetaria da Bernanke, degradato ad elemento relativamente condizionante dalla Yellen.
Il cambiamento della sua Forward Guidance guarda ad un quadro macroeconomico più ampio anche perché quanto è corretto guardare al solo dato del tasso disoccupazione USA ufficiale (ovvero quello U-3)?
Per rinfrescarvi la memoria, buttate un occhio a questo post per meglio capire quanti sono i dati sulla disoccupazione USA che bisognerebbe prendere in considerazione.
In questa sede voglio solo farvi notare questo grafico composto dal sottoscritto che mette in evidenza più dati del mondo dell’occupazione. Nella fattispecie:

a) Tasso disoccupazione (U3)
b) Forza lavoro disponibile
c) Ore di lavoro settimanali
d) Popolazione effettivamente impiegata

Visibili le anomalie che i giornali non vi raccontano ed i mercati non scontano. Le più palesi sono:

1) Cala la disoccupazione
2) Ma cala anche la forza lavoro disponibile
3) E nello stesso tempo NON aumenta praticamente da 5 anni, ripeto 5, al popolazione impiegata.
4) E dulcis in fundo, chi lavora oggi, lavora MOLTO meno, quindi tantissimi part time che figurano come occupati ma che in realtà sono una cosa a parte. Impressionante il calo delle ore settimanali.

Visto che il lavoro è la base di tutto, che se non si lavora non si guadagna e quindi no si consuma, con tutto quello che ne consegue, e tenendo conto della centralità del ruolo del consumatore americano, ditemi voi, possiamo essere così sereni sulla tenuta della crescita economica oppure questo enorme bubbone che le banche centrali hanno creato potrebbe prima o poi fare un casino inimmaginabile?

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Danilo DT

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10 commenti Commenta
john_ludd
Scritto il 28 Marzo 2014 at 18:06

bullish !

paolo41
Scritto il 28 Marzo 2014 at 18:49

alcune aziende americane stanno cercando di riportare in casa attività attualmente allocate nei paesi asiatici , ma generalmente si tratta di produzioni ad elevato grado di automazione che, in ultima analisi, incideranno relativamente sul tasso di occupazione….

idleproc
Scritto il 28 Marzo 2014 at 23:59

http://www.zerohedge.com/news/2014-03-28/us-saudi-move-lower-oil-prices

Se non è una bufala o una mossa propagandistica, ormai siamo alla pazzia conclamata.
Vorrà anche dire che sottobanco lasceranno mano libera al terrorismo finanziato e telguidato.
Non è per l’Ucraina, vogliono destabilizzare politicamente la Russia, demolirla come nazione e aver mano libera.
Curioso che si stia avverando la “previsione” di JPM.
Vista la fretta e i rischi potenziali, si può anche azzardare che ci sia qualcosa sul livello di rischio e i tempi della crisi economico-finanziaria in occidente molto ben mistificato dalla propaganda.

Scritto il 29 Marzo 2014 at 10:54

@Paolo41

(Ti) Segnalo un’ottimo report che ebbi modo di valutare all’epoca – prima del Suo rilascio ufficiale, tra l’altro:

H. L. Sirkin, M. Zinser, D. Hohner (Boston Consulting Group), “Made in America, again. Why manufacturing will return to the U.S.” – August 25, 2011

http://www.bcg.com/documents/file84471.pdf

da

DanilON-Uè-DT (©pianoinclinato, by Friends of), “Per i consumatori americani sta per suonare la sveglia” – Novembre 1, 2013

http://www.pianoinclinato.it/per-i-consumatori-americani-sta-per-suonare-la-sveglia/

volendo trovi/ate nei commenti anche altri links interessanti – per chi vuole dargLi una letta, naturalmente.

Arriba esos ànimos!

