Dollaro USA: non è più il bene rifugio di una volta

Scritto il alle 14:30 da Danilo DT

Analisi di correlazione. E poi perchè il Dollaro USA è così debole e l’Euro è così forte?

La correlazione tra asset diversi è elemento fondamentale per poter diversificare i portafogli e per meglio comprendere le dinamiche dei mercati finanziari. Ma, si sa, negli ultimi mesi, tutto ma proprio tutto è stato messo in discussione. E una delle correlazioni che funzionavano meglio, ovvero quella tra borsa e dollaro, è andata a farsi benedire.
Ma andiamo con ordine.

Era ormai luogo comune dire che quando il clima dei mercati volgeva verso il cattivo tempo (risk off) si assisteva ad una discesa dell’azionario e i flussi finanziari finivano a favore del “bene rifugio” per antonomasi atra le valute, il Dollaro USA.
Ma ultimamente l’USD non è più “safe haven”, nel senso che non è più così matematicametne certa la sua rivalutazione quando i mercati correggono. E questo grafico lo testimonia pienamente.

Chart of the day: correlazione inversa USD/SPX

Per certi versi non è che si tratti di vera e propria rivoluzione quanto sta accadendo. Nella storia (seppure breve) dell’Euro addirittura abbiamo assistito a correlazione diretta tra Euro e Borse. Proprio come oggi. A portare queste nuove coordinate sono state sicuramente le incertezze sugli USA e l’andamento della curva dei tassi. Malgrado tutto questo, il nostro modello porta ancora ad una vistosa sottovalutazione dell’USD nei confronti dell’Euro. Forse la cosa, alla fine della fiera, fa MOLTO comodo all’export di qualcuno.

Come mai l’Euro è così forte?

In molti stanno però cercando di capire anche altre motivazioni che giustificano la forza dell’Euro. Colpa della BCE e della sua politica monetaria espansiva? Colpa della “rivoluzionaria” forward guidance di Mario Draghi? Oppure ci si aspettava subito un nuovo LTRO da parte della BCE? O ancora Euro forte grazie ad un miglioramento dei fondamentali Europei? Ed infine, Euro più forte grazie al buon esito delle elezioni tedesche e al rattoppamento della crisi politica italiana?

Come vedete, le ipotesi non mancano e tutte sono più o meno giustificabili. Personalmente ritengo fondamentalmente molto importante invece analizzare le cose “fronte” FED, visto che alla fine tutto è legato al comportamente della banca centrale USA.

Mantenendo inalterato (al momento) il quantitative easing con politica monetaria ZIRP per tempo indefinito, hanno contribuito in modo consistente ad una nuova debolezza del Dollaro USA. Inoltre, visti i chiari di luna su shutdown e debt cealing, c’è il forte rischio che la FED non solo confermi quanto già detto nell’ultimo FOMC, ma addirittura metta a disposizione “tutta la liquidità necessaria” sostenendo quindi una politica di Dollaro USA debole per sostenere le esportazioni. Ed ecco che avete scoperto a chi mi riferivo prima…

Il problema ovviamente per noi, ITALIA, non è indifferente. In Germania le cose vanno molto meglio che da noi, arrittura con inflazione in aumento dovuta ad una buona crescita economica. Noi invece siamo mesi sempre peggio, ed un cambio su questi livelli diventa difficile da sopportare. E come sempre, chi ci rimette, più di tutti, è l’Italia.

Lo ribadisco da mesi, o si rinegoziano le condizioni di questa UE, oppure è finita.

STAY TUNED!

DT

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13 commenti Commenta
draziz
Scritto il 3 Ottobre 2013 at 15:13

Che la scelta di far indebolire USD per favorire le esportazioni non sia una novità è risaputo, ma che le borse salgano perchè migliorano i fondamentali europeri questa proprio non me la bevo…
Quante sono le nazioni, cioè gli Stati membri, che compongono l’attuale Comunità Europea?
Risposta: 28
Quante sono quelle con dei fondamentali solidi, senza rischi per le banche, senza bolle immobiliari e cittadini spennati per la casa, con la disoccupazione sotto o pari a livelli fisiologici (diciamo 5%) ?
Risposta: tirate a caso…
Quali sono, o qual è, gli Stati che possono sostenere un rapporto di cambio EUR/USD finanche a 1.40 senza battere ciglio per l’esportazione?
Hai ragione, le correlazioni sono andate a farsi benedire, ma a vantaggio di qualcuno che pesca nel torbido per comprare a poco quello (e riutilizzare a proprio comodo) che oggi ancora costa un po’ troppo.
Togli “la florida industria” del turismo a Italia, Spagna, Portogallo, Grecia, Slovenia e vedi cosa rimane delle rispettive economie.
LTRO ? Probabile.
Prova oggi a chiedere un finanziamento ad una banca qualsiasi.
Tasso di interesse ? Dal 7.5% in su, normalmente 8%-8.5%…
Nel 2011, con l’Euribor a 6 mesi intorno a 1.5%, in genere si pagava intorno al 6.5%…

