Eurozona e Italia: le basi per la ripartenza economica

Scritto il alle 09:30 da Danilo DT

La crisi economica, accoppiata ad una asfissiante austerity, continua imperterrita a raffreddare gli entusiasmi. Su questo blog se ne parla da tempo immemore. E molto spesso abbiamo citato sia cause che possibili soluzioni. Ma posso anche comprendere che, cammin facendo, il lettore “si sia perso qualche pezzo per strada” anche perché i ragionamenti fatti sono tanti e questo blog, ormai un vero portale di informazioni e pareri autorevoli anche di eccellenti commentatori, è in piedi dal lontano 2006… Breve intro per andare a rispondere all’email di Aldo da Cremona, imprenditore di medie dimensioni che, visto il momento, si trova abbastanza in difficoltà economica con l’aggiunta di tanta rabbia da sfogare.
Vi risparmierò la parte iniziale dell’email, anche condivisibile ma decisamente molto critica ed aggressiva e passerei direttamente alla seconda parte.

(…) Di conseguenza la demagogia impera sui giornali, sui siti, e anceh sui blog. Un blah blah blah continuo di lettere buttate al vento spesso senza capo né coda, senza un seguito, senza un futuro. Il Suo blog resta un vero faro per poter capire la realtà dei fatti, sia per lucidità che coerenza. E non voglio stare qui a tessere quelle lodi che sono certamente superflue, visto che ormai tutti gliele fanno. Voglio però chiederLe di sintetizzare in poche righe (e sarebbe bellissimi se questo fosse fatto in un articolo) la Sua ricetta, un suo punto di vista su come si potrebbe concretamente e realmente fare qualcosa. Non parlo di demagogia ma di fatti fattibili, di cose realizzabili. Sono certo che l’articolo sarebbe condiviso da moltissimi lettori, commentato vivacemente e magari anche letto da qualcuno che poi “conta” nei salotti romani, quelli che paghiamo noi con le elezioni. Ma questa è un’altra storia….

Caro Aldo, grazie per i complimenti innanzitutto. Beh, credo sia molto difficile fare una ricetta che possa essere Salva Italia, Salva Europa e Salva tutto visto che per forza di cose, essendo la coperta corta, qualcuno coi piedi al freddo ci deve restare.
Cerchiamo però di mettere nero su bianco un foglio di riflessione che poi ovviamente andrà condiviso, commentato e soprattutto criticato dai lettori.

a) Questione mentale: tutti in Eurozona devono mettersi in testa una cosa. La crisi è sicuramente collettiva e non solo dei periferici. E se qualcuno di grosso salta (es. la Spagna) è da folli pensare che paesi come Francia e Germania ne escano indenni. Ma su questo sto iniziando a vedere pian pianino delle novità. La Germania è progressivamente sempre più sola.

b) Parlamento Europeo: esiste l’Euro, moneta unica. NON esiste però un qualcosa che Governi univocamente l’Unione Europea. Il modello potrebbe essere quello americano. Una vera federazione comandata da un Aprlamento cenrale con poteri e funzioni.

c) Spending review. Se ne parla molto ed è assolutamente necessaria. Ma attenzione, spending review non significa solo tagli di spesa, ma anche un progetto che va a limitare le fonti di costo. Draghi ha fatto un accenno al taglio delle Province. Ecco un esempio concreto di possibile spending review. Poi, ovvio, non ci sono solo le province, dico bene? E lo spending review deve essere fatto non solo in Italia ma in tutti quei paesi dove effettivamente ci sono ampi margini di manovra. E, credeteci, di lavoro da fare in quest’ambito c’è n’è uno sproposito

d) Fiscal Compact: deve essere rivisto e trasformato in un qualcosa di realistico e non utopico. Ok ad un piano che possa essere di austerity, ma una cosa è cercare di evitare gli sprechi, ipotizzando dei piani di rientro dal debito. Un’altra è buttare sul tavolo dei numeri target che lasciano il tempo che trovano, visto che non sono realizzabili.

e) Eurobond: ho già detto di tutto e di più. Anche che il Debito/PIL dell’Unione Europea è pari all’88%. Vogliamo tagliare le gambe alla speculazione? Eccovi una buona soluzione. Eurobond che sostituiscono i governativi tradizionali, garantiti dal cuore dell’UE.

