Agenda Monti: ecco cosa chi chiede l’Europa

Scritto il alle 08:41 da Danilo DT

E’ iniziata ufficialmente l’era “Mario Monti”. Iniziano le consultazioni per la formazione del Governo e, obbligatoriamente, il pensiero va alle riforme che l’Unione Europea chi chiede. Ecco cosa ci è richiesto:

Statali

Taglio dei costi e mobilità
Nella lettera della Bce all’Italia del 5 agosto scorso si chiedeva al governo di «valutare una riduzione significativa dei costi del pubblico impiego, rafforzando le regole per il turnover e, se necessario, riducendo gli stipendi». Sul tema torna anche la Commissione europea, che chiede conto dei tempi della modernizzazione della pubblica amministrazione. Bruxelles vuole sapere quando sarà completamente operativa, e come e quando saranno attuate le misure di mobilità e di flessibilità per i dipendenti statali, anche in relazione alla soppressione delle Province. Inoltre viene chiesto di dettagliare i progressi concreti prodotti dalla riforma Brunetta. La legge di Stabilità, contenente il maxi emendamento del governo, promulgata venerdì, prevede che gli statali in soprannumero potranno essere posti «in disponibilità» con un’indennità pari all’80% dello stipendio per due anni. Inoltre saranno soppresse alcune indennità e rimborsi per trasferimento.

Fisco

Le nuove tasse e la crescita
Poche parole, una sola domanda, ma molta sostanza. «Come verrà spostata la tassazione dal lavoro ai consumi e alla proprietà immobiliare?», ha chiesto l’Europa. L’Iva è già stata alzata di un punto percentuale, ora toccherà alla casa? L’eventuale reintroduzione dell’Ici sulla prima casa porterebbe nelle casse dello Stato un gettito di circa 3,5 miliardi di euro, è stata la risposta di Giulio Tremonti. L’idea di fondo suggerita dall’Europa è quella di spostare il peso della tassazione dal lavoro — per rilanciare l’occupazione —alle imposte indirette e al mattone, considerato meno determinante per la crescita del Paese. Quest’ultima, però, non viene certo aiutata —almeno in modo diretto —dall’inasprimento dell’Iva, o anche dal calo del reddito disponibile per l’aumento delle tasse sugli immobili. Resta il fatto che il debito pubblico va riequilibrato, e l’indirizzo sembra chiaro: meno debito grazie al mattone, più crescita grazie al lavoro.

Servizi

Più mercato meno privilegi
La liberalizzazione dei servizi pubblici locali e dei servizi professionali— ha chiesto la Banca centrale europea— deve essere «piena». E nei servizi locali vengono auspicate «privatizzazioni su larga scala». Inoltre, per l’Europa, gli introiti stimati delle vendite ai privati in generale devono essere al netto dei minori dividendi e del maggior costo per gli affitti. Auspicati più poteri all’Antitrust, l’abolizione delle barriere d’accesso alle professioni e le liberalizzazioni dai servizi postali ai trasporti.

Lavoro

Contratti locali e licenziamento
Uno dei punti chiave della lettera della Bce riguarda il lavoro. Bruxelles sottolinea «l’esigenza di riformare ulteriormente il sistema di contrattazione salariale collettiva, permettendo accordi a livello d’impresa». La Banca centrale europea chiede anche «un’accurata revisione delle norme che regolano l’assunzione e il licenziamento dei dipendenti, stabilendo un sistema di assicurazione dalla disoccupazione e un insieme di politiche attive per il mercato del lavoro che siano in grado di facilitare la riallocazione delle risorse».

Pensioni

«Quota 67» non basterà
«L’età pensionabile a 67 anni nel 2026 è sufficiente?». La domanda, arrivata direttamente a Roma dalla Commissione europea, lascia capire che, forse, gli sforzi già messi in campo a livello previdenziale potrebbero non bastare. La Banca centrale europea ha poi chiesto di «intervenire ulteriormente nel sistema pensionistico, rendendo più rigorosi i criteri di idoneità per le pensioni di anzianità e riportando l’età del ritiro delle donne nel settore privato rapidamente in linea con quella stabilita per il settore pubblico, così ottenendo dei risparmi già nel 2012». Non è quindi sotto la lente dell’Europa solo la «quota (anagrafica) 67 anni» nel 2026, ma ci sono anche le pensioni di anzianità, che oggi consentono di andare in pensione prima di 65 anni (pur con requisiti sempre più stringenti), e le dipendenti d’azienda. Che, stando agli auspici europei, potrebbero andare in pensione dai 65 anni d’età già dall’anno prossimo. (Source)

Ed ecco quale potrebbe essere una buona AGENDA Monti secondo il duo Alesina & Giavazzi:

Una caratteristica distintiva del programma della grande coalizione che speriamo nasca in Parlamento dovrà essere l’equità delle riforme contemplate. Maggiore sarà l’equità, più accettabili saranno quelle riforme ai cittadini. E tanto più saranno eque, tanto più ampia sarà la maggioranza che sosterrà il governo. Tutti sono favorevoli all’equità, ma verso chi, e come?

In passato i governi hanno cercato una certificazione dell’equità delle riforme al tavolo della concertazione: equità fra lavoratori dipendenti e autonomi, fra impiegati pubblici e privati, fra lavoratori e pensionati, ciascuno rappresentato e difeso da un sindacato o da un’associazione, professionale o industriale. Il problema è che a quei tavoli sono rappresentate solo le componenti relativamente forti della nostra società, quelle appunto che hanno la forza di associarsi. Il risultato è un’accozzaglia di privilegi che poi diventa molto difficile scalfire: impiegati pubblici che per decenni sono andati in pensione prima dei privati, e con salari che crescevano di più senza corrispondenti aumenti di produttività; sussidi a questo o quel settore industriale, privilegi per questa o quella categoria professionale; protezione contro la concorrenza per chi deteneva quote di mercato già ampie; sussidi al Sud che nulla hanno fatto se non consolidare l’assistenzialismo e scoraggiare l’attività imprenditoriale, creando al Nord un risentimento su cui la Lega ha fatto presa.

