DEBITO PUBBLICO: crescita economica, socializzazione o ristrutturazione?

Scritto il alle 11:20 da Danilo DT

pier-carlo-padoan-ministro-delleconomia-governo-renziA volte mi sento veramente confuso. O forse sarebbe meglio…preso per i fondelli. Perdonatemi se spesso divento critico oltremisura ma proprio non mi capacito di certi scenari e di certi discorsi.
Il nostro buon ministro dell’Economia ha partecipato all’assemblea ABI, con un contributo che (temo) non passerà certo alla storia. Ecco cosa ha detto:

«Una crescita più sostenuta è la via maestra per abbattere il debito pubblico dell’Italia che ha un grado di sostenibilità che rimane il più elevato fra i paesi avanzati come dicono le istituzioni internazionali compresa la Ue. […] Il sostenere crescita e occupazione sono le priorità poste dall’Italia in Ue. Priorità fortemente condivise ed accolte anche alla riunione dell’Ecofin di due giorni fa». (P.C. Padoan)

Ora scusatemi, i conti non mi tornano. Avete probabilmente visto il mio post di ieri dove vi ho raccontato i dati sulla produzione industriale italiana (CLICCATE QUI). E vedrete, ne sono certo, che seguiranno a ruota sonore revisioni al ribasso (come già sapevamo ed i dati ci hanno dato ragione) su crescita e PIL per il 2014-2015.

Ma come pensiamo di essere credibili in Europa e nel mondo quando diciamo cose che sono l’esatto opposto della realtà? Noi abbiamo tanti problemi, e uno tra tutti è quello del debito pubblico, in particolar modo il rapporto fra lo stesso ed il PIL prodotto. Il rapporto debito pubblico PIL si può abbattere solo aumentando la crescita economica, visto che tagliare il debito, al momento, la vedo un pochino dura. Ma se NON c’è crescita, come la mettiamo?

Debito pubblico ITALIA: un trend…inequivocabile!

Italy General government debt 2014

Le scadenze del DEBITO PUBBLICO Italiano

scadenze debito pubblico italiano 2014

patuelli-ABI-presidenteAnche in sede ABI si è fatto appello al Governo per tagli e riforme…

«La pressione fiscale deve essere ridimensionata. Su questo non credo ci sia dubbio», ha detto il ministro dell’Economia rispondendo così anche al presidente dell’Abi Antonio Patuelli. E ha aggiunto che questo intervento «dovrà essere concomitante con la riforma fiscale all’esame del Parlamento». Il ministro ha poi sottolineato che il Paese ha bisogno di una riforma profonda dell’amministrazione pubblica e della giustizia, perché altrimenti si continueranno a subire «costi intollerabili per l’attività economica». Tanto più che se è vero che «oggi l’Italia gode di estremo interesse da parte degli investitori, sta a noi non sprecare questa occasione, perché non durerà per sempre». (IS24H) 

Accidenti che autogol! In altri termini ha detto: occhio che il mercato ci sopravvaluta! La festa tra un po’ finirà perché si renderanno conto che non meritiamo tutta questa fiducia.

In effetti qui Padoan ha ragione e ne parlavamo proprio ieri sera in QUESTO POST  dove si trattava l’argomento BOT People. Resta comunque una denuncia della difficile situazione dell’Italia. Sembra non esserci altra via d’uscita.

Anzi no, un’altra via c’è, ed è quella che porta alla socializzazione del debito oppure all’haircut.
Ma stavolta a dirvelo non è un blogger di basso livello che ha scritto dei post sopra citati, bensì il noto premio Nobel Kenneth Rogoff il quale dice:

Kenneth_RogoffI leader dell’Eurozona continuano a discutere dei modi migliori per rilanciare la crescita economica, con Francia e Italia schierate per un allentamento del rigido fiscal compact di Eurolandia. Dall’altra parte, i leader degli Stati membri del Nordeuropa continuano a premere per un’attuazione più rigorosa delle riforme strutturali.

Idealmente, tutte e due gli schieramenti l’avranno vinta, ma è difficile immaginare un esito finale che non comporti una ristrutturazione o una rinegoziazione del debito. L’incapacità dei politici del vecchio continente di contemplare questo scenario sta costringendo la Banca centrale europea a farsi carico di un grosso fardello. (…) E il debito pubblico, naturalmente, è cresciuto in misura consistente, a causa dei salvataggi delle banche e di un calo marcato degli introiti fiscali dovuto alla recessione. (IS24H) 

Oggi parlare di queste cose, con rendimenti risibili (e quindi massima fiducia sul nostro debito) fa veramente sorridere, ma fate attenzione, non lasciate nel dimenticatoio queste considerazioni. Vedrete, tra qualche mese ne riparleremo…

STAY TUNED!

