BCE e politica: ognuno deve fare la sua parte

Scritto il alle 10:47 da Danilo DT

Analisi post Meeting BCE: nulla di fatto. Anche se qualcosa sta cambiando ed i mercati lo stanno percependo

Mercati ancora positivi stamattina. Ma non temete, al momento non si tratta di un LONG con inversione di tendenza. Il mercato dal punto di vista macro non è cambiato di un nulla. Anzi no, è peggiorato, visti gli ultimi dati in arrivo dalla Germania e dall’Italia.

La nostra industria arretra ulteriormente, idem la Germania che capisce di non essere immune dalla crisi. E glielo ribadisce con gli interessi Moody’s che fa un downgrading su 6 banche tedesche più tre austriache.

In uno scenario così difficile va a fare da contraltare la BCE ieri pomeriggio. Draghi in realtà non fa nulla, ma dice DUE cose importantissime.

La prima: la BCE sosterrà le banche con finanziamenti “illimitati” anche se di durata non più triennale (LTRO di breve periodo) fino al 15/01/2013. I tassi non sono stati tagliati e non è stata pubblicizzata la riapertura degli SMP, gli acquisti programmati di titoli di debito PIIGS.
Quindi parole ma garanzie di sostegno straordinario del sistema bancario. E il mercato aveva bisogno di sentirsi rassicurato sulle banche. Scattano acquisti e ricoperture sul settore.

La seconda cosa è stata una dichiarazione, che vi riporto in modo un po’ più colorito:

“Cari signori della politica dell’Eurozona. Io posso fare di tutto e di più, all’interno dei miei poteri in BCE. Ma certe cose potete farle solo voi. Quelle cose che sono risolutive e fondamentali: unione fiscale, bancaria, e magari un abbozzo di unione politica stila USA. Quindi datevi una mossa, mettetevi ad un tavolo e decidete che fare”.

In realtà l’appello di Draghi, più che logico, non potrà certo essere concretizzato nel breve.
Prima di tutto ci sono le elezioni greche. E poi ci sarà l’incontro di Roma dove si deciderà il futuro.a fine mese.
Intanto però il mercato vede finalmente, all’orizzonte, una cosa che appare…che mi faceva andare fuori di testa ma che finalmente arriva: la politica sta acquisendo  la consapevolezza della gravità e globalità della crisi.

L’interesse di Obama sull’argomento dice tutto. State pur certi che se il buon Barack (tra l’incudine e il martello, dubbioso tra possibile QE3, nuovo twist oppure chissà che cosa) è così agitato non è perché è preoccupato dell’andamento in borsa di MPS… La morale però è che la Merkel si sta trovando sempre più isolata.
E tra un po’, in un post successivo, leggerete di un possibile “escamotage” che darebbe il via ad una nuova fase.
Ma, sappiatelo (o come twitto spesso, #sapevatelo) tutto rappresenta un progetto. E ci concreto, nulla. Almeno per ora.

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STAY TUNED!

DT

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20 commenti Commenta
hironibiki
Scritto il 7 Giugno 2012 at 10:53

Io porto sempre con me la mia valigia di ignoranza lo ammetto, non viaggio mai senza.. Ma non capisco perchè la BCE stampa a muzzo in modo illimitato per salvare le banche e non puà fare la stessa cosa per “comprare” i debiti di TUTTE le nazioni aderenti all’europa sollevandole da un assurdo pagamento di interessi.
Già solo questo (per noi e per molti altri) vorrebbe dire evitare politiche di austerity sempre più incisive e assurde. Il popolo sta andando alla fame e loro cosa fanno? Come sempre salvano le banche.
Bravi, bene bis.

rulloclash
Scritto il 7 Giugno 2012 at 12:19

Cina, fondo sovrano Cic riduce esposizione in mercato europeo – WSJ ReutersReuters –
Il fondo sovrano cinese, il China Investment Corp (CIC), ha tagliato i suoi investimenti azionari e obbligazionari in Europa per via del rischio di un collasso della zona euro, ha detto il presidente del fondo in un’intervista al Wall street journal pubblicata oggi.

Lou Jiwei ha detto che è improbabile che la Cina acquisti eurobond, se questi dovessero essere emessi nell’ambito del tentativo di risoluzione della crisi del debito dell’Europa, perché “il rischio è troppo alto e il ritorno troppo basso”.

“C’è il rischio che l’Eurozona possa collassare e il rischio sta aumentando”.

Lou non ha spiegato di quanto il fondo, che gestisce asset per circa 410 miliardi di dollari, abbia ridotto i suoi investimenti europei ma, secondo il quotidiano, il presidente ha detto che il Cic ha ridimensionato l’esposizione sui mercati europei degli asset pubblici.

