E se la Grecia ricomprasse se stessa?

Scritto il alle 10:57 da Danilo DT

In un momento dove non si fa altro che parlare di reprofiling e default Grecia, il titolo del post farà storcere il naso a qualcuno ma, in realtà, è un’ipotesi che potrebbe essere presa in considerazione. A portare avanti questa l’ipotesi di leveraged buyback è il prof. Baglioni, professore dell’Università Cattolica di Milano il quale sostiene una possibilità che personalmente non considero assolutamente malvagia, in quanto andrebbe ad ammazzare tanto per cominciare una brutta bestia: la speculazione.

Certo, non risolverebbe molto i problemi ma darebbe la possibilità a tutti i governanti e soprattutto agli organismi internazionali, di meglio studiare la situazione, con maggiore serenità, comprando quel famoso “tempo” di cui necessitano per poi prendere nuove iniziative.

Poi è ovvio, non possiamo pensare che sia tutto rose e fiori. Un “leveraged buyback” ha anche il suo rovescio della medaglia, Come dice l’autore dell’articolo, in questo caso l’impatto negativo sui creditori è inevitabile in quanto comporta un trasferimento di ricchezza dai creditori allo stato debitore. Quello suggerito qui sembra però un metodo meno traumatico di altri per raggiungere quel risultato. E non possiamo certo negare che ci siano soluzioni indolori. Qualcosa bisogna fare in quanto il default non solo è inevitabile ma è praticamente diventato necessario.

Vi lascio l’articolo che potrebbe leggere in originale CLICCANDO QUI.

Grecia e Leveraged Buyback: ipotesi alternativa al reprofiling

Nel dibattito di policy sulla Grecia sembra ormai inevitabile una ristrutturazione del debito sotto diverse forme: un taglio (haircut) del valore facciale dei titoli e/o degli interessi; oppure un allungamento delle scadenze, che rinvii i pagamenti.

COME EVITARE LE RIPERCUSSIONI

Entrambe queste misure sono destinate ad avere ripercussioni destabilizzanti sui mercati finanziari:

• le banche greche non sarebbero più in grado di finanziarsi presso la Bce, che ha annunciato di non essere più disposta, in caso di ristrutturazione, ad accettare i titoli greci in garanzia nelle operazioni di politica monetaria: queste banche cadrebbero in una grave crisi di liquidità, con possibili ripercussioni sul mercato interbancario europeo;

• anche le istituzioni finanziarie di altri paesi avrebbero un contraccolpo, dovendo svalutare titoli sovrani detenuti in portafoglio;

• altri stati “periferici” (in particolare, Irlanda e Portogallo) sarebbero esposti a un effetto-contagio: subirebbero probabilmente altri declassamenti dalle agenzie di rating (l’Italia ha appena subito un avvertimento da Standard and Poor’s) e sarebbero soggetti a una intensificazione degli attacchi speculativi sul loro debito sovrano;

• il mercato dei Credit Default Swap (Cds) sarebbe colpito da un credit event: le istituzioni finanziarie che hanno venduto copertura contro il rischio sovrano sarebbero tenute a pagare ingenti somme e a sopportare le relative perdite.

Questi effetti potrebbero essere mitigati se si adottasse una soluzione maket-based, che preveda la partecipazione volontaria dei detentori di titoli greci. In particolare, il governo greco potrebbe acquistare sul mercato parte del suo stesso debito (buyback), sfruttando il fatto che viene scambiato sul mercato con un forte sconto. I titoli a medio-lungo termine hanno attualmente una valore di mercato pari a circa la metà del loro valore facciale. Ciò significa che il governo greco potrebbe ritirare 1 euro di debito spendendo solo 50 centesimi. Questa ipotesi non è nuova: è stata suggerita da Paul Krugman nel 1988 per i paesi in via di sviluppo ed è stata considerata all’inizio di quest’anno anche per la Grecia, ma poi è stata scartata (per l’opposizione politica della Germania). Dovrebbe invece essere ripresa, attribuendo un ruolo centrale al Fondo europeo di stabilità finanziaria (Efsf), che dovrebbe prestare al governo greco i fondi necessari per l’operazione. Tuttavia, i dettagli dell’operazione sono importanti: a seconda di come viene effettuata, essa può avere conseguenze molto diverse. Vediamo perché.