f) Bond per lo sviluppo: possono essere un buon compromesso per concretizzare una ripartenza economica. Questi sono veri investimenti per il futuro, anche qui con le garanzie del governo centrale ed indirizzati esclusivamente alla cosa che più mi preoccupa: la crescita economica.

g) Una BCE operativa: la Germania deve permettere alla banca centrale europea di FARE la banca centrale in tutto e per tutto. Come essere prestatore in ultima istanza. Ovvio, necessita un cambiamento dei target BCE, oggi indirizzati tutti alla stabilità dei prezzi e dei mercati, e che andrebbero indirizzati invece anche verso la crescita economica.

h) Privatizzazioni: e questo capitolo interessa soprattutto noi italiani. E’ necessario un intervento per andare ad abbattere direttamente il debito con la vendita di asset. Quindi includiamo anche il patrimonio immobiliare. E’ il modo più rapido per rientrare parzialmente dal debito pubblico. Ovvio, non significa azzerarlo, ma semplicemente limitarlo e permetterci di respirare un po’ di più. Senza poi dimenticare che sul debito abbattuto non si pagheranno più gli interessi (con immediati effetti sul deficit)

i) Compensazione fiscale: massima urgenza per questo elemento. Se unìazienda è a credito di imposta, deve poter COMPENSARE. Ci sono troppe aziende in crisi perché devono pagare imposte e, nello stesso tempo, devono incassare dallo Stato. Questa follia deve terminare

j) Diminuzione del carico fiscale: i consumi in Italia stanno crollando, il potere di acquisto è ai minimi termini. O si diminuisce il carico fiscale nei confronti dell’ultimo stadio (ceto medio basso) oppure l’economia soffocherà completamente.

k) Canale del credito: decreto legge che obbliga le banche ad aprire il canale del credito in maniera più snella. Ad oggi, i soldi ci sono, ma il denaro non circola. E la colpa è senza dubbio anche del canale bancario.

Li ho contati. Sono 11 punti. Che possono essere integrati anche dai lettori, visto che qualcosa mi sarò perso. Che ne pensate?

Secondo me (e lo dico senza la minima presunzione), se attuati, potrebbero essere un’eccellente base di RIPARTENZA. Perché è questo il problema. Avere delle basi da cui ripartire. Ma occorre agire subito. Ora. Anche perchè, sia ben chiaro, austerity è comunque sinonimo di rallentamento e recessione. E questo grafico rende bene l’idea. Aspetto i Vs commenti ed l’eventuale Vs appoggio nel diffondere questi punti in rete. Magari servisse a qualcosa…

Austerity e crescita economica sono antagoniste

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18 commenti Commenta
gremlin
Scritto il 2 Maggio 2012 at 10:01

intanto la germania produce dati che fanno scendere gli indici, questo è di qualche minuto fa:

GERMANIA, DISOCCUPATI DESTAGIONALIZZATI SALGONO DI 19.000 UNITA’ (CONSENSUS REUTERS -10.000) A 2,875 MLN – UFFICIO DEL LAVORO

l’italia invece non fa cadere solo i listini…
ITALIA, TASSO DISOCCUPAZIONE MARZO SALE A 9,8% (FEBBRAIO 9,6% RIVISTO), VALORE PIÙ ALTO DA ALMENO INIZIO SERIE STORICHE IN 2004 – ISTAT

l.b.chase
Scritto il 2 Maggio 2012 at 10:07

La chiesa ha fatto campare mezzo mondo per secoli costringendolo a pensare che tutto ruotasse attorno alla terra e non al sole, chissà quanto potremo campare noi ostinandoci a pensare che possa esistere un’europa unita e guidata dagli interessi per il popolo europeo TUTTO, anziché dagli interessi delle big banks francesi tedesche e inglesi eh… :mrgreen:

l.b.chase
Scritto il 2 Maggio 2012 at 10:15

Sapete un’idea viene definita sensata e “normale” o “giusta” fino a quando la pensano in quel modo un numero di persone largamente superiore a quelli che pensano il contrario.
Fino ad oggi è stato piuttosto facile convincere i vari coglioni che compongo il parco buoi europeo, che l’europa fintamente unita fosse non solo un bene ma una necessità. Ma mi pare che il vento stia cambiando e quelli che si sono svegliati con i dolori al deretano e si stanno accorgendo che, è un bene sì, ma solo se ti chiami banca siano sempre di più…
A questo punto diventerà sempre più difficile continuare a sventolare lo spauracchio del fallimento o quello della depressione economica, perchè tanto peggio di così è impossibile che vada. Allora lì mi sa che saranno dolori per i demagogici e faziosi sostenitori dell’europa unita solo per inc…… il parco buoi.