Lou ha aggiunto che il fondo sta continuando ad investire in Europa attraverso fondi di private equity e partecipazioni dirette, comprese quelle nelle imprese di infrastrutture.

schwefelwolf
Scritto il 7 Giugno 2012 at 14:40

hironibiki@finanza,

Dalla “valigetta” della mia ignoranza traggo – da assoluto non-giurista – un paio di righe d’infarinatura sulla disciplina della UE in materia economico-monetaria per avventurarmi in un tentativo di risposta.

Premessa: l’elemento (giuridico) fondante dell’Euro è costituito dai trattati costitutivi della UE, con particolare riferimento alla Parte III, Titolo VIII, Capitolo 1 (Art. 119 e 120-126) del Trattato di Lisbona (che riprende quello di Maastricht).

Per la precisione l’adesione all’Euro dei singoli Stati ha implicato – e dovrebbe (in teoria) continuare ad implicare – l’accettazione ed il rigoroso rispetto dei relativi fondamenti giuridici (che sono, de jure, trattati di diritto internazionale stipulati fra singoli Stati sovrani: Italia, Francia, Germania, Spagna e Grecia comprese. Nessuno ha costretto uno Stato, tanto meno Italia, Spagna o Grecia ad aderire. E dovremmo poter partire dal presupposto che Prodi abbia letto i trattati, PRIMA di aderire all’Euro.

Prodi (e i suoi colleghi del Club MED, Francia inclusa) hanno pertanto letto e accettato (Art. 119) che l’introduzione dell’Euro era (traduco liberamente, visto che non ho trovato la traduzione ufficiale italiana) “primariamente finalizzata alla difesa della stabilità dei prezzi, nel rispetto dei principi della libera economia di mercato e della libera competizione”.

Poi devono aver letto (e anche sottoscritto) l’Articolo 125 (cosiddetta “Clausola di no-bail-out”), secondo il/la quale l’Unione (monetaria) NON risponde dei debiti dei governi membri, né degli enti locali o regionali, di altri organismi o di imprese pubbliche dei singoli Stati membri. Come non risponde l’Unione, cosí non rispondono neanche i singoli Stati membri. Cioè: ognuno si tiene i suoi debiti e ne risponde.

Per ulteriore chiarimento, un’eccezione (parziale) è prevista dall’Art. 122, che ammette “misure di sostegno” a favore di singoli Stati in caso di gravi difficoltà di approvvigionamento, particolarmente in ambito energetico o in presenza di catastrofi naturali che minaccino “seriamente” un Paese. In questi casi il Consiglio Europeo può (NON “deve”) proporre misure di supporto finanziario.

Per tutto il resto l’art. 123 (ex 101) proibisce espressamente facilitazioni creditizie da parte della BCE o delle singole banche centrali nazionali a favore di organismi o enti dell’Unione o di singoli Stati membri – cosí come proibisce espressamente, alla BCE e alle banche centrali nazionali, l’acquisto diretto di titoli obbligazionari dei suddetti organismi (organi della UE, governi centrali nazionali, regioni, province, comuni, enti etc.).

Piú chiaro di cosí….

Questo è quanto è stato firmato – da tutti. Gli unici che sembrano ricordarsene sono, evidentemente, i tedeschi – brutti e cattivi come sempre. E anche questa volta, alla fine, avranno colpa loro…

    Scritto il 7 Giugno 2012 at 14:52

    Guarda, non posso certo darti torto.
    Siamo realisti.
    Certo che hanno ragione i tedeschi. Avevamo la possibilità di fare molto, moltissimo in questi anni per metterci a posto. E invece? Abbiamo semplicemente peggiorato la situazione. E bada bene, non faccio distinzione politica. Dico solo che l’incapacità della classe politica più tutti iconflitti di interesse che sono drivati, ci hanno mandati quasi a ramengo.
    E ora siamo qui a piangere la carità.
    Quindi?
    Quindi io ammetto che l’Italia come altri paesi ha sbagliato moltissimo, e ammetto anche che la GErmania si è arricchita approfittando della debolezza dell’Euro.
    Ora però c’è un solo obiettivo. Che deve essere un obiettico comune. Ovvero SALVARE IL SALVABILE. PErchè, per chi non lo avesse capito, qui se salta, salta tutto. I costi che dovrebbe sopportare un “Eurocrash” sono incalcoabili, nel senso che i conti nessuno li può fare. Perchè poi la speculazione enfatizzerà per “n” volte i danni.
    E allora, anche se occorre ammettere le colpe, bisogna fare qualcosa.
    Non è giusto dire che i tedeschi paghino per noi. E’ giusto trovare il mondo che permetta ai meracti di vivere più sereni, di tagliare i fili alla speculazione e di riprovare a partire tutti insieme.
    E nel frattempo, ovviamente, i paesi negligenti dovranno fare molto per rimettersi in riga. Ma non con piani di austerity devastanti. non portano da nessuna parte, Ci vuole un piano progressivo e costruttivo.
    Altrimenti, l’ho detto prima, si affonda.
    E’ appena uscito un post con qualche idea a riguardo…