IL BUYBACK “PURO”

Partiamo dal caso in cui un paese impieghi risorse proprie per acquistare parte del suo debito sul mercato: chiamiamo questo buyback “puro”, per distinguerlo da quello che esamineremo dopo. Bulow e Rogoff hanno dimostrato che questa operazione può rivelarsi un boomerang per il paese debitore. Se uno stato ritira dal mercato un euro di debito, il valore atteso della sua passività nei confronti dei creditori si riduce di una somma pari a un euro moltiplicato per la probabilità di solvenza: quell’euro verrebbe infatti ripagato dallo stato solo nel caso in cui esso sia effettivamente in grado di onorare i suoi impegni. Il prezzo di un titolo sul mercato è sempre maggiore di quella somma perché incorpora, in aggiunta a essa, anche ciò che i creditori riceverebbero in caso di insolvenza. Quindi il prezzo pagato da uno stato sovrano in un buyback è maggiore del beneficio che ne ricava. L’effetto dell’operazione è quello di trasferire ricchezza dal paese debitore ai suoi creditori, facendo aumentare il prezzo di mercato dei titoli.

IL BUYBACK “A DEBITO” (LEVERAGED BUYBACK)

Le cose cambiano se consideriamo il caso in cui lo stato debitore si faccia prestare i soldi necessari al buyback da una istituzione internazionale: parliamo allora di un “leveraged” buyback. Il paese debitore non impiegherebbe risorse proprie nell’operazione, che si tradurrebbe in un cambiamento nella composizione delle sue passività: il nuovo creditore si sostituirebbe, in parte, ai detentori dei titoli circolanti sul mercato.

Poniamo che lo Efsf presti alla Grecia la somma necessaria a ricomprare parte del suo debito. Una condizione cruciale dell’operazione dovrebbe essere la seniority dello Efsf: in caso di insolvenza della Grecia, lo Efsf verrebbe ripagato prima degli altri creditori. Ciò consentirebbe alla Grecia di sostituire parte del debito esistente con un debito assai meno rischioso collocato presso lo Efsf. Quest’ultimo, di conseguenza, dovrebbe applicare un tasso d’interesse notevolmente inferiore a quello attualmente pagato dalla Grecia sul mercato; non sarebbe una concessione, ma rifletterebbe solo il minore rischio di credito. L’altra faccia della medaglia sarebbe la riduzione del prezzo di mercato dei titoli che continueranno a circolare sul mercato, dovuta alla maggiore rischiosità di questi titoli rispetto alla situazione attuale (essendo divenuti junior rispetto allo Efsf, in caso di insolvenza essi verranno rimborsati solo se rimarranno risorse disponibili dopo avere ripagato lo Efsf). L’impatto negativo sui creditori è inevitabile: perché sia utile, una operazione sul debito deve necessariamente trasferire ricchezza dai creditori allo stato debitore. Quello suggerito qui sembra il modo meno traumatico per raggiungere quel risultato, poiché non comporta nessun intervento forzoso sulle caratteristiche dei titoli in circolazione.

(Source: LaVoce)

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DT

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22 commenti Commenta
Scritto il 26 Maggio 2011 at 11:25

May 26 (Bloomberg) — Greece is “insolvent,” former
European Central Bank Chief Economist Otmar Issing said at a
press conference in Copenhagen today. It is “not physically
possible” for Greece to repay the debt it owes, he said.

kE NOVITà…

mattacchiuz
Scritto il 26 Maggio 2011 at 11:52

ma dai, non basta un giro di carte per cambiare la situazione?

silver999
Scritto il 26 Maggio 2011 at 12:04

mattacchiuz,

Secondo me il discorso ha poco senso e vi spiego il perchè:

Il lancio di un operazione simile comporterebbe un immediato innalzamento delle quotazioni dei bond greci da 40/50 attuali ai 70/80 riducendo sensibilimente il guadagno in termini nominali che potrebbe avere lo stato greco. Esempio: Io banca tedesca posseggo un bond greco che quota 40 (che oltretutto per il gioco mark to mark lo tengo a bilancio a 100) a fronte di una richiesta di buy dello stato greco non consegnerò mai il titolo a quel prezzo sapendo che potrebbe salire, quindi si creerebbe una scarsità sul mercato di venditori di bond greci in attesa della salita di prezzo, tale scarisità di venditori farebbe immediatamente schizzare la quotazione degli stessi ( questo è il mercato tanta richiesta di acquisto e poca di vendita prezzo che sale)

Scritto il 26 Maggio 2011 at 12:26

Intanto l’amico anonimocds mi segnalava una cosa che a me, sinceramente era sfuggita.
E che il mercato sta ignorando…

Panico in Bielorussia per svalutazione rublo

In Bielorussia è ormai assalto a negozi e supermercati. La svalutazione del rublo ha scatenato il panico tra la popolazione, che fa scorta di beni di prima necessità. Tanti fanno la coda dai rivenditori di frigoriferi. In tanti l’hanno fatta la coda alle stazioni di servizio.

