Giovani e…disoccupati!

Scritto il alle 11:47 da lampo

GUEST POST: il problema della disoccupazione giovanile non è sufficientemente trattato dai media. Ma qui si parla del futuro delle nuove generazioni. E allora…ne parliamo noi!

In questo post, con molta umiltà, provo ad affrontare un tema delicato, poco trattato dai mass-media: la disoccupazione giovanileUna piccola premessa, visto la delicatezza del tema affrontato. Preciso subito, che non sono un esperto del settore, ma un comune cittadino di questo mondo, che ha voluto condurre una ricerca personale per poi condividerla con voi, augurando che possa servire a qualcuno.  

In questa prima parte tento di fornirvi un quadro generale del problema a livello europeo. Nei post successivi, vi mostrerò il dettaglio della situazione italiana e proverò a delineare delle possibili soluzioni: alcune tratte dall’esperienza di altri Paesi europei, altre, più concrete, che sono il risultato di idee ed esperienza personale, ovvero semplici risposte alla domanda: cosa farei se fossi un giovane disoccupato?

Come sempre, rimango disponibile a rispondere a tutti i vostri commenti, specialmente alle critiche costruttive, che considero sempre valide, in quanto portatrici di nuova conoscenza. Oramai sappiamo tutti, spesso per esperienza personale, che la disoccupazione giovanile è diventata una piaga che affligge sempre più le nazioni europee, Italia compresa.

Ma quanto è diffusa in Europa?

1. LA SITUAZIONE EUROPEA

 L’Istituto di Statistica italiano (ISTAT) e quello europeo (Eurostat) ci forniscono la risposta. Tra i due ho preferito i dati Eurostat, visto che sono più recenti: i dati pubblici dell’Istat risalgono ancora al lontano 2009 ([1]), ovvero poco dopo l’inizio della crisi (spero che aggiornino tali dati quanto prima, visto che è disponibile anche il dettaglio regione per regione).

Ecco quindi una mappa europea che riassume i dati Eurostat (giugno 2011), che riguardano i giovani disoccupati con età compresa tra 15 e 24 anni ([2]). In alto a sinistra avere una legenda che mostra ogni colore a quale intervallo di percentuale di disoccupazione corrisponde.  

Nota: i dati riportati nei seguenti grafici e tabelle mostrano il dato più recente disponibile (compreso fra giugno e agosto 2011) del tasso di disoccupazione destagionalizzato nella fascia compresa fra 15 e 24 anni (alcuni dati sono previsionali). Il tasso di disoccupazione viene definito come numero di disoccupati in percentuale della forza lavoro sulla base della definizione usata dall’Ufficio Internazionale del Lavoro (ILO). Comprende:

– i senza lavoro;
– chi è disponibile ad iniziare un lavoro entro le prossime due settimane;
– chi era attivamente alla ricerca di un lavoro nelle ultime quattro settimane oppure ha trovato un lavoro che inizierà entro i prossimi tre mesi.

 

Risulta evidente come i Paesi che si affacciano sul Mediterraneo siano quelli più coinvolti dalla disoccupazione giovanile.  Ma adesso voglio mostrarveli in dettaglio, in una classifica (in ordine crescente). A titolo di confronto ci sono anche Regno Unito ed USA (in rosso). L’Italia è evidenziata in nero.

Nota: visto che i dati più recenti non si riferivano tutti allo stesso mese del 2011, ho specificato  su ogni barra quale sia l’esatto mese di riferimento.

Adesso abbiamo le idee più chiare: la classifica si commenta da sola. Qui potete vedere, grazie ad un video dell’OCSE, la situazione degli anni precedenti:

 E’ chiaro come nelle nazioni che si trovano in gravi difficoltà finanziarie, a causa della crisi in corso (soprattutto Portogallo, Irlanda, Italia, Grecia e Spagna), sono i giovani che stanno pagando di più, visto l’alto tasso di disoccupazione.

Nel seguente grafico ve lo dimostro: ho riportato l’evoluzione della disoccupazione giovanile,  sulla base dei dati OCSE del periodo 2003-2010 ([3]) relativi a:

–        le quattro nazioni più virtuose mostrate nel precedente grafico (Paesi Bassi, Austria, Norvegia e Germania);

–        i PIIGS (Portogallo, Irlanda, Italia, Grecia e Spagna);

–        Regno Unito e USA, per avere il solito confronto.

 

Adesso avente una nuova conferma di quanto affermato prima: nei PIIGS, la crisi finanziaria ha innescato l’esplosione della disoccupazione giovanile. Proverò adesso a spiegare perché i dati evidenziati sulla disoccupazione giovanile sono da non sottovalutare… come invece stanno facendo i mass-media (secondo me volutamente), in particolar modo in Italia.