sturmer
Scritto il 7 Giugno 2012 at 15:16

Dream Theater,

schwefelwolf@finanza,

Ciao, mi permettto di commentare i vostri interventi.

La penso esattamente come voi… e penso di andare anche oltre.

E’ evidente a tutti che il nostro sistema così non funziona.
E questo soprattutto negli ambiti in cui l’intervento pubblico è prevalente.

Allora buttiamolo a mare: azzeriamo tutto, e copiamo pari pari il sistema di base tedesco: giustizia, sistema pubblico, norme e sanzioni… e cancelliamo anni di bizantinismi e raccomandazioni e tutto quanto sappiamo tutti…

E se nel frattempo dobbiamo lasciare per strada tutti i parassiti che ci hanno nel frattempo dissanguato, beh, tanto meglio…

schwefelwolf
Scritto il 7 Giugno 2012 at 15:25

Dream Theater,

L’idea del “salvare il salvabile” potrebbe anche essere bella – ma dovrebbe essere definita un po’ (o forse anche tanto) meglio.

Vorrei spiegarmi.

Se con un grande sforzo comune si potesse seriamente pensare di poter rimettere in carreggiata i Paesi del “Club Med”, penso che i tedeschi sarebbero probabilmente abbastanza disponibili ad un dialogo. Sarebbero i primi ad averne un interesse – anche per evitare di trovarsi di nuovo criminalizzati per i prossimi cinquant’anni.

Il guaio si nasconde in quel “rimettere in carreggiata”. Lo dici tu stesso: l’Italia (e non parliamo di Grecia e Portogallo) ha “usato” l’euro per farsi la vita facile, e non per risanare le proprie strutture. Certo. E’ verissimo. Ma perché non l’ha fatto?

Facciamo un “gioco” di fanatsia. Immaginiamo che la Merkel venga folgorata dalla “Dea Europa” e decida di aprire i cordoni di tutte le sue borse. Italia (Grecia, Portogallo etc.) tornano ad avere accesso al credito. La BCE gli regala un paio di bilioni di euro. Arriva anche Gesú bambino e rimette – insieme ai peccati – anche i debiti del Club Med. Benissimo, tutto a posto. Si riparte, tutti vergini come neonati.

E da domani si ricomincia ad accumulare nuovo debito. I milioni di “assistiti” non sarebbero spariti. I milioni di statali tornerebbero al mare a riflettre sullo stress degli altri e la magistratura continuerebbe a dormire. I partiti correrebbero a riaffilare le forchette, preparandosi a ripartirsi la nuova mega-torta europea e la corruzione ordinerebbe altre trenta casse di Dom Perignon da bere alla salute di Merkel & Monti & Draghi. Magari, in un momento di presa di coscienza, Monti potrebbe prendere in esame l’idea di abolire – con gli aiuti europei – l’accisa della Guerra di Abissinia (in fondo è un’ipoteca fascista), riducendo di Zero-virgola-qualche cosa il prezzo della benzina.

Nelle università i baroni continuerebbero a fare quello che vogliono (a parte quello per cui sono pagati), nelle banche tornerebbe l’allegria.

Chi probabilmente non avrebbe motivo di allegria sarebbe invece – anche in quella nuova, meravigliosa realtà – la PMI: la competitività non verrebbe stimolata, il carico fiscale resterebbe identico, l’esodo (o la chiusura) delle aziende continuerebbe.

In breve – fra dieci anni saremmo di nuovo da capo. Con la differenza che nel frattempo anche la Germania sarebbe stata munta a morte. I Paesi (i popoli) purtroppo non si cambiano con i decreti.

Invece di chiedere aiuti all’Europa (Germania & Co.) perché nessuno si chiede come mai uno Stato che consuma il 51% (cinquantuno-per-cento!!!!) del proprio BIP per la propria “macchina” e che da sei mesi è governato da “tecnici” non sia stato in grado di recuperare neanche dieci lire riducendo la spesa? E come fa uno Stato di questo tipo ad avere il coraggio di chiedere aiuti ad altri? Ma non si vergognano? Altro che aiuti – ghigliottine!

