BACK TO THE FUTURE! La storia del BITCOIN

Scritto il alle 13:51 da Marco Dal Prà

Cosa c’entra “Ritorno al Futuro” con la regina delle criptovalute?

Ve lo ricordate il film Ritorno al Futuro 3, quando “Doc” Emmett Brown ferma il treno a vapore per far tornare la macchina DeLorean indietro nel futuro ? Bene, oggi per parlare di Bitcoin vi racconterò una storia che prende spunto da quel film.

“E’ una rapina?” chiede il macchinista a Doc, “No”, risponde lui “E’ un esperimento scientifico”.

Vediamolo assieme.

Partiamo per un viaggio nel tempo…

Immaginiamo di poter disporre di una macchina del tempo con la quale viaggiare indietro fino al 1869, nel lontano Far West.

E’ il 10 Maggio ed è appena stata completata la ferrovia che attraversa gli Stati Uniti dall’Atlantico al Pacifico (nella foto, l’inaugurazione ).

Qui inizia il nostro esperimento scientifico: noi arriviamo ed andiamo a prendere un macchinista, che ovviamente si occupa di locomotive a vapore, e gli chiediamo di salire nella nostra macchina del tempo per venire a vedere come sono fatti i treni nel 2019.

 

Un salto nel futuro

Con un rapido salto percorriamo 150 anni verso il futuro ed arriviamo alla stazione Roma Termini, con il nostro ospite che si trova davanti ad un treno ad alta velocità pronto per partire.

Lui riconosce che si tratta di un treno, quindi gli chiediamo, essendo del mestiere, cosa ne pensa.

Inizialmente il nostro macchinista nota che le rotaie sono sempre le stesse, che le ruote sono sempre di ferro e che i vagoni passeggeri hanno sempre dei sedili con tanto di finestrini; fino qui tutto nella norma.

Poi però le cose iniziano a cambiare e diventare “strane” quando si sposta alla testa dell treno.

Davanti infatti non c’è traccia della Locomotiva, della caldaia, e di sbuffi di vapore; niente fumo e niente tender dove metterci legna o carbone. Dov’è che questo treno trova l’energia per muoversi ?

“Finché non arriva una locomotiva”, ci dice, “questo treno non può muoversi”.

Allora gli spieghiamo che per costruire questo treno sono stati fatti grandi progetti e spesi trenta milioni di dollari, quindi il motore ci sarà sicuramente, ma lui non ci crede e ci dice che senza locomotiva non è possibile, pertanto se davvero abbiamo speso tutti quei soldi… siamo stati vittime di una truffa !

 

Il macchinista ha torto o ragione?

Il macchinista, usando il metro dei suoi tempi, non ha tutti i torti, ma noi sappiamo benissimo che si sta sbagliando.

Commette infatti due errori, uno tecnico ed uno culturale.

Il primo errore è per certi versi facile: l’elettricità nel 1869 era ancora  allo stato primordiale, la lampadina di Edison sarebbe arrivata solo dieci anni dopo, quindi era inconcepibile per lui che un treno potesse muoversi elettricamente.

Ma a questo problema di tipo tecnico si aggiunge un freno culturale, e cioè il concetto che il treno per muoversi dipenda esclusivamente da fonti di energia decentralizzate, come ad esempio una centrale idroelettrica o un impianto eolico.

Per il macchinista, il fatto che il movimento del “suo” treno dipenda da un sistema che è al di fuori del suo controllo, è semplicemente inaccettabile.

Del resto, per il nostro macchinista l’energia per far muovere un treno può essere prodotta solo in modo centralizzato, e cioè nella caldaia dentro la locomotiva.

Come fanno, persone che sono a centinaia di chilometri di distanza, sapere quanta energia produrre per lui, se nemmeno lo vedono?

L’idea che possa esistere una rete elettrica nella quale i produttori ed i macchinisti lavorino sincronizzati per far muovere il treno, anche se non si conoscono, è qualcosa che nella cultura del macchinista non esiste, pertanto per lui è incomprensibile.