La banca nazionale di Minsk ha deprezzato il cambio ufficiale di oltre 50 punti percentuali. Una mossa che non tutti condividono: “Direi che è un grosso errore di politica macroeconomica – dice l’economicsta Leonid Zaidko -. Non si ossono dimenticare le leggi dell’economia, non si può dimenticare il fatto che la nostra bilancia commerciale è deficitaria di 10 miliardi di dollari”.

La Bielorussia – guidata dal presidente Alexandre Lukashenko da oltre 15 anni – sta vivendo una pesante crisi finanziaria. A imporre la svalutazione del rublo, un deficit che ha prosciugato le riserve valutarie del Paese. E il malumore dei cittadini cresce, sempre più preoccupati per l’aumento dei prezzi e un rublo in caduta libera.

Copyright © 2011 euronews

http://it.euronews.net/2011/05/24/panico-in-bielorussia-per-svalutazione-rublo/

Scritto il 26 Maggio 2011 at 12:32

…pensate che ridere comprare, che ne so, la OTE e poi trovarsi con una svalutazione della moneta locale (se venisse ricreata) tipo la New Dracma di un 60-70%….

Togliamoci la C e diventerebbe un New Drama……

mattacchiuz
Scritto il 26 Maggio 2011 at 12:41

meglio un taglio dei salari del 40%-60%, un tasso di interesse al 25% pagato solo grazie a nuovi prestiti e la svendita all’estero di tutto quello di buono che ti è rimasto… 🙂

mattacchiuz
Scritto il 26 Maggio 2011 at 12:42

silver999@finanza: Secondo me il discorso ha poco senso

dipende: se il senso è in qualche modo correlato con la realtà, hai ragionissima. altrimenti potrebbero aver senso anche un sacco di altre cose.

hironibiki
Scritto il 26 Maggio 2011 at 12:52

7voice@finanza,

Più vedo queste cose e più mi convinco che alla fine l’italia merita questa classe politica. bonjour finesse :mrgreen:

tommy271
Scritto il 26 Maggio 2011 at 13:19

silver999@finanza: mattacchiuz,
Secondo me il discorso ha poco senso e vi spiego il perchè:Il lancio di un operazione simile comporterebbe un immediato innalzamento delle quotazioni dei bond greci da 40/50 attuali ai 70/80 riducendo sensibilimente il guadagno in termini nominali che potrebbe avere lo stato greco. Esempio: Io banca tedesca posseggo un bond greco che quota 40 (che oltretutto per il gioco mark to mark lo tengo a bilancio a 100) a fronte di una richiesta di buy dello stato greco non consegnerò mai il titolo a quel prezzo sapendo che potrebbe salire, quindi si creerebbe una scarsità sul mercato di venditori di bond greci in attesa della salita di prezzo, tale scarisità di venditori farebbe immediatamente schizzare la quotazione degli stessi ( questo è il mercato tanta richiesta di acquisto e poca di vendita prezzo che sale)  

Ragionamento sensato.
Un buy-back attualmente è possibile solamente con i titoli in portafoglio alla BCE.
Dato che questa non ha nelle sue finalità la speculazione, potrebbe girarli alla Grecia al prezzo di carico.
Per far questo però c’è bisogno di “liquidità”, ecco allora che potrebbe inserirsi l’EFSF concedendo un prestito ad Atene per ricomprarsi a prezzo stracciato i suoi bond.
L’operazione potrebbe far abbassare di circa il 10% il debito.

tommy271
Scritto il 26 Maggio 2011 at 13:24

Mi correggo sopra, l’operazione potrebbe far abbassare di circa 10 punti il debito.