La concertazione ha creato l’esatto opposto dell’equità: i veri deboli non siedono a quei tavoli. Essere «equi» significa chiedersi quale sia l’effetto delle riforme sui giovani, sulle donne, sugli immigrati. Stiamo consegnando ai nostri figli una società indebitata, in cui il loro inserimento nel mondo del lavoro è sbarrato da mille ostacoli. Le donne italiane sono quelle che in Europa meno partecipano al mondo del lavoro, non solo per motivi culturali, ma anche fiscali. Perché non tassarle di meno per favorire questa fantastica risorsa sprecata? Il futuro di una società in cui nascono così pochi bambini dipende dalla capacità di integrare i nuovi cittadini: non trattarli equamente è un modo sicuro per rendere più difficile la loro integrazione.

Equità significa anche distribuire il carico fiscale in maniera giusta. Da più parti, immaginiamo quasi all’unanimità, si proporrà la scorciatoia di un’imposta una tantum sul patrimonio. Con due obiettivi. Primo: ridurre in fretta il debito. Secondo: aumentare l’equità colpendo i ricchi. Sarebbe un errore su entrambi i fronti. I mercati non si aspettano una riduzione immediata del rapporto fra debito e prodotto interno lordo (Pil): chiedono un cambiamento nella dinamica di quel rapporto, che dipende dalla differenza tra costo del debito e crescita. Un pacchetto di riforme credibile per la crescita abbasserebbe lo spread , invertendo la dinamica di tassi di interesse e crescita: il rapporto debito-Pil comincerebbe a scendere, lentamente, ma in modo durevole. Una patrimoniale invece avrebbe l’effetto opposto.

Una patrimoniale ammazzerebbe la crescita facendo probabilmente aumentare il rapporto debito-Pil, dopo una momentanea riduzione. È un’esperienza che abbiamo già vissuto dopo il 1992 con il governo Amato: in quegli anni le privatizzazioni ridussero il rapporto debito-Pil di oltre dieci punti, ma poiché non si fece nulla per la crescita, nel decennio successivo quel beneficio ce lo siamo mangiati. Non solo, una patrimoniale sarebbe come dire: «Siamo nel panico, parliamo tanto di crescita, ma la sola cosa che sappiamo fare è confiscare un po’ di soldi agli italiani». Molto probabilmente gli spread salirebbero invece che scendere. Quanti condoni e misure una tantum abbiamo varato negli ultimi anni, con un approccio ragionieristico ai conti pubblici? Innumerevoli. Quale è stato il loro effetto sul rapporto debito-Pil? Nessuno.

La via per garantire equità non sono misure una tantum. Se si pensa che in Italia le tasse colpiscano più alcuni che altri (ed è certamente vero), si faccia una riforma fiscale spostando il peso delle imposte in modo permanente, non una tantum . E lo si faccia ostacolando la crescita il meno possibile. Per esempio si cominci allargando la base imponibile, riducendo elusione ed evasione (e anche molte detrazioni), si tassino meglio le rendite finanziarie, si reintroduca l’Ici sulla prima casa, lasciandone gestione e incasso ai Comuni. Si potrebbe pensare anche a una Ici progressiva, più alta per le case più costose. Si faccia una riforma fiscale, ma la si faccia con calma, coerenza e non una tantum lasciando inalterati i vizi strutturali del nostro sistema impositivo. Si tassino i ricchi certo, più dei meno abbienti, ma non si demonizzi la ricchezza, soprattutto quella costruita creando lavoro e benessere per la società. Gli imprenditori onesti, che sono la gran parte, non sono parassiti. Se mai lo sono quelli che si aggirano nei ministeri cercando questo o quel sussidio spesso mascherato come una misura di equità. Come scriveva Luigi Einaudi: «Nei Paesi dove le imposte sono davvero “democratiche”, cioè esentano i redditi necessari all’esistenza, tassano poco, ma pur tassano, i redditi mediocri e tassano progressivamente sempre più fortemente i redditi grossi a mano a mano che si ingrossano, non si parla di imposte straordinarie patrimoniali».

 

Buon lavoro “Super” Mario Monti. Credo ci sia tanto da fare, e la maggior parte delle scelte da attuare saranno molto “Impopolari”. Ma questa è una vera e propria situazione di emergenza. O la va… o la spacca.
L’importante è che i sacrifici siano condivisi, e che si curi in particolar modo il tassello che reputo come sempre determinante. Non la gestione del debito pubblico (signori, chi lo dice che il vero problema sia quello?) ma soprattutto la CRESCITA ECONOMICA. Non dimentichiamolo mai.

Stay Tuned!

