DEBT HOLDERS: i rischi per il dopo QE

Scritto il alle 11:17 da Danilo DT

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Quali sono i paesi ed i mercati teoricamente più soggetti all’attacco della speculazione? Quando la Bce finirà il suo QE bisognerà tornare a valutare con attenzione il debito più attaccabile dalla speculazione e quindi più pericoloso.

La BCE, come è noto, protegge in modo inequivocabile, tramite il suo programma di QE Europeo, la quotazione delle obbligazioni governative dei paesi facenti parte dell’Eurozona.

Ecco il motivo per cui, malgrado il forte rischio di volatilità con il rischio Grexit, i mercati sono stati apparentemente “tranquilli”. Infatti, in caso di uscita di Grecia dall’Euro, la prima cosa che si sarebbe fatto è “mettere al sicuro” i paesi più soggetti a speculazione: quindi ad esempio Italia, Spagna e Portogallo, tanto per fare tre nomi a caso. Occorre infatti ricordare che lo speculatore, attaccando i nostri titoli di stato, giocava una partita contro la BCE “sfidandola”. Una guerra che (la storia insegna) è sempre MOLTO difficile da combattere e da vincere, soprattutto se si è di dimensioni non particolarmente importanti.

Quindi per il momento grossi rischi per i nostri BTP non ce ne sono, grazie appunto alla Polizza assicurativa della BCE.

Il mio pensiero spesso però va verso il 2016, quando verso settembre, il piano di acquisti DOVREBBE terminare. A quel punto che ne sarà dei nostri BTp? Che tipo di protezioni ci sarà? Come si potrà contrastare le speculazione?

Rispondere a queste domande non è certo facile. Però un grafico può farci capire alcuni importanti elementi.

Chi detiene il debito governativo

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Questo grafico mette a nudo chi sono i possessori del debito pubblico. Può essere utile per capire quali paesi possono essere a rischio di un “attacco speculativo” più massiccio nel momento in cui la BCE termina il suo piano di acquisti.

Innanzitutto qualche considerazione. Il Giappone, malgrado un debito pubblico spaventoso, ha un livello di attaccabilità molto limitato. Infatti potete notare che il debito stesso è totalmente (90%) in mano ai giapponesi stessi, tramite i risparmiatori, le banche commerciali e la banca centrale.

Un cenno sull’Italia. Occorre dire con piacere che anche il nostro livello di attaccabilità da parte della speculazione non è elevatissimo, però è indubbio il fatto che il rischio rispetto al Giappone è molto maggiore. Se infatti sommiamo “Foreign Banks e Foreign Non banks” (lasciando fuori i Foreign Official che sono enti sovranazionali) raggiungiamo circa il 30%. Una percentuale non da poco. Discorso molto simile anche per la Spagna, dove la percentuale estera di possesso è pari a circa il 30% come per l’Italia. Interessante il caso del Portogallo. Potenzialmente a rischio ma con una percentuale di debito in mano alle istituzioni internazionali molto elevato. Dite che la cosa rende il paese meno attaccabile?

Teoricamente si, praticamente no. E lo abbiamo visto proprio con la Grecia… Il grafico lo testimonia.

Facendo quindi la somma delle parti, secondo il sottoscritto sono proprio Portogallo e Spagna i due paesi che, per ragioni diverse, si trovano a maggior rischio di attacco speculativo. A ruota segue “l’elefante nella stanza dei cristalli” ovvero l’Italia.

Per il momento, quindi, va tutto bene. Però tenete conto che l’anno prossimo le dinamiche del mercato cambieranno e bisognerà monitorare il mercato in modo più attento.

Riproduzione riservata

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Danilo DT

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6 commenti Commenta
aorlansky60
Scritto il 22 Luglio 2015 at 15:20

Al di là di proclami elettorali -annunciata riduzione della pressione fiscale per gli italiani nel 2016, con quali coperture, poi, non è stato detto- e ridondanti articoli di stampa nazionale compiacente (e non solo, perfino il Times si è sperticato di lodi per il ns premier fiorentino portandolo addirittura ad esempio per gli altri paesi malconci dell’area EU, Grecia e non solo…)

purtroppo alla fine i conti si fanno sempre con la matematica, che per quanto riguarda l’italia mostra dati piuttosto impietosi :

in sette anni dal 2007 al 2014 – il debito pubbl è salito di oltre € 600 mld
con questo trend di crescita percentuale :

2007 = + 1,0 %
2008 = + 4,1 %
2009 = + 5,8 %
2010 = + 4,6 %
2011 = + 3,0 %
2012 = + 4,2 %
2013 = + 4,0 %
2014 = + 3,2 %
2015 = + 3,9 % (base primi 5 mesi 2015 da ultimo dato uffle Bankitalia)

nello stesso periodo considerato, il pil è rimasto sostanzialmente fermo a € 1600 mld come valore assoluto, dal 2007 al 2015 1mo Q1

Il dato che salta immediatamente all’occhio è che per un aumento significativo di debito pubbl anno dopo anno, non ha corrisposto una adeguata sostenibilità di pari crescita di pil

per il 2015 i principali studi di settore prevedono crescita del pil italiano di un risicato 0,7%

parallelamente nei primi 5 mesi del 2015, il deb pubbl cresce di € 83 mld con percentuale di + 3,85% rispetto a DIC2014