paolo41
Scritto il 26 Maggio 2011 at 14:30

Quando un’azienda fallisce si cerca il concordato; voglio dire, come già detto in altre occasioni, la Grecia può non uscire dall’euro, ma deve trovare un accordo con i creditori e questi devono valutare se una riduzione del 60-70 % del debito è accettabile. Se non l’accettano si va al fallimento, che per le banche tedesche, francesi e inglesi sarebbe ancora più traumatico….
Risolto, si fa per dire, il caso greco (che provvederà nel frattempo a vendere assets dello stato), avanti con il secondo…chi sarà ???? Portogallo, Irlanda, Spagna o Italia???? non credo, perchè sarà la Germania a saltare per prima fuori dall’euro e tornare al marco….
Che alternative ci sono??? “la politica degli struzzi”, lasciare scorrere il tempo e nascondere la testa sotto terra…
Gli errori sono stati fatti in passato con l’introduzione dell’euro senza una coordinata politica economica e fiscale…e oggi ne paghiamo le conseguenze; nel frattempo è cambiato completamente anche lo scenario economico mondiale e si sono ridotti enormemente gli spazi di manovra…
L’Europa non è un continente economico, è solo un accozzaglia di stati, ognuno dei quali difende i propri interessi e i superpagati e inutili se non dannosi funzionari dell’EU si adattano facilmente al volere dei paesi più forti e prepotenti.
Per contro la “concorrenza” mondiale vede dei granitici paesi, che al di là delle difficoltà intrinseche e specifiche per ognuno di essi, hanno la importante prerogativa di essere “uniti”.
Se non sono in grado di affrontare il fallimento della Grecia, dove pensiamo di andare quando la situazione, senza se e senza ma, sarà ancora più critica..????

tommy271
Scritto il 26 Maggio 2011 at 15:10

Paolo41, l’azienda non è fallita.
Si tratta di metterla in amministrazione straordinaria per poi rimetterla in carreggiata.
E’ quello che si sta facendo.

lampo
Scritto il 26 Maggio 2011 at 15:36

mattacchiuz: meglio un taglio dei salari del 40%-60%, un tasso di interesse al 25% pagato solo grazie a nuovi prestiti e la svendita all’estero di tutto quello di buono che ti è rimasto…   

Non sarebbe sostenibile politicamente e soprattutto… socialmente (rivoluzione). Meglio una svalutazione della moneta… che, a causa dell’ignoranza economica della massa, fornisce un risultato simile.

lampo
Scritto il 26 Maggio 2011 at 15:51

Ogni tanto mi chiedo perché invece di pensare a fare uscire i vari Stati in difficoltà dall’euro… la BCE nelle sue riunioni non decida una bella svalutazione complessiva dell’euro (almeno un 20%) da attuare nel giro di poco tempo.
Risolverebbe in un attimo il deficit commerciale europeo (importiamo più di quello che esportiamo)… e permetterebbe alle aziende europee (soprattutto a quelle dei Paesi in difficoltà che vivono meno di finanza) di tirarsi su grazie al boom di ordinativi e conseguente esportazione extra UE. Poi ridurrebbe il fenomeno della delocalizzazione delle aziende… visto che importare prodotti fatti all’estero da rivendere con il proprio marchio… costerebbe di più. Le importazioni diminuirebbero… creando un meccanismo virtuoso di scambio commerciale e partnership fra Paesi europei… per affrontare il conseguente rincaro delle materie prime importate dall’estero (gas naturale e petrolio in primis… favorendo il famoso discorso dell’obiettivo 20-20-20 in termini di rinnovabili).
Quindi sul lungo termine gioverebbe anche ad aumentare il PIL europeo e quello dei Paesi in difficoltà… permettendo pian piano la possibilità di mettere i conti a posto di quest’ultimi.
Conseguentemente al rafforzamento economico a livello di PIL… l’euro pian pianino riacquisterebbe il suo valore originale…con il risultato però di un’altra europa rispetto a quella odierna. E’ ovvio però che se la politica, nel frattempo, non vara quei provvedimenti per una vera unificazione finanziaria, economica e sociale europea (federale o come la volete voi…)… fra 20 anni torneremmo come prima… se non peggio!
Inoltre sarebbe un bello smacco a USA e GB… che veramente si troverebbero in difficoltà e a bocca aperta (per non dire altro…)
Forse la risposta alla mia domanda è… in quest’ultima frase :mrgreen:

paolo41
Scritto il 26 Maggio 2011 at 17:15

tommy271@finanza,

…non è dichiarato il fallimento ufficiale, anche se ci girano in torno, ma agli effetti pratici è fallita!!!! fra l’altro circolano voci che il FMI si stia tirando indietro per la rata di Giugno… altri parlano che occorrano almeno dieci anni di sacrifici per ritornare ad una situazione “accettabile” (si fa per dire).
Ma, secondo te, il popolo greco, intendo la massa, non quelli che hanno già portato i soldi all’estero, stanno lì a guardare…. ?????