Deleveraging alle spalle del parco buoi?
Ma i delinquenti non stanno dietro le sbarre?
E proprio vero che sono saltate le correlazioni…
Non mi parlare di aumentata percezione del rischio, che gli indici di borsa dicono il contrario…

john_ludd
Scritto il 3 Ottobre 2013 at 15:35

possibile che tra tutte le ragioni fantasiose non riesci a metterci pure l’unica ragionevole ?

dunque proviamo a vedere di quanto mi sbaglio…

1) nel breve il cambio segue folate speculative come tutto il resto
2) ciò che determina nel tempo i valori di cambio tra coppie di valute, è la bilancia commerciale tra le due aree
3) gli USA sono sempre in negativo, appena meno che in passato perché comprano meno petrolio
4) l’europa è da sempre il massimo esportatore del pianeta e se togliamo la bolletta petrolifera ha attivi cosmici che in gran parte vanno in Germania e Olanda
5) la politica germanica per correggere gli spendaccioni sudisti è “germanizzarli” quindi taglio ai costi che comporta taglio agli investimenti privati e pubblici, calo/crollo dei consumi e impossibilità di importare merci come in passato. Al contempo puntare tutto sull’export. Risultato nel nostro paese, import crollato, export in calo ma meno dell’import (nel 2012, nel 2013 avremo delle sorprese negative), aumento delle imposte ma calo delle entrate e avvitamento del debito pubblico MA avanzo delle partite sull’estero positivo (ma tornerà a peggiorare con l’euro forte).

Siccome questo accade persino in Spagna ed essendo l’euro moneta di riserva, si comprano più euro di quanti se ne vendano e a pagina zero del Bignami dell’economia c’è scritto che in casi come questo il prezzo sale. Se poi aggiungi che la BCE drena liquidità al mercato, che il credito quest’anno si contrae di qualche punto % ancora…

Adesso supponiamo che ci sia ripresa globale. La Germania ne beneficia subito, noi no, al contrario la nostra bilancia commerciale va subito sotto zero perché l’euro si rafforza ancora e ci conviene o meglio siamo obbligati a comprare dove costa meno, cioè non qui.

Può durare ? Sì e molto a lungo. Basta che la Germania cresca anche se poco, che quanto la situazione diventa critica la BCE lanci un nuovo LTRO con il quale le banche possono comprare debito pubblico, ingessandosi ancora di più. D’altra parte le banche non hanno scelta, qui c’è gente che crede che le banche sono cattive e preferiscono comprare debito pubblico al 3% con un costo della raccolta superiore. Se il debito pubblico è in Italia (o BCE) per oltre il 75% vuole dire che lo compriamo noi e se lo compriamo noi con quei soldi invece di finanziare investimenti, finanziamo il debito. Asfissia finanziaria. Un paio di anni fa ti scrissi che il debito pubblico sarebbe stato riportato entro i confini nazionali in modo da impedire qualsiasi speculazione. Se i titoli li possiedono le banche italiane mica si sparano sugli zebedei da sole, ma non fanno più le banche perchè non hanno la possibilità di fare più le banche.

Andrà avanti per anni e potremo vedere il decennale al 3%, la borsa a 30 mila, traders felici a zampettare sui grafici… ma l’economia no quella continuerà a peggiorare, la disoccupazione a salire. Le previsioni le lascio agli altri ma certo, con il QE che continua non mi sorprenderei di vedere euro/usd verso 1,44 – 1,48 entro metà 2014.