kry
Scritto il 2 Maggio 2012 at 10:50

J)……. aumentando la possibilità delle detrazioni sugli acquisti effettuati. H) sulle privatizzazioni mi impaurisce la nomina di Amato come consulente di DB.

Gigi
Scritto il 2 Maggio 2012 at 10:51

Caro DT, provo a dire la mia:
a)Questione mentale: tutti in Eurozona devono mettersi in testa una cosa. La crisi è sicuramente collettiva e non solo dei periferici. E se qualcuno di grosso salta (es. la Spagna) è da folli pensare che paesi come Francia e Germania ne escano indenni. Ma su questo sto iniziando a vedere pian pianino delle novità. La Germania è progressivamente sempre più sola.
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Suona strano sentirlo dire da chi, fino a ieri, vendeva la favola che la crisi era tutta colpa di Berlusconi. E che per giunta, con l’arrivo di Monti, tutto sarebbe stato risolto. Comunque, poiché tutti possono sbagliare, meglio ravvedersi tardi che non ravvedersi mai.
Entrando nel merito: non so se il fatto che la Germania sia sempre più sola sia un bene per tutti gli altri. Ricordiamoci che la Germania è quella che meno ha bisogno degli altri, e se rimane sola può essere che ad un certo punto se ne esca dal pantano lasciandovi affogare tutti gli altri….

b)Parlamento Europeo: esiste l’Euro, moneta unica. NON esiste però un qualcosa che Governi univocamente l’Unione Europea. Il modello potrebbe essere quello americano. Una vera federazione comandata da un Aprlamento cenrale con poteri e funzioni.
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Perfettamente d’accordo.

c)Spending review. Se ne parla molto ed è assolutamente necessaria. Ma attenzione, spending review non significa solo tagli di spesa, ma anche un progetto che va a limitare le fonti di costo. Draghi ha fatto un accenno al taglio delle Province. Ecco un esempio concreto di possibile spending review. Poi, ovvio, non ci sono solo le province, dico bene? E lo spending review deve essere fatto non solo in Italia ma in tutti quei paesi dove effettivamente ci sono ampi margini di manovra. E, credeteci, di lavoro da fare in quest’ambito c’è n’è uno sproposito
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Sta bene abolire le Provincie (come tanti altri enti inutili come le comunità montane, i comitati locali ecc.) ma non facciamocene un totem. Oggi le Provincie hanno delle competenze e svolgono dei compiti precisi: il giorno in cui vengono abolite, tutte le loro competenze passano a qualcun altro (Stato, Regioni o Comuni) che non ha i mezzi per gestirle (visto che già non riesce a gestire il proprio). Di conseguenza dipendenti ed addetti delle Provincie passerebbero allo Stato (o alle Regioni o ai Comuni) ingrossando i costi di questi ultimi (a meno che non si vogliano licenziare decine di migliaia di persone in un sol colpo la sciando le loro competenze in mano a nessuno). Morale: i costi delle Provincie verrebbero distribuiti su altri enti. Risparmio finale: zero, o quasi.

d)Fiscal Compact: deve essere rivisto e trasformato in un qualcosa di realistico e non utopico. Ok ad un piano che possa essere di austerity, ma una cosa è cercare di evitare gli sprechi, ipotizzando dei piani di rientro dal debito. Un’altra è buttare sul tavolo dei numeri target che lasciano il tempo che trovano, visto che non sono realizzabili.
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Perfettamente d’accordo.