DT

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29 commenti Commenta
Scritto il 14 Novembre 2011 at 09:12

Mi piace l’equita’ Europea! allora traduciamola in fatti pratici… Allora a causa del disavanzo statale causato principalmente da sprechi nei servizi monopolistici e dai favoritismi elargiti a piene mani ni decenni scorsi dobbiamo:

Taglio dei costi e mobilità – Fare girare i dipendenti pubblici da un settore ad un altro ed al massimo sospenderli con l’80% dello stipendio, naturalmente lordo. Risparmio? Non quantificabile se non in modo teorico…

Servizi – La liberizzazione gia’ tentata piu’ volte da Berlusconi ed osteggiata dalla sinistra sara’ obbligatoria migliorando sempre, in modo teorico la qualita ma sicuramente a discapito dell’occupazione e dei costi per il cittadino.. Infatti e’ proprio qua che dopo aver privatizzato i parastatali li manderanno a casa…

Fisco – Questo e’ il piatto forte della manovra rivoluzionaria, piu’ tasse che dovranno colpire settori dove non sia possibile l’evasione come l’immobiliare, naturalemnte il calo dei contributi per i lavoratori rimarranno solo una promessa per quand i tempi saranno maturi…

Lavoro – Questa e’ la parte della riforma che realmente serve ma che grazie ai sindacati non si potra’ mai fare…

«Quota 67» non basterà: In pensione a 70 anni per ora, poi con il tempo si vedra’ se aggiungere un obbligo di morte a 71…

Auguri di nuovo…

gremlin
Scritto il 14 Novembre 2011 at 09:32

Ieri ho sentito Monti in una dichiarazione pubblica che dava una lezione al mondo di come vedere il bicchiere mezzo pieno:

1. la crisi “fiscale” dell’eurozona è ben più lieve di quella INGLESE AMERICANA e GIAPPONESE

2. malgrado le difficoltà di certi Paesi dell’eurozona, il sistema dell’unità monetaria ha mostrato proprio in questa fase tutta la sua forza riuscendo a costringere alcuni Paesi ad adottare misure di riequilibrio delle loro finanze che non sarebbero mai state prese dai governi locali.

Deduco che è in fase di attuazione il progetto di unificazione politica e fiscale europea
i governi locali saranno sempre meno autonomi
MONTI e il suo governo di extraparlamentari verrà comunque falcidiato appena oserà toccare gli interessi della criminalità organizzata ‘consustanziale’ al potere politico, in tutte le forme e accezioni

7voice
Scritto il 14 Novembre 2011 at 09:35

AL PRIMO PUNTO BISOGNA METTERE L’ENERGIA A COSTO IRRISORIO ! MA VISTO L’ANDAZZO , SI CAPIRA’ PRESTO CHE LO SFORZO CHE SI CHIEDE PARTE MONCO DEL VERO PILASTRO DEL CRESCERE IN QUESTO PAESE ! SONO TUTTI SERVI DI PETROLIERI SCIACALLI ! IL PAESE NON USCIRA’ MAI DAL CESSO DOVE SI è FICCATO , NON AFFRONTANDO I 70 MILIARDI DI COSTI PETROLIFERI ANNUALI ! MONTI è IL BILDERBERG, IL RESTO SON KAZZATE CHE LE LASCIO VOLENTIERI A QUEL VENDUTO DI BOLOGNA !

7voice
Scritto il 14 Novembre 2011 at 09:36

AL PRIMO PUNTO BISOGNA METTERE L’ENERGIA A COSTO IRRISORIO ! MA VISTO L’ANDAZZO , SI CAPIRA’ PRESTO CHE LO SFORZO CHE SI CHIEDE PARTE MONCO DEL VERO PILASTRO DEL CRESCERE IN QUESTO PAESE ! SONO TUTTI SERVI DI PETROLIERI SCIACALLI ! IL PAESE NON USCIRA’ MAI DAL CESSO DOVE SI è FICCATO , NON AFFRONTANDO I 70 MILIARDI DI COSTI PETROLIFERI ANNUALI ! MONTI è IL BILDERBERG, IL RESTO SON KAZZATE CHE LE LASCIO VOLENTIERI A QUEL SVENDUTO DI BOLOGNA !

anonimocds
Scritto il 14 Novembre 2011 at 09:49

gremlin: Ieri ho sentito Monti in una dichiarazione pubblica che dava una lezione al mondo di come vedere il bicchiere mezzo pieno:1. la crisi “fiscale” dell’eurozona è ben più lieve di quella INGLESE AMERICANA e GIAPPONESE2. malgrado le difficoltà di certi Paesi dell’eurozona, il sistema dell’unità monetaria ha mostrato proprio in questa fase tutta la sua forza riuscendo a costringere alcuni Paesi ad adottare misure di riequilibrio delle loro finanze che non sarebbero mai state prese dai governi locali.Deduco che è in fase di attuazione il progetto di unificazione politica e fiscale europeai governi locali saranno sempre meno autonomiMONTI e il suo governo di extraparlamentari verrà comunque falcidiato appena oserà toccare gli interessi della criminalità organizzata ‘consustanziale’ al potere politico, in tutte le forme e accezioni

se si intende FISCALE EUROPEA ha ragione. Poi in Europa ci sono Grecia, Irlanda, Portogallo e – in misura solo leggermente minore e per ragioni diverse (ma – data la size dei Paesi non trascurabile!!) Italia e Spagna. Con la NON Unita’ olitica e fiscale dell’Euro Area questi problemi si ingigantiscono. Ma é vero che Debt/GDP (sia privati che pubblici che la loro somma) in Euro Area sono meglio che in USA, UK, Japan.

Certo all’interno dell’EURO area c’e’ chi deve aggiustare maggiormente i propri conti e chi meno; alcuni Paesi dovrannno cioe’ perdere tenore di vita…l’Italia é fra questi.