サーファー © Surfer

john_ludd
Scritto il 29 Marzo 2014 at 10:58

idleproc@finanza,

il rapporto tra sauditi e americani non è quello che si pensa da decenni. Ci sono diversi argomenti che portano a sostenere che per tutti gli anni 90 i sauditi si fecero pagare in dollari + X sotto banco ed è in X che sono finiti buona parte delle riserve auree occidentali e nello scambio petrolio / armi atomiche (quelle che i sauditi possiedono per interposta nazione in Pakistan dove mantengono l’esercito con flussi in dollari molte volte quelli che inviano gli USA). Con l’ascesa della Cina il gioco è diventato impossibile in quanto i cinesi erano pieni di dollari ricevuti in cambio della loro produzione di beni low cost. Questo i cinesi fanno da sempre: usano il dollaro per acquistare materie prime con buona pace dell’occidente che sul ruolo del dollaro come riserva sta finendo di uccidersi. Solo i banchieri e solo transitoriamente, ne hanno ottenuto un vantaggio. Quando a uno dei prossimi G20 gli altri paesi imporranno una riforma dell’FMI o un definitivo abbandono dello stesso sarà la fine dell’assetto emerso dalla seconda guerra mondiale ed entreremo in un territorio nuovo e pericoloso dove la ricchezza si redistribuirà all’istante con esiti pessimi per noi. Dato che questa operazione ha costi evidenti anche per quei paesi, sono anni che il negoziato è in corso ma l’evidente sensazione è che gli occidentali non vogliano mollare un solo centimetro e abbiano scelto di andare allo scontro frontale. E’ comprensibile la posizione dei satrapi americani, per nulla quella degli europei che si trovano in mezzo del tutto privi di energia e di forza militare autonoma e con una situazione interna catastrofica con la crisi dell’euro appena mascherata. L’impressione è che Washington sia pancia bassa nell’ultimo disperato tentativo di influenzare la politica europea e sud americana attivando tutti i pupazzi che ha collocato nel corso di decenni di politica coperta. Quello che appare è che il fallimento di questa politica non stia giungendo dalla sinistra ufficiale ormai comprata e del tutto allineata ma dalla destra nazionalista che raccoglierà dalle prossime elezioni quote sempre maggiori dell’elettorato di sinistra. Tutto questo è già avvenuto, Benito Mussolini era un socialista, Hitler un nazional socialista. La storia non si ripete ma fa la rima e mi sembra già di sentire il primo ritornello.

john_ludd
Scritto il 29 Marzo 2014 at 11:49

@finanza,

non credo che il report di BCG sia ottimo; sia BCG che (anche peggio) McKinsey producono in continuazione report che non sopravvivono alla prova del tempo già dopo un paio di anni. Nello specifico gli USA essendo al minimo della capacità produttiva da 30 anni evidentemente non possono peggiorare ulteriormente, da qui a vedere una rinascita ne corre. Alcune produzioni potrebbero tornare negli USA per un vantaggio in termini di costo energetici che potrebbe tuttavia essere transitorio. Intere filiere sono sparite e ricostruirle richiederebbe decenni; molte lavorazioni inoltre non sono in Cina ma in Messico e continueranno a rimanervi. L’unica molla in grado di spostare rapidamente è il protezionismo che personalmente vedo di ritorno e in grande stile nei prossimi anni. Gli USA se lo possono in parte permettere al costo di un boom inflattivo che peraltro è nei desideri di parte del loro establishment (tutto fuorchè coeso) ma che è apertamente combattuto dalla finanza. Temo che sia tutto molto più complesso di quanto il report del BCG voglia fare apparire. Senza menzionare che ogni report economico di medio/lungo termine su qualsiasi paese che non pone al punto uno la questione energetica perde gran parte del senso. Al contrario anche BCG in questo e altri interventi vede l’aspetto positivo del boom della produzione di idrocarburi senza mai citarne le prospettive reali di medio periodo e senza una decente analisi dei costi. Voto 3/10.

kry
Scritto il 29 Marzo 2014 at 12:47

john_ludd@finanza,

se lo possono in parte permettere al costo di un boom inflattivo che peraltro è nei desideri di parte del loro establishment (tutto fuorchè coeso) ma che è apertamente combattuto dalla finanza…..ma che è apertamente combattuto dalla finanza.+++ Che grande verità, leggo ogni giorno sempre più volentieri i tuoi commenti. Oggi giornata particolarmente straordinaria http://www.visitvaldinon.it/it/da-vedere/arte-e-cultura/castelli-e-palazzi/castelli-val-di-non/ temperatura 11° camminare e sudare sotto il sole primaverile, ascoltare il cinguettio degli uccelli, trovare anche 60 cm di neve all’ombra di strade sterrate, vedere rospi scaldarsi in una pozza parzialmente scongelata e caperta di neve e gustarsi incvantevoli panorami ….. auguro a tutti di provare queste emozioni. Buon fine settimana.