Scritto il 7 Giugno 2012 at 15:35

Perfetto
infatti quello che occorrerebbe è un cambio anche di mentalità.
E tante, tante riforme strutturali. con un obiettivo: rendere “simili” i vari sistemi nell’Eurozona. Parlamenti locali, stipendi pubblici, ecc ecc… Un sogno, lo so… ma dobbiamo tendere a questo.
MA attenzione, la BCE non deve regalarci un paio di Billioni di Euro. Aiuterebbero, certo, ma non risolverebbero. Anzi, con quei soldi dormiamo sugli allori e tra qualche anno ci ritroviamo più disasstrati di prima.
La BCE, con l’UE devono creale la condizione per far si che il sistema riparta. PErà qeusto cambiamnto deve essere l’occasione per rendere realistico questo progetto.
In modo progressivo unione fiscale, bancaria e progressivamente politica.Insomma, farà acqua da tutte le parti ma l’unico sistema che diventa credibile è quello USA.

schwefelwolf
Scritto il 7 Giugno 2012 at 15:48

sturmer@finanza,

Sarebbe – probabilmente – molto bello poter “copiare” il sistema tedesco, ma non è possibile.

Il sistema tedesco (che peraltro non è piú quello di una volta) vive di metodo – e meglio: di una lunga tradizione di metodo. Nell’anima tedesca esiste un ancestrale “bisogno” di regole, che ha portato – nei secoli – ad una struttura organica in graduale, continua evoluzione: una struttura che si traduce in “organizzazione”, “sistema”, “metodo”. Quando vivevo in Germania dicevo ai miei amici italiani che i tedeschi si sarebbero inventati una normativa anche per gli stuzzicadenti, se solo li avessero usati un po’ di piú.

In sintesi: il modello tedesco (con i suoi pregi e difetti) non è “trasferibile” in un mondo latino. Se ne potrebbe tentare qualche singola, modesta copia parziale, ma anche in versione “ridotta” non credo possa funzionare a sud di Firenze. Basta entrare in una casa qualsiasi in Italia e guardare come sono fatti gli impianti. Basta andare a vedere come viene fatta la “revisione” dell’auto – in Italia al confronti di un qualsiasi TÜV tedesco. Sembrano cose banali, ma sono un baratro.

schwefelwolf
Scritto il 7 Giugno 2012 at 16:16

Dream Theater,

Mi dispiace, caro DT, ma non riesco a condividere.

Il “sistema USA” – che “fa acqua da tutte le parti” – non si è costituito con una serie di “trattati” ma con due guerre (quella d’indipendenza e quella di secessione), la seconda delle quali (che ha chiarito col ferro e col fuoco i punti rimasti poco chiari alla fine della prima) è stata uno spaventoso massacro, dal quale la parte sconfitta non si è piú ripresa.

Successivamente quel “sistema”, che – come ben dici – fa acqua da tutte le parti, sarebbe irrimediabilmente fallito se non fosse riuscito a rimpolparsi ogni volta “stimolando” e poi vincendo una qualche nuova guerra (basta andare a rileggersi la storia degli USA, dagli albori sino all’Iraq).

Gli USA, inoltre, sono nati con radici culturali “nuove” ma sostanzialmente unitarie, anglo-germaniche, e con una sola lingua. Dove esisteva una matrice non aglo-germanica (Texas, California etc.) la “colonizzazione” ha sistemato rapidamente le cose. Solo oggi gli USA sembrano entrare in una nuova dimensione veramente multiculturale: ma fino al 1960 le cose sono state diverse.

In Europa tutti questi presupposti mancano totalmente: gli Stati hanno identità e culture autonome, plurimillenarie. Non possono permettersi un’unificazione stile Lincoln (cioè Grant & Sheridan) perché la guerra, in Europa, non è ipotizzabile. Immaginiamo la Germania mandare la Bundeswehr in Grecia per imporre disciplina di bilancio o la Francia occupare il Baden-Württemberg per costringere Berlino ad accettare un programma di investimenti? In Europa gli Stati non hanno poi (a differenza degli USA) la possibilità di risolvere i propri problemi andando a rubare altrove. Quindi…

Temo che le “utopie”, come quella europea, siano sogni molto pericolosi. Non è meglio tornare – per quanto doloroso sia – a rimettere i piedi per terra?

sturmer
Scritto il 7 Giugno 2012 at 16:49

schwefelwolf@finanza,

Ciao… capisco quello che scrivi… ma a me basterebbero le basi (che sono quelle, ormai sgretolate, che ci stanno portando a fondo!)

Giustizia ed amministrazione della cosa pubblica. Nulla di più, credo basterebbero a ripartire.