L’OCSE, nel recente rapporto “Employment Outlook 2011” ([4]) lancia un campanello d’allarme ([4a]):

In those countries where unemployment has increased significantly, the main losers have been youth…”

Nei Paesi in cui la disoccupazione è aumentata significativamente, i giovani sono stati i principali sconfitti…”

Prolonged spells of unemployment are particularly damaging as they increase the risk of permanent labour market marginalisation as a result of skill depreciation and a loss of self-worth and motivation”.

“Prolungati periodi di disoccupazione sono particolarmente dannosi considerato che, a causa della svalutazione delle competenze professionali acquisite e della perdita di autostima e motivazione, aumentano il rischio di emarginazione permanente dal mercato del lavoro”.

 “Long-term unemployment is also associated with elevated risks of poverty, ill health and school failure for the children of the affected workers”.

“La disoccupazione di lunga durata è collegata con elevati rischi di povertà, malattie e, per i lavoratori colpiti, insuccessi scolastici dei figli”.

Poi il rapporto precisa che ([4b]):

“... youth who are neither in employment nor in education o training are a group at high risk of marginalisation and exclusion from the labour market, especially the longer they remain outside the world of work”.

“… i giovani che non sono occupati e non stanno frequentando un corso di formazione o di istruzione, sono un gruppo ad alto rischio di emarginazione ed esclusione dal mercato del lavoro, soprattutto quanto più rimangono fuori dal mondo del lavoro”.

Si tratta dei cosiddetti “NEET” (Not in Education, Employment or Training), ovvero dei giovani non più inseriti in un percorso scolastico/formativo, ma neppure impegnati in un’attività lavorativa.

Vediamo in un grafico, sulla base dei dati Eurostat ([5]) il raffronto dei NEET tra i vari Paesi europei (Italia evidenziata sempre in nero), sul totale dei giovani con età compresa fra 15 e 24 anni. Eccovi la classifica.

Notate anche qui come, a parte il Portogallo, gli altri PIGS si trovano piazzati piuttosto male? In particolar modo l’Italia! Aggiungo che dall’inizio della crisi economica nel 2008, i giovani con età compresa fra 15 e 24 anni che rientrano in tale gruppo, sono aumentati del 10%! Ad essere colpiti sono soprattutto i lavoratori con un basso livello di educazione ([4c]), come riportato in questo schema:

Infatti ricordiamoci, come più volte citato in questo blog, anche tra gli eccellenti commenti, che… eravamo in un contesto di ripresa economica con un flebile aumento di posti di lavoro (lo afferma la stessa Ocse nel rapporto). Dico “eravamo” perché gli ultimi dati economici danno “quasi per certa” una nuova fase recessiva.

La mia opinione è che la prossima fase recessiva sarà più profonda e grave della precedente: il potere di acquisto della massa è diminuito e, i tanto desiderati nuovi consumatori dei Paesi emergenti stanno… consumando di meno! Infatti le loro economie stanno rallentando.

Condivido l’opinione di DT quando dice che stiamo andando verso una fase di contrazione economica (forse sarebbe il caso di spiegare in un post gli aspetti critici e cosa aspettarsi da una “fase di contrazione economica”). Preciso che lo affermo con molta amarezza! Ritengo però importante conoscere quale sia la reale situazione del problema, in modo da poterlo affrontare efficacemente (questo è lo spirito ed il fine di questo post).Vado avanti con la mia umile analisi.

Per rendere ancora più evidente il fenomeno della disoccupazione giovanile vi mostro, nel prossimo grafico ([6]), il confronto fra il tasso di disoccupazione giovanile e quello degli adulti, ovvero nella fascia di età 25-74 anni (i dati si riferiscono allo stesso mese del precedente grafico).

 

Come vedete,siamo al di sotto della metà! Eloquente il rapporto della Norvegia: i disoccupati adulti sono pari al 2,4%: il minimo fisiologico! Altro dato interessante è quello del Regno Unito: si trattava del Paese con il miglior mercato del lavoro, dove i giovani non incontravano difficoltà a trovarlo. Non per niente era proprio la meta preferita dai giovani emigranti europei (grazie anche alla oramai diffusa conoscenza della lingua inglese). Adesso non è più così!

Gli stessi dati ci dicono che anche in Italia la situazione non è delle migliori: i giovani disoccupati sono quasi cinque volte gli adulti

Nella prossima parte ne analizzeremo il dettaglio.