e)Eurobond: ho già detto di tutto e di più. Anche che il Debito/PIL dell’Unione Europea è pari all’88%. Vogliamo tagliare le gambe alla speculazione? Eccovi una buona soluzione. Eurobond che sostituiscono i governativi tradizionali, garantiti dal cuore dell’UE.
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Ma se il rapporto Debito/PIL dell’UE è mediamente pari all’88% e tutti ritengono tale valore elevato, perché gli Eurobond dell’UE non dovrebbero essere soggetti alla speculazione? Non dovrebbero essere emessi (pro quota) anche da Italia, Spagna, Grecia, Irlanda e Portogallo, cioè i Paesi maggiormente colpiti dalla speculazione?
E poi: perché la Germania dovrebbe accettare di garantire i debiti di Paesi falliti (o quasi)? Voi lo fareste? Garantireste i debiti della Grecia? O quelli della vecchia Parmalat?

f)Bond per lo sviluppo: possono essere un buon compromesso per concretizzare una ripartenza economica. Questi sono veri investimenti per il futuro, anche qui con le garanzie del governo centrale ed indirizzati esclusivamente alla cosa che più mi preoccupa: la crescita economica.
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Già, ma chi comprerebbe bond per lo sviluppo emessi dalla Grecia o dal Portogallo? Il risultato sarebbe che i bond tedeschi sarebbero ipercomprati, renderebbero nulla ed arricchirebbero ulteriormente la Germania. I bond dei periferici non li vorrebbe nessuno, costerebbero tanto e non garantirebbero la crescita proprio a chi ne ha più bisogno.
O stavi parlando ancora di Eurobond?

g)Una BCE operativa: la Germania deve permettere alla banca centrale europea di FARE la banca centrale in tutto e per tutto. Come essere prestatore in ultima istanza. Ovvio, necessita un cambiamento dei target BCE, oggi indirizzati tutti alla stabilità dei prezzi e dei mercati, e che andrebbero indirizzati invece anche verso la crescita economica.
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Perfettamente d’accordo.

h)Privatizzazioni: e questo capitolo interessa soprattutto noi italiani. E’ necessario un intervento per andare ad abbattere direttamente il debito con la vendita di asset. Quindi includiamo anche il patrimonio immobiliare. E’ il modo più rapido per rientrare parzialmente dal debito pubblico. Ovvio, non significa azzerarlo, ma semplicemente limitarlo e permetterci di respirare un po’ di più. Senza poi dimenticare che sul debito abbattuto non si pagheranno più gli interessi (con immediati effetti sul deficit)
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Già. In un momento in cui non si vendono più immobili, le immobiliari chiudono ed i costruttori falliscono, ve lo immaginate cosa causerebbe un patrimonio immobiliare di centinaia di miliardi di Euro scaraventato sul mercato? Blocco totale e prezzi stracciati. Morale: quel poco che si riuscirebbe a vendere porterebbe sostanze capaci di pagare si e no le commissioni delle merchant bank incaricate di organizzare il tutto.

i)Compensazione fiscale: massima urgenza per questo elemento. Se un’azienda è a credito di imposta, deve poter COMPENSARE. Ci sono troppe aziende in crisi perché devono pagare imposte e, nello stesso tempo, devono incassare dallo Stato. Questa follia deve terminare
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Certo. Con il debito attuale dello Stato, restituire centinaia di miliardi alle aziende servirebbe probabilmente a salvare le aziende, ma farebbe fallire immediatamente lo Stato.

j)Diminuzione del carico fiscale: i consumi in Italia stanno crollando, il potere di acquisto è ai minimi termini. O si diminuisce il carico fiscale nei confronti dell’ultimo stadio (ceto medio basso) oppure l’economia soffocherà completamente.
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Bisogna che lo dici al tuo amico Monti. Ma ho paura che non ci senta…..