La certezza del diritto e dei tempi della giustizia.

Senza giudici politicizzati e casta di semidei… ovviamente.

E sanzioni dure per gli avvocati che barano…

E da lì, dopo aver riformato ed eliminato ogni bizantinismo, ripartire come un Paese serio…

Azz… il diritto lo abbiamo inventato noi 2000 anni fa, possibile che sia diventata la cloaca che è ora? E soprattutto, possibile che non ci possa essere un ritorno alla serietà???

kry
Scritto il 7 Giugno 2012 at 16:55

schwefelwolf@finanza,

Tutti belli e condivisibili discorsi solo che ” nel rispetto dei principi della libera economia di mercato e della libera competizione”, al momento non mi sembra attuato mentre mi sembra preteso ” primariamente finalizzata alla difesa della stabilità dei prezzi”.

lampo
Scritto il 7 Giugno 2012 at 16:57

schwefelwolf@finanza,

Concordo sia su quanto dici in merito all’art. 119 del trattato, non per niente ieri Draghi l’ha ripetuto più volte nel suo discorso. Debbo dire che anche se non mi è particolarmente simpatico, a causa soprattutto del suo conflitto di interessi in GS, ieri si è comportato da vero leader, riuscendo a tranquillizzare i mercati praticamente su un nulla “ben infiocchettato”, venduto poi come prodotto stupefacente in maniera eccezionale.
Sotto questo punto di vista temo che a breve ci sarà un bello “scontro a tennis” tra BCE e Bundesbank… anche se attualmente la BCE è in vantaggio come punti segnati (la rete siamo noi Paesi periferici).

Per quanto riguarda gli USA e il tuo ultimo commento, quanto hai descritto è esattamente l’applicazione della dottrina “shock and awe”, che prima veniva applicata fino a “rendere necessarie” guerre di liberazione o di esportazione della democrazia… e adesso vengono applicate all’economia, come qualche anno fa prevedeva la nota giornalista Naomi Klein in un suo libro pubblicato nel 2007 (prima di tutto questo!).

Purtroppo per mettere i “piedi per terra” bisogna rivolgere la punta del naso verso il basso: attualmente è rivolta ancora verso l’alto in cerca del Dumbo a cui credono ancora tanti. 🙄

schwefelwolf
Scritto il 7 Giugno 2012 at 17:44

A rischio di essere noioso, vorrei aggiungere – a proposito di “Stati Uniti d’Europa” – una breve (spero) considerazione.

Negli Stati Uniti, l’evoluzione che portò poi alla Guerra di Secessione, nacque dalla dinamica d’espansione dell’Unione. Alle originarie “13 colonie” si erano andati affiancando sempre piú nuovi Stati, spostando sempre piú – in seno al Congresso – gli equilibri fra Stati latifondisti-esportatori (Sud: schiavisti e fautori del libero commercio) e Stati industriali/industrializzati (Nord – protezionisti). Senza entrare nei dettagli – con l’elezione di Lincoln l’equilibrio, ormai comunque precario, si spostò (definitivamente) a favore del Nord e il Sud scelse la secessione – con le note conseguenze.

In Europa l’analogia vedrebbe una problematica di equilibri fra area Sud (con i suoi cronici problemi strutturali) ed area Nord (strutturalmente relativamente sana), gradualmente modificati dall’ingresso di nuovi Paesi di area Est.

Dopo la disastrosa esperienza della BCE, penso che i tedeschi non accetteranno mai piú la follia della logica “uno Stato = un voto”, che vede il loro voto – nella BCE – equivalere a quello di Cipro, coi risultati che vediamo e che vedremo (purtroppo) ancor di piú.

Se verranno costretti a sostenere il peso (non solo finanziario) di una maggior integrazione (> Stati Uniti d’Europa) gli Stati dell’area Nord chiederanno – a ragione – un sistema che distribuisca i “diritti di voto” (e di decisione) in funzione del peso effettivo dei singoli Stati e che disponga di poteri d’intervento concreti e insindacabili.

E non credo che l’Italia si possa permettere una soluzione in cui i conti della Calabria o Campania vengano sottoposti a revisione in un ministero di Strasburgo o di Bruxelles: ma neanche di Parigi…

schwefelwolf
Scritto il 7 Giugno 2012 at 17:55

sturmer@finanza,

Quando un sistema si “incrosta” (e imputridisce) come il nostro le riforme diventano, ahimè, impossibili. Anche le piú piccole. Ha ragione Grillo: il sistema è marcio. Per rimetterlo in piedi bisogna rifarlo – inevitabilmente con i forconi, visto che i tribunali non funzionano.