 Lampo

 

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[1] Istat – Scheda n. 104: tasso di disoccupazione giovanile (2009): http://noi-italia.istat.it/fileadmin/user_upload/allegati/104.pdf

 

[2] Eurostat – Harmonised unemployment rate by gender – age class 15-24: http://epp.eurostat.ec.europa.eu/tgm/table.do?tab=table&plugin=1&language=en&pcode=teilm021

 

[3] Ocse – Youth unemployment rate 15-24 (31 agosto 2011):http://www.oecd-ilibrary.org/employment/youth-unemployment-rate_20752342-table2

 

[4] Ocse – OECD Employment Outlook 2011 (settembre 2011): http://www.oecd-ilibrary.org/employment/oecd-employment-outlook-2011_empl_outlook-2011-en
ñ       [4a] pag. 11;
ñ       [4b] pag. 12;
ñ       [4c] il grafico è tratto da pag. 26 del rapporto (l’ho tradotto in italiano).
Una sintesi in italiano del rapporto la potete trovare qui: http://www.oecdepublishing.org/multilingual-summaries/empl_outlook-2011-sum/pdf/empl_outlook-2011-sum-it.pdf

 

[5] Eurostat – Young people not in employment and not in any education and training, by educational attainment level, age group and sex (in % points of NEET rates): http://appsso.eurostat.ec.europa.eu/nui/show.do?dataset=edat_lfse_21&lang=en

 

[6] Eurostat – Harmonised unemployment rate by gender – age class 25-74: http://epp.eurostat.ec.europa.eu/tgm/table.do?tab=table&plugin=1&language=en&pcode=teilm022

26 commenti Commenta
Scritto il 13 Ottobre 2011 at 11:50

Veramente un ottimo lavoro di lampo che già si sta operando per la seconda parte relativa alla disoccupazione giovanile in Italia.
🙂
Complimenti!

fabio1
Scritto il 13 Ottobre 2011 at 12:17

Complimenti a lampo per l’ interessante analisi.
Da parte mia, essendo di origini olandesi ed essendo stato in Olanda soltanto un mese fa, posso solo confermare la statistica che vede l’Olanda come miglior Paese a livello di occupazione.
Tralasciando il discorso sull’ottima qualità generale della vita degli olandesi e sulla loro mentalità costruttiva, ho potuto notare chiaramente la vita pulsante a livello lavorativo, nonostante la crisi.
La dimostrazione del benessere degli olandesi si denota anche dal fatto che, a differenza nostra, ogni famiglia ha in media 3 figli. Vi è, insomma, un senso generale di ottimismo.
A differenza nostra…

lampo
Scritto il 13 Ottobre 2011 at 13:13

fabio1@finanza,

Grazie. Nella prossima parte spiegherò perché, purtroppo, i nostri giovani non possono formarsi una famiglia subito e seguire l’esempio olandese o di qualche altro Paese europeo

gonzalo
Scritto il 13 Ottobre 2011 at 16:06

Salve a tutti,
è la prima volta che scrivo fino ad ora vi ho sempre letti.

Poco fa mi ha chiamato un mio amico del Sud, disoccupato con moglie e due figli a carico. Fino ad ora ha sbarcato il lunario un po come parrucchiere un po come muratore, ma giù ormai anche in questi settori non c’è piu lavoro.

Stamattina mi ha raccontato che alla bambina di 8 anni gli hanno riscontrato il diabete e deve farsi 4 iniezioni di insulina al giorno, notte compresa, per tutta la vita. Insomma piove sul bagnato, ed ha chiesto a me se gli trovavo un lavoro al Nord, anche se nemmeno al Nord c’è piu lavoro.

Sinceramente non se ne può piu di questa situazione, ed aspetto con molta ansia che crolli tutto.

lampo
Scritto il 13 Ottobre 2011 at 16:26

gonzalo@finanza,

Mi dispiace per il tuo amico, che ha tutta la mia solidarietà. 🙄

La tua testimonianza dimostra proprio quanto sia importante parlare di queste cose…