k)Canale del credito: decreto legge che obbliga le banche ad aprire il canale del credito in maniera più snella. Ad oggi, i soldi ci sono, ma il denaro non circola. E la colpa è senza dubbio anche del canale bancario.
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Obbligare le banche ad aprire il canale del credito? E come? Con i carabinieri pronti ad entrare in Filiale e manganellare tutti i dipendenti che non fanno credito ai clienti? Oppure con una legge dello Stato in nome del libero mercato? Ma che dici? Se il denaro non circola pensi che sia solo perché le banche fanno i capricci? Bah….!
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In realtà non servono 11 punti. Serve un punto solo: recuperare fiducia.
Se c’é fiducia c’è credito (che significa fiducia), se c’è credito c’è spesa, se c’è spesa si produce sviluppo e ricchezza. Con la ricchezza si possono pagare meglio le tasse ed acquistare gli immobili: con le tasse si pagano i debiti dello Stato e con la vendita degli immobili si riduce il debito. Questo è il meccanismo.
Purtroppo oggi siamo governati da gente di cui non ci si fida, perché sembrano solo mostri pronti ad aggredirti, addossando sui cittadini tutte le colpe e le responsabilità altrui. Non si può pensare di creare spesa e sviluppo drenando le poche risorse dei cittadini, si ottiene solo il risultato opposto. Basti vedere gli enormi capitali che stanno fuggendo all’estero, dove ci sono evidentemente governi dei quali ci si fida di più.

buf
Scritto il 2 Maggio 2012 at 10:51

Per me…GOLD standard, Stato ai minimi termini e lasciar fallire chi non è in grado di stare sul mercato. Il mercato è il miglior regolatore naturale…purchè non sia drogato con la carta straccia.

arzan
Scritto il 2 Maggio 2012 at 11:09

In Italia serve una rivoluzione culturale e politica.
Qualche idea:
1 – Ristrutturazione geopolitica dello Stato: accorpamento di Comuni; abolizione delle Province.
2 – Azzeramento (graduale ma deciso) dei vantaggi economici di Regioni e Province a statuto autonomo. Non ci sono più ragioni, che siano storiche o altro, che giustifichino, oggi, con questa crisi, il mantenimento di vantaggi che considero dei privilegi.
3 – Taglio agli stipendi dei dipendenti statali oltre una certa soglia (ex. 1800,00 euro) del 5%, 10%, 20% … in progressione. Stabilire un tetto massimo di retribuzione per funzionari e dirigenti.
4 – Riequilibrio degli stipendi: non è moralmente accettabile che in una azienda ci siano precari che guadagnano 700,00 euro al mese e dirigenti che ne incassano 40 o 50 volte tanto.
5 – Tetto massimo per le pensioni: oltre euro 3.000,00 decurtazione del 90%.
6 – Chi ruba (molto) va in galera. Sembra banale ma non lo è.
7 – Riduzione dei privilegi della casta politica: a cominciare dagli stipendi e bonus vari. Ridurre il numero di parlamentari e consiglieri regionali.
Alcune di queste iniziative possono avere anche carattere provvisorio.
Queste sono solo alcune idee, buttate lì di istinto.
Complimenti per il blog.

paktrade
Scritto il 2 Maggio 2012 at 11:12

buf@finanza,

… e allora ti sei già risposto da solo con l’ultimo “purchè”…

Scritto il 2 Maggio 2012 at 11:55

Gigi,

Ma allora sei proprio prevenuto nei miei confronti! :mrgreen: Dai, diciamo che c’è stato qualche malinteso, di tipo politico, un tema che cerco sempre di evitare anceh se purtroppo a volte… Cmq ottimo commento. 🙂

buf@finanza,
Oggi pomeriggio uscirà una cosa che ti farà vedere che ..la tendenza è esattamente opposta…

arzan@finanza,

Grazie, complimenti a te per l’ottimo commento, passa spesso a trovarci.

l.b.chase@finanzaonline,

Esatto, il parco buoi è stato illuso per anni. Oggi però l’illusione sta finendo e i nodi vengono al pettine. rivolta sociale’ Beh, l’anno scorso, quando intervistato dal Class CNBC dissi che la tendenza purtroppo ci avrebbe portato proprio alla rivolta sociale,un trend partito dall’Africa ma che non si sarebbe fermato, qualcuno mi a dato quasi del matto.
Bene, felicissimo di essere matto allora. Anche se la cosa non mi piace per nulla…