Questa, almeno, è la mia opinione. Vorrei sbagliarmi…

sturmer
Scritto il 7 Giugno 2012 at 18:01

schwefelwolf@finanza,

Quanto vorrei poterti dire che ti sbagli… ma temo tu abbia completamente ragione…

Scritto il 7 Giugno 2012 at 18:11

schwefelwolf@finanza,

Ovvio, del sistema USA prenderei solo il buono e il vantaggio sta nel fatto che conoscendone già le falle, si potrebbero portare delle correzioni. Come è ovvio che copiarlo pedestremente… insomma… gli USA non sono certo il posto più sano del mondo!
L’idea federativa (unione politica) è sicuramente la più complessa e difficile da fare. E ti dirò, sono d’accordo con te, non abbiamo le basi culturali per farla!
PErò bisogna prendere una direzione. E non significa arrivare fino a quel punto, ma puntare ad una maggiore unione.
Ma scusa, secondo te il “tornare alle origini” sarebbe la soluzione giusta?
Secondo me sarebbe il disastro, perchè hanno fatto una UE che non prevedeva l’uscita e gli effetti potrebbero essere tremendi…. IMHO…
E allora? ci tocca ricorrere ai piani di emergenza, non perfetti ma almeno si tira a campare. Certo, dobbiamo riempirci di MEA CULPA per quanto non è stato fatto. ma non si può tornare indietro.
Non possiamo cancellare il debito, non possiamo azzerare i derivati, non possiamo ricreare i posti di lavoro persi, non possiamo in un amen (ci vuole del tempo) ricreare le condizioni di crescita sana e stabile per il lungo periodo. Ma dobbiamo secondo me lavorare in quella direzione. Tutti insieme. E lo dico anche un po ‘egoisticamente, visto che questo comporta che qualcuno “ci salvi il sedere”, in quanto se non si fa qualcosa in ambito di UE, non ne verremo mai fuori….
Ripeto, IMHO…

schwefelwolf
Scritto il 7 Giugno 2012 at 18:53

Dream Theater,

Sono d’accordo che si debba fare qualcosa… Il problema è il cosa! A mio avviso “perseverare” su una strada sbagliata non può che aumentare l’entità delle conseguenze. Rimandare, con continui rilanci, non risolverà la crisi – la renderà solo ancora piú tragica. Quindi?

A mio avviso l’UNICA soluzione sarebbe (ma è, di fatto, un’altra utopia) prendere atto della necessità di INVERTIRE la rotta e adottare i necessari provvedimenti, che sarebbero – inevitabilmente – dirigistici e pericolosi (oltre che poco democratici – ma questo è ormai uno standard).

In sintesi – l’Europa dovrebbe tornare a difendere SENZA COMPROMESSI se stessa.
Dovrebbe applicare rigorosamente le regole del commercio internazionale (bloccando quindi, di fatto, una buona parte delle importazioni provenienti da Paesi che non rispettano i trattati). Dovrebbe introdurre misure di “controllo” e regolamentazione dei fenomeni legati alla globalizzazione, a cominciare dalle attività della finanza creativa. Si dovrebbe promuovere tutta una serie di misure per ristabilire un equilibrio demografico autoctono, per riassestare la “piramide d’età” della popolazione europea senza dover ricorrere ad un’immigrazione che causa immensi costi (a tutti i livelli) senza soddisfare – in realtà – le funzioni per cui viene (almeno formalmente) promossa, cioè quello di “pagare le nostre future pensioni”. Si dovrebbe ridure drasticamente (la dove è ancora forte – vedasi Italia) la spesa assistenziale, eliminando ogni sacca di parassitismo e liberando risorse per dare stimoli alla ripresa (detassazione delle attività imprenditoriali, promozione della cooperazione impresa-università etc.) e agli investimenti di rinnovamento strutturale. Si dovrebbero introdurre sanzioni draconiane (nel senso vero del termine) per ogni forma di corruzione o di “truffa ai danni dello Stato” – a cominciare da punizioni esemplari per ogni magistrato o funzionario dello Stato che non faccia rigorosamente il suo dovere. E cosí via….