ITALIAN GROSS FIXED INVESTMENTS

2009 -11,7%
2010 +0,6%
2011 -1,8%
2012 -8,0%
2013 -12,7% (expected)

Source ISTAT

Goditi l’EURONE Danilo !

john_ludd
Scritto il 3 Ottobre 2013 at 15:51

La medicina è sempre quella, da 30 anni:

“…The current and expected growth environments, however, might make successful debt reversal
even harder to achieve. Monetary policy is operating at or close to the lower bound, and the
medium-term growth outlook is very weak. At the same time, there is little to be gained from
higher rates of inflation (which would come with risks) and privatization efforts need careful
planning and realism to be successful. This suggests that the burden of lowering debt levels will
fall more squarely on fiscal consolidation.

Consequently, debt reductions will require both a sustained commitment to fiscal consolidation
and careful design. While fiscal consolidation is needed to keep public finances sustainable, it
also takes away demand and further lowers growth in the short term because of fiscal multiplier
effects. Indeed, the debt ratio may actually increase initially. Up-front consolidations, while
sometimes unavoidable, can lead to greater output losses than gradual efforts do, but they can
also reduce risk premiums more quickly, especially if debt levels are high initially and the
overall magnitude of adjustment needed is relatively large. Whether front- or back-loaded
consolidations lead to more lasting success also depends on political factors, like the ability to
sustain a commitment to consolidation. In any case, positive credibility effects are likely to
provide only partial offsets to short-run pain…”

Dealing with High
Debt in an Era
of Low Growth

http://www.imf.org/external/pubs/ft/sdn/2013/sdn1307.pdf

alfio200
Scritto il 3 Ottobre 2013 at 17:02

“Lo ribadisco da mesi, o si rinegoziano le condizioni di questa UE, oppure è finita.”

Questo paese è strafallito. Secondo te, chi sarebbe disposto a negoziare con un cadavere? Infatti, lo stanno macellando per spartirsi ciò che resta delle sue carni, mentre si disfano delle sue cambiali (leggi BTP).

Scritto il 3 Ottobre 2013 at 17:22

john_ludd@finanza,

Sicuramente hai detto delle cose corrette ma….quanto pesa la speculazione sui cambi?
Quanto conta il carry trade su un cross nel breve termine?
Tra il 70 e l’80%…

faustino
Scritto il 3 Ottobre 2013 at 18:39

john_ludd@finanza,

I miei complimenti!!!

john_ludd
Scritto il 3 Ottobre 2013 at 19:02

Danilo DT,

è scritto al punto (1). La speculazione determina il prezzo nel breve periodo di ogni possibile oggetto quotato. Su alcuni la presa è tale da mantenere il disequilibrio a lungo, su altri dove intervengono oggettivi limiti nella disponibilità del sottostante e/o intervengono agenti ancora più forti, assai meno. Ma ci sono meccanismi che regolano i prezzi nel lungo termine e per le valute sono quelli molto frettolosamente e superficialmente descritti. Sull’euro il valore può cambiare bruscamente in poche sedute data l’intrinseca instabilità che ben conosciamo. Ma una volta che l’orda crede che il pericolo sia lontano non fa altro che cavalcare i fondamentali dato che agli speculatori non piace perdere. Se la Germania fosse da sola non credo che il cambio marco/dollaro sarebbe inferiore a 1,8. Se poi credi che l’euro sia troppo valutato, vendilo e compera qualcos’altro, perché prendersela con gli speculatori se ti stanno facendo un favore ? Ringraziali.

astonmartindb9
Scritto il 3 Ottobre 2013 at 19:49

Se non erro il 23.4.2008 il dollaro ha toccato il minimo storico nei confronti dell’euro, 1,5940 ed allora la discesa dei Dow Jones era appena iniziata, negli anni e nella sua volatilità a ritoccato livelli di 1,22 e di 1,45, e allora ?
In questa fase con il problema del tetto del debito è logico che scenda, si riprenderà quando il problema sarà risolto (e sarà risolto), magari nel frattempo potrebe toccare 1,40. Occasione per comprare.

candlestick
Scritto il 4 Ottobre 2013 at 08:39

Controbatto per incasinarvi un po la vita…
Leggete questo articolo che sembra ben strutrurato..

http://www.wallstreetitalia.com/article/1630204/valute/comprate-dollari-ora.aspx

Buono studio!