Scritto il 29 Marzo 2014 at 14:18

@finanza,

Uhhh che bel post quello che hai segnalato! LOL

Scritto il 29 Marzo 2014 at 22:00

Dear JOHN_LUDD,

sei SEMPRE esagerato, in tutto; addirittura 3 – anche se è un numero perfetto e a Me piace aSSai.

Tralasciando la retorica e/o la marketta – implicita in ogni report o lavoro di quel tipo “standard”: Li preferisco, comuqnue, a quelli settimanali o mensili -, Ti scriverò che invece è ottimo – quindi il Mio voto è tra il 7-8 -, perché chi Lo ha redatto ha centrato in pieno lo “scenario di fondo”.

Non soffermarTi sul contorno o sulle cifre – in media l’errore in percentuale da computare è davvero irrisorio. Chi valuta o meglio redige reports, capisce/rà.

In pieno. Basta aprire o leggere cartacei o virtuali – media – proprio di questi giorni, per averne la prova visiva.

Per giunta, tralasci un particolare non da/di poco conto: nell’anno della Sua stesura, ossia il 2011

-[ anche se BCG è “fuori quota” in quanto ha “references” proprie e di “primissima” mano/cervello sul/per il/la mercato-giungla Sino-Yankee che la media NON HA – BOSTON, non ha caso è a metà del guado, in TUTTI i “sensi”, tra CANADA, US e CHINA. Il 3 di cui sopra, per capirCi bene! ]-

altre Società di Consulenza – anche tra le cd. Big4 – scrivevano o consigliavano ben altro. Anche a “clienti” di peso od importanti – aSSai. SI SON SCOTTATI.

ECCOME, CHE SI SON SCOTTATI! CREDIMI.

Il risultato è che chi ha seguito la “parabola” prospettata nel lavoro ne è uscito IN TEMPO da determinati settori Cinesi, rientrando in US – o a Frankfurt, via SING e NON via HK! – senza subire alcuna perdita (non solo economica, bensì anche e SOPRATTUTTO di “CERVELLIi”) – anzi guadagnandoci ed ottenendo, tra l’altro, anche il tappetto rosso: ossia NOTEVOLI agevolazioni – finanziarie e fiscali, in primis.

Della serie: “chi tardi arriva, male alloggia”.

Questo è quello che penso, in breve – succintamente.

Hasta luego.

P.s: scusaMi se rispondo solo ora, ma sono stato impegnato oggi in un luogo dove il tempo si ferma – “lì lasci, lì trovi” – e che pochissimi frequentano. Purtroppo.

サーファー © Surfer

idleproc
Scritto il 30 Marzo 2014 at 10:01

Ritengo che la volontà di riportare in casa US la produzione e lo sviluppo di nuove tecnologie sia maturata già all’inizio della parte eclatante della crisi e che anche l’operazione Fiat esplicitava questa scelta ed era abbastanza ovvio che la facessero.
Vedi anche la produzione degli F35 che è solo molto parzialmente globalizzata tra gli “alleati”.
Poiché son scelte politiche, per quanto riguarda noi, come ricordato, vale sempre la regola della “serie”: “chi tardi arriva male alloggia”.
Siamo entrati nella “globalizzazione” in ritardo e con una visione arraffona e cialtrona sfruttando solo un aspetto: “lo scambio ineguale” tra produzione decentata, rimarchiature etc. producendo o acquistando a 3 e rivendendo qui 100 per poi giocarsi i profitti nella bisca finanziaria globale.
La cosa ha demolito le nostre filiere produttive oltre ad impoverirci e a non sviluppare capacità “imprenditoriali” reali. Non ci vogliono dei geni per fare operazioni di questo tipo.
Liberisti quando gli altri stavano già facendo marcia indietro.
Liberisti che di conseguenza oggi fanno gli interessi degli altri.
Non so se l’operazione di rientro risulterà tanto facile per gli US e per chiunque altro visto che metodologia di produzione, know how etc. sono ormai distribuite.
In Cina, possono produrre ormai quanti cervelli vogliono etc.

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