Ma temo che si sia ancora molto lontani da questo genere di opzioni – ammesso che ci si possa ancora tornare.

gainhunter
Scritto il 7 Giugno 2012 at 22:06

schwefelwolf@finanza,

Vorrei precisare che nessuno dentro qui mi pare dia tutte le colpe alla Germania. Io sono uno di quelli che ha iniziato molto tempo fa a evidenziare alcune specifiche colpe della Germania e a sollevare dubbi sul fatto che la formidabile crescita tedesca fosse da imputare interamente a virtù tedesche e vizi latini.
E’ innegabile che nell’ultimo decennio c’è stato un trasferimento di ricchezza da vari paesi dell’UE in direzione Germania; considerando il fatto che questo trasferimento non è la conseguenza SOLO di meriti tedeschi e demeriti degli altri, ma di una serie di concause, non ci vedo niente di strano se per via di qualche decisione la stessa ricchezza prendesse la via opposta.
Tutto questo senza dimenticare lo schifo che c’è in Italia (cosa ben diversa dal dedurre che l’Italia faccia schifo).
La questione è che la “ricchezza” dei cittadini viene già trasferita allo stato (che a quanto pare non siamo noi, contrariamente a quanto si dice in giro), e anche fuori dallo stato verso la Germania (grazie all’euro); se poi il comportamento opportunista di Merkel & co. non fa altro che peggiorare la situazione, aumentando il trasferimento di ricchezza ancora di più verso la Germania, permetti che da cittadino onesto, non responsabile delle azioni di politici, dirigenti e furbi in genere italiani, abbia qualcosa da obiettare anche su tale comportamento.
E’ diverso quando si sentono dei politici, specialmente se sono stati al potere, “richiamare” la Germania: in tal caso non ne hanno alcun diritto, essendo corresponsabili della situazione. E specialmente se sono tra quelli che hanno firmato i trattati.

Invece, per quanto riguarda le regole tanto care ai tedeschi, non mi sembra che queste valevano quando era la Germania a essere in crisi, e tanto meno valevano le regole morali quando i banchieri tedeschi speculavano a tutta birra in Grecia e Spagna, e neanche le regole degli altri stati quando i manager tedeschi corrompevano i funzionari esteri per portare a casa le commesse (confidando magari nell’inefficienza della giustizia estera). Insomma, a me sembra che per i tedeschi valgano solo le regole tedesche, in altre parole sono rimasti sempre fortemente nazionalisti, oppure hanno semplicemente paura dell’efficienza della giustizia tedesca…

E poi, anche la Germania si è imbarcata in un progetto “bacato”: perchè? Evidentemente aveva il suo tornaconto. E se questo progetto ora sta dimostrando tutte le sue falle, e se ora ci si accorge che quanto stabilito nei trattati non è sufficiente a evitare il tracollo dell’economia europea (tedesca compresa), pretendere che la situazione si risolva senza cambiare qualcosa significa perseverare nell’errore.
E se questa situazione è tutta colpa dei PIIGS, perchè la Germania in tutti questi anni (prima dell’esplosione della crisi subprime) non si è preoccupata che gli altri stati (suoi compagni di avventura) rispettassero i trattati ma si è piuttosto preoccupata solo di trarne vantaggi per se stessa?

Ultima cosa: ma il voto nell’UE non era in funzione di popolazione e pil?

P.S.: Nonostante tutto, ho già mostrato più volte che l’Italia è uno dei pochi paesi che dal 1994 al 2007 ha perseguito gli obiettivi fissati nei trattati. A discapito anche della crescita economica, ma… aspettate un momento, la crescita non è prevista nei trattati europei.

schwefelwolf
Scritto il 8 Giugno 2012 at 15:35

gainhunter,

Scusa, Gainhunter, ma posso condividere solo in parte le tue osservazioni.
Nei miei commenti non ho voluto entrare nel merito dei vantaggi&svantaggi che l’Euro ha portato a questo o a quel Paese. Penso di non essere in grado di valutarne la sostanza, a mio avviso oltremodo complessa. Ho voluto solo precisare quelle che sono, a mio avviso, la basi giuridiche (trattati) del discorso Euro/UE. Non ho mai messo in discussione che le banche tedesche abbiano partecipato al “banchetto”, come quelle inglesi, francesi e svizzere – e non ho mai detto che la linea della Germania sia al di sopra delle critiche. Penso – al contrario – che la Merkel abbia commesso un grande errore (come, del resto, anche Obama e Sarkozy) a non statalizzare le banche in fallimento: se già si dovevano investire centinaia di miliardi dei contribuenti, perché non assumere il controllo (proprietà) delle banche stesse (soluzione “svedese”)? Oggi avremmo, probabilmente, qualche problema in meno.

