GUERRA! A quella commerciale si risponde con la svalutazione competitiva

Scritto il alle 13:17 da Danilo DT

C’era da aspettarselo ma alla fine “carta canta” ed i risultati sono innegabili.
E’ sotto gli occhi di tutti la guerra commerciale che Donald Trump sta studiando in un “tutti contro tutti” che poi si rivelerà un boomerang anche nei suoi confronti.
Un “tutti contro tutti” che secondo il sottoscritto non arriverà mai, perché penso sia esageratamente stupido che gli stessi USA sottovalutino gli effetti che ne potrebbero derivare. Senza poi dimenticare che lo stesso Trump, fanfarone e spesso irritante, proprio stupido non è senza dimenticare che lo stesso è attorniato da molti ex uomini di Goldman Sachs, i quali conoscono molto bene le dinamiche economiche e finanziarie.

Quindi, continuo a pensare che nel momento in cui l’economia USA inizierà ad indebolirsi proprio per colpa dei dazi, il buon Trump chiederà ai potenti del mondo un meeting per trovare degli accordi e stabilire dei nuovi equilibri commerciali.
Intanto però il mondo, che non ha intenzione di subire supinamente le decisioni di Trump, quasi sottovoce, si sta muovendo con interventi che cercano di arginare i dazi commerciali.
Guardate ad esempio questo grafico

Lo Yuan, moneta cinese, sta avendo un comportamento che è la risposta alla guerra commerciale. Si chiama GUERRA VALUTARIA: signori, quanto ve ne ho parlato in passato, ed eccoci qui adesso, a parlare di svalutazione competitiva.
Un cross contro Dollaro USA che in poco più di due mesi ha portato alla svalutazione dello Yuan di oltre l’8%. Siamo quindi ad un passo da quota 10%.
Effetti sui mercati? Minimi.
Forse allora sta bene a tutti. Forse un po’ meno al bilancio della PBoC che ha in pancia una quantità di Treasuries USA come nessuno al mondo. Ma la Cina, si sa, ha le spalle larghe, molto larghe.

STAY TUNED!

Danilo DT

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2 commenti Commenta
snapjibe
Scritto il 28 Luglio 2018 at 10:45

Sinceramente resto sorpreso che il paese alfiere del libero scambio, gli USA, abbiano iniziato la guerra dei dazi tuttosommato verso quei paesi che sono sede delle unità produttive delle loro aziende fabless cioè che fanno progettazione marketing e gestione marchio delocalizzando in Cina come un tempo facevano in Europa.
Forse sta cambiando il paradigma economico visto l’impoverimento dei consumatori che perdono giorno dopo giorno posti di lavoro e prospettive?
Per caso gli USA stanno pensando ad un nuovo paradigma economico del tipo: se vuoi vendere i tuoi prodotti a casa mia devi produrre i tuoi prodotti a casa mia ?
Ciao

alplet
Scritto il 28 Luglio 2018 at 16:08

Può essere anche che io non ne capisca, però mi pare che i dazi siano sempre stati usati (ora più, ora meno). Effettivamente gli USA permettevano da un bel po’ una forte libertà di concorrenza: dopo le vittorie nella seconda guerra mondiale e nella guerra fredda, lo stato leader nel mondo (militarmente ed economicamente) ora non ce la fa più come prima: il mondo sta diventando sempre più grande (popolazione mondiale = oltre 7 miliardi e 600 milioni; popolazione degli USA 327 milioni) e gli equilibri tendono a cambiare. La Germania esporta molte auto in USA e la Cina molte cose: un po’ di dazi non sono un disastro, tenendo conto che i cambi valutari spesso sono appunto più importanti quantitativamente dei dazi stessi. Cioè coi dazi le cose cambiano, si, ma non tanto: se il dollaro si rafforza e mettono un po’ di dazi, sostanzialmente è la stessa cosa. Alla fine ciò che conta è che le tariffe sull’importazione di beni tra stati alla fine accelerano un po’ il ciclo economico, perche incidono un po’ sulla fiducia, direi. Quindi, siccome questo è un ciclo cominciato nel 2009…

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