Emergenti e materie prime

Scritto il alle 10:45 da Danilo DT

Come ben sapete, negli ultimi mesi i paesi emergenti, guidati dalla “compagine del BRIC”, ovvero Brasile, Russia, Cina ed India, hanno avuto un’espansione notevole, e contemporaneamente hanno espresso in borsa una serie di rialzi veramente stratosferici. E buon merito di questa nuova ricchezza che si è venuta a generare, è dovuto al vorticoso rialzo delle quotazioni delle materie prime. Ma attenzione: i paesi emergenti sono grandi produttori di materie prime, ma anche grandi consumatori. Prendiamo come esempio il grande paese con gli occhi a mandorla, la Cina.

L’esempio della Cina 

Qual è stato il suo contributo nella corsa al rincaro delle materie prime? Sicuramente la Cina, ha avuto un ruolo importantissimo nel rialzo di molte delle commodity legate all’industria. L’economia della RPC (repubblica Popolare Cinese) è cresciuta 14 volte in quasi 30 anni e il reddito pro capite del paese è cresciuto 10 volte in termini reali durante lo stesso periodo. Anche la struttura dell’economia è cambiata in modo significativo dal 1990. I dati della Banca Mondiale indicano che nel 1990 l’agricoltura contava per il 27% dell’economia cinese, l’industria per il 42% mentre il settore terziario per il 31%. Nel 2005, invece, si è risultato un sostanziale cambiamento: l’agricoltura contava per il 13%, l’industria per il 48% e il terziario per il 40%. E la situazione non si è ancora fermata. Siamo in una fase di forte industrializzazione e urbanizzazione.
Però attenzione, la diminuzione del peso dell’agricoltura nell’economia cinese sta già iniziando ad avere delle ripercussioni sulle materie prime agricole, e la transizione da esportatore di prodotti agricoli (come il mais e la soia) a importatore netto, potrebbe rivoluzionare quei mercati così come ha rivoluzionato quelli dei metalli industriali.
Ma torniamo ai metalli industriali. L’impressionante crescita economica basata sull’espansione industriale ha portato la Cina a dominare il lato della domanda di diversi metalli industriali: nel 1980, ad esempio, la Cina contava soltanto per il 3% della domanda mondiale di alluminio, mentre nel 2006 è arrivata a pesare per il 25%. Nello stesso periodo per lo zinco, il peso è cresciuto dal 4% al 30% della domanda mondiale mentre per il rame è aumentato dal 5% al 23%.

Il futuro della Cina

La domanda che dobbiamo porci a questo punto è la seguente: riuscirà la Cina a mantenere questi ritmi forsennati di crescita economica, guidata da grandi consumi e voluminosa domanda di beni? Potenzialmente non possiamo negare che la crescita della Cina, come quella di altri paesi in via di sviluppo, i presupposti per un ulteriore “corsa” ci sono tutti. Anche perché, non dimentichiamolo mai, la produzione industriale pro capite della Cina ha raggiunto soltanto un sesto (1/6) del livello degli Stati Uniti. Quindi, lo spazio non manca di certo. Chiaramente questa ipotesi non è senza rischio, e ci sono dei fattori  importanti da tener presente per il futuro. Innanzitutto non dimentichiamo che i paesi emergenti restano fortemente legati all’economie dei paesi industrializzati, alias USA ed Europa: un loro forte rallentamento non lascerà indenni le economie emergenti. Inoltre la maggior parte di questi paesi sono governati da “poteri” instabili e quindi sono a rischio politico. E poi, le tensione geopolitiche internazionali: sicuramente queste tensioni internazionali non lasceranno indenni i paesi emergenti.

C’è il rischio bolla?

Ormai è più che chiaro. La scommessa nel futuro è lì, in Asia. E quindi il destino porterà i mercati emergenti ad ulteriori apprezzamenti, giustificati da una crescita molto migliore rispetto ad Europa ed USA. Ma siamo sicuri che non ci sia una bolla in atto? Beh, una cosa è certa. Il tema del futuro sarà ancora il binomio Emergine Markets – Commodities. E non possiamo assolutamente escludere scenari anche molto speculativi per questi 2 assets. . Ma attenzione. Non sto dicendo che le quotazioni attuali sono già ipergonfiate. Sto solo dicendo che nel tempo, probabilmente, dopo i Tulipani olandesi (tanto per parlare della prima storica bolla) e la Net Economy (per parlare invece dell’ultima bolla) avremo come nuovi protagonisti della speculazione proprio qeusto binomio. E proprio a questo proposito mi riaggancio all’email del lettore “Harry Splotter” (complimenti per il nick!) che mi domanda se ci sia ancora convenienza nell’investire denaro in Cina, Corea, India & Co.
Probabilmente, visto anche il momento di crisi che vivono i mercati finanziari, è probabile che assisteremo (prima o poi…) ad una correzione dell’equity. E a quel punto, a seguito di una correzione,  sarà secondo me interessante investire su questi mercati emergenti. Discorso identico lo farei per le commodities, anche perché, come ho spiegato prima, c’è un filo diretto che collega questi 2 assets. Secondo me la fretta potrebbe essere una cattiva consigliera. I prezzi di un po’ tutte le materie prime sono salite molto velocemente. Entrare oggi potrebbe essere troppo rischioso. Parere personale… Però il futuro è dalla loro parte.

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