tommy271
Scritto il 26 Maggio 2011 at 19:23

paolo41: tommy271@finanza,
…non è dichiarato il fallimento ufficiale, anche se ci girano in torno, ma agli effetti pratici è fallita!!!! fra l’altro circolano voci che il FMI si stia tirando indietro per la rata di Giugno… altri parlano che occorrano almeno dieci anni di sacrifici per ritornare ad una situazione “accettabile” (si fa per dire).
Ma, secondo te, il popolo greco, intendo la massa, non quelli che hanno già portato i soldi all’estero, stanno lì a guardare…. ?????  

Il popolo greco, cioè la massa, mi pare piuttosto inerte. Forse consapevole dei sacrifici che dovrà affrontare.
A questo riguardo non mi pare che le forze di opposizione abbiano tratto vantaggio dalla situazione.
Il Pasok, nonostante tutto è ancora partito di riferimento. Le ultime amministrative sono state vinte da Papandreou, non da Samaras. Nonostante le dure ricette “lacrime e sangue”.
Ora bisognerà di allargare a tutte le forze politiche disponibili la condivisione delle scelte.
Credo che i greci abbiano ben presente la posta in gioco.
La strada da percorrere è solo una …

mattacchiuz
Scritto il 26 Maggio 2011 at 20:16

e minchia, c’hanno ancora i reni da vendere i greci… si vive anche con uno!

ottofranz
Scritto il 26 Maggio 2011 at 23:29

lampo,

non abbiamo abbastanza atomiche. E il libro nero degli Usa è pieno zeppo di nomi europei .(Cordini intorno agli zebedei che partono dall’europa ed arrivano in USA)

Strauss Kahn ti dice qualcosa?

Bellissima idea comunque . Secondo me ci hanno anche pensato, ma nessuno osa dirla ad alta voce.

lampo
Scritto il 27 Maggio 2011 at 00:14

ottofranz: lampo,
non abbiamo abbastanza atomiche. E il libro nero degli Usa è pieno zeppo di nomi europei .(Cordini intorno agli zebedei che partono dall’europa ed arrivano in USA)Strauss Kahn ti dice qualcosa?Bellissima idea comunque . Secondo me ci hanno anche pensato, ma nessuno osa dirla ad alta voce.  

Certo…infatti sicuramente è questo il problema
Ma mi pare che sia giunta l’ora che l’Europa “tiri fuori le palle” e non stia più al guinzaglio di nessuno (oppure faccia semplicemente finta). E’ oramai importante per poter continuare ad esistere. L’alternativa è accettare un declino continuo (chissà se fra dieci anni il presidente di turno europeo ci informerà delle stesse parole della Presidente di Confindustria… ovvero che abbiamo perso dieci anni di sviluppo (come se nessuno se ne fosse accorto…)

Ormai il futuro ci prospetta solo guerre mediatiche, economiche, valutarie e soprattutto sociali.
Per le armi… anche se costituisce ancora un buon deterrente (vedi anche presenza basi Nato)… non avrebbe senso usarle fra grandi potenze economiche… pena l’annientamento totale o quasi… quindi il problema non esisterebbe più. Vanno ancora bene per gli stati “canaglia”… oppure per quelli in via di sviluppo…

Come giustamente hai detto la guerra si gioca su altri livelli: eliminare le persone scomode… che intralciano certe scelte politiche ed economiche… grazie al potere distruttivo dei mass-media.

Ma è proprio per questo che bisogna giocare di sorpresa e d’anticipo: una bella svalutazione… decisa dall’oggi al domani o quasi…magari con una bella videoconferenza notturna… a giornali già chiusi per la stampa dell’indomani.
Dopo voglio vedere se gli USA o GB… hanno il tempo di fiatare!

mattacchiuz
Scritto il 27 Maggio 2011 at 08:38

Dream Theater,

si sono un pirla!! potrebbero affitarli i reni invece che venderli!!

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