E’ chiaro che un simile trend, SE MANTENUTO nel tempo, non piacerà per niente ai mercati, soprattutto a chi ha interesse a speculare (e a scommettere) su un possibile default del ns paese (che va detto non ragionevolmente immaginabile: se dovesse DAVVERO accadere, l’Italia si trascina dietro TUTTI dato che il suo debito pubbl è assai più elevato, a livello assoluto, di quello della Grecia che tanto mal di pancia e preoccupazioni ha procurato in giro… quel 33% di deb pubbl ita ancora detenuto da istituzionali ESTERI pesa e non poco…);

quando la copertura del QE si esaurirà (SET2016) “il re sarà di nuovo nudo”, e se nel frattempo l’Italia non avrà tamponato con un livello di crescita adeguato a calmierare i mercati (e i burocrati di Bruxelles) la situazione del ns spread potrebbe ritornare a livelli critici con tutto quello che ne consegue, cosa non augurabile, perchè per chi ci sovrintende (Bruxelles-Berlino-Francoforte) si tradurrebbe in una sorta di invito servito su un vassoi d’argento a richiedere all’Italia e agli italiani misure ancora più restrittive (ulteriore perdita di welfare e di tutele sociali) per riuscire a rientrare entro parametri più accettabili rispetto al 135% di rapp deb/pil che Eurostat ha certificato per l’Italia nel periodo Q1 2015…

…sempre che saremo (noi italiani) ancora nell’euro… e sempre se questi avrà continuato ad esistere nel frattempo…

ps : DANILO, che diavolo è accaduto all’interfaccia del sito???? …postare è diventato un delirio…

Scritto il 22 Luglio 2015 at 15:41

Eh… Finanza.com è passata ad un modello “responsive” che rende la navigazione via cellulare molto più agevole e carina a scapito…di quella da PC fisso
🙁 Diciamo che è stata appena installata e quindi deve ancora essere affinata, quindi migliorerà.

kry
Scritto il 22 Luglio 2015 at 17:28

aor­lan­sky60,

E’ chiaro che un simile trend, SE MANTENUTO nel tempo, non piacerà per niente ai mercati,… se continuiamo a dire che il debito è aumentato di 600MLD in 8 anni e mezzo ( 2007-2015 ) e non CI BATTIAMO A RIBADIRE CHE SONO STATI SOLO GLI INTERESSI SOMMATI AGLI INTERESSI. e che nei primi cinque mesi il debito è aumentato grazie alle disponibilità liquide che ormai viaggiano a 100MLD che poi almeno ci dicano se vogliono comprere … ENI e ENEL … per carità non le banche. CIAO.

paolo41
Scritto il 22 Luglio 2015 at 18:12

la meglio messa è la Grecia!!!!! se rifiutava di pagare il debito e usciva da quel casino che è diventata l’EUteutonica avrebbe un debito irrisorio….
Bando agli scherzi, l’analisi è ottima ma bisognerebbe anche valutare il debito implicito e troveremmo che per alcuni “campioni” europei non sono tutte rose e fiori come appare dalla tabella.

aorlansky60
Scritto il 23 Luglio 2015 at 09:26

@ KRY

se continuiamo a dire che il debito è aumentato di 600MLD in 8 anni e mezzo ( 2007-2015 ) e non CI BATTIAMO A RIBADIRE CHE SONO STATI SOLO GLI INTERESSI SOMMATI AGLI INTERESSI…

… … … …. … … … … … … … … … …

ma certo, hai ragione nel dire ciò che hai scritto, il rialzo di debito anno dopo anno è dovuto soprattutto agli interessi che paghiamo sul ns debito, ma è anche un dato di FATTO che il ns deb pubbl aumenta NON opportunamente sostenuto da adeguata crescita, purtroppo la sostanza e il nocciolo della questione è TUTTA lì.

e per esultare e caricarci in queste giornate afose (come se ce ne fosse bisogno…) proviamo a considerare anche questo :

per l’ulteriore salvataggio “S3” da applicare alla Grecia, tutti i paesi dell’area euro saranno chiamati a partecipare secondo le modalità previste
-rispettiva quota di appartenza in BCE-

all’italia spetterà farsi carico di una fetta di una decina di mld di €…

soldi che non ha…

per averli dovrà richiederli a sua volta in prestito ai mercati, come tutti gli altri paesi…

con la differenza che l’Italia pagherà interessi su quei prestiti a 120 (130? 140?…)

la Francia 30…

la Germania… praticamente 0 (zero)

per quanto tempo ancora ci faremo prendere in giro, ma soprattutto per quanto tempo ancora vogliamo rimanere succubi di questo sistema che offre vantaggi per pochi e sconvenienze per molti???

lukeof
Scritto il 23 Luglio 2015 at 13:06

Scusate, ma vorrei davvero e finalmente “sfatare” sto mito che in quanto “detentori” stessi nazionali del debito sia i giapponesi che italiani o altri siano “al riparo” da ipotetici “speculatori”.
A parte la considerazione che il mercato di per sè stesso e per sua natura è “speculativo”, credo che sia decisamente fuorviante stare a fare i conteggi su ipotetiche nazionalità dei “detentori” in quanto come è ben risaputo, i famosi “detentori” sono oramai raggruppati in “fondi” e “strutture d’investimento” a guida di gestori esterni e non necessariamente “nazionali”. Ad ulteriore aggravante sottolineo che sempre piu’ spesso tali investimenti vengono realizzati tramite gestione su polizze assicurative in garanzia di rendimento su “fondi chiusi” sui quali non c’è nemmeno il minimo riferimento o possibilità di intervento sulla scelta del portafoglio titoli. Questo ci indica con precisione che qualora le “garanzie di rendimento” vengano meno all’interno di un portafoglio obbligazionario di qualsivoglia nazionalità ed INDIPENDENTEMENTE da “chi” ha investito, siano essi nazionali o meno, lo “scarico” dei titoli governativi in questione è pressoche’ automatico.
Quindi quando mi si viene a dire che il debito giapponese “è protetto” dalla ipotetica speculazione in quanto detenuto dagli stessi giapponesi, scusate ma mi metto a ridere.

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