E non mi piace che la Merkel abbia impegnato una cifra imprecisabile (ma non meno di 600 miliardi) nelle varie misure salva-euro senza ritenere necessario chiedere l’opinione dei suoi contribuenti/elettori. La Merkel sta mettendo a repentaglio il futuro di diverse generazioni di tedeschi per cercare di tenere a galla il progetto partorito dal suo “papà spirituale” Helmut Kohl – e lo fa violando in continuazione, piú o meno apertamente, la Costituzione tedesca, senza un referendum, senza una consultazione. E’ – per quanto diverso da quello di Monti – una sorta di “colpo di Stato” subcutaneo. Che dietro a queste scelte ci siano enormi interessi – be’, penso sia innegabile: ma non sono certo gli interessi dei tedeschi come popolo, bensí quelli di qualche multinazionale tedesca e di qualche grande banca tedesca. I tedeschi, al contrario, saranno quelli che dovranno probabilmente pagare il conto piú salato.

Il fatto che la Germania si sia imbarcata in questo “progetto bacato” è certamente riferibile a scelte imposte alla Germania – contro la dichiarata volontà dei tedeschi, che avrebbero voluto tenersi il marco. Qualcuno sostiene – e io condivido l’idea – che la rinuncia al marco sia stata imposta alla Germania da Parigi, in cambio del benestare alla riunificazione tedesca. Ai tedeschi Kohl l’ha venduta come l’introduzione di una sorta di “marco europeo”: una moneta comune disciplinata dalle stesse regole che valevano per il marco. La BCE sarebbe stata una “Bundesbank” europea e l’euro sarebbe stato un “marco europeo”. Molti l’hanno bevuta – gli altri (una serie di professori di economia) hanno fatto ricorso alla Corte Costituzionale tedesca, che ha dato un colpo al cerchio ed un alla botte: lasciando intendere che la cessione di sovranità monetaria non era proprio “corretta”, ma che non spettava alla Corte intervenire in una materia cosí delicata. In breve: non sono certamente stati i tedeschi a volere l’Euro. Hanno, anzi, dovuto subirlo. E adesso si trovano persino a doverlo finanziare.

La mia sensazione è che i tedeschi (come popolo) per il momento non si siano ancora resi ben conto di quello che si sta facendo – sull’altare dell’Euro – con i loro soldi e con quelli dei loro figli e nipoti. La stampa tedesca (e la TV) evitano il piú possibile l’argomento. Solo la “FAZ” e la “Die Welt” (ma recentemente anche lo “Spiegel”) dedicano di quando in quando un articolo a questi temi. E cosí i tedeschi continuano a dormire sonni tranquilli, convinti di potersi godere il benessere che si sono faticosamente riguadagnati. Io spero, per amore della pace, che si sveglino in tempo per salvarsi le chiappe (cosa sempre piú difficile). Se dovessero invece improvvisamente risvegliarsi in una nuova “Weimar”, con qualche bilione di euro da pagare per conto altrui, potrebbero tornare ad arrabbiarsi. E non sarebbe un bene per nessuno.

gainhunter
Scritto il 9 Giugno 2012 at 00:01

schwefelwolf@finanza,

Capire chi ha beneficiato dell’euro e dell’UE e chi ci ha perso è la premessa per i miei ragionamenti. Se partiamo dal presupposto che la Germania è il paese che ci ha guadagnato di più, anzi, forse l’unico, è normale che si attacchi ai trattati per difendere i propri interessi. Così come è normale che gli altri paesi, che si sono accorti che l’UE non può stare in piedi così com’è ora, cerchino di cambiare gli accordi.

schwefelwolf@finanza: I tedeschi, al contrario, saranno quelli che dovranno probabilmente pagare il conto piú salato.

Molti cittadini tedeschi stanno già pagando con i minijobs, per esempio, o hanno già pagato con la riforma delle pensioni e le rivalutazioni degli stipendi.
Se ci sarà un trasferimento di ricchezza, al contrario di quanto avvenuto finora, dalla Germania agli altri paesi, il fatto che questa ricchezza verrà presa dal 99% o dall’1%, saranno affari dei tedeschi. Se saranno capaci, diversamente dagli italiani, di tutelare i cittadini e far pagare banche e multinazionali, sarò felicissimo per loro!

Per quanto riguarda l’euro, è stato subito da tutti i cittadini europei che l’hanno adottato (nel senso che in nessun paese dell’eurozona i cittadini hanno potuto scegliere), ma mentre i tedeschi ne hanno anche usufruito (in termini di minore disoccupazione) gli altri ne hanno subito anche le conseguenze economiche.
C’è un’altra versione sulla rinuncia al marco, e cioè che l’euro sia stato vouto dalla Germania, in particolare dalla confindustria tedesca, per eliminare la concorrenza delle industrie di paesi come l’Italia dovuta alla svalutazione delle monete nazionali. Io non ho elementi per credere a una o all’altra versione, mi limito a rilevare che dall’introduzione dell’euro a oggi l’economia tedesca è rifiorita mentre negli altri paesi o è peggiorata o è finita in bolla per le speculazioni bancarie.

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