perplessa
Scritto il 13 Ottobre 2011 at 21:20

e’ anche vero però che vi sono alcune attività, in Italia, per le quali la domanda non trova una risposta,è noto gli infermieri, ad esempio, professione a cui accede molto personale extracomunitario. sabato scorso ho passato una giornata “ricreativa”di gruppo in un agriturismo, in cui è stato mostrato il ciclo di produzione del formaggio. Mi sono divertita a imparare a mungere le pecore e a fare il formaggio. Nell’occasione ho appreso che il pastore cercava un aiutante e non lo trova, e non sa come fare. per tosare le pecore l’azienda si serve di specialisti neozelandesi che vengono in Italia e tosano le pecore di diverse aziende, non so se solamente nella provincia di Bologna, non l’ho chiesto.ma non ci sono persone in Italia capaci di tosare le pecore che dobbiamo chiamarle dalla parte opposta del pianeta?la lana purtroppo viene gettata via,perchè nessuno la richiede per utilizzarla. l’agriturismo in questione ricercherebbe qualcuno che la compra, ma non sa dove trovarlo e non sa dove rivolgersi per incrociare l’offerta con la domanda. Chissà quanta lana viene buttata anche dalle altre aziende agricole.quando ero piccola si rifacevano i materassi. adesso buttiamo via quella nuova. forse della gente disposta a pagare per un materasso artigianale di lana buona si troverebbe, se ci fossero gli artigiani che lo fanno. la mungitura non è un problema solo di quell’azienda, ho sentito a radio24 anche di aziende che per la mungitura delle vacche devono chiamare operai dall’india, pagati come un quadro intermedio dell’industria. non voglio fare del qualunquismo spicciolo, ma il problema esiste, e quando c’è un concorso nel pubblico impiego, c’è la fila di aspiranti funzionari che vorrebbero fare non si sa quale carriera, armati di tutti i loro master,soprattutto provenienti dal sud Italia.i quali mi direbbero, non solo vacci te, a mungere le vacche, ma stupidamente, lavora 50 anni per dare a noi un futuro(?)Quale, se tu ambisci al mio posto?

gonzalo
Scritto il 13 Ottobre 2011 at 21:28

Chi si sposta a lavorare al Nord sono sopratutto i laureati che cercano un lavoro in base a quello che hanno studiato, ovviamente non ci vuole la laurea per mungere le vacche o fare il formaggio. Al Sud non esiste più alcuna possibilità di impiego anche il lavoro nero è diventato merce rara

perplessa
Scritto il 13 Ottobre 2011 at 21:53

ti sei distratto, che non è trattato dai media l’argomento, non hai focalizzato, perchè è trattato tutti i giorni, più volte al giorno, in quest’ottica: dobbiamo tagliare le pensioni per dare ai giovani un futuro, patto fra le generazioni. Intanto però confindustria vuole tagliare anche le pensioni dei giovani,così tanto per proteggere il loro futuro, tanto molta gente legge solo solo i titoli degli articoli sui giornali, non va a leggere il contenuto, e dopo ripete il titolo come un pappagallo.siccome in tempo di crisi bisogna essere solidali, adesso le vuole tagliare anche Bersani. così fra tagli e tasse, possiamo riversare direttamente i nostri averi nelle tasche degli AD delle banche, visto che se la banca è in crisi, i quattrini per pagare loro miliardi, li trova sempre. Se no cosa lo facciamo a fare il fondo salvastati?I giovani: una fetta sperano che le riforme(=meno pensione,meno sanità, più tasse per i ceti medio bassi)siano decisive per il loro avvenire, ma l’altra fetta, per fortuna, va a Roma il 15 ottobre.

perplessa
Scritto il 13 Ottobre 2011 at 22:10

gonzalo@finanza,

appunto, quando andavo al liceo, in tempi remoti, parliamo della fine degli anni sessanta,ci si poneva il problema in merito al diritto di studio:a un certo punto la selezione ci deve essere, si fa prima o dopo?e’ chiaro che non ci sono “i posti”, sarebbe un’illusione pensare che innalzando il diritto allo studio, si innalzi conseguentemente la disponibilità dei posti. la situazione da allora è rimasta inalterata in merito ai cosiddetti “ascensori sociali”. le statistiche confermano che è difficile che in Italia il figlio di un operaio diventi notaio. le caste sono molteplici, in questo paese.personalmente non sono del parere che un agricoltore debba essere sottoculturato, ma nemmeno che l’artigianato o altri mestieri siano di serie b rispetto a lavorare in un call center.

gainhunter
Scritto il 13 Ottobre 2011 at 22:12

Grazie a lampo per l’ottimo lavoro.

In questo periodo sono un po’ preso, ho dato un’occhiata veloce e mi riservo di leggerlo con calma.
Solo un’osservazione: quando si parla di disoccupazione nella fascia 15-24 io storco un po’ il naso, ormai il giovane lavoratore va dai 19 in su, se non dai 24 in su.
Significativo invece il grafico del NEET…

ottofranz
Scritto il 14 Ottobre 2011 at 08:37

Buongiorno a tutti anch’io mancavo da un po’ .

Disintossicazione 🙂

Vedo che sia Perplessa sia Gainhunter hanno puntualizzato quanto avevo in mente. Queste statistiche lasciano sempre un po’ di amaro in bocca

Con la normativa relativa al lavoro sotto i 18 anni e soprattutto con le percentuali di reale ricerca in quelle fasce, direi che i dati di quella tabella non possono essere considerati attendibili.