Danilo DT

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6 commenti Commenta
paolo41
Scritto il 11 Luglio 2014 at 12:43

teoricamente esistono varie soluzioni: taglio delle spese specialmente quelle delle regioni sanguisughe e di tutti gli enti inutili che borseggiano i soldi dei contribuenti, taglio delle strutture e spese militari, poi dovremmo teoricamente avere una riduzione del carico degli interessi, fregarsene se, facendo investimenti in infrastrutture, aumentiamo il debito ma aumentiamo anche il Pil e sul conto economico vanno solo gli ammortamenti, riduzione della cassa integrazione e stipendio minimo per tutti quelli in età di lavoro (18 anni?) , no a nuove finanziarie che non fanno altro che impoverire il sistema, lotta all’evasione ( ma non sugli artigiani che sono costretti a farlo per vivere) ma sui grossi evasori (e ce ne sono parecchi). Forti condanne per i funzionari che rubano con sequestro relativo dei beni; siamo in guerra e la giustizia si deve adeguare a chi tradisce il paese. E’ il solito sfogo visto con qualche luce un po’ diversa ma il problema di fondo è sempre lo stesso: c’è la volontà per fare quanto sopra e altro che è rimasto nella penna????

snapjibe
Scritto il 11 Luglio 2014 at 14:08

Padoan, Patuelli, Visco, lo stesso finto-nuovista Renzi sono tutti protagonisti di un tentativo destinato a fallire di salvare, gattopardescamente, un sistema strabollito perchè fondato sul debito e sui “cerchi magici”.

Stiamo vivendo per molti aspetti una situazione di crollo del sistema molto simile a quanto avvene nel blocco dell’Est Sovietico. Anche Gorbaciov voleva rottamare il sistema, parlava di trasparenza e rinnovamento ma alla fine arrivarono solo gli oligarchi di Eltsin (altro innovatore) a mangiarsi l’intero paese.

Ciao

melaxxx
Scritto il 11 Luglio 2014 at 15:43

Ipotizziamo di licenziare dipendenti pubblici fino a raggiungere 100 miliardi di “risparmi” e utilizziamoli per comprare e cancellare debito pubblico per pari importo :
Prima Pil 1600 debito 2130 ratio 133%
Poi Pil 1500 debito 2030 ratio 135%
Qualsiasi taglio alla spesa pubblica porta a un peggioramento del debito/pil..

paolo41
Scritto il 11 Luglio 2014 at 19:19

melaxxx@finanzaonline,

perché non ne assumiamo per altri 100 miliardi così aumentiamo il Pil !!!!! al diavolo il debito!!!!
quelli che escono dalle strutture inutili e non produttive andranno in pensione con un reddito inferiore a quello attualmente percepito e se hanno voglia di lavorare si troveranno un secondo lavoro, dove saranno costretti a lavorare e non a scaldare cadreghe come hanno fatto in molti a scapito dei cittadini che si fanno un mazzo tutti i giorni…

melaxxx
Scritto il 11 Luglio 2014 at 20:14

Effettivamente aumentando il debito e la spesa pubblica di uno stesso importo il rapporto diminuisce. talvolta la matematica e’ anti intuitiva. Lo stesso discorso vale se la spesa fosse per investimenti etc..
I conti cambiano se il costo del debito e’ molto alto. In realtà quando il costo del debito e’ basso (sia dal punto di vista nominale che reale) un entita’ pubblica ha quasi il dovere di investire (ovviamente nel modo più proficuo possibile) al fine di migliorare le condizioni di vita dei cittadini.
Di solito ci si indebita a tassi bassi e si ripagano i debiti quando i tassi salgono.( o si fallisce) in europa facciamo il contrario

ddb
Scritto il 12 Luglio 2014 at 16:35

Si parla sempre di Entrate e di Uscite, mai di ciò che sta nel mezzo: l’efficacia e l’efficienza degli impieghi.
Il problema numero 1 che abbiamo in Italia è che la Pubblica Amministrazione distrugge valore: prende 100 di tasse e restituisce 70 in servizi. Abbiamo una delle tassazioni più alte al mondo, ma servizi scadenti in qualità e quantità.
In questo contesto mi sembra evidente che è dannoso per il “sistema economico” ogni aumento di imposta.

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