valerio111
Scritto il 2 Maggio 2012 at 11:56

La crisi è globale, e, solo con decisioni a livello globale se ne esce.
Se l’ Europa crolla il resto del mondo dovrà fare i conti con il crollo del più grande mercato del mondo. Fino a che gli stipendi dei Paesi asiatici, dell’Europa non euro, e dei paesi sottosviluppati in genere non si avvicineranno a quelli degli europei, creando un pò di sana inflazione in quei Paesi con il risultato di elevare il livello di vita e quindi di consumo di quelle popolazioni,,,insieme ad una moderata svalutazione dell’ Euro,,, le soluzioni prospettate (tutte a livello europeo), potranno essere di aiuto, ma non decisive per migliorare la nostra esistenza e quella degli altri.
Ho l’ impressione che qui ci si focalizzi sul moscerino nell’ occhio e non si veda la trave.
Certamente, convincere i governi e le multinazionali che operano in Cina, India, etc. ad aumentare gli stipendi, non è cosa facile ma neanche impossibile se i potenti del mondo si convicono che questa è la strada giusta. Tutto ciò, unito a politiche fiscali incentivanti, non renderebbe più conveniente per le aziende europee ed americane delocalizzare, riportando la produzione nei paesi di origine con evidenti ripercussioni positive sulla intera economia. Qualcuno potrebbe obiettare che la Cina per esempio potrebbe non essere d’ accordo che le varie multinazionali tornassero ai paesi di origine, e farebbe di tutto per evitarlo…… La Cina è ormai in grado di camminare da sola, perchè noi le abbiamo portato il know how in tutti i campi e può quindi crearsi le proprie aziende,in grado di entrare in concorrenza con le nostre per le sue esportazioni, non solo come ora per il prezzo basso dei prodotti ma per la loro qualità,, e di sfruttare un mercato interno che diverrebbe immenso se solo si desse la possibilità ai suoi cittadini di elevare la loro vita e quindi la loro capacità di spesa.
Questa non è una semplice crisi, è la madre di tutte le crisi, pensare di uscirne creando gli Stati Uniti d’ Europa, significa solo guardare al proprio orticello. Sarò un visionario, ma per me creare un mondo nuovo che avvicini gli sfruttatori agli sfruttati, è possibile, e questa potrebbe essere la grande occasione, TUTTI ne avremmo dei vantaggi.

sakura
Scritto il 2 Maggio 2012 at 13:58

Post memorabile: grazie!

paolo41
Scritto il 2 Maggio 2012 at 14:00

Possiamo dare tutti i suggerimenti che vogliamo per favorire una ripresa, ma esiste una contraddizione di fondo sempre più evidente nel DNA di questo Governo: fondamentalmente sono dei “professori” abituati a tagliare i costi , ma nessuno di loro ha mai gestito lo sviluppo di un’azienda.
Ora tutti sappiamo che per sviluppare un’azienda occorrono investimenti e conoscenza, per ogni settore o businnes, dei parametri che condizionano lo sviluppo stesso.
Dato che i componenti del governo non sono dei tuttologi e non hanno esperienze specifiche e dirette, dovrebbero avere l’umiltà di ascoltare chi la sa più lunga di loro.
Una cosa è, comunque, certa; anche se si arrivasse a definire le linee strategiche, non aspettiamoci risultati nel breve termine ma solo nel medio e lungo termine e qui si sovrappone un secondo problema: avere la pazienza di perseverare e non interrompere i programmi operativi nella frenesia di ottenere risultati domani…occorre pianificare obiettivi intermedi mirati a raggiungere l’obiettivo finale.
In sintesi soldi per investimenti, Know-how, pianificazione!!!!

Scritto il 2 Maggio 2012 at 14:53

sakura@finanza,

Grazie: sarebbe bello però farlo concretizza, non credete?

paolo41,

🙁 Parlavo l’altro giorno con un amico inglese da Londra su Skype. Ad un certo punto mi ha detto: “ma si dai, mettete chi volete al governo, tanto voi ce l’avete nel DNA di governare e rubare, lo abbiamo capito tutti..:” Ecco questo è quanto si pensa dall’estero e non è proprio edificante…

valerio111@finanza,

Sono d’accordo (e tu lo sai bene) che questa è la madre di tutte le crisi. Però permettimi, iniziamo a fare qualcosa noi nel nostro piccolo e poi cerchiamo di farlo a livello europeo.
Non risolverà tutto, ma ci certo sarà molto utile. L’immobilismo non ci aiuterà di certo