Infatti le cose sembrerebbero essere più realistiche con la seconda . Anche qui però sarebbe importante sapere chi e come viene considerato occupato.

In questo senso ne abbiamo viste di cotte e di crude.

Invece mi soffermerei ad analizzare come pragmaticamente dovrebbe essere analizzato il mondo del lavoro giovanile.

Occorrerebbe avere corsi di formazione che preparino step che mi piacerebbe definire “Psicologici”

Mi spiego meglio. Con la situazione attuale, se io giovane decido che smetto di studiare e mi lancio nel mondo del lavoro , direi che in primis dovrei cercare un lavoro, qualsiasi lavoro che mi permetta di sbarcare il lunario.

Dopodiche con almeno un minimo per essere autonomo mi guarderei intorno e comincerei le scelte.

Senza paura di fare cento lavori diversi. La sensazione che ho io è che chi si affaccia al mondo del lavorooggi, voglia IL LAVORO, quello definitivo da fare fino alla pensione , ben remunerato, creativo in modo da non doversi annoiare, ma anche sufficientemente statico da non comportare stress e possibilmente con tutte le ferie del caso.

E garantito, ben inteso.

Ecco perchè parlo di psicologia. Se non c’è qualcuno che spiega come affrontare psicologicamente situazioni di turn over l’aspirante lavoratore andrà incontro a tutte quelle cose menzionate nel rapporto.

Io continuo a vedere giovani che seriamente intenzionati a lavoarare nel giro di poco tempo riescono a risolvere il problema .

Ed anche brillantemente devo dire.

Ma non sono quelli che arrivano a portarmi curriculum tirandoli fuori da una borsa dove ne hanno stipati una trentina fotocopiati e li distribuiscono a pioggia come fossero santini elettorali.

Per ottenere una situazione ottimale occorrerebbe invece agire a livello scuola con quelle che chi ha la mia età ricorda erano le scuole di “avviamento” al lavoro.

Ma questo è un altro discorso

Oggi siamo qui e questo dobbiamo affrontare

Scritto il 14 Ottobre 2011 at 09:00

Eccolo! bentornato! 🙂

vittoredarin
Scritto il 14 Ottobre 2011 at 09:35

ma è vero o no? che periodicamente viene annunciato che in Italia ci sono 100.000 richieste per posti di fornaio, falegname, tornitore, carpentiere, elettricista oltre che naturalmente infermiere (nelle case di cura della mia regione le infermiere sono in maggioranza Romene e Peruviane) e poi non ricordo esattamente ma solo che ci sono diverse altre onorevoli professioni in cerca disperata di addetti. Pochi giorni fa, ad un volonteroso giovanotto che dopo settimane di attesa è andato in un mio appartamento a sistemare due rubinetti ho dato 100 € brevi manu come da lui richiesto. Poi si lamenterà che non avrà una pensione e che a suo figlio lo Stato non dà l’isegnante di sostegno. E mi ritengo fortunato che l’ho trovato grazie alla soffiata del negoziante di ferramenta.
Ieri sera, zappando per disperazione per non vedere don Matteo o simili sono arrivato su di un canale che trasmetteva un servizio delle Jene a Catania sulle macchinette per il gioco d’azzardo illegale? Impossibile far intervenire vigili urbani, polizia, carabinieri. Una cosa talmente clamorosa che oggi tutti i media ne dovrebbero parlare, essere oggetto di discussione in Parlamento se non fosse che ormai ci siamo abituati e rassegnati. Come si potrà pretendere di restituire voglia di far bene in un paese dove l’illegalità è la regola con la connivenza delle forze dell’ordine che rubano lo stipendio?

lampo
Scritto il 14 Ottobre 2011 at 09:45

ottofranz,

Sono perfettamente d’accordo con il tuo punto di vista “psicologico“.
Quando lavoravo nel privato e ho avuto la “fortuna” di effettuare colloqui per alcune assunzioni… non ti dico quanti di quei santini mi hanno lasciato. E’ ovvio che non hanno avuto neanche il tempo di fermarsi sulla scrivania… scivolando inesorabilmente nel cestino!
Poi quanti curriculum portati dalle mammine del loro amato figlioletto… facevano la stessa fine.

Poi non ti dico cosa succedeva durante i colloqui, quando iniziavo a spiegare la tipologia di lavoro… ed alla fine chiedevo se c’era qualche domanda o bisogno di qualche chiarimento. Spesso la sola domanda e/o chiarimento era sapere quanto era lo stipendio netto… e quante ferie avevano a disposizione. Anche se non avevano dimostrato alcun interesse per il lavoro descritto.