anonimocds
Scritto il 14 Novembre 2011 at 09:56

mariothegreat@finanza: Mi piace l’equita’ Europea! allora traduciamola in fatti pratici… Allora a causa del disavanzo statale causato principalmente da sprechi nei servizi monopolistici e dai favoritismi elargiti a piene mani ni decenni scorsi dobbiamo:Taglio dei costi e mobilità – Fare girare i dipendenti pubblici da un settore ad un altro ed al massimo sospenderli con l’80% dello stipendio, naturalmente lordo. Risparmio? Non quantificabile se non in modo teorico…Servizi – La liberizzazione gia’ tentata piu’ volte da Berlusconi ed osteggiata dalla sinistra sara’ obbligatoria migliorando sempre, in modo teorico la qualita ma sicuramente a discapito dell’occupazione e dei costi per il cittadino.. Infatti e’ proprio qua che dopo aver privatizzato i parastatali li manderanno a casa…Fisco – Questo e’ il piatto forte della manovra rivoluzionaria, piu’ tasse che dovranno colpire settori dove non sia possibile l’evasione come l’immobiliare, naturalemnte il calo dei contributi per i lavoratori rimarranno solo una promessa per quand i tempi saranno maturi…Lavoro – Questa e’ la parte della riforma che realmente serve ma che grazie ai sindacati non si potra’ mai fare…«Quota 67» non basterà: In pensione a 70 anni per ora, poi con il tempo si vedra’ se aggiungere un obbligo di morte a 71…Auguri di nuovo…

Credo che la fase di ACUTA EMERGENZA garantira’ di far passare decisioni altrimenti ‘non votabili’ dai blocchi di interesse. Per questo il Governo dovra’ essere RAPIDO & deciso. Perche’ passata la buriana torneranno a galla i veti incrociati. Qui i sacrifici li devono fare tutti. C’e’ MOLTO SPAZIO sul lato EVASIONE FISCALE dove milioni di cittadini profittano del lassismo di uno Stato complice.

Solo una cosa Mario, NON DIRE che le liberalizzazioni le voleva B.
In un mondo NORMALE sarebbero i conservatori e i liberisti a volerlo ma nel MONDO ALLA ROVESCIA dei conservatori alle vongole gli unici ACCENNI di liberalizzazioni le haprovate a fare il PD per il tramite dell’allora Ministro Bersani (le cosiddette ‘lenzuolate’). molto parziali e molto agli albori. L’elettorato che costituisce il nucleo duro del PdL e di FI prima OSTEGGIAVA pesantemente le liberalizzazioni in quanto beneficiario dello status quo.

anonimocds
Scritto il 14 Novembre 2011 at 10:00

P.S. nessuno evitera’ una NUOVA RECESSIONE all’Italia, che partira’ fra Q4 2011 e Q1 2012… temo. Cosi’ come a tutti i Paesi PIIGS.

E, quando si realizzera’ questo fatto, i Conti Pubblici saranno di nuovo a pallino e occorrerámettera mano a forbici (lato spesa) e portafoglio (lato tasse)…

…non sará una passeggiata di salute…

…e sará ancora piú costosa di quanto non sarebbe stato SE il Governo uscente avesse agito con celeritá e mano ferma.
Tempo perso PREZIOSO, ma come in questi ultimi mesi il tempo é stato denaro.

Pagheremo col sangue la immobilita’ dell’esecutivo B.

Enjoy!

ob1KnoB
Scritto il 14 Novembre 2011 at 10:04

Vox populi, vox dei.
Al di la’ delle dichiarazioni fiduciose di circostanza di tutti (potrebbe essere diversamente?) si avverte strisciante (potrebbe essere diversamente?) l’incertezza e la paura di dover sacrificare piu’ o meno qualcosa del proprio status economico e sociale.
Se questo non viene spazzato via subito, non andiamo da nessuna parte.
Mala tempora currunt

Scritto il 14 Novembre 2011 at 10:17

anonimocds,

Non sono molto certo, obbiettivamente Berlusconi e’ sceso in politica per salvare le sue aziende (che avevano gia’ deciso di chiudere), ha fatto i suoi interessi come chiunque altro in Italia, la differenza e’ che B ha una visione privatistica della vita mentre la sinistra burocratica, per quando riguarda l’evasione fiscale mi sono rotto le palle con la demagogia che circola da decenni, tante bugie ripetute all’infinito per sembrare una verita… Chi “evade” una parte del proprio reditto e’ sempre meno colpevole di che sfrutta il resto della collettivita per “presunti” servizi… Io non lavoro piu’ da 15 anni ma quando ho contribuito “evadendo” quello che potevo ho sempre contribuito ATTIVAMENTE con quello che versavo (ed era molto credimi) al benessere della societa’ che mi ha ricambiato non concedendomi nemmeno quello che il piu mentecatto tra i dipendenti aveva garantito come status. E solo una mia opinione, sia ben chiaro, ma scrivendo e ricercando nella storia mi sono accorto che poco e’ cambiato nella struttura sociale.. siamo carne da cannone, come diceva Napoleone, lo stato come entita’ e’ un cancro….

anonimocds
Scritto il 14 Novembre 2011 at 10:30

S

mariothegreat@finanza: anonimocds, Non sono molto certo, obbiettivamente Berlusconi e’ sceso in politica per salvare le sue aziende (che avevano gia’ deciso di chiudere), ha fatto i suoi interessi come chiunque altro in Italia, la differenza e’ che B ha una visione privatistica della vita mentre la sinistra burocratica, per quando riguarda l’evasione fiscale mi sono rotto le palle con la demagogia che circola da decenni, tante bugie ripetute all’infinito per sembrare una verita… Chi “evade” una parte del proprio reditto e’ sempre meno colpevole di che sfrutta il resto della collettivita per “presunti” servizi… Io non lavoro piu’ da 15 anni ma quando ho contribuito “evadendo” quello che potevo ho sempre contribuito ATTIVAMENTE con quello che versavo (ed era molto credimi) al benessere della societa’ che mi ha ricambiato non concedendomi nemmeno quello che il piu mentecatto tra i dipendenti aveva garantito come status. E solo una mia opinione, sia ben chiaro, ma scrivendo e ricercando nella storia mi sono accorto che poco e’ cambiato nella struttura sociale.. siamo carne da cannone, come diceva Napoleone, lo stato come entita’ e’ un cancro….