 

Concetti per noi familiari

Il treno ci porta un concetto che appartiene alla vita quotidiana a che diamo per scontato, ma in realtà non lo è. Per spiegarlo faccio un altro breve esempio, anche questa volta molto attinente con Bitcoin:

Se il gestore di un impianto eolico vede che la rete elettrica assorbe l’energia del suo impianto, significa che qualcuno la sta consumando.

Non sa né dove né chi in quel preciso istante la stia consumando, potrebbe essere ad esempio un treno elettrico, ma sa che alla fine per il suo lavoro sarà pagato.

La rete elettrica quindi è una sorta di protocollo di intese, tra i produttori e gli utenti, un tacito accordo che consente al mondo moderno di funzionare.

Io non sono obbligato a consumare, lui non è obbligato a produrre, eppure tutto gira alla perfezione.

 

La storia ci porta a Bitcoin

Ho raccontato questa breve storia perché presenta molti, anzi, moltissimi punti in comune con i concetti fondamentali delle criptovalute, ed in particolare di Bitcoin.

Nella nostra metafora le centrali che producono energia elettrica per far muovere i treni attuali, trasposte nella valuta bitcoin, sono quelle figure che si occupano di convalidare i pagamenti.

Bitcoin si potrebbe assimilare ad una banca privata che ha una valuta (virtuale) che ha lo stesso nome; una banca formata dalla collettività di tutti gli utenti. In Bitcoin non c’è una banca centrale che emette e controlla il circolante, ma una rete di volontari decentrati, sparsi per il mondo, che fanno i validatori, ossia che controllano e confermano la correttezza dei pagamenti che si scambiano gli utenti.

I validatori non conoscono gli utenti (i passeggeri del treno), ignorano quello che stanno facendo, ma lavorano in sincronia con il treno affinché tutto funzioni al meglio.

Se possiamo fare un’analogia, i validatori (nel gergo sono chiamati minatori) danno al treno l’energia per muoversi e per viaggiare in sicurezza.

Inoltre i validatori, seppur lontani, ricevendo “compiti per casa” costituiti da operazioni di pagamento da controllare, capiscono che il treno sta continuando a correre e cioè la crpitovaluta sta continuando a “girare”.

Significa che il loro stipendio – pagato in bitcoin – ha un mercato, che è spendibile, perciò vale la pena lavorare.

Infine, e questo è il concetto più difficile da comprendere, il Treno-Bitcoin funziona anche senza il macchinista : il treno continua anche senza di lui perché l’energia per il suo movimento arriva dallo scambio monetario che avviene tra i passeggeri.

Per certi versi possiamo dire che Bitcoin funziona autosostenendosi.

 

Conclusione

Forse qualcuno avrà capito chi è il macchinista che ho “portato nel futuro” : è l’economista della scuola tradizionale. Con Bitcoin si trova davanti a dei concetti che nella sua cultura non esistono, concetti che la scardinano, che la rovesciano.

Come non si può applicare la teoria della locomotiva a vapore ai treni elettrici, non si possono applicare le teorie economiche convenzionali a Bitcoin. Jamie Dimon ha detto che bitcoin è una truffa: con il suo metro di banchiere era l’unica conclusione possibile.

Il problema è che non si possono misurare i chili con i metri e non si possono paragonare le Banche Centrali alla Blockchain. Serve un approccio mentale completamente diverso. Serve una cultura tecnologica nuova. Si deve passare dal vapore all’elettricità.

Le teorie economiche sono scritte nei libri, invece Bitcoin ha un protocollo scritto nel software: già solo questo è un concetto rivoluzionario, anzi, per chi viene dalla “vecchia scuola” è indecifrabile.

Ma, ancora più forte, è il fatto che questo programma è replicato in migliaia di computer sparsi in tutto il mondo che formano una enorme macchina virtuale.

E’ per questo motivo che Bitcoin è più dirompente di qualunque invenzione che sia mai stata fatta, perché è impossibile da spegnere.

Link Utili

Articolo uscito su Forbes a seguito del Bitcoin Expo 2019 tenutosi al MIT di Boston, a proposito di difficoltà di adozione, del quale trovo significativa questo sottotitolo:  “The Key Issue is Mental, Not Technical”.

https://www.forbes.com/sites/ktorpey/2019/03/28/heres-whats-preventing-bitcoin-from-going-mainstream-anytime-soon/amp/

 

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