BANCHE E PETROLIO

Scritto il alle 11:19 da Danilo DT

citigroup.jpgUn mercato sempre molto confusionario. Un mercato sempre di difficile lettura. Un mercato che però dà la possibilità, a chi vuol far trading, di sfruttare diverse situazioni. Ovviamente i settori più colpiti sono quelli che dimostrano sui mercati la maggiore volatilità. Non dirò nulla di nuovo, quindi, se parlerò della volatilità del petrolio e del settore bancario.

In passato abbiamo già visto molte situazioni interessanti a carattere speculativo, situazioni che gli “squali” del mercato sfruttano fortemente: carry trade con valute più deboli, speculazioni con l’equity e commodities.
Ma sgattaiolando su alcuni blog di colleghi USA mi era successo giorni fa, di notare un interessante situazione, che mi è risultata molto chiara vedendo l’andamento delle ultime sedute di borsa. E lo stesso argomento è stato poi ripreso da alcune testate giornalistiche nostrane, tra cui il nostro “Il Sole 24 Ore”

Correlazione inversa banche-petrolio

bancheoil.gifSulla carta banche e petrolio non hanno nulla da condividere. Ma nella realtà, soprattutto vedendo le ultime settimane, la situazione è molto diversa. Il motivo è semplice. Sono i 2 assets più volatili del momento. E hanno avuto un comportamento correlato in modo inverso. Guardate il grafico qui a fianco. E’ un sovrapposto di : Bloomberg Settore Banche e Finanza (Europa), BKY Index (Indice Banche USA), e il WTI . L’unica fase di confusione la correlazione l’ha visto a marzo (cerchio blu) ma poi è stata sempre molto evidente.
Quindi, petrolio giù e banche su, e viceversa. E le banche (di cui il nostro indice SP MIB è pieno) hanno la forza di muovere le borse.
A parte la questione speculativa, quali segnali macro potrebbe dare questo tipo di comportamento di petrolio e banche?

Crisi finita?

Banche e petrolio sono comunque due settori chiave per capire lo stato della crisi: sono le cartine tornasole della crisi finanziaria e della crisi energetica, due delle tarme che stanno corrodendo il tavolo economico globale, assieme alla crisi immobiliare e alla futura crisi dei consumi, le 4 bestie grame da cui bisogna e bisognerà difendersi.
Ma la parola fine secondo me non può essere scritta. Le banche hanno teoricamente migliorato la situazione, ma le svalutazioni secondo me non si fermeranno. Avremo una nuova ondata di writedown nelle prossime settimane, con protagonisti probabilmente quegli istituti che mancano all’appello, ovvero le banche europee, in primis quelle inglesi.

Un ultimo dato. Bloomberg ha recentemente fatto un’indagine sulle conseguenze della crisi subprime sui posti di lavoro nelle banche. Al momento hanno tagliato 112.100 posti di lavoro, con perdite e svalutazioni pari a 508 miliardi di USD. Ovviamente la più colpita è Bear Stearn (circa il 65% dell’organico) mentre la palma della “taglia-dipendenti” è andata a Citigroup con 14.074 posti di lavoro in meno, che però rappresentano solo il 3.80% dell’organico. Tutto questo per dirvi cosa? Che in questa tabella sono assenti le banche italiane. Per una volta andiamone fieri, anche perché, parere personale, il mercato sta penalizzando eccessivamente i ns. istituti.

STAY TUNED!

 

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Grazie e buona lettura!
DT

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