Quando ero giovane mi avevano insegnato come regola generale che solo al secondo colloquio si poteva parlare di emolumenti… e, di certo, il curriculum bisognava tassativamente portarlo di persona, possibilmente personalizzandolo per l’azienda cui era rivolto… in maniera da catturare l’attenzione.

In vita mia avrò fatto un centinaio di colloqui di lavoro… visto che ero un tipo temerario… e mi piaceva spesso cambiare soprattutto per imparare nuove cose (anche in settori diversi da quello di specializzazione)… quando il precedente lavoro era diventato ormai una routine (informavo sempre in anticipo il datore di lavoro in maniera da addestrare in tempo una persona per sostituirmi).
Ma mi rendo conto… di non essere normale… e non voglio neanche esserlo :mrgreen:

gaolin
Scritto il 14 Ottobre 2011 at 09:50

Visto che in questi giorni sono in Italia approfitto per elogiare il lavoro di Lampo in questo post.
Non faccio commenti ma approfitto per raccontarvi la storia del panettiere artigiano di un paesino delle mie parti che 5 anni fa ha chiuso l’attività.
Ebbene, raggiunta una certa età, oltre 68 anni, senza eredi, dopo 54 anni di lavoro voleva lasciare gratis l’attività a qualche giovane volgioso di lavorare, subentrandogli nel mestiere.
Disposto ovviamente a insegnare tutti i piccoli segreti dell’arte e lasciare tutta l’attrezzatura per un cifra modica da definire ma anche gratis, non era questo il problema.
Ebbene ancora, in 2 anni ha provato con 3 ragazzi ma nessuno dei tre ha resistito oltre i 3 mesi. Toccava alzarsi presto la mattina (alle 04 essere sul posto) e fra una cosa e l’altra tutta la santa giornata era impegnata per fare un po’ di tutto. Pasticcini e torte per le i clienti e le feste, organizzare forniture per rinfreschi alle inaugurazioni e avvenimenti locali, ecc…
Insomma una vita intensa, nel vero senso della parola, dedicata al proprio lavoro, che se lo si ama è un piacere altrimenti è una sofferenza.

Al tempo non c’erano cinesi o altri immigrati in giro che avrebbero certamente potuto con immensa gioa benedire quest’uomo che tanta disponibilità aveva dimostrato.
Quando passo davanti alla sua ex bottega ci penso sempre a quanto è accaduto al buon Bepi che, a settanta anni ha chiuso la bottega.

lampo
Scritto il 14 Ottobre 2011 at 10:29

gainhunter:
Solo un’osservazione: quando si parla di disoccupazione nella fascia 15-24 io storco un po’ il naso, ormai il giovane lavoratore va dai 19 in su, se non dai 24 in su.

Purtroppo ho provato a dare un’occhiata più approfondita stamattina, ma i dati Eurostat sono solo per queste fasce di età, probabilmente per essere confrontabili con le serie storiche degli anni precedenti.
Ciò, secondo me… visto l’aumento dell’età dell’obbligo scolastico in Europa… rende ancora più eclatante il dato sulla disoccupazione in quella fascia di età (visto che la maggior parte dei giovani, rispetto al passato, è ancora a scuola e quindi non rientra nel dato).

ottofranz
Scritto il 14 Ottobre 2011 at 10:38

vittoredarin@finanzaonline,

ti basta una piccola ricerca in internet per capire che Lo Stato, il NOSTRO Stato, il TUO Stato ha stretto un patto scelllerato con la criminalità organizzata per la gestione in esclusiva di tutto quello che è il gioco d’azzardo. Credo che anche Report ne abbia fatto su un servizio.

Quindi non stupirti con Catania. Li almeno sono coerenti. 👿

battista
Scritto il 14 Ottobre 2011 at 10:41

gaolin@finanza,

ciao ,

un saluto a tutti , mi ricollego al messaggio sopra di ” Bepi ” per far notare l ‘ improvvisazione , l ‘ incapacita’ degli imprenditori a gestire le risorse umane e la scarsa lungimiranza

se ” bepi” intendeva trasferire la sua esperienza , le sue capacita’ imprenditoriali , le sue conoscenze e le sue relazioni personali , dopo 54 anni di attivita’ per intero svolta da solo , in pochi mesi sulle spalle di un ragazzo , anche volenteroso , era un povero illuso

io ho vissuto varie esperienze , come esterno , di imprenditori anche di ottimo livello , con belle aziende , che non delegavano , non coinvolgevano , non ” tiravano ” dentro giovani collaboratori nella gestione dell ‘ azienda , non facevano nulla per far si’ che crescessero gradualmente , per essere pronti , dopo anni , a prendersi delle responsabilita’