bergasim
Scritto il 2 Maggio 2012 at 15:10

NAZIONALIZZAZIONE DEL SISTEMA BANCARIO EUROPEO ED AMERICANO

RISTRUTTURAZIONE DEI DEBITI SOVRANI

NUOVE REGOLE PER LA GLOBALIZZAZIONE E PEE LA FINANZA

Il resto è air fresh

    Scritto il 2 Maggio 2012 at 16:49

    Beh… chiedi niente! (anceh se sarebbero cose estremamente risolutive… e necessarie…)

kry
Scritto il 2 Maggio 2012 at 17:36

Dream Theater,

Detto da un inglese mi fa pensare da che pulpito viene la predica. Noi ci freghiamo tra noi,non siamo andati a razziare mezzo mondo con le colonie e con le multinazionali lo stanno ancora facendo. Già non è proprio edificante essere ingenui e non essere capaci di nascondere le bugie.

lampo
Scritto il 2 Maggio 2012 at 18:58

Interessante post… cui aggiungo un piccolo contributo.
Gli 11 punti elencati vanno sicuramente tutti bene anche se il punto e) Eurobond lo lascerei per ultimo, ovvero come ultima spiaggia. Se venisse adottato prima e non riuscirebbe a innescare di nuovo la fiducia necessaria affinché il sistema regga… il termine appropriato è che saremmo veramente foxxuti!

Partirei però da un po’ prima. La situazione in cui ci troviamo è il risultato della globalizzazione commerciale, finanziaria e del mercato del debito (sottolineo quest’ultimo punto su cui magari, più avanti, approfondirò il mio pensiero con un post dedicato).

Anni fa, oramai una decina, parlando con il mio medico di fiducia (che aveva una buona cultura) siamo entrambi arrivati alla stessa conclusione: visto che i consumi sono saturi e si stava andando verso una globalizzazione commerciale, sarà naturale che la nostra ricchezza si contrarrà a vantaggio delle nuove economie emergenti. Quindi sarà normale non avere più un auto a testa (il crollo del mercato automobilistico europeo è un semplice campanello d’allarme in proposito), saranno sempre meno i single (permettemi… si tratta di uno spreco assurdo, visto che ci sono dei costi “fissi” per vivere, oltre a costituire l’obiettivo finale del capitalismo dei consumi!) e si ritornerà a vivere in famiglie sempre più numerose come una volta, imparando nuovamente a condividere le risorse a disposizione, oltre a ricreare un tessuto economico locale grazie allo scambio diretto di beni al posto del denaro.
Molte persone che vivono in città vedranno questo scenario come qualcosa di assolutamente negativo… ma chi vive in periferia… sa bene che invece spesso è molto più positivo di quello che pare e spesso, del consumismo sfrenato attuale (che in gran parte è dovuto ad indebitamento e quindi ipoteca della propria vita, non solo quella lavorativa, per molti anni).
Lo scenario peggiore che ci eravamo prospettati era quello della tenuta sociale… ma ovviamente essendo entrambi due persone che amano la lettura e la cultura, ci siamo assicurati a vicenda che non si verificherà, grazie al prevalere dell’intelletto umano (speriamo… anche se ne sono ancora convinto).

Il primo scenario si sta pian piano realizzando in tutti i suoi effetti (siamo appena agli inizi).
C’è però un aggravamento della situazione dovuto ad un parametro che non avevamo considerato: l’indice di Gini.
Ovvero il fatto che, come spesso abbiamo spiegato in questo blog (e lo dimostrano anche ricerche della stessa OCSE) tale globalizzazione sta portando ad un accentramento della ricchezza in sempre minori mani, causando una minore disponibilità complessiva che, ovviamente si ripercuote sull’economia (fondata su impiego di risorse economiche e non sul loro accumulo senza alcun utilizzo), aggravando tale scenario di contrazione dei mercati più sviluppati a vantaggio di quelli meno.

Quindi forse bisogna, prima di affrontare tali punti, prendere coscienza a livello di opinione pubblica di questo e mettere una bella tassa enorme sui grossi capitali accumulati che rimangono lì infruttiferi (parlo di capitali superiore a svariate decine di milioni di euro per intederci… fino a qualche miliardo, che dovrebbe essere tassato con un’aliquota ancora maggiore!).