ihavenodream
Scritto il 4 Ottobre 2013 at 10:27

john_ludd@finanza,

D’accordo su quasi tutto…tra le cause che determinano i rapporti di cambio tra 2 monete bisogna inserire pero’ anche l’acquisto di bond…se i cinesi usano i dollari che ricevono dagli americani per comprare i loro titoli di stato, il rapporto dollaro/renmimbi non è influenzato dallo squilibrio della bilancia commerciale tra le due aree…poi bisogna aggiungere le politiche di riserva monetaria…se una banca centrale compra direttamente dollari per aumentare le sue riserve, questo entra nel calcolo della bilancia, non saprei ma penso di no…poi bisogna considerare situazioni “speciali”, cioè fuori libero mercato, tipo gli accordi di Bretton Woods per intenderci….la realtà è che il dollaro è il dominatore del mondo, nel lungo periodo è calato rispetto all’euro perchè gli Usa hanno scelto di farlo calare e per farlo calare basta stampare…cioè se gli Usa stampano migliorano la loro bilancia commerciale, poi c’è gente che ancora si meraviglia che Ben non stia fermando le rotative…se continua questo braccio di ferro nel Congresso penso proprio che si arriverà alla soluzione ovvia: utilizziamo la stampante per pagare direttamente le spese dello stato…Obama difetta un po’ di fantasia…se fosse un po’ piu’ “Berlusconiano” ci sarebbe già arrivato…

john_ludd
Scritto il 4 Ottobre 2013 at 11:34

candlestick@finanza,

L’originale viene inviato per posta a tutti quelli che hanno sottoscritto alla newsletter di John Mauldin che è gratis e non vale più di zero ma ogni tanto è utile leggere quanto scrive uno che non ha azzeccato una sola previsione negli ultimi 5 anni. Non credo che l’autore vada a cena con il segretario del partito cinese e non credo che sappia dei piani cinesi più di quanto ne sapete voi. Per il resto l’articolo è pieno di sciocchezze, come il presunto deficit commerciale USA ormai in pareggio mentre è sempre negativo per centinaia di miliardi/anno e la favola del giorno ovvero l’indipendenza energetica prossima ventura degli USA. Questa gente, a metà tra ignoranza e menzogna, dimentica che ogni anno la produzione da petrolio convenzionale cala di 250.000 barili/giorno e che la produzione di un sito di “oil shale” deve essere rimpiazzata ogni 18 mesi. Secondo la stessa agenzia governativa USA la produzione potrebbe arrivare al massimo a 11 milioni di barili/giorno facendone il maggior produttore ma richiedendo l’importazione di altri 8 milioni di barili/giorno. E quel numero, 11 milioni, non è certo e sarà di brevissima durata per l’effimera durata di un giacimento shale. O gli americani si mettono a consumare meno (consumano 2 volte petrolio/persona che in Germania) oppure continueranno ad avere pesanti deficit. Ma non hanno alcuna intenzione di consumare meno…

Scritto il 4 Ottobre 2013 at 15:21

john_ludd@finanza:

Danilo DT,

è scritto al punto (1). La speculazione determina il prezzo nel breve periodo di ogni possibile oggetto quotato. Su alcuni la presa è tale da mantenere il disequilibrio a lungo, su altri dove intervengono oggettivi limiti nella disponibilità del sottostante e/o intervengono agenti ancora più forti, assai meno. Ma ci sono meccanismi che regolano i prezzi nel lungo termine e per le valute sono quelli molto frettolosamente e superficialmente descritti. Sull’euro il valore può cambiare bruscamente in poche sedute data l’intrinseca instabilità che ben conosciamo. Ma una volta che l’orda crede che il pericolo sia lontano non fa altro che cavalcare i fondamentali dato che agli speculatori non piace perdere. Se la Germania fosse da sola non credo che il cambio marco/dollaro sarebbe inferiore a 1,8. Se poi credi che l’euro sia troppo valutato, vendilo e compera qualcos’altro, perché prendersela con gli speculatori se ti stanno facendo un favore ? Ringraziali.

😉

ivegotaces
Scritto il 5 Ottobre 2013 at 10:54

john_ludd@finanza: Le previsioni le lascio agli altri ma certo, con il QE che continua non mi sorprenderei di vedere euro/usd verso 1,44 – 1,48 entro metà 2014.

A mio avviso la correlazione inversa tra dollaro e borsa riprenderà nei prossimi mesi e nonostante il QE non mi sorprenderei di vedere il cambio con l’euro tra 1,20 e 1,22 da qui a 6-12 mesi per cui ringrazio gli speculatori che mi concedono tempo per accumulare dollari senza fretta (tra l’altro a tassi più interessanti di qualche tempo fa).

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