quando invece era ormai tardi , cercavano il successore senza averlo prima cresciuto , pronto in pochi mesi , ready to go , lo volevano gia’ perfetto ed autonomo , magari un figlio che era piu’ interessato al Ferrari del papi che all ‘ azienda …

quando ho iniziato in una bella azienda , come impiegato commerciale estero paesi extra europei , ho avuto per anni il supporto di un consulente inglese con 50 anni di esperienza in tutto il mondo piu’ la supervisione di un ex direttore commerciale per l ‘ Italia

dopo anni di ottimo lavoro insieme mi sono sentito dire che entro 5 anni sarei stato un buon export manager ……

questo per dimostrare che se vuoi investire sui giovani , devi farlo sul serio , anche e specialmente nei tempi , altrimenti e’ solo un costo e una delusione

nessuno , nelle mie aziende , investe piu’ nei giovani , cercano professionisti formati , li pagano una sproporzione , che rendano fin dal giorno dopo , immediatamente …

e’ un po’ come nel calcio di chi cura il settore giovanile e di chi , invece , compra super campioni
ma non guarda troppo ai bilanci

ciao , un saluto e un augurio a tutti i giovani

ottofranz
Scritto il 14 Ottobre 2011 at 12:31

battista,

Spiacente Battista, ho impiegato metà della mia vita commerciale a formare giovani. La mia esperienza mi ha permesso solo in due occasioni di arrivare dove volevo.

E nonostante il materiale umano fosse ottimo tutte e due le occasioni sono miseramente fallite.

Fare l’imprenditore è molto di più che imparare un mestiere.

Troppo spesso si vede solo la parte finale che è quella di mettere i soldi in cassa., e si ignora completamente o si sottovaluta quello che c’è dietro e che arriva a portarti ad aprire la cassa.

Senza contare l’ignoranza abissale che impera nel piccolo commercio (ed anche medio) in realzione a conti economici. break even e businnes plan.

Credo che almeno in questo la crisi che oggi c’è e che noi commercianti per primi stiamo toccando sulla nostra pelle avrà il pregio di fare un po’ di pulizia.

gaolin
Scritto il 14 Ottobre 2011 at 22:04

battista,

Solo per puntualizzare che i 3 non erano proprio ragazzini diciottenni. Uno, quasi trentenne, addirittura aveva già un figlio di 3 anni.
Il problema soprattutto era quello di vivere con orari diversi dal resto delle amicizie e conoscenze.
Allora di alternative, magari con minori guadagni e da dipendente, ce n’erano ancora tante.
Poi Bepi era ed è ancora una persona squisita, gioiosa con tutti e generosa.
Purtroppo faceva un mestiere considerato duro, quello è stato il problema.

idleproc
Scritto il 15 Ottobre 2011 at 12:34

lampo,

Bellissimo post. Io provengo da una famiglia di imprenditori. Sul piano “economico” sicuramente garantito. Solo che papà aveva una precisa concezione del lavoro. Mi mandava a lavorare con i suoi operai ad un terzo del loro stipendio e la metà di quel terzo la dovevo lasciare a casa per il mio mantenimento. Lavoro duro e di fatica fisica pesante. Gli amici mi sputtanavano e mi guardavano dall’alto in basso. Ho cambiato amici. Ho imparato a rispettare il lavoro degli operai e ad esserne orgoglioso. Ho imparato che non esiste come dato scontato che i mezzi che si hanno un giorno li avrai anche domani. Ho allevato la prole con lo stesso criterio. La domanda, davanti ad un negozio di giocattoli, del tutto spontanea era: papà, mamma, possiamo? La mia progenie animale femmina, visto l’andazzo universitario come possibilità di diventare una ricercatrice nella materia che ama, ha preferito contro il mio parere visto che era brava, mettersi su un’impresa senza nessun contributo da parte nostra. Non ha voluto neanche lavorare da me. Voleva fare da sola. Litigate varie. Ha trovato un settore di nicchia e le cose stanno funzionando bene. Tre dei cinque giovani soci con cui hanno messo “sù” la società avevano come concetto di “imprenditoria” usare i guadagni per “fare la bella vita” e non reinvestire. Ora sono in due.
A qualsiasi età si può ricominciare, i giovani, viste le energie, basta che imparino ad associarsi su un’idea in cui credono, accettare di convivere col rischio e la sua valutazione, considerarlo come la componente fondamentale per fare delle scelte corrette. Associarsi quando si hanno poche risorse per partire è essenziale ed è una cosa che non fanno quasi mai. Spesso, pur avendo possibilità e capacità, preferiscono fare i dipendenti singoli con partita IVA che li espone ad essere subito sacrificati in caso di ristrutturazioni o perdite di commesse.
E’ ovvio che il problema del lavoro per i giovani non è affrontabile con qualche considerazione di esperienza personale, è un fatto strutturale e servono delle politiche.
Senza “manico” convinto ed educato ad operare in un ambiente competitivo non si va però da nessuna parte.