Poi succede che molti di queste risorse “inutilizzate” grazie ai moderni sistemi telematici di trading, generino ulteriori risorse finanziarie da accumulare… e alcune volte, quando va male, dei spiacevoli debiti per le banche che, essendo troppo grosse per fallire, devono essere salvate, ovviamente socializzando le perdite e aggravando ancora di più l’economia “reale” (lo metto tra virgolette perché purtroppo oggi è diventata più reale l’economia fondata su tali ricchezze).

Quindi avere capito che bisogna prima decidersi quale tipo di economia vogliamo portare avanti: quella fondata sul lavoro, commercio e via dicendo… o quella prettamente finanziaria che in realtà è quella che oggi ha il sopravvento, come successione dell’economia capitalistica precedente?

Preciso che la mia non è assolutamente una posizione contraria al capitalismo finanziario. Anzi… ben venga che uno riesca a vivere benissimo grazie alle ricchezze accumulate (anche in intere generazioni).
Però bisogna distinguere le due economie, in maniera che possibilmente una non crei problemi all’altra e viceversa.

Attualmente c’è ancora poca coscienza di questo… per cui ho paura che tali 11 punti… siano inutili sacrifici, finché non si riforma l’intero sistema finanziario con regole e soprattutto controlli precisi, partendo dalla montagna di derivati con cui oggi giorno, un singolo operatore del settore, ha il potere di mettere in ginocchio l’economia di un’intera nazione (è il caso dei CDS… giusto per precisare).

Scusate se mi sono dilungato.

perplessa
Scritto il 2 Maggio 2012 at 23:00

sul punto a) vorrei segnalare questo articolo pubblicato sul sole24ore
http://www.ilsole24ore.com/art/finanza-e-mercati/2012-04-29/atene-vittima-causa-crisi-143519.shtml?uuid=AbApLJVF&fromSearch
sul punto b) personalmente mi sento tradita da questa unione, mi pareva scontato che l’obiettivo dovesse essere quello che tu hai descritto. non solo, ma che si raggiungesse una maggiore omogeneità anche sotto altri punti di vista. invece abbiamo avuto le “turiste” della fecondazione assistita, come qualche decennio fa avevamo le “turiste” dell’aborto
punto c) la speranza è l’ultima a morire, ma purtroppo corruzione e clientelismo sono intessuti nel sociale, non è solo un problema della classe politica e della pubblica amministrazione, pertanto duri da sradicare. non sarebbe stato possibile per es. la conservazione di enti inutili, la creazione di reparti finalizzati solo a metterci un capo, che la pa sia stata utilizzata come un ammortizzatore sociale, etc, se non fosse così. la situazione è pure peggiorata allargandosi a dismisura la forbice forbice retributiva, rendendo più appetibili le cariche.
punto j)chi non può essere daccordo?ma per farlo bisogna far pagare le tasse a chi non le paga. ed è sempre mancata la volontà politica di farlo, perchè quello degli evasori è un bacino elettorale cospicuo, oltre che anche quello un ammortizzatore sociale per quanto riguarda piccole attività che non starebbero in piedi se pagassero.è presumibile anche l’incapacità di organizzare norme e prassi adeguate. vi sono paesi dove il fisco funziona assai meglio, basterebbe copiare. si ritorna pertanto al punto b): un governo europeo, dovrebbe avere norme e prassi omogenee anche sotto questo punto di vista, incluso come è organizzata l’anagrafe tributaria
punto e) qualcuno non ha interesse a stroncare le gambe alla speculazione, usata non solo a fini speculativi, ma come strumento di potere.non vedo una svolta all’orrizzonte al momento.
In merito alla forbice esagerata tra le remunerazioni , aggiungo, non riguarda solo la pa. è intuitivo che essendo non solo la torta sempre quella, ma rimpicciolita, l’allargarsi ha tolto potere d’acquisto alle classi medie, che ormai stanno cessando di esistere. il processo contrario a quello dei paesi in via di sviluppo, dove nuovi classi medie si vengono a formare. le remunerazioni più elevate, quelle stratosferiche, è impossibile inoltre si riversino nei consumi,sarebbe interessante indagare dove vanno

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