Se le tasse sono ritenute ECCESSIVE, e probabilmente le sono (anche vista la qualita’ del servizio che lo Stato fornisce in cambio…considerando pure che il 5-6% del PIL va in interessi sull’enorme stock di debito pubblico accumulato a causa tanto dell’evesione che dell’ipertrofia dell’apparato statale) c’é un sistema in democrazia: RIDURRE LE TASSE.
E’ questo il compito di chi governa, no?

“Meno tasse per tutti” …Rings a bell?

E poi anche contenimento della spesa
Invece e’ stato un ‘Meno tasse per chi puo’ (ridursele)’.
Questo va contro ogni principio di legalita’ e di equita’

P.S. In Meridione il Paritto della Spesa Pubblica si annida negli ex DC e negli ex AN che – guarda caso – sono per la maggioranza dentro il PdL (cosi’ giusto per inquadrare gli incentivi a cambiare). Diverso il discorso al Centro-Nord, dove il Partito della Spesa Pubblica é sicuramente concentrato in misura maggiore nei vari partiti di Sinistra (PD, SEL, Rifondazione, Verdi, etc etc)

anonimocds
Scritto il 14 Novembre 2011 at 10:33

senza dimenticare che chi fa EVASIONE compie un atto di CONCORRENZA SLEALE nei confronti dei competitors che magari pagano TUTTE le tasse dovute o anche solo una percentuale maggiore.

Poi arriva il giorno che l’imprenditore che ha pagato piu’ tasse o tutte le tasse chiude e licenzia…menttrre l’imprenditore disonesto o piu’ disonesto che ha violato la legge evadendo rimane florido e vegeto.

anonimocds
Scritto il 14 Novembre 2011 at 10:47

Ultima nota: negli ultimi 15 anni, dati alla mano, i migliori rinnovi contrattuali al Settore Statale sono stati garantiti dai Governi di Centro Destra. Si dira’: ‘Forse anche per evitare che i sindacati sinistrorsi rompessero le uova nel paniere’ …e magari é pure vero.

Pero’ i dati di fatto rimangono.

Il Centro Destra ha sgovernato i conti pubblici (nei periodi di suo Governo il Debito/PIL e’ tendenzialmente aumentato e con esso il minor Avanzo Primario) e sono stati tenuti in carreggiata solo con misure One Off / Una Tantum (un esempio su tutti: condoni e risibili tasse sul rientro dei capitali all’estero con aliquote ridicole) che hanno avuto il solo obiettivo di fidelizzare una classe di elettori e di mandare messaggi devianti e diseducativi dal punto di vista della coscienza civile (perche’ pagare le tasse, a sto punto?).

“Non abbiamo messo le mani nelle tasche degli Italiani” —> ora la pagheremo con gli interessi

P.S. La patrimoniale e’ ormai in atto da mesi con il crollo dei mercati azionari, obbligazionari e con la discesa dei prezzi delle case che, secondo me, in Italia almeno é solo all’inizio.
P.P.S. Le tasse che in qualche modo, con l’arte di arrangiarsi tipica dei prestigiatori, B. e Tremonti ci hanno evitato verranno pagate – con gli interessi – da quello che i futuri Governi (Monti in primis) dovranno decidere: gran bella eredita’ (senza dimenticare che tutte le rifrome gia’ passate in estate e quest’ultima di Sabato incideranno sulle tasche dei contribuenti a partire dal 2012 ma soprattutto nel 2013 e 2014… per non parlare delle pensioni…eh gia: MENO TASSE PER TUTTI!)

Enjoy!

ivegotaces
Scritto il 14 Novembre 2011 at 11:18

anonimocds,

Sono d’accordo al 100% con quanto da te scritto fin qua.

Personalmente ho il timore che, per far presto, si votino riforme che non servono e che possano far male all’Italia (o Itaglia, come da tempo la chiama qualcun altro). Ad esempio le pensioni. Sono un falso problema. Si tagliano le uscite future per tamponare le falle di ieri/oggi. Il problema sono le entrate, il presente, il lavoro … che non c’è più, o ce n’è sempre di meno. Alcune cose vanno sì fatte, come il contributivo pro-quota per tutti – anche se ormai i danni della Lg Dini non li recuperi più – così come la parità, anche graduale, tra pubblico e privato per le donne. Cancellare le anzianità – in Italia si va mediamente in pensione a 60 anni, in Francia a 59 e in Germania a 61 – e innalzare l’età prevista per la vecchiaia – da 65 a 67 e fischia – è macelleria sociale, ovvero distruggere alcuni tra i più importanti diritti sociali.

mattia06
Scritto il 14 Novembre 2011 at 11:33

in molti cominciano a chiedere come sarà la patrimoniale. Qualcuno sa dire come sarà o potrebbe essere? io ho sentito che colpirà solo i patrimoni sopra al 1500000 € e con un 2% per tre anni.
Grazie

anonimocds
Scritto il 14 Novembre 2011 at 11:41

mattia06: in molti cominciano a chiedere come sarà la patrimoniale. Qualcuno sa dire come sarà o potrebbe essere? io ho sentito che colpirà solo i patrimoni sopra al 1500000 € e con un 2% per tre anni.Grazie

romours. rimangono tali (1.5 milioni). deve ancora formarsi il Giverno, ci vorra’ almeno qualche giorno. Chissá. Io dubito che possa essere SOLO sopra 1.500.000 EURO di patrimonio (e poicosA? SOLO IMMOBILI? o anche beni mobili e cash?). Vedremo.

Credo molto piu’ sicura la reintroduzione dell’ICI (inutile abolizione con trasferimento equivalente da Roma ai Comuni in barba allo sbandierato Federalismo e alla responsabilita’ fiscale per cui tasse e spesa dovrebbero essere collegate in maniera visibile…ma vabbe’) o qualcosa di simile all’ICI. Quindi un’imposta su base regolare e annuale che generi un flusso costante (In Sud Italia in alcune aree manca anche un censimento delle abitazioni anche se i dipendenti del catasto sono regolarmente stipendiati…)

Scritto il 14 Novembre 2011 at 12:04

anonimocds,

Come ho gia’ detto e’ solo demagogia fondata sull’esperienza di persone che vivono n un mondo virtuae, chi vive o ha visuto da imprenditore sa’ benissimo che anche il “artassato” che non puo evadere quando puo’ evade, villetta in affitto in nero, supplenze in nero, lavoretti di meccanica in nero etc etc.. Mi sono strarotto di queste michiate, l’unico modo REALE di tassare in mdo graduale ed equitaro e’ quello di tassare cio’ che si consuma(escludendo i beni primari) ma l’equita non interessa….

anonimocds
Scritto il 14 Novembre 2011 at 12:10

ivegotaces@finanza: anonimocds, Sono d’accordo al 100% con quanto da te scritto fin qua.Personalmente ho il timore che, per far presto, si votino riforme che non servono e che possano far male all’Italia (o Itaglia, come da tempo la chiama qualcun altro). Ad esempio le pensioni. Sono un falso problema. Si tagliano le uscite future per tamponare le falle di ieri/oggi. Il problema sono le entrate, il presente, il lavoro … che non c’è più, o ce n’è sempre di meno. Alcune cose vanno sì fatte, come il contributivo pro-quota per tutti – anche se ormai i danni della Lg Dini non li recuperi più – così come la parità, anche graduale, tra pubblico e privato per le donne. Cancellare le anzianità – in Italia si va mediamente in pensione a 60 anni, in Francia a 59 e in Germania a 61 – e innalzare l’età prevista per la vecchiaia – da 65 a 67 e fischia – è macelleria sociale, ovvero distruggere alcuni tra i più importanti diritti sociali.

E’ vero, sulle pensioni siamo avanti rispetto agli altri Paesi d’Europa (3 riforme: Amato, Dini, Maroni). E con avanti intendo prestazini meno generose (dopo aver avuto il sistemna piu’ generoso per oltre 20 anni). I figli pagano e pagheranno per le colpe dei padri. Si chiama contratto intergenerazionale.
Per questo dovremo in qualche modo penalizzare i padri (assegni pensionistici da bloccare? Patrimoniali sui risparmi dei padri? Ticket sanitari ?)

TUTTO doloroso e impopolare…ma quali alytre opzion abbiamo ormai?
E’ sperabile che i sacrifici siano ripartiti su tutti i contibuenti in manioera tutto sommato “equa”, in maniera piu’ pesante sulle spalle di chi puo’ (e io aggiungo: su chi ha beneficiato negli ultimi 10-15 anni in manoera particolare e spesso illegale di uno Stato assente) o “benevolente”.

I mercati pero’ chiedono saldi di bilancio e impegni stringenti.
Un modo per dilazionare questi impegni e sacrifici é quello di incidere sulle spese che verranno (le pensioni) che – con l’allungamento della vita media – sono una bomba a orologeria in tutto l’Occidente.
Noi abbiamo un debito pubblico maggiore degli altri Paesi e saremo chiamati a stringere la cinghia piu’ degli altri. Come ? prelevando dai risparmi privati.

Sull’immediato ecco le patrimoniali varie ed eventuali, l’aumeto dell’IVA (gia’ deciso e chissa’che non ne arrivino altri), delle accise etc etc
Sul medio periodo la reintriduzione dell’ICI e il riordino del sistema impositivo / fiscale (es.: transazioni sopra i 300 EUR OBBLIGATORIAMENTE tramite carta di debito/credito)

Questo per il lato ENTRATE
Poi c’e’ un discorso sul lato delle USCITE (Spesa Pubblica)

dove sul breve si fermano i turnover statali (stop assunzioni o rduzione rispetto alla gente che va in pensione), taglio degli stipendi agli statali o stop incrementi salariali (in altri paesi han tagliato tra il 5% del Portogallo e il 20% della Grecia passando per il 10% dell’Irlanda…)

Poi magari si rivedono – riducendogli – gli investimenti (infrastrutture?)
o chiudendo ospedali

Sul Lungo periodo i risparmi di spesa si traducono in taglio delle pensioni (o delle prestazioni pensionistiche future) anche se penso che siano ormai aggiustamenti da fare e traguardi da raggiungere in anticipo rispetto a quanto gia’ deciso. Sono meno impopolari perche’ differiti nel tempo

E una parte potrebbe giocarla (ci voglioamo credere ?) anche il taglio dei costi della politica, e con questo non intendo i 1.000 sciagurati del Parlamento che certamente incidono in misura minimale (poi i sarei favorevoli invece che a dimezzarli a tagliargli lo stipendio di un 20% -30%, come contributo all’Austerity) ma SOPRATTUTTO a quel milione di persone che – si calcola – fra enti locali (Regioni, Province, Comuni) sopravvive anche grazie a contributi non tanto giustificabili sul piano dell’efficienza e della economicita’.

Per inciso questi problemi di Fianza Pubblica sono sul tappeto in Italia da almeno 15-20 anni ma ormai sono stati resi improrogabili dalla Crisi Finanziaria del 2008 che si e’ trasformata in Grande Recessione fino al 2009 e che – temo -mutera’ in Depressione negli anni a venire.
Abbiamo voluto mettere la testa sotto la sabbia come gli struzzi e far finta che non esistessero certi porblemi…ora PAGHIAMO IL CONTO TUTTO IN UNA SOLA VOLTA, CON GLI INTERESSI.
E mai come in questiultimi mesi il tempo é equivalso a denaro.

anonimocds
Scritto il 14 Novembre 2011 at 12:18

mariothegreat@finanza: chi vive o ha visuto da imprenditore sa’ benissimo che anche il “artassato” che non puo evadere quando

Una soluzione in Democrazia c’é:

UN GOVERNO CHE RIDUCA LE TASSE.

E che abbia il coraggio di TAGLIARE LA SPESA PUBBLICA perche’ la Curva di Laffer é una boiata (“affama a Bestia” cioé “lo Stato”, era la ricetta di Reagan e Thatcher, taglia le tasse e quando stai creando deficit taglia la spesa pubblica)

L’alternativa é il Far West, con arricchimento dei furbi.
E con ilmantenimento in vita di imprenditori che in condizioni di LEGALITA’ non avrebbero ragione per stare sul mercato (il FALLIMENTO dell’imprenditore privato é una cosa assai frequente nel Mondo Anglosassone – come ben sai – e non é un ‘onta sociale, ma nel Bel Paese TUTTI – un po’ come nel sistema pubblico tutti, volonterosi e fannulloni, devono essere assunti – devono avere diritto a rimanere – INEFFICIENTEMENTE – sul mercato.

anonimocds
Scritto il 14 Novembre 2011 at 12:25

Mario,

sulla tassazione solo e soltanto (ipotesi ESTREMA ma affascinante) dei consumi (TASSE INDIRETTE) c’e un dibattito assai interessante in Economia (proprio da quei TEORICI che forse un po’ troppo velocemente disprezzi) e puo’ avere una certa dignita’.

Come nei Paesi Anglosassoni gia’ avviene di piu’ e anche da noi (Il Ministro Tremonti ne era un teorizzatore).

Certo in questo modo colpisci tutti indistintamente, cioe’ finisci per colpire maggiormente le catergorie sociali piu’ povere/deboli.
E, per ovviare a questa conseguenza, si dovrebbero quindi tassare con aliquote IVA maggiori i beni ritenuti di lusso e in maniera minore il pane e l’acqua (per dire)…uno Stato siffatto rasenta lo Stato Etico (tassare di piu’ l’alcool o le sigarette? Oppure la carne di maiale ?)

Vincent Vega
Scritto il 14 Novembre 2011 at 12:34

e sdoganiamo anche GS và…. grazie Goldman che ci vuoi così tanto bene 👿
http://www.linkiesta.it/goldman-e-sachs-suocero-e-genero-cambiarono-il-mondo

Scritto il 14 Novembre 2011 at 13:29

Veramente ottimi i commenti su questo post, complimenti a tutti!

gonzalo
Scritto il 14 Novembre 2011 at 17:17

Salve a tutti, ebbene finalmentre Golman Sachs è riuscita a piazzare il suo uomo pure in Italia, in verità già ci era riuscita con Mario Draghi alla Banca d’Italia.
Ad ogni modo i tentativi della banca americana per non farci fallire, pieni come sono di CDS relativi al debito italiano (che se l’Italia va in Default, Goldman si annichilirebbe) saranno tutti vani, è impossibile non andare in Default, è solo questione di tempo. L’unica cosa che i politici potevano fare era evitare un Default da rottura, destino a cui andiamo adesso incontro.

Scritto il 14 Novembre 2011 at 17:31

anonimocds,

Gli UK sono tutt’altro che etici, come tutti i paesi a capitalismo avanzato, pero’… non c’e’ iva sul mangiare, sui libri e su molti altri articoli, se noi adottassimo una filosofia del genere ma con tassazioni progressive sui beni non primari si otterebbe senz’altro piu’ equita. un dentista che evade, cosa evade a fare se non puo’ acquistare nulla…

ob1KnoB
Scritto il 14 Novembre 2011 at 18:03

Annunci di lavoro.
AAA Primaria banca d’affari americana seleziona urgentemente 4 candidati (almeno) di alto profilo da inserire nel proprio organico. Il candidato dovrà presentare le seguenti caratteristiche:
Aver maturato esperienza nel settore della finanza evoluta per almeno 20 anni (possibilmente presso Banca Mondiale, FMI, Bce);
Conoscenze specifiche nella contraffazione di bilanci complessi;
Leadership e capacità di teamwork e disponibilità ai trasferimenti costituiranno titoli di preferenza nella selezione.
Si garantiscono remunerazione e immunità adeguate.
Sedi di lavoro: Parigi, Madrid, Dublino, Bruxelles, Lisbona.
No perditempo

anonimocds
Scritto il 14 Novembre 2011 at 18:38

ob1KnoB@finanzaonline: Annunci di lavoro.AAA Primaria banca d’affari americana seleziona urgentemente 4 candidati (almeno) di alto profilo da inserire nel proprio organico. Il candidato dovrà presentare le seguenti caratteristiche:Aver maturato esperienza nel settore della finanza evoluta per almeno 20 anni (possibilmente presso Banca Mondiale, FMI, Bce);Conoscenze specifiche nella contraffazione di bilanci complessi;Leadership e capacità di teamwork e disponibilità ai trasferimenti costituiranno titoli di preferenza nella selezione.Si garantiscono remunerazione e immunità adeguate.Sedi di lavoro: Parigi, Madrid, Dublino, Bruxelles, Lisbona.No perditempo

😀

Scritto il 14 Novembre 2011 at 18:55

ob1KnoB@finanzaonline,

Hai commesso un errore nell’annuncio, hai scritto “no perditempo”…

hermes pal
Scritto il 14 Novembre 2011 at 22:38

la tassa sulle successioni è sul catastale rivalutato ad arrivare a certe cifre ci vuole poco

anonimocds
Scritto il 15 Novembre 2011 at 15:19

il pezzo di ieri di Alesina (Harvard Univ. e primo laureato di Monti) e Giavazzi (BOCCONI & M.I.T.)

http://www.corriere.it/editoriali/11_novembre_14/un-agenda-possibile-editoriale_bbce0c64-0e87-11e1-98bb-351bac11bfea.shtml

Un’agenda possibile

Un’agenda possibile

Una caratteristica distintiva del programma della grande coalizione che speriamo nasca in Parlamento dovrà essere l’equità delle riforme contemplate. Maggiore sarà l’equità, più accettabili saranno quelle riforme ai cittadini. E tanto più saranno eque, tanto più ampia sarà la maggioranza che sosterrà il governo. Tutti sono favorevoli all’equità, ma verso chi, e come?

In passato i governi hanno cercato una certificazione dell’equità delle riforme al tavolo della concertazione: equità fra lavoratori dipendenti e autonomi, fra impiegati pubblici e privati, fra lavoratori e pensionati, ciascuno rappresentato e difeso da un sindacato o da un’associazione, professionale o industriale. Il problema è che a quei tavoli sono rappresentate solo le componenti relativamente forti della nostra società, quelle appunto che hanno la forza di associarsi. Il risultato è un’accozzaglia di privilegi che poi diventa molto difficile scalfire: impiegati pubblici che per decenni sono andati in pensione prima dei privati, e con salari che crescevano di più senza corrispondenti aumenti di produttività; sussidi a questo o quel settore industriale, privilegi per questa o quella categoria professionale; protezione contro la concorrenza per chi deteneva quote di mercato già ampie; sussidi al Sud che nulla hanno fatto se non consolidare l’assistenzialismo e scoraggiare l’attività imprenditoriale, creando al Nord un risentimento su cui la Lega ha fatto presa.

La concertazione ha creato l’esatto opposto dell’equità: i veri deboli non siedono a quei tavoli. Essere «equi» significa chiedersi quale sia l’effetto delle riforme sui giovani, sulle donne, sugli immigrati. Stiamo consegnando ai nostri figli una società indebitata, in cui il loro inserimento nel mondo del lavoro è sbarrato da mille ostacoli. Le donne italiane sono quelle che in Europa meno partecipano al mondo del lavoro, non solo per motivi culturali, ma anche fiscali. Perché non tassarle di meno per favorire questa fantastica risorsa sprecata? Il futuro di una società in cui nascono così pochi bambini dipende dalla capacità di integrare i nuovi cittadini: non trattarli equamente è un modo sicuro per rendere più difficile la loro integrazione.

Equità significa anche distribuire il carico fiscale in maniera giusta. Da più parti, immaginiamo quasi all’unanimità, si proporrà la scorciatoia di un’imposta una tantum sul patrimonio. Con due obiettivi. Primo: ridurre in fretta il debito. Secondo: aumentare l’equità colpendo i ricchi. Sarebbe un errore su entrambi i fronti. I mercati non si aspettano una riduzione immediata del rapporto fra debito e prodotto interno lordo (Pil): chiedono un cambiamento nella dinamica di quel rapporto, che dipende dalla differenza tra costo del debito e crescita. Un pacchetto di riforme credibile per la crescita abbasserebbe lo spread , invertendo la dinamica di tassi di interesse e crescita: il rapporto debito-Pil comincerebbe a scendere, lentamente, ma in modo durevole. Una patrimoniale invece avrebbe l’effetto opposto.

Una patrimoniale ammazzerebbe la crescita facendo probabilmente aumentare il rapporto debito-Pil, dopo una momentanea riduzione. È un’esperienza che abbiamo già vissuto dopo il 1992 con il governo Amato: in quegli anni le privatizzazioni ridussero il rapporto debito-Pil di oltre dieci punti, ma poiché non si fece nulla per la crescita, nel decennio successivo quel beneficio ce lo siamo mangiati. Non solo, una patrimoniale sarebbe come dire: «Siamo nel panico, parliamo tanto di crescita, ma la sola cosa che sappiamo fare è confiscare un po’ di soldi agli italiani». Molto probabilmente gli spread salirebbero invece che scendere. Quanti condoni e misure una tantum abbiamo varato negli ultimi anni, con un approccio ragionieristico ai conti pubblici? Innumerevoli. Quale è stato il loro effetto sul rapporto debito-Pil? Nessuno.

La via per garantire equità non sono misure una tantum. Se si pensa che in Italia le tasse colpiscano più alcuni che altri (ed è certamente vero), si faccia una riforma fiscale spostando il peso delle imposte in modo permanente, non una tantum . E lo si faccia ostacolando la crescita il meno possibile. Per esempio si cominci allargando la base imponibile, riducendo elusione ed evasione (e anche molte detrazioni), si tassino meglio le rendite finanziarie, si reintroduca l’Ici sulla prima casa, lasciandone gestione e incasso ai Comuni. Si potrebbe pensare anche a una Ici progressiva, più alta per le case più costose. Si faccia una riforma fiscale, ma la si faccia con calma, coerenza e non una tantum lasciando inalterati i vizi strutturali del nostro sistema impositivo. Si tassino i ricchi certo, più dei meno abbienti, ma non si demonizzi la ricchezza, soprattutto quella costruita creando lavoro e benessere per la società. Gli imprenditori onesti, che sono la gran parte, non sono parassiti. Se mai lo sono quelli che si aggirano nei ministeri cercando questo o quel sussidio spesso mascherato come una misura di equità. Come scriveva Luigi Einaudi: «Nei Paesi dove le imposte sono davvero “democratiche”, cioè esentano i redditi necessari all’esistenza, tassano poco, ma pur tassano, i redditi mediocri e tassano progressivamente sempre più fortemente i redditi grossi a mano a mano che si ingrossano, non si parla di imposte straordinarie patrimoniali».

Alberto Alesina e Francesco Giavazzi
14 novembre 2011 10:06
© RIPRODUZIONE RISERVATA

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