Scritto il 15 Ottobre 2011 at 14:13

Un interessante grafico from Linkiesta…. Disoccupati o…sottopagati… Cliccate sull’immagine….

http://www.linkiesta.it/neolaureati

lampo
Scritto il 15 Ottobre 2011 at 14:14

idleproc@finanza,

Mi è capitato di avere solo un datore di lavoro il cui figlio (Marco) veniva mandato a lavorare assieme agli operai… in un settore peraltro faticoso come quello metalmeccanico.
Avendo una certa confidenza con me e, sapendo che avevo lavorato diversi anni all’estero, spesso mi chiedeva consigli su come fare per scappare anche lui all’estero, perché non ne poteva più di essere trattato così dai suoi genitori ed essere umiliato dagli altri operai.
Poi, oltretutto, aveva 19 anni… e siccome non aveva completato gli studi (non era una cima), aveva iniziato presto a lavorare in azienda del padre anche 12 ore al giorno… visto che, per i titolari, la giornata non finiva al termine dell’orario dei dipendenti…
Io ogni volta gli sorridevo ironicamente (anche perché suo padre mi aveva già avvisato di quella sua intenzione…) e in maniera amichevole gli dicevo… che all’estero, con il livello di qualificazione che aveva, sarebbe stato anche peggio e più faticoso…, e che doveva riuscire, invece, a capacitarsi della fortuna che possedeva (l’avessi avuta io…).
Continuavo sempre dicendogli… che doveva vedere il lavoro che svolgeva, non come una semplice rottura di scatole per guadagnarsi il pane o accontentare suo padre (anche perché così presto invece di un lavoro si sarebbe trasformato in un incubo), ma con curiosità e passione, quasi con spirito “da imprenditore di se stessi”. In tal modo avrebbe imparato a lavorare di meno (ottimizzando il proprio lavoro e quello degli altri) oltre a poter dimostrare le proprie doti e capacità agli altri guadagnandosene il rispetto (ed ottenere un maggior tornaconto economico). La conseguenza sarebbe stata che nel prossimo futuro, quasi senza rendersene conto, avrebbe assunto un ruolo sempre più importante all’interno dell’azienda.
Però gli ricordavo che, anche in quella volta, avrebbe sempre dovuto conservare l’umiltà e l’apertura mentale alle nuove idee che potessero migliorare l’efficienza aziendale e quindi il profitto, sia per l’azienda che per i dipendenti (in maniera simile alla filosofia del “kaizen” giapponese).
Poi, per trascinarlo su tale strada, ogni volta che c’erano problematiche su un nuovo articolo da produrre oppure su un ciclo di lavorazione da ottimizzare, tentavo di coinvolgerlo chiedendo la sua opinione e mettendolo in competizione con le idee degli altri, titolare compreso…
Ovviamente non potevo dirgli che quelle doti suo padre le possedeva già, visto che aveva fatto fortuna lavorando come garzone o operaio in Inghilterra per diversi anni. Inoltre erano il motivo per cui l’azienda, anno dopo anno era in continua espansione e aveva l’occasione di aprire anche un nuovo settore della lamiera, assumendo una nuova persona con le qualità adatte per avviarlo e divenire, nel giro di breve tempo, concorrente delle già tante aziende che operavano nella zona, e dare lavoro ad altre persone.

Forse mi sono dilungato troppo… ma volevo far capire solo che, oggi, a molti giovani manca la passione, la curiosità e la costanza iniziale per impegnarsi seriamente in qualcosa. Non è solo colpa loro: manca anche chi è in grado di farli appassionare ed incuriosire, prima a scuola e poi sul posto di lavoro!

P.S.
Oggi Marco conduce egregiamente l’azienda del padre, facendola navigare placidamente, mentre gli altri concorrenti risentono della burrasca economica in corso.

lampo
Scritto il 15 Ottobre 2011 at 14:22

Ringrazio tutti per la piacevole discussione… vado a completare la seconda parte 😉

Scritto il 15 Ottobre 2011 at 14:32

Bella cnversazione, prova che i commentatori di questo blog sono sicuramente il punto di forza principale. Credo che difficilmente si trovi tanta qualità, competenza, e permettetemi educazione, in altri blog…
Un grazie a tutti e complimenti! Credo che da queste discussioni tutti potremo solo migliorarci… 😉

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