CESI Index e intermarket: dati controversi

Scritto il alle 09:00 da Danilo DT

E’ possibile ritrovarsi con una fase di ripresa economica prevista dal CESI Index con uno scenario tassi di interesse così piatto? E intanto salta l’intesa sul deficit USA…

L’Indice CESI (Citigroup Economic Surprise Index) è un indice che va a calcolare lo scostamento tra le previsioni degli analisti macroeconomici e i dati effettivamente registrati.
In questa mappa troverete il CESI Index di tante aree geograficamente importanti:

1) USA
2) Giappone
3) Eurozona
4) G10
5) Mercati emergenti

E’ interessante vedere che, secondo questo indicatore, la situazione economica degli USA sta enormemente migliorando, rispetto invece a quanto previsto dagli analisti. Infatti sono proprio gli USA l’area che più sta stupendo gli operatori rispetto alle loro previsioni. Seguono il G10 complessivo e subito dietro i Paesi emergenti. In peggioramento il Giappone mentre l’Eurozona, sempre fanalino di coda, sta però recuperando posizioni. Queste ultime due, però sono ancora ampiametne SOTTO lo zero.


Quindi crisi finita quantomeno negli USA? Beh, sulla carta, guardando questo grafico bisognerebbe pensarci seriamente.


Ma poi se si va a vedere il confronto tra il CESI Index USA e l’andamento del tasso di interesse del bond governativo a 10 anni T-note, qualche dubbio permane.
Proprio in ambito intermarket, come può esserci ripresa con una situazione tassi così piatta e depressa?

Opps…ma la borsa USA ieri sera ha perso oltre il 2%… qualcosa non quadra… Qualche problemino anche oltre oceano?

Fallimento totale sul fronte del debito Usa. Ieri la supercommissione incaricata di trovare entro domani un accordo per abbassare di 1.200 miliardi di dollari i deficit dei prossimi dieci anni ha gettato la spugna: l’America rischia un nuovo downgrade. I mercati, già sfiancati della crisi europea, ieri hanno mostrato la loro preoccupata insoddisfazione per la paralisi politica degli Usa. Regna il timore che, alla vigilia delle presidenziali del 2012, l’argomento del debito verrà rimandato come minimo al 2013.
Nemmeno la minaccia di 1.200 miliardi di tagli automatici alle spese pubbliche, destinati ad entrare in vigore dal 1° gennaio 2013, è stata sufficiente a forzare un compromesso tra i sei repubblicani e i sei democratici in commissione. «Siamo giunti alla conclusione che non è possibile raggiungere un accordo entro la scadenza del 23 novembre», hanno detto i due copresidenti della commissione, Jeb Hensarling e Patty Murray. I tagli finiranno per colpire in modo particolarmente pesante la difesa, il cui budget decennale sarà decurtato di 492 miliardi (il 10% del totale); tutte le altre voci di spesa discrezionale verranno abbassate del 7,8%, la spesa sanitaria del 2%. Nessun taglio era stato previsto per pensioni o assistenza sanitaria ai meno abbienti. (Source)

Forse allora meglio dire che il problema è assolutamente GLOBALE. Prendi un po’ di Eurozona, magari tanto per voler prendere ingredienti fresci, un po’ di rating AAA della Francia, qualche banca spagnola (Banco de Valencia?) e un po’ di Ungheria, aggiungi il deficit e il debito USA, un pizzico di Egitto, Ungheria ed Iran, più tanti altri ingredienti  et voilà, una bella crisi globalizzata